
L'esperienza del dolore porta con sé angoscia e sconforto, interrogativi e paure. Spesso ne deriva un senso di disorientamento che induce a ripiegarsi su se stessi e a delegare ad altri la conduzione della propria vita. Questo libro di L. Sandrin, apre una prospettiva nuova: guardare al dolore come momento di riscoperta della propria ricchezza interiore, come approfondimento di relazioni, creazione di un modo diverso di vivere e di amare.
La "stima di sé" cui allude il titolo è l'apprezzamento di un individuo per la propria persona e le proprie capacità, e si colloca in un ambito strettamente psicologico; la "stima del sé" si riferisce invece a quel nucleo che costituisce l'identità profonda e spirituale di ogni essere umano e che contiene l'imago Dei, l'immagine di Dio. Psicologia e spiritualità si sono spesso trovate su posizioni differenti a questo riguardo, creando a volte una frattura quasi insormontabile. Questo libro di J. Monbourquette individua invece le profonde affinità tra psicologia e spiritualità e recupera il percorso che dalla stima di sé conduce alla stima del sé. L'autore è convinto che, per la sua piena maturazione, una persona debba al tempo stesso sviluppare la propria autostima e scoprire le ricchezze interiori del sé. La maturità spirituale, infatti, esige un "io" forte sul piano psicologico e, viceversa, la crescita personale si rivela incompleta se ignora la "cura dell'anima" e le risorse spirituali. Il volume è articolato in tre parti: Dalla stima di sé - Alla stima del sé - Dalla spiritualità del sé alla fede cristiana.
Il segreto per star bene con se stessi è vivere senza inseguire modelli irreali o illusori. Questa che sembra una regola scontata di benessere in realtà è disattesa, anche perché i modelli che ci vengono proposti sono spesso fuori dalla realtà, con il rischio che, misurandosi su di essi, si cada nel tranello della scarsa autostima. L'autore propone un percorso che non si affida solo alla ragione, ma tiene presente il cuore, come risorsa per accettare se stessi e gli altri, senza inseguire modelli illusori e, per ciò stesso, frustranti.
L'idea portante del volume è quella di riscoprire il valore della propria individualità come dono che Dio ha fatto all'uomo creandolo. E per riuscirvi bisogna innanzitutto contare sull'aiuto di Gesù, il Cristo. È Lui il Guaritore in assoluto, afferma V. Albisetti. Ma non si devono trascurare i mezzi a disposizione per guarire le ferite della vita, le negatività sperimentate nell'infanzia o nell'età adulta, tutti quei limiti che non hanno permesso uno sviluppo armonico della propria personalità. Prenderne coscienza e riappropriarsi del proprio io come valore ineludibile della persona modellandolo sull'Io del Cristo come traspare dalla Scrittura. Molte, infatti, sono le citazioni della Sacra Scrittura a conferma e stimolo del suo pensiero formativo. È ciò che l'Autore chiama psicospirtualità cristiana, in quanto il tutto è pervaso da una forte componente spirituale. Frequenti sono anche i richiami autoreferenziali dell'Autore che si pone quasi come "io narrante". Senz'altro come "presenza accanto" a chi legge. Un volume di psicologia che "accompagna" la persona nel discernimento del sé, nell'individuare conflitti da superare e "strumenti" da utilizzare per la crescita armonica del proprio io.
In questo breve testo, una riedizione, l'autore indica, tra i molti ingredienti che contribuiscono positivamente alla stabilità di un rapporto di coppia, la sincerità e la fiducia. Pagine semplici e immediate.
L'infedeltà di uno dei partner è all'origine di molti fallimenti nei rapporti di coppia. Come ricucire il rapporto minato dall'infedeltà? Senza dubbio il dialogo franco e paziente. Il libro suggerisce alcuni percorsi concreti.
Poiché l'aspirazione di ognuno è lo star bene totale, mentale e fisico, l'autore, L. Verdone, prende in considerazione tre regole utili allo scopo e che egli ritiene come fondamenti universali del benessere: vivere il presente; mettere al centro l'altro; accettare la realtà. Così, attraverso un rapido excursus supportato da elementi della letteratura, della filosofia e della psicologia, delinea un percorso di utili riflessioni formative. È un lavoro piuttosto sistematico pur nella sua linearità e brevità. Un vero vademecum per un buon equilibrio emotivo.
