
Che cosa rivela l'inarrestabile diffusione della retorica identitaria? Il fatto che nella nostra epoca, mentre le merci e gli oggetti si mondializzano, gli esseri umani si tribalizzano. Fabbricare le identità serve soprattutto a questo, ad alzare una barriera di tradizioni e religioni che protegga 'noi' dagli 'altri', ignorando la dimensione del mutamento da cui nessuna storia è immune. Come tutto ciò che serve a distinguere e a prendere coscienza di una separazione, la parola 'identità' contiene un potenziale violento pronto a giustificare aggressioni e guerre.
Quella del missionario è una delle figure chiave della modernità: un uomo pronto ad andare in terre lontane obbedendo a un ordine o a quella voce interna che si chiama vocazione. Fu così il mediatore dell'incontro tra diversi, il professionista del contatto fra popoli che si ignoravano, il testimone posto alla giuntura di culture e universi mentali diversi, spesso incompatibili. Fu a lui che spettò mettere d'accordo l'idea occidentale di Dio come persona con le nozioni totalmente diverse delle culture orientali. Il suo modello doveva scontrarsi con quello del crociato, pronto a ogni violenza, compresa la guerra, pur di ottenere con la forza l'adesione che gli era negata. Nel tempo, il potere di dare la missio, concentratosi a lungo nelle mani del pontefice, venne via via delegato ad altre figure della gerarchia ecclesiastica, ma anche a sovrani degli Stati europei che videro nell'organizzazione di ordini missionari un potente strumento di dominio coloniale.
I personaggi che hanno fatto grande il Rinascimento sono tanti. Questo libro parla dei più importanti, di tutti quelli che hanno nobilitato la loro terra e che con le loro imprese hanno cambiato il corso della storia. Uomini e donne di cui chiunque ha sentito parlare almeno una volta nella vita: regnanti, papi, scienziati, mecenati e artisti illustrissimi. Queste pagine vi sveleranno tutto delle loro vite e delle azioni o opere per le quali si sono distinti, facendovi conoscere molto di più di ciò che è comunemente noto. Da Lorenzo il Magnifico a Giulio II, da Cesare Borgia a Leonardo da Vinci, da Machiavelli a Galilei: Sara Prossomariti mostra l'umanità che si cela spesso dietro al mito.
Come si fa a stabilire qual è il secolo d'oro dell'antica Roma? Ci fu davvero un secolo d'oro? Quello che è certo è che si può parlare di un'epoca di oltre un secolo e mezzo piena di eventi che hanno portato Roma all'acme della sua potenza per poi dare inizio a un fisiologico e inesorabile declino. Questo libro si propone di analizzare il periodo che va dal principato di Augusto fino alla morte di Marco Aurelio, per capire come è cambiata Roma in quegli anni e perché. Ogni imperatore ha contribuito a plasmare l'impero romano ma anche a favorirne il crepuscolo, ecco perché non bisogna accontentarsi di un elenco di dati biografici ma è necessario procedere con un'analisi dell'operato di ognuno da un punto di vista militare e legislativo. Solo considerando tali aspetti in quell'arco di tempo, infatti, sarà possibile farsi un'idea della grandezza di una civiltà che ha saputo influenzare in modo così incisivo le sorti della storia.
I personaggi che hanno fatto grande il Rinascimento sono tanti. Questo libro parla dei più importanti, di tutti quelli che hanno nobilitato la loro terra e che con le loro imprese hanno cambiato il corso della storia. Uomini e donne di cui chiunque ha sentito parlare almeno una volta nella vita: regnanti, papi, scienziati, mecenati e artisti illustrissimi. Queste pagine vi sveleranno tutto delle loro vite e delle azioni o opere per le quali si sono distinti, facendovi conoscere molto di più di ciò che è comunemente noto. Da Lorenzo il Magnifico a Giulio II, da Cesare Borgia a Leonardo da Vinci, da Machiavelli a Galilei: Sara Prossomariti mostra l'umanità che si cela spesso dietro al mito.
