
La tragedia della Shoah rappresentata da una prospettiva inedita: dalle origini dell'antisemitismo europeo all'orrore dei campi di sterminio, oltre 100 mappe e grafici illustrano la trasformazione di un'ideologia in aberrante realtà. Come si è diffuso l'odio antisemita nell'Europa dei Lumi? Quali sono state le conseguenze della Grande Guerra? Quali le tappe delle politiche razziali nella Germania nazionalsocialista, culminate nell'uccisione pianificata di circa 6 milioni di individui? E quali sono state le responsabilità degli Alleati e della Chiesa? Dalle prime uccisioni sul fronte orientale per mano delle Einsatzgruppen ai rastrellamenti nell'Europa occupata, dalla Francia alla Grecia, fin dentro l'inferno di Auschwitz, Treblinka, Betzec, Sobibór, Majdanek e Chelmno: un atlante che offre molteplici risposte a decenni di domande su come la Shoah sia stata possibile nel secolo del trionfo della "modernità", e su come il massacro degli ebrei d'Europa abbia potuto concretamente avere luogo in tutte le sue fasi, dalla concentrazione all'eliminazione.
"Tra il 1939 e il 1945, la Germania nazista, assecondata da molteplici complicità, ha sterminato circa 6 milioni di ebrei europei nel silenzio pressoché totale del mondo. Le è mancato solo il tempo per distruggere l'intero popolo ebraico come aveva deciso. Questa è la realtà cruda del genocidio ebraico, Shoah nella lingua ebraica. La decisione di "far scomparire" il popolo ebraico dalla terra, la determinazione di decidere chi deve e chi non deve abitare il pianeta, spinta alle sue ultime conseguenze, segna la specificità di un'impresa, unica a tutt'oggi, tesa a modificare la configurazione stessa dell'umanità."
È veramente esistito, come raccontato da numerosi storici e testimoni, un momento di coesistenza armoniosa tra ebrei, musulmani e cristiani in terra araba? Rifiutando la leggenda di un’epoca d’oro, Georges Bensoussan mostra come il mondo arabo fu per le minoranze, in particolare per gli ebrei, una terra in cui erano sì protetti (dhimmi), ma anche umiliati, e a volte vittime di veri e propri pogrom. Lo dimostra basandosi su materiali di archivio tratti da fonti militari, diplomatiche e amministrative. Questo saggio indaga anche i motivi storici e psicologici della riscrittura della storia ebraica nel mondo arabo dagli inizi del XX secolo fino a oggi, affrontando inoltre il tema del rapporto del mondo musulmano nei confronti della modernità occidentale.
Nato in una nobile famiglia siciliana impegnata nelle lotte per il Risorgimento, Rosario Bentivegna è protagonista (e testimone) di alcuni momenti cruciali della storia d'Italia del Novecento. In un confronto serrato con la storica Michela Ponzani (e attraverso documenti inediti tratti dal suo archivio personale, oggi conservati presso l'Archivio del Senato della Repubblica) l'autore racconta di sé e delle scelte che hanno segnato la sua vita: dall'attività clandestina antifascista negli anni '30, alla decisione di aderire al PCI dopo l'8 settembre 1943, dalla Resistenza nei Gap a Roma fino al ruolo di comandante partigiano sui Monti Prenestini. Bentivegna prosegue la sua lotta al fascismo internazionale in Jugoslavia come vice-commissario politico della IV Brigata della Divisione Partigiana Garibaldi. Il dopoguerra è scandito da un'intensa stagione di lotte politiche e sociali vissute attraverso la professione di medico e la militanza nel PCI: sono gli anni delle battaglie per la prevenzione sanitaria negli ambienti di lavoro, dell'attentato a Togliatti e degli arresti di militanti comunisti ad opera della polizia di Sceiba. Nel 1985 la decisione di uscire dal PCI per i profondi dissensi con la linea del partito: "Avevo scelto di essere un comunista nel 1938 perché volevo essere libero, vivere nella democrazia; volevo la pace, la giustizia sociale". Così scrive a suggello di un impegno per i valori di libertà e democrazia durato tutta una vita.
Nel 1943 tre prigionieri di guerra italiani, Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti evasero dal campo di prigionia britannico a Nanyuki, in Kenya, al solo scopo di scalare il Monte Kenya. Si erano preparati per mesi, di nascosto, procurandosi con mille espedienti i materiali per costruire ramponi, piccozze, corde... Non avevano carte topografiche e quasi alla cieca attraversarono la foresta equatoriale per giungere ai piedi della montagna. Il triestino Benuzzi era un alpinista esperto, così come il genovese Balletto, mentre il camaiorese Barsotti era alla sua prima esperienza, tant'è che fu costretto a restare al "campo base", quando, stremati e malnutriti, dopo due settimane e varie peripezie, Felice e Giovanni tentarono infine con successo "l'assalto alla vetta" raggiungendo la cima della Punta Lenana (4985 metri). Dopo aver piantato il tricolore, i due si riunirono a Vincenzo e, insieme, fecero ritorno a Nanyuki dove si consegnarono alle autorità. D'altronde non sarebbe stato possibile per loro fuggire: il paese neutrale più vicino era il Mozambico che distava più di mille chilometri. Agli inglesi, comunque, toccò organizzare una spedizione per togliere la bandiera italiana da Punta Lenana, dove aveva orgogliosamente sventolato per alcuni giorni. Questa incredibile avventura venne successivamente raccontata da Benuzzi direttamente in inglese e poi scritta in italiano e pubblicata nel 1947 col titolo di "Fuga sul Kenya".
