
Il confronto con l’Altro permette a ciascuno di noi di sentire il vero «se stesso». Ogni essere umano è una mescolanza di insiemi, instabile quando cambia l’insieme di cui fa parte. Originalità e adattamento, convinzioni e confronto, assimilazione e scambio caratterizzano ognuno di noi.
Alla luce della sua lunga esperienza nel campo della psicoanalisi e della psicoterapia, in queste pagine Lino G. Grandi «dialoga» con il protagonista del pirandelliano Uno, nessuno, centomila, considerato come una sorta di prototipo di ogni essere umano che accetta di confrontarsi dialetticamente con l’Altro: un confronto che consente di uscire finalmente da se stessi e di accogliere la complessità della vita rinunciando alle proprie convinzioni egocentriche. Fra domande e tentativi di ricerca intorno ai grandi temi dell’esistenza, ne emerge una gamma di riflessioni sulla miseria e sulla nobiltà dell’uomo, declinate anche sul versante del potere, delle relazioni interpersonali e della ricerca di senso.
Insulti, minacce, urla, mistificazioni: il linguaggio e gli scritti sono oggi dominati dalla superficialità e dalla prevaricazione, dai rapporti lavorativi a quelli familiari passando per la politica e la scuola. Dobbiamo riflettere sulla «grandezza della parola», perché torni a essere il cuore di comunicazioni vere, profonde, significative.
Molte volte pensiamo di sapere cosa significhi amare, ascoltare, comprendere noi stessi e l'altro e che il difetto stia semplicemente nella poca volontà di porre in atto quello che si conosce e si sa essere giusto. Invece, in molti casi, pur partendo con le migliori intenzioni, confezioniamo interventi, parole e atteggiamenti poco comunicativi se intendiamo la comunicazione come quell'arte fondamentale di saper tessere buone relazioni quotidiane. Questo testo vuole essere una guida lungo l'affascinante sentiero della comunicazione autentica. Come tutte le arti, infatti, la comunicazione richiede di imparare le "tecniche del mestiere", almeno per rendersi conto di quanto il proprio stile comunicativo sia effettivamente capace di generare relazioni autentiche. Prendendo avvio dalla presentazione delle regole generali che presiedono alla comunicazione umana e dei modi migliori perché questa possa avvenire, il percorso qui tracciato si inoltra poi, attraverso l'Analisi Transazionale, in noi stessi per sapere cosa succede nel momento in cui siamo impegnati a dialogare e a relazionarci con gli altri; si conclude, infine, trattando dell'autostima e dell'assertività, condizioni imprescindibili per la riuscita della comunicazione stessa. A tutti l'augurio di un entusiasmante viaggio per i sentieri meravigliosi, seppur a volte impervi, delle relazioni umane.
Questo non è un manuale, ma uno scritto composto da semplici riflessioni riferite a esperienze di vita reale, raccolte nell'attività di sportello d'ascolto in scuole dell'infanzia, primarie e secondarie e nell'attività clinica presso un centro di psicoterapia. Incontri fugaci ma sempre intensi e profondi, con genitori e insegnanti, qualche volta anche con bambini e adolescenti. Incontri che talora hanno fatto la differenza, trasformando quello che sembrava un groviglio complicato in un legame più saldo e sicuro. I quattro fili dell'educazione proposti in queste pagine vogliono aiutare chi sta svolgendo il difficile e meraviglioso compito di essere vicino a bambini e ragazzi in formazione. Sono fili colorati e distinti, che a volte si attorcigliano. Spesso ci può sembrare di perdere il bandolo della matassa, ma nel momento in cui riusciamo a ritrovarlo, scopriamo di essere genitori e insegnanti unici e insuperabili, proprio quelli che i nostri bambini e ragazzi ci chiedono di essere.
