
Molto più di tutti gli altri media che l'hanno preceduta nella storia (stampa, radio, cinema) la televisione suscita mitologie e denunce, entusiasmo e demonizzazione, assuefazione e ripulsa. Secondo il Censis l'Italia di oggi appare una società frammentata e confusa, priva di punti di riferimento forti e stabili, dove la televisione domina largamente i consumi culturali. Quasi il 70% dei cittadini le si affida (in particolare ai telegiornali) per formare le proprie scelte di voto. Giovanni Gozzini ripercorre le tappe principali dell'uso della tv da parte degli italiani. Dalla televisione top-down, pedagogica e autoreferenziale di Ettore Bernabei a una televisione bottom-up, bidirezionale che - lungo un percorso che va da trasmissioni come "Portobello" (1977) fino al "Grande Fratello" (2000) - mette in scena, celebra e mitizza l'italiano medio. Senza contare le reti private commerciali. La tesi di Giovanni Gozzini è che la tv più che determinare il mutamento ha rispecchiato, catalizzato e amplificato la 'rivoluzione individualista' esplosa negli anni '80 e celebrata dalla permanenza di Berlusconi sulla scena politica. Nonostante la televisione funzioni dappertutto nel mondo come in Italia, solo da noi è diventata soggetto politico. Così, frammentata e individualista, l'Italia sopravviverà anche dopo Berlusconi.
L'Arma dei carabinieri ha sempre avuto un ruolo da protagonista in tutte le fasi della storia nazionale: dalla sua nascita, nel 1814, quando Vittorio Emanuele I, ritornato sul trono sabaudo con la Restaurazione, sentì l'esigenza di dare vita a un corpo militare che si identificasse con la monarchia garantendo ordine e sicurezza ai cittadini, sino a oggi, in cui rappresenta ancora il solo volto dello Stato nei territori più sperduti. Duecento anni di fedeltà all'Italia - come recita il motto "Nei secoli fedele" - nel segno di quella "diversità" che rende i carabinieri unici, insieme corpo combattente e corpo di polizia, e sempre presenti accanto agli italiani, dalla lotta al brigantaggio nel neonato Stato unitario al contrasto del terrorismo negli anni Settanta, dall'impegno contro la mafia e le altre forme di criminalità organizzata all'intervento in occasione di gravi calamità naturali. Nel tempo le competenze e gli ambiti d'impiego dell'Arma si sono evoluti: all'ordine pubblico e all'attività investigativa si sono affiancate la tutela della salute, la salvaguardia dell'ambiente, la difesa del patrimonio artistico, senza dimenticare il ruolo d'eccellenza svolto all'interno di missioni internazionali nei teatri di guerra del mondo. Soprattutto, grazie all'efficiente rete di stazioni sul territorio, i carabinieri hanno saputo conservare quell'attitudine di vicinanza ai cittadini, provvedendo alle loro esigenze di sicurezza e tranquillità...
Scritto e riscritto a mano dal prigioniero, fotocopiato e battuto a macchina dai brigatisti, il memoriale che Aldo Moro produsse durante il suo rapimento per rispondere agli interrogatori delle BR è stato al centro di una rete di delitti, ricatti, conflitti tra poteri legittimi e non, che ha coinvolto alcuni tra i protagonisti della storia repubblicana e molti dei suoi snodi più inquietanti: dal generale Dalla Chiesa ad Andreotti, da Gladio alla P2, dai servizi segreti alla banda della Magliana, dall'omicidio del giornalista Pecorelli ai brigatisti Moretti, Gallinari, Senzani e Fenzi.
Lo stesso memoriale è incompleto, lacerato, avvolto dal mistero: perché le BR non lo resero mai pubblico come invece avevano promesso? I dattiloscritti rinvenuti nel covo brigatista di via Monte Nevoso nel 1978 furono censurati e da chi? Perché dovettero passare dodici anni prima che nel medesimo covo fosse scoperto un nascondiglio da cui emersero numerose fotocopie degli autografi di Moro? E dove è finito il manoscritto originale? E cosa vi era scritto?
Le risposte a tali domande si trovano in questo libro, dove Miguel Gotor dimostra, come già nella sua fortunata edizione delle lettere dalla prigionia, che è possibile sottrarre le carte di Aldo Moro alle dietrologie e ai sospetti, per consegnarli al rigore del metodo storico. Vengono così decifrati, finalmente, i segni di una sanguinosa e decennale lotta di potere, in cui la politica, le ambizioni personali, la criminalità e gli affari si intrecciano con la crisi della Repubblica. Un enigma italiano, e la sua soluzione.
In questa scatola troverai 125 carte con 500 domande suddivise in 5 diverse categorie + 1 volume con le regole del gioco, le risposte dettagliate a tutte le domande e la lista dei “Vero o Falso?” per la prova finale. Per vincere dovrai conquistare le 5 categorie, e superare anche la prova finale del “Vero o Falso?”. Ma attenzione: i tuoi avversari potrebbero ostacolarti con il loro diritto di veto!
Dopo la caduta di Roma il fulcro della vita politica, culturale e commerciale si sposta dal Mediterraneo verso l'Oriente: l'Asia diventa la culla delle scienze, della filosofia e delle dottrine religiose. Unite tra loro da una ramificata rete di traffici e contatti, le numerose e diverse regioni del vasto mondo orientale, dall'Arabia alla Cina, vivono un'epoca di vivaci relazioni commerciali e diplomatiche e di fitti scambi culturali. Stewart Gordon cattura in questo volume tutto il fascino e la varietà di un universo cosmopolita dalle mille sfumature attraverso le vite e le avventure di uomini - pellegrini, monaci, mercanti, studiosi, diplomatici, militari - che vissero, lavorarono e viaggiarono nell'immenso territorio asiatico superando deserti sconfinati, valicando i passi delle catene montuose più alte del mondo e incontrando una straordinaria varietà di popoli. Le loro memorie permettono di ripercorrere le vie delle carovane, di scoprire grandi città, come Baghdad e Pechino, e di conoscere le consuetudini, i codici d'onore e le meraviglie dell'Asia medievale.
Siamo capaci, noi italiani, di elaborare, metabolizzare e comprendere l'Olocausto che ci ha colpiti? Siamo in grado di tramandarne la memoria? Che uso abbiamo fatto, noi, pubblicamente, nella nostra dimensione culturale condivisa, dell'immane sterminio che ha coinvolto gli ebrei e i non ebrei del nostro paese, non certo meno che altrove? Quali ricadute nelle nostre vite, quali insegnamenti, quali comportamenti ci deve imporre la storia di quell'orrore? Sono domande dure come macigni, sono le fondamenta stesse dell'Italia repubblicana. È su queste domande che si possono porre le basi di una società che vuole voltare pagina e ricostruire se stessa dopo il ventennio fascista e una guerra al massacro. A sessant'anni di distanza, questo è il primo libro che affronta nel dettaglio il tema di quanto si è sedimentato dell'Olocausto nella nostra identità, attraverso i libri degli intellettuali, le canzoni popolari, il cinema, la televisione, i monumenti innalzati o quelli che non sono mai stati inaugurati; ma anche attraverso l'operato del nostro Parlamento e delle sue leggi. Robert Gordon ha studiato in profondità la storia dell'elaborazione della Shoah in Italia, e ce ne offre qui un quadro complesso, ripercorrendo questi sessant'anni su più livelli, evidenziando la figura centrale di Primo Levi, ma anche il diffuso sentimento autoassolutorio degli italiani, che ancora oggi vivono spesso se stessi come esecutori "riluttanti" di ordini altrui, faticando a farsi carico del proprio passato.
Da oltre centocinquant'anni, cioè almeno dalla guerra civile americana, gli scudi umani sono al centro di accesi dibattiti legali, politici e morali. La nascita del diritto internazionale e lo sviluppo tecnologico non sono stati capaci di arginare il fenomeno. Anzi: bombe intelligenti, droni e algoritmi sembrano averlo reso ancor più pervasivo. Dai conflitti mondiali al Vietnam, dai Balcani alla guerra al terrorismo, fino ad arrivare a Mariupol e Gaza, gli scudi umani si sono via via moltiplicati, rendendo sempre più precaria la posizione dei civili nei teatri di battaglia, più sacrificabili le loro vite. Venuta meno ogni finzione umanitaria, le leggi che regolano i conflitti armati si sono dimostrate uno strumento letale nelle mani dei più forti. Ma oltre a chi si è visto d'un tratto trasformato in un'arma di guerra, c'è anche chi ha scelto liberamente di fare del proprio corpo un'arma di pace. Attivisti pronti a sacrificarsi per difendere i più deboli, ambientalisti e manifestanti si sono schierati sulla linea del fuoco per opporsi alla violenza e denunciare le forme di disumanizzazione. Ricostruendo questa duplice natura degli scudi umani, Gordon e Perugini mettono in crisi le nostre idee su guerra, etica e giustizia, spronandoci a immaginare una politica nuova, che possa definirsi davvero umana.
"L'occupazione israeliana" offre al lettore un'interpretazione sul regime d'occupazione militare israeliano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Come e perché l'occupazione israeliana è cambiata nel corso degli anni? Israele avrebbe abbandonato gli sforzi di gestione della popolazione pur continuando a mantenere il controllo dei territori attraverso l'installazione di barriere fisiche e di un sempre maggiore uso della sua forza militare. Neve Gordon - richiamando l'attenzione sulle forme di controllo, sorveglianza e repressione impiegati nei Territori Occupati -, fornisce al lettore gli strumenti necessari per cogliere il senso dei drammatici cambiamenti intercorsi negli ultimi quattro decenni di occupazione. "L'occupazione israeliana" ha potere politico in un momento in cui, le analisi critiche sulle molteplici forme dell'oppressione israeliana faticano a trovare spazio persino nel mondo accademico. I curatori auspicano che questo testo apra un dibattito sulle conseguenze del colonialismo israeliano in Palestina e sulle possibili prospettive di resistenza.
La famiglia è il nucleo intorno al quale si sono variamente articolate nel tempo le relazioni sociali, politiche ed economiche della nostra civiltà. Jack Goody individua i momenti salienti della sua trasformazione storica dall'antichità ad oggi, soffermandosi sull'avvento del Cristianesimo, sull'età feudale, sul Rinascimento, sulla Riforma protestante, sulla Rivoluzione industriale, fino al nostro secolo. Alla sistematicità e alla completezza dell'informazione il volume aggiunge il pregio di un'originale chiave interpretativa. Goody guarda alla storia della famiglia europea in una prospettiva comparativa, dimostrando la sostanziale affinità del modello familiare europeo con quello delle società asiatiche e africane.