Nel 1985 l'elezione di Gorbacëv alla guida del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica aprì una nuova fase nella storia mondiale. A oltre vent'anni da quella data è possibile fare un bilancio di un periodo che ha visto la Russia attraversare trasformazioni epocali e passare attraverso cadute di regimi, liberalizzazioni, nascita di nuovi stati e nuove alleanze, guerre.
Scritto da uno dei più famosi studiosi tedeschi dell'argomento, il volume, corredato da un vasto e in gran parte inedito apparato iconografico, delinea con grande chiarezza ed efficacia la nascita del movimento nazionalsocialista, il suo progressivo affermarsi negli anni Venti e Trenta, la nomina di Hitler a cancelliere, la creazione del consenso, la politica razziale, il percorso verso la guerra e la guerra stessa, il genocidio ebraico, la resistenza e infine la disfatta e l'ordine postbellico. Il volume è completato da cinque schede biografiche dedicate ai maggiori esponenti del nazionalsocialismo.
Dalla ricostruzione della cosiddetta "conferenza di Wannsee" del 20 gennaio 1942, dove viene sistematizzata la "soluzione finale", alla descrizione analitica della macchina genocida organizzata dal Terzo Reich con metodi prettamente "scientifici" e industriali che conclude il libro, le vicende del passaggio dall'antisemitismo come ideologia alla pratica dello sterminio vengono ricostruite in modo esauriente ed accessibile.
Se Hitler fosse diventato un pittore di qualche successo? E se nel 1914 a Sarajevo lo chauffeur di Francesco Ferdinando non avesse sbagliato strada? Se Togliatti non fosse sopravvissuto all'attentato del '48 e se Moro fosse stato rilasciato dalle BR, come sarebbero andate le cose? Difficile non restare affascinati dal ruolo determinante del caso nella storia, di fronte a questi e ad altri "se". Sulla scorta di questa fascinazione, Alberto ed Elisa Benzoni hanno costruito, insieme ad autorevoli storici e intellettuali, un volume che presenta dieci episodi emblematici nel corso del Novecento. Hanno chiesto, così, a Claudio Strinati, Gian Enrico Rusconi, Andrea Graziosi, Giovanni Sabbatucci, Mario Del Pero, Ernesto Galli della Loggia, Luciano Cafagna, Paolo Mieli e Massimo Teodori, di rileggere, ciascuno, alcuni eventi cruciali, il cui esito, se fosse stato diverso, avrebbe potuto cambiare il corso delle cose. Il risultato è un libro agile e godibile: la storia controfattuale rivela quel che era possibile e arricchisce la conoscenza di quel che è accaduto.
Una trama di relazioni culturali unisce sin dal primo Cinquecento Milano, l'Italia e il Messico. Si tratta di rapporti fondati sulla circolazione di notizie, libri, idee, uomini e oggetti..., che meritano di essere riportati alla superficie della storia, seguendone la maturazione e le trasformazioni nel corso dei secoli sullo sfondo dell'ascesa e del declino della "preponderanza spagnola" nel quadro del colonialismo europeo, del progetto di riforma cattolica nella prima età moderna, dell'intensificazione e della crisi dei legami atlantici durante il Settecento "riformatore", dell'entusiasmo e del disincanto suscitati al di qua e al di là dell'oceano dall'Indipendenza dell'America Spagnola nel XIX secolo, della ridefinizione delle relazioni Europa-America Latina lungo il Novecento delle rivoluzioni, dei totalitarismi e della Guerra Fredda e dell'impatto della globalizzazione contemporanea. Il Bicentenario dell'avvio dell'Indipendenza (1810) e il Centenario dell'avvio della Rivoluzione (1910) costituiscono occasioni importanti per accingersi alla riscoperta dei tempi e delle forme dell'incontro a distanza fra Milano, l'Italia e il Messico. Una riscoperta che i contributi presentati nel volume offrono con l'apporto di varie discipline e uno sguardo attento al presente e alle prospettive future.
"Il discorso sui celti, nella percezione del grande pubblico, ha avuto per lo più un carattere d'intrattenimento: negli scaffali delle librerie la collocazione delle opere a loro dedicate oscilla tra la protostoria e l'esoterismo. Emarginati precocemente dalla storia, quella vera, dove non sono stati in grado di reggere il confronto con competitori più attrezzati, come latini e germani, i celti sembrano aver ottenuto la loro rivincita, colonizzando i territori dell'immaginario e del favoloso. [...] L'origine della civiltà celtica viene collocata nel cuore d'Europa, nel bacino del Reno e del Danubio, e questa centralità ha conservato fino a oggi, più o meno consapevolmente, un significato simbolico. [...] I celti sono allora l'Europa, la Prima Europa, l'Europa originaria che deve essere riscoperta, riattivata, per costruire una nuova Europa unita, oppure delle nuove piccole patrie sorte dall'auspicata dissoluzione delle gabbie nazionali. Radicato nel passato il mito celtico si proietta così verso il futuro". (Dall'introduzione di Vittorio H. Beonio Brocchieri)