Il complesso di Medea è molto ramificato e quindi difficile da individuare. Di fronte a questo panorama complesso, l'errore diagnostico è alle porte: si rischia di "coprire" la vera natura del disturbo e di curare solo la sintomatologia. In tal caso, lo scenario drammatico iniziale rimarrebbe intatto, pronto a ripresentarsi alla prima occasione favorevole. Questo saggio vuole proprio evitare tale pericolo. I più cruenti fatti di cronaca dei nostri giorni vedono al centro bambini sacrificati sull'altare di un istinto oscuro, alla cui prepotenza la specie umana sembra condannata senza scampo. Questa tendenza oscura viene da molto lontano. Si nutre di invidia, di odio, di desiderio di "punire" il colpevole. Le varianti della sindrome di Medea sono infinite, ma il punto di partenza è sempre lo stesso: il soggetto (uomo o donna che sia) patisce in modo lancinante la trascuratezza emotiva che un personaggio importante (partner, genitori, datori di lavoro) ha avuto nei suoi confronti e decide di "fargliela pagare". Le modalità della "punizione" sono diverse, ma il quadro è sempre dominato da un sentimento cupo: il desiderio di vendetta. Il terapeuta che si imbatte nella gestione di un simile dramma emotivo non può limitarsi a vedere quei comportamenti aberranti come frutto di conflittualità familiari, ma come occasione straordinaria di esplosione dei conflitti arcaici, in cui l'odio puro è rivolto verso il Destino, la Creazione e ciò che il Cielo di più ama: i cuccioli d'uomo, ambasciatori della vita. Gli esempi riportati, però, mostrano che c'è sempre la possibilità di resettare il cervello e che anche la persona affetta dalla sindrome di Medea può recuperare qualità positive e un nuovo sguardo sul futuro.
Per anni il tentativo di aggirare o censurare la fragilità è stato tanto utopistico quanto voler sorpassare la propria ombra correndo più forte. Fragilità e limite sono una dotazione naturale che ci permette altresì di poter costruire su quanto ci manca e non su ciò che eccede. Essere antifragili pertanto non è negare la fragilità, ma esattamente l'opposto: prenderne coscienza per mettersi in sicurezza, conoscere i punti di minor resistenza per proteggerli e valorizzarli, accogliere i contraccolpi che se interiorizzati ci fanno avanzare e generano cambiamento reale. Gli otto movimenti qui presentati rappresentano un tentativo e un metodo per facilitare e rendere possibile un cammino alla volta di un pensiero aperto con coraggio e speranza al cambiamento: afferrando il meccanismo dell'antifragilità possiamo costruire una guida, sistematica e di ampio respiro, ai processi decisionali nonpredittivi in condizioni di incertezza e nei più diversi campi. Riconoscere d'esser fragili è il primo passo dell'antifragilità poiché non c'è opportunità migliore che dentro i nostri limiti.
I pilastri sono in architettura elementi strutturali con funzione di sostegno, così neI Quattro Pilastri del Benessere si vuole assicurare stabilità al vivere quotidiano gettando le basi per un vivere consapevole. Quando parliamo di benessere si fa da subito riferimento all'aspetto fisico che viene affrontato con un occhio di riguardo allo sport e ai suoi benefici, senza trascurare però l'aspetto psicosomatico. Nel secondo pilastro, Il Benessere Psicologico, si affrontano problematiche relative agli aspetti psichici e mentali dell'individuo, trattando in particolare ansia e attacchi di panico e offrendo una guida pratica per vincere e superare questo tipo di patologie. Ma per renderci consapevoli delle nostre risorse interiori non si può trascurare l'impatto che la società e l'ambiente hanno sulla persona, introducendo così il terzo pilastro: Il Benessere Sociale, che affronta temi legati ai concetti di comunità, sostegno, empatia, fiducia... Per finire, si considera l'aspetto più trascendentale: Il Benessere Spirituale, dove si parla di anima, valorizzazione del Sé, crescita personale e felicità. Un libro alla portata di tutti scritto proprio con questo intento. Il tutto «condito» con qualche consiglio pratico, utile a rafforzare il proprio equilibrio interiore e la propria autostima. Prefazione Caccia Maria Cristina, Cacciacarne Rocco, D'Auria Alberto.
Alcune persone, essendo incapaci di esprimere, tendono a trattenere totalmente o in parte sentimenti ed emozioni, rischiando di farsi male e danneggiando seriamente le loro relazioni. Altre, invece, versano continuamente fuori la paura, la rabbia, il dolore, inondando chi li circonda e causando gravi danni a se stessi e agli altri.L'Autore, dopo aver analizzato queste due precedenti modalità attraverso una ricca esposizione di situazioni cliniche, propone un modo maturo e consapevole di vivere sentimenti ed emozioni basato sulla capacità di contenere che, seguendo il pensiero di Bion, implica la presenza di una «mente che pensa», di uno «spazio interiore» in cui i sentimenti e le emozioni possano essere pensati, modulati e quindi espressi.In questa prospettiva viene poi presentata una proposta di educazione alla espressione e al contenimento delle emozioni e dei sentimenti e una riflessione sulla psicoterapia come «luogo» di rieducazione all'esprimere e al contenere.
