
Leo Taxil è un personaggio leggendario, tanto che si parla di lui anche ne Il cimitero di Praga di Umberto Eco. Prima massone, poi fervente cattolico, è colui che più di ogni altro ha contribuito a creare l’immagine della masso-neria come “Sinagoga di Satana”. Giornalista e scrittore francese, prima di essere cacciato dalla loggia di cui faceva parte, fu critico nei confronti della Chiesa cattolica e, dopo la conversione, concentrò le sue calunnie nei con-fronti della massoneria. Questo libro è un vero classico; su di esso infatti si sono basate tutte le principali accuse rivolte alla massoneria; accuse spesso infondate e fantasiose, che hanno però contribuito a fissare l’im-magine del massone come cupo cospiratore, intento a praticare forme di occultismo di bassa lega. Un grande falso, quindi, forse “la più grande mistificazione antimassonica” e, anche per questo, un’opera imprescindi-bile per tutti gli appassionati di storia della massoneria. Sia perché con-tiene alcune autentiche rivelazioni sui rituali compiuti dagli iniziati, sia perché rappresenta il testo fondamentale per comprendere la genesi dei pregiudizi, ancora oggi molto diffusi, nei confronti dell’antica as-sociazione iniziatica.
In anticipo sul revisionismo storiografico di Nolte e di altri, Taylor, sulla base della padronanza delle fonti diplomtiche, già negli anni Sessanta sottoponeva a pesanti revisioni la tesi che la Seconda guerra mondiale fu dovuta tutta ed esclusivamente al bellicismo aggressivo di Hitler, e metteva in luce nella maniera più cruda le enormi responsabilità dei paesi occidentali. Quale fu il loro atteggiamento di fronte alla lunga serie di iniziative minacciose del Reich che andarono dalla rioccupazione militare della Renania sino al riarmo tedesco, all'Anchluss austriaco, alla distruzione della Cecoslovacchia, al convegno di Monaco, alla crisi di Danzica, allo scoppio della Guerra? A questa e ad altre domande Taylor risponde criticamente.
Lo Stato italiano celebra nel 2018 un doppio anniversario: i 170 anni dalla proclamazione dello Statuto albertino e i 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana. È giunto il tempo di fare un bilancio, di analizzare quanto e come lo Stato abbia inciso nella storia italiana. Questo libro ha l’ambizione di tracciare, per la prima volta, una storia della costruzione dello Stato nelle sue strutture fondamentali: da quelle monarchico-liberali a quelle autoritario-fasciste; da quelle repubblicano-democratiche a quelle dello Stato decentrato. Nel contempo vengono delineati il consolidamento e la mutazione degli organi, degli enti e degli apparati politici, sociali e “imprenditoriali”. Al termine della lettura, ci saranno più chiare le ragioni che hanno reso lo Stato italiano così resistente alle riforme e incline allo sviluppo per giustapposizione delle proprie funzioni.
L'Italia è il paese del debito pubblico: da sempre alto e difficile da gestire, ha costantemente condizionato la nostra storia. Ma come abbiamo potuto crescere nonostante questo peso? Quali sono le conseguenze che ha prodotto sulla politica e sulla società? Fin dalla sua origine, il forte debito pubblico è stato uno dei grandi problemi dell'Italia unita. Un problema che ha accompagnato tutta la nostra storia, tanto da essere l'unico paese al mondo ad aver avuto un debito superiore al 60% del Pil per più di 110 anni. Dal 1992 è divenuto l'asse centrale di tutta la vita politica nazionale: prima con le ingenti misure e i 'tagli' per entrare nell'euro, poi con i limiti imposti dal rispetto dei parametri di Maastricht. Questo libro, oltre a ricostruire l'andamento storico delle politiche del debito e ad analizzare le responsabilità della classe politica e della società italiana che spesso del debito si sono alimentate, mostra altresì un'inaspettata dinamicità dello Stato, dello Stato 'debitore' italiano, di fronte alle sue crisi, a quelle dei decisori politici, al susseguirsi di squilibri e riequilibri dei conti. Tale dinamicità, tuttavia, dopo l'esplosione della pandemia pare non bastare più e ha bisogno di essere sostituita da una più organica visione che si misuri con la natura 'fisiologica' del debito stesso.
Con la loro determinazione, il loro coraggio e la forza con la quale si sono opposte al classico luogo comune che dipinge le donne come «angeli del focolare», le italiane di cui parla questo libro hanno lasciato un segno indelebile nei campi della politica, della cultura, della scienza, dell'economia e dello sport. Dalla Contessa Lara, «poetessa maledetta» di inizio secolo, a Rita Levi Montalcini, scienziata geniale, da Matilde Serao, illustre letterata e pioniera del giornalismo, a Sara Simeoni, campionessa olimpionica, passando per grandi innovatrici come Maria Montessori o imprenditrici del calibro di Luisa Spagnoli, Le italiane racconta la storia e le storie di donne che, con la loro passione e il loro ingegno, hanno cambiato - in positivo - le sorti di un Paese. Un tributo a figure femminili di fondamentale importanza firmato dall'Associazione Nazionale Volontarie Telefono Rosa che, raccogliendo un'idea di Annamaria Barbato Ricci, partecipa con questo libro alle celebrazioni per i centocinquanta anni di Unità nazionale. (Prefazione di Anna Finocchiaro)
Indipendenza delle Province Unite e "Gloriosa Rivoluzione" inglese: le prime rivoluzioni che caratterizzano l'età moderna tra Cinque e Seicento. La fase che va dal Trecento al Seicento è segnata in Europa da un alto grado di turbolenze, segno di trapasso di strutture religiose, politiche, economiche. Dopo aver percorso le più significative tra le rivolte minori del periodo, Tenenti si occupa delle due grandi rivoluzioni che hanno avuto successo. Entrambe frutto di ragioni religiose e politiche insieme, sono arrivate a creare l'una un nuovo stato, l'altra una nuova forma di monarchia costituzionale.