Da Augusto a Costantino: sette giorni per attraversare la città e rivivere la sua storia attraverso le gesta di chi l'ha resa unica, donandole monumenti che il tempo ha conservato. Sette percorsi per scoprire Roma, ognuno sotto l'egida di un imperatore. Si inizia con Augusto, dalle sue case e da quella di Livia, si prosegue con Tiberio, visitando tra l'altro il Teatro di Marcello e la Domus Tiberiana. E poi ancora con Domiziano, che ci conduce al palazzo che porta il suo nome e all'Anfiteatro Flavio. Passando per Commodo si arriva a Settimio Severo e al suo arco, in costruzione sotto di lui. Per concludere con Aureliano e Costantino. Questo percorso ci porta a Ponte Milvio, alla Basilica di Massenzio e sotto le Mura Aureliane, completate con Costantino. Un viaggio nel passato, alla scoperta di riti e tradizioni ormai scomparsi, ma anche un tuffo nel presente di una città che proprio alla presenza così viva di secoli e secoli di storia deve la sua "grande bellezza".
Attraverso la descrizione dei luoghi, il carcere, il confino e l'isola, all'interno dei quali prende forma l'avventura intellettuale e politica di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, l'autrice descrive il percorso culturale, politico ed esistenziale che condusse alla stesura del Manifesto di Ventotene. L'intreccio inestricabile tra attività pubblica e vicende private, restituito dal consistente apparato documentario conservato presso gli Archivi Storici delle Comunità Europee, permette di afferrare la complessità del pensiero federalista e la vicenda umana che portò alla sua elaborazione in chiave europeista negli anni dei totalitarismi e della nuova "guerra civile europea".
Come sono cambiati il ruolo e l'immagine della donna nella contemporaneità? A tale interrogativo cerca di rispondere questo volume che, promosso dall'Associazione di Storia Contemporanea, presenta in un quadro d'insieme agile e lineare alcune tra le principali tappe che hanno radicalmente trasformato la condizione della donna moderna: libri, impegno politico e amministrativo, leggi e sentenze, esperienze di lotta e di contestazione, canzoni e riviste hanno fatto fare un salto di qualità alla donna, delineando un itinerario non privo di ostacoli e storture, di fraintendimenti e complicazioni, ma comunque rivolto nella direzione del superamento della discriminazione, dell'inferiorità e della marginalità che hanno a lungo condizionato, e ancora condizionano, la sua vicenda storica.
Fine della Grande Guerra: l'Italia per la prima volta ha sconfitto l'Austria, nemica di sempre, e partecipa da vincitrice alla spartizione dei territori. Prende così possesso di vaste aree, in parte adiacenti ai confini - come il Tirolo, parte della Carinzia e il Litorale austriaco - e altre oltremare, come la Dalmazia, l'Albania, la costa dell'Anatolia. Contemporaneamente, invia missioni militari verso Vienna, la Renania, la Slesia, la Bulgaria, sino in Russia, in Siberia e in Estremo Oriente. Occupazioni e presenze militari sono strumenti essenziali per la politica estera italiana, che si impegna a fondo per conseguire gli obiettivi della partecipazione dell'Italia al conflitto: al di là della liberazione delle terre irredente dal dominio asburgico, ciò che si vuole è il riconoscimento per il Paese del ruolo di grande potenza, un'influenza sullo spazio danubiano-balcanico pari a quella dell'ex Austria-Ungheria e pari alla Francia e all'Inghilterra nel Mediterraneo orientale. È un errore: sopravvalutare le forze condurrà al fallimento dei disegni più ambiziosi e la politica estera faticherà molto a disegnare la propria strada nel mondo del dopoguerra. Intanto, nei territori destinati all'annessione, le amministrazioni militari offrono ai nuovi cittadini la prima immagine dell'Italia. Ai governatori viene chiesto di adoperarsi per facilitare l'integrazione, ma sono loro a decidere come farlo, in particolare nei confronti di quanti quell'annessione non la desiderano affatto...