L'ascolto della musica classica può fornire infiniti spunti, creare differenti atmosfere magiche, essere lo sfondo per giochi, imitazioni, scenette, innescare gli ingranaggi della fantasia, che potrà successivamente librare da sola con mille idee diverse.
L’intento del libro è quello di creare un’atmosfera in cui calarsi e poter esprimere sensazioni, emozioni, muovere il corpo, eseguire esercizi mirati.
Sono descritti alcuni giochi, suggeriti materiali e costumi, tracce per avventure che grandi e piccoli possono vivere insieme in modo divertente.
Questo libro è quindi rivolto a genitori, insegnanti, animatori che vogliano far compiere ai bambini attività manuali o di movimento in modo del tutto inusuale e fantasioso.
Il gioco, per sua natura, ha però livelli e significati diversi, e così è per il metodo proposto in questo manuale, che può essere utilizzato anche da psicomotricisti e fisioterapisti come strumento terapeutico riabilitativo.
Nicoletta Rebaudengo è Neurologa presso l’Ospedale Gradenigo di Torino ed è diplomata al Conservatorio in Pianoforte. Luca Ostacoli è Psichiatra, Psicoanalista, presso la Clinica Psichiatrica Universitaria dell’A.S.O. San Luigi di Orbassano (To). Genitori di tre bambini, hanno radunato l’esperienza finora raggiunta nelle diverse attività espressive, per scoprire ed approfondire un nuovo modo di giocare, guidati dalla musica classica, conoscendola ed apprezzandola.
Partendo da un interrogativo apparentemente semplice – «È più pigro chi non fa nulla o chi lavora troppo?» – l’autrice di questo libro tratta con ironia e sapienza un argomento antico, ma molto attuale: l’acedia. Questo termine, che deriva dalla lingua greca ed è stato utilizzato dai medievali per indicare uno dei vizi capitali, ha svariati sinonimi: pigrizia, apatia, scoraggiamento, ma anche noia, superficialità, male di vivere. E rappresenta talvolta l’anticamera della depressione.
Il malato di acedia, per fuggire da se stesso, o decide di starsene tutto il giorno senza fare nulla o, al contrario, riempie le sue giornate di attività e impegni per non avere il tempo di restare solo con i suoi pensieri e affrontare le questioni serie della vita. Come non riconoscere in questi due opposti il ritratto di tanti giovani e adulti contemporanei?
Ma c’è una soluzione, ed emerge con forza da queste pagine: riconoscere la propria «malattia» e lottare interiormente per guarire, incominciando ad esserci qui e ora, a concentrarsi, a perseverare, a prendersi cura, a ristorarsi di cose belle e buone. L’approdo a una vita piena di senso e colma di gioia è assicurato!.
Katerina Lachmanová, nata nel 1964 in Cecoslovacchia, ha compiuto studi di Teologia spirituale e Antropologia teologica al Teresianum di Roma (conseguendo il dottorato in Teologia nel 2003) e studi di Psicologia presso l’Istituto di Psicologia della PUG di Roma (ottenendo la licenza in Psicologia nel 2004). Dal 2005 lavora come psicoterapeuta presso il Centro pastorale dell’Arcidiocesi di Praga ed insegna nelle facoltà di Teologia di Praga e di Olomouc. Questo è il suo primo libro tradotto in italiano.
Un manuale conoscitivo e pratico che affronta il tema dei disturbi alimentari dal punto di vista psicoanalitico spiegando come la “parola essenziale”, parola dell’Altro e per altri, parola intensa, narrazione viva restituisca soggettività e cura. Ciò include la narrazione fiabica come via elettiva per la guarigione. Il testo è rivolto a persone che soffrono di questa complessità, a genitori, psicologi, insegnanti e a tutti coloro che vogliono comprendere meglio se stessi e l’Altro/altro.
Beatrice Balsamo vive a Bologna, è psicologa delle narrazioni e psicoanalista. Insegna all’Università statale di Bologna, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e in Scuole di psicoterapia, Psicologia delle narrazioni: Letteratura – fiabico – cinema. Da trent’anni si occupa di disturbi del comportamento alimentare, con approccio psicodinamico. Promuove gruppi di analisi rivolti ai soggetti coinvolti in tale complessità, ma aperti a tutti, attraverso la fiaba, la letteratura, il cinema. Ha pubblicato Eccesso e difetto nella nutrizione e nella comunicazione – Fiabe e oralità (Giunti, 1991), La parola del narrare e dell’incontro (Effatà, 2001), Il mistero comunicante (EDB, 2003). Presiede l’Associazione “Psicologia Umanistica e delle Narrazioni. Psicoanalisi – Arte – Scienze Umane”.