
Sfruttare al meglio le proprie potenzialità e saper cogliere ogni opportunità significa raggiungere il successo e, con esso, la ricchezza e la felicità. Spesso la meta è più vicina di quanto si pensi; l'unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci è scegliere la strategia vincente, quella che l'autore intende illustrarci nei cento capitoli di questo manuale.
Dal mondo del "Processo" a quello del "Castello", Carotenuto percorre l'itinerario kafkiano, accompagnato dal procuratore Josef K., dall'agrimensore K., dal cane-indagatore o dall'insetto-Gregor. Introverso, solitario, affascinato e spaventato dal mondo della relazione, smarrito in una realtà labirintica, privo di un'identità definita, teso verso un inaccessibile e misterioso Altro, Kafka racchiude tra le pieghe della sua esistenza e della sua opera la chiave per comprendere molto dell'umano dolore.
Una volta vinta la riluttanza a studiare quell'indicibile realtà che è l'amore, gli psicologi hanno preso in serie a scandagliare l'argomento: decine di studi appaiono annualmente su riviste specializzate; si moltiplicano gli interventi a convegni che, sempre più numerosi, mettono a fuoco da punti di vista scientifici sempre più diversificati e precisi ciò che più di ogni altra rimane, per l'uomo, la cosa in assenza della quale meno che mai la vita varrebbe la pena di essere vissuta. L'amore: che cos'è? Da dove viene? Come si sviluppa? E' una predisposizione, un'emozione o un legame diadico? E' una cosa seria o giocosa, appassionata o tranquilla, esigente o altruista?
Il coraggio di vivere implica la consapevolezza della propria diversità e di quella incolmabile distanza che ci separa dall'altro, ma che ci rende anche unici. Il raggiungimento di questa unicità è l'opus creativo che opponiamo alle contraddizioni della vita, alle falsità che governano gran parte dei rapporti dei rapporti interpersonali, a una finta prossimità che lentamente, ma inesorabilmente, ci priva della dignità di una voce e di un nome.
Fromm interviene nel dibattito sull'avvenire del nostro sistema economico e sociale. Secondo l'autore il presupposto imprescindibile per qualsiasi riforma della società è il mutamento sostanziale dell'atteggiamento dell'uomo. Da ciò l'importanza della speranza, che per il filosofo tedesco è un momento essenziale della vita umana, rappresenta il profondo bisogno dell'essere umano di non essere passivo e manipolato. Così nella sempre maggiore polarizzazione tra coloro che vengono attratti dalla forza, dall'ordine, dai metodi burocratici e coloro che aspirano a profondi mutamenti nella prassi economico-sociale e ad un approccio psichico-spirituale alla vita, sono solo questi ultimi a lavorare per una società più umana.
Si può vivere la sensazione del "perturbante" e si può rappresentarla con il proprio pensiero e la propria esistenza. Questo è quanto Sigmund Freud dimostrò all'interno della società e dell'ambiente scientifico dell'epoca. Questa la chiave di lettura del saggio di Aldo Carotenuto, nel quale quella sensazione di spaesamenteo, di disorientamento e persino di angoscia che ci cattura a volte di fronte all'inspiegabile, si svela pian piano ai nostri occhi, mostrandoci non soltanto quanto il "perturbante" abiti gli ambigui territori dell'inconscio, ma anche come esso stesso abbia costituito un rifugio per il peregrinare di artisti e letterati.
Destreggiandosi all'interno dell'universo variegato e composito dei temi che caratterizzano la psicologia del profondo e il nostro quotidiano, Aldo Carotenuto intende indicare al lettore le migliori strade percorribili per giungere a scrutare le profondità del proprio animo nonché il senso della drammaticità che caratterizza la nostra esistenza. Un'impresa ambiziosa che qualcuno prima di Carotenuto aveva già tentato di compiere, seppur con strumenti ed esiti differenti. Parliamo di Shakespeare e del suo "Amleto", che improvvisamente comprende come tutti vivano in base a menzogne e non secondo le vere istanze interiori, situazione che ogni individuo prima o poi nella vita si trova a dover fronteggiare.
Il bambino come Pinocchio, l'uomo che sarà; l'adulto come Fata Turchina, come Geppetto, genitori benevoli e illuminati. Come comunicare con il bambino dalla nascita sino alla scuola, ai diciotto anni sconfiggendo nello stesso tempo, i potenziali e reali pericoli di iperattività, aggressività, vandalismo, estrema timidezza, isolamento, anoressia, bulimia, disistima, autodistruzione...
Libby Rees oggi ha dieci anni. Quando i suoi genitori decisero di separarsi, iniziò a scrivere una lista di cose che la aiutavano ad andare avanti senza scoraggiarsi. Il risultato fu un libro, scritto quasi per gioco. La mamma, lieta e commossa di questa iniziativa, inviò le bozze a un piccolo editore scozzese, che ha pubblicato il libro immediatamente. Ed è esploso il caso immediatamente. Il primo a rispondere, non solo le ha fatto un contratto per questo libro, ma anche per altri due sul mondo della scuola.
Perché la filosofia, e più in generale l'attività intellettuale "ufficiale", sembra sempre meno capace di interpretare il nostro tempo? La nostra cultura è dominata da due diversi atteggiamenti, entrambi sbagliati: da una parte, c'è chi tende alla schematizzazione, col rischio di perdere la ricchezza del reale; dall'altro c'è la concretezza, l'attenzione al caso singolo, alla specificità di ogni situazione, col rischio di rinunciare a ogni possibilità di categorizzazione ma soprattutto col rischio di mitizzare l'autenticità. Il tao è il possibile strumento di mediazione fra questi due estremi. L'atteggiamento taoista è infatti un atteggiamento che privilegia la passività e la pazienza - l'una ci evita di sovrapporre alla realtà i nostri schemi interpretativi, annullandone la ricchezza, l'altra ci evita di cadere nel mito della felicità a buon mercato, dell'illuminazione subito, delle esperienze turistico-interiori della New Age ecc. ecc.
Questo volume è il racconto documentato di una serie di doppie vite. Hanno un'età compresa tra gli 11 e i 14 anni, frequentano per lo più la scuola media inferiore. Cinque storie autentiche riferite col ritmo del racconto d'indagine e un viaggio nei loro blog rivelano un sottosuolo quasi del tutto sconosciuto, sebbene la cronaca sempre più spesso ce ne rimandi indizi. È il mondo dei Peter Pan al contrario, disincantati, provocatori e aggressivi. Il loro regno sono le discoteche pomeridiane. Al sabato pomeriggio escono di casa, con gli abiti di tutti i giorni, annunciando ai genitori visite ad amici, passeggiate in centro, l'ultimo film di cui tutti parlano. Varcata la soglia della discoteca, la trasformazione è totale: perizoma, pelle unta d'olio perché brilli, tiratissima, sotto le luci stroboscopiche, il seno appena coperto da un top invisibile. Oueste principesse del pomeriggio ballano su grandi cubi, mimando le pose oscene della lap dance. Ballano davanti agli occhi di altri coetanei dagli sguardi voraci con in mano cellulari pronti a carpire foto e filmini. Scambi sessuali a pagamento, droga, bullismo violento, bande organizzate in strutture rigidamente piramidali che scandiscono l'erogazione di abbonamenti e ingressi e il viavai di nuove cubiste. L'autrice - inviata speciale del "Messaggero" - è entrata nei loro blog, nelle loro scuole e nelle loro discoteche, sebbene in queste ultime l'accesso sia impedito agli adulti, e ci propone un'inchiesta su un mondo sommerso e sconvolgente.
Il mondo è pieno di introversi: li vediamo, anche se non li sentiamo. A volte ci disturbano, con la loro reticenza. Altre volte ci affaticano, perché cedono sempre il passo a noi. Altre volte ancora li apprezziamo, perché sembrano innocui. Sono almeno un terzo delle persone che conosciamo: sono quelli che preferiscono ascoltare, invece che parlare; che preferiscono leggere invece cha fare vita sociale; quelli che creano e inventano, ma che non ostentano la loro opinione. A molti di loro dobbiamo alcuni dei più grandi progressi dell'umanità: dalla teoria della gravità, all'invenzione del computer, da Harry Potter a Google. Ma come trovano spazio gli introversi in una società che sembra premiare solo le personalità estroverse, competitive ed egocentriche? Raccontando anni di esperienza come consulente e il suo passaggio da una timidezza riluttante a una timidezza orgogliosa, Susan Cain accende un riflettore sugli introversi che sono fra di noi, spiegandone la forza e il ruolo nella nostra società.