Perché mio figlio? È il grido lacerante che ogni genitore, colpito dalla morte prematura di un figlio, rivolge a Dio. E' un grido che scandisce inesorabilmente gli interminabili giorni e le tormentose notti che seguono la dipartita del figlio. A questo disperato "perché" cerca di dare una risposta l'autrice, A. Bassanetti, in questo libro, a partire dalla sua personale esperienza: la perdita della figlia Camilla a soli ventun anni. Sono pagine consegnate a tutte quelle famiglie che condividono lo stesso dolore, nella speranza che il cammino qui proposto per l'elaborazione del lutto possa portare a una nuova fecondità. Se accolto e vissuto nella compagnia di Colui che sulla croce ha gridato questo "perché" al Padre, questo grido lacerante può trasformarsi in un annuncio gioioso di vita, può rompere l'involucro gravido di un vivere limitato e parziale per far risorgere all'alba di una nuova esistenza e permettere di rinascere in un mondo nuovo, insospettato, dove terra e cielo si incontrano e si baciano, dove il drastico "mai più" si trasforma in un gioioso "per sempre", dove "l'esperienza di morte" diventa "esperienza di Vita". Per fare ciò occorre mettersi in cammino, e questo libro, anche attraverso consigli pratici e semplici, e sempre legati all'esperienza personale, è un'ottima guida per diventare "genitori del Cielo", con un "figlio in Cielo".
L'autore, V. Albisetti sostiene che per essere genitori bisogna prima diventare genitori di se stessi. Essere capaci cioè di accogliere il bambino che si è stati, e che non muore mai in noi. Rivivere eventuali ricordi dolorosi del passato, ridimensionare realtà conflittuali ed essere capaci di perdono. Inoltre, una presa di distanza da se stessi e dalle cose, può essere utile a costruire un buon rapporto con la realtà. Tutto ciò va trasferito nel rapporto educativo con i figli. Rapporto che deve essere affettuoso e liberante, improntato al rispetto delle potenzialità del figlio per una crescita autonoma e responsabile. Attraverso uno stile semplice ma incisivo, si dipana una strategia educativa di grande interesse. Anche se alcuni concetti possono essere magari conosciuti, la passione dell'autore che diventa a tratti testimonianza di vissuto, ne fanno un libro originale ma soprattutto utile a quanti affrontano il difficile compito di educare.
L'autrice M. Cyr prende in considerazione il comportamento delle persone che mettono il broncio. E distingue due tipi di musoni: quelli che si rifugiano nel silenzio e lo usano come uno scudo difensivo e quelli che lo usano per aggredire. Per gli uni come per gli altri, il broncio si rivela un'arma a doppio taglio, perché ferisce sia l'aggressore che la vittima.Questo libro tenta di capire perché certe persone si confinano nel silenzio. E riporta diversi casi che illustrano i danni che può causare un atteggiamento così irritante e a volte persino traumatizzante, come nei casi di persone definite musoni manipolatori, in quanto il loro silenzio diventa una tecnica perversa e destabilizzante per la vittima, specialmente all'interno della coppia.L'autrice propone test ed esercizi studiati per approfondire le cause del rifiuto di comunicare. Oltre a consigli utili per far parlare una persona imbronciata, per uscire dal ciclo ambiguo del broncio e per riprendersi dopo una relazione con una persona musona e manipolatrice.
Il volume riassume in quattro grandi capitoli le tappe significative del percorso esistenziale di Albisetti che coniuga due fronti, solo apparentemente paralleli, quello dell'analisi psicanalitica e quello della ricerca personale di senso che sfocia nella dimensione religiosa della vita. Non si tratta quindi di un libro di carattere scientifico, ma piuttosto della presentazione di un percorso umano e spirituale che è ben conosciuto da chi legge Albisetti. Lo stile è molto semplice e immediato.
Capita, a volte, di dire di sì, anche se questo, stranamente, contrasta con un profondo desiderio di dire di no. Ma quali sono i meccanismi che ci inducono a contrastare persino la nostra volontà? Sono interni o esterni a noi? Bisogna riconoscerli. L'autrice, S. Sperandio, sostiene che imparando a dire di no nei momenti dovuti, si ritrova l'equilibrio tