
Da oltre ottocento anni l'Occidente subisce il fascino di un misterioso oggetto, il Sacro Graal, sebbene il suo "inventore", il poeta Chrétien de Troyes, accenni solamente alla sua esistenza nel "Perceval". Essendo rimasta incompiuta, quest'opera sul Sacro Graal ha suscitato naturalmente un numero infinito di congetture. Il presente libro ripercorre le tracce di questo mito occidentale, dando una visione d'insieme sulle più importanti fonti originali del Sacro Graal, riassumendo le diverse ipotesi che lo riguardano e presentando un'interpretazione moderna del fascino da esso suscitato.
Il generale Stanley McChrystal è il pluridecorato comandante delle forze armate statunitensi in Afghanistan. Per i suoi leali collaboratori è un eroe di guerra, un mito, una rock star. È potente, arrogante e si crede invincibile, così non obietta quando un giovane giornalista della rivista «Rolling Stone» chiede di seguirlo prima nelle sue missioni diplomatiche in Europa, poi nelle zone di guerra. Una volta che il reportage viene diffuso, però, la reazione dell'opinione pubblica è talmente scandalizzata da convincere il presidente Barack Obama a rimuovere istantaneamente il generale da ogni suo incarico. Perché quello che Michael Hastings scopre e poi descrive in questo libro irresistibile è una variopinta corte che passa il tempo tra sesso, bevute e completa indifferenza alle regole; una realtà fatta di spie che incontrano prostitute in eleganti alberghi, politici ambigui, militari ossessionati dalla carriera e ciò che è peggio di incompetenze, ego malati, lotte interne e sprechi, sullo sfondo di una missione che a McChrystal, ai suoi uomini - e forse all'America tutta - risulta incomprensibile. Spinto da un'indignazione che non spegne mai il divertimento, Hastings ci fa scoprire da vicino l'insensatezza di una guerra - e di tutte le guerre. E ci regala un meraviglioso esempio di quel giornalismo irriverente e rabbioso di cui il mondo ha oggi più che mai bisogno.
"Questo libro parla soprattutto dell'esperienza umana": avverte Max Hastings nell'introduzione a questa imponente storia della Seconda guerra mondiale. L'esperienza, innanzi tutto, di milioni di individui, soldati in prima linea o civili che fossero, schiacciati dalla necessità di sopravvivere nel mondo devastato dalla violenza e dall'orrore. Attraverso una miriade di microstorie estrapolate dai più diversi scenari del mondo in guerra, e costellate di aneddoti e testimonianze pregnanti, Hastings ricostruisce il teatro di un "inferno" globale che non risparmiò alcun angolo del pianeta. Nel ripercorrere la Storia che va dall'invasione della Polonia alle atomiche su Hiroshima e Nagasaki, il libro elabora un quadro diverso, completo sul piano geografico considera per esempio i teatri di guerra di India e Cina, troppo spesso trascurati - e, per molti versi, sorprendente su quello statistico, con numeri che fanno pensare, come i circa trecentomila soldati russi uccisi dai propri comandanti - più del totale dei soldati inglesi uccisi per mano nemica durante l'intera guerra - o i quindici milioni di morti in Cina. Infine l'analisi storica propone interrogativi di non poco conto dal punto di vista storico. Quali strategie, quali fronti, quali divisioni, quali resistenze di massa hanno determinato l'esito storico del conflitto? Quale reale incisività hanno avuto gli USA e la Gran Bretagna? A chi, dati alla mano, è più giusto attribuire il merito di aver sconfitto Hitler e il nazismo?
Trincee, fango, filo spinato, corpi di giovani soldati martoriati da mitragliatrici, baionetta e gas tossici: così ci raffiguriamo oggi la Prima guerra mondiale. Ma "che cosa è successo davvero, in Europa, nel 1914?" Possibile che tra i ventotto paesi coinvolti la Germania sia stata l'unica colpevole? Per rispondere a queste domande, e chiarire le cause di un conflitto che, agli occhi degli storici, appaiono più intricate di quelle della Seconda guerra mondiale, Max Hastings corregge le inesattezze perpetuate durante quest'ultimo secolo e fornisce al lettore una nuova, suggestiva chiave interpretativa. Sapevate, ad esempio, che quasi tutte le nazioni, per scagionarsi, distrussero la documentazione che riguardava il proprio ruolo nella guerra o ne crearono una fittizia? Se pressoché tutti gli studi sulla Grande Guerra si sono limitati a descrivere "il convulso scenario politico e diplomatico o a fare una cronaca degli eventi militari", "Catastrofe" fa entrambe le cose. Da un lato, ricostruisce le cause che dalla "sensazione che stia per succedere qualcosa", portarono all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando e, dall'altro, servendosi di una quantità sterminata di testimonianze e resoconti, descrive la sontuosa marcia dell'esercito francese accompagnato da musicisti e sbandieratori attraverso le campagne assolate; e, ancora, ci parla delle poco indagate campagne in Serbia, degli inverni nella Russia dell'Est, e delle rischiose spedizioni sulle coste della Galizia.
Settembre 1943. Dopo l’annuncio dell’armistizio, si scatena la furia nazifascista con la caccia all’ebreo. Sulla sponda piemontese del lago Maggiore, i nazisti della 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler” catturano, depredano e uccidono uomini, donne e bambini. Alla fine le vittime ebree finite nel lago saranno almeno 57.
Guido Hassan e la sua famiglia sfuggono miracolosamente al rastrellamento. Sfuma la possibilità di fuga nella vicina Svizzera e per salvarsi Guido, la sorella Fiorella e i genitori si nascondono come topi per mesi in una cantina di Crema grazie al buon cuore di un orefice del luogo, Ernesto May. In seguito, in una gelida notte d’inverno, riusciranno a oltrepassare il confine con la Svizzera.
La storia di questa famiglia ebraica, che inizia nella Libia occupata dal regime fascista, è densa di colpi di scena, a partire da un matrimonio che l’allora governatore di Tripoli Italo Balbo cercò di contrastare con tutti i mezzi…
«La vita di Guido Hassan è in se stessa un romanzo» Liliana Segre
Nel dodicesimo secolo la cultura, fino ad allora chiusa nei monasteri, riprende vigore e si diffonde con nuovi interessi in tutto il mondo occidentale. Haskins descrive questo processo con un'attenzione concreta alla geografia del fenomeno, ai suoi risvolti istituzionali (le biblioteche, le scuole, la nascita delle università), al suo contesto economico e sociale, ai vettori del mutamento come la scoperta della cultura araba e, tramite essa, di quella greca, e la riscoperta dei classici latini. Poi segue la rinascita nei diversi ambiti: la poesia, il diritto, la storiografia, la scienza, la filosofia.
Un secolo e mezzo prima che Occupy riempisse le strade e le piazze del mondo, la città moderna era già fucina di idee rivoluzionarie, e fu dallo spazio urbano che soffiarono i primi venti del cambiamento sociale e politico. Da sempre le città sono teatri che mettono in scena il pensiero utopico, ma anche centri di accumulazione capitalistica, e quindi spazi di conflitto contro quei pochi che, controllando l'accesso alle risorse comuni, determinano la qualità della vita di molti. L'urbanizzazione ha giocato un ruolo primario nell'assorbimento del surplus di capitale, alimentando processi di "distruzione creatrice" che hanno sottratto alle masse il diritto di costruire e ricostruire le proprie città. Questo conflitto latente è esploso periodicamente in grandi rivolte popolari, come nella Comune di Parigi del 1871, a seguito della riconfigurazione urbanistica voluta da Napoleone III e realizzata da Haussmann, quando i cittadini espropriati si sollevarono per imporre il governo rivoluzionario sulla capitale. O come nel 1968, con i grandi movimenti sociali urbani che agitarono Chicago e Berlino, Praga e Città del Messico, o ancora, nell'estate 2011, con i riots che hanno bruciato le periferie di Londra e con l'ondata di indignazione contro il potere finanziario che ha scosso America ed Europa. "Città ribelli" ripercorre la storia delle città come centri propulsori della lotta di classe e dei movimenti di riappropriazione dei diritti collettivi.
Le vite degli uomini e delle donne medievali erano per molti versi simili alle nostre, ma allo stesso tempo erano colme di esperienze miracolose e metaforiche radicalmente diverse. Si viveva in un'epoca in cui le ferite mortali potevano essere guarite durante la notte per opera di un intervento divino, oppure il cuore di un re, estratto dal cadavere, veniva utilizzato come efficace emblema del potere politico. Grondante sangue e oro, feticizzato e torturato, porta d'accesso alle delizie terrene e punto di contatto con il divino, fatto a pezzi ma potente persino oltre la morte: nel mondo medievale non esisteva terreno più fecondo e simbolico di quello del corpo. In "Corpi medievali", lo storico dell'arte Jack Hartnell svela i modi complessi e affascinanti attraverso i quali la gente del Medioevo pensava, esplorava e sperimentava la propria fisicità. Nei dipinti e nei reliquiari che celebravano i martiri dei santi, sovente bizzarri, la dimensione sacra del corpo lasciava un segno tangibile. Nella letteratura e nella politica, i cuori e le teste divennero potenti metafore che modellavano i sistemi di governo e la società in modi che perdurano ancor oggi. I medici e i filosofi naturali incrociavano secoli di sofisticate conoscenze mediche, mettendo spesso in pratica un'ignoranza della fisiologia tanto profonda quanto macabra nei suoi risultati.
Il carro pesante tedesco Tiger fu una potente macchina in grado di dominare i campi di battaglia d'Europa. Fra i più temuti sistemi d'arma della Seconda guerra mondiale, si guadagnò fama di invincibilità che venne incrinata soltanto con l'entrata in servizio dello Sherman Firefly ("lucciola") nell'estate del 1944. Progettato dai britannici proprio per opporsi al Tiger, il tank alleato era basato sull'M4A4 Sherman statunitense, ma equipaggiato con un potente cannone da 17 libbre (76,2 mm) che lo trasformò in un mezzo letale. Il libro descrive la progettazione e lo sviluppo di questi due antagonisti, ne analizza punti di forza e debolezze, ne valuta armamento e addestramento degli equipaggi. Le illustrazioni con vista "dal mirino" portano il lettore "dentro" al veicolo corazzato durante una famosa battaglia che gli anglo-americani vinsero grazie alla loro superiorità numerica, tattica e ingegneristica.
Questo libro analizza tutti gli elementi-chiave del conflitto che ha cambiato il mondo moderno. Milioni di vittime, crollo di imperi secolari, nascita di ideologie e movimenti politici, utilizzo di tecnologie innovative come cacciabombardieri, carri armati, sottomarini, e di armi letali come i gas. Focalizzandosi sui fronti più importanti e sulle strategie che i due blocchi furono costretti a seguire, Peter Hart, grande esperto di storia militare, tratteggia una magistrale analisi del conflitto globale, rendendolo così un argomento avvincente e comprensibile a tutti, appassionati di storia e non, grazie anche alla copiosa aggiunta di testimonianze dei protagonisti, dai principali generali ai semplici fanti di trincea che hanno vissuto in prima linea gli orrori di un massacro insensato. 16 milioni furono le vittime tra soldati e civili. A più di un secolo dall'inizio della Grande Guerra, la cronaca del conflitto che ha cambiato il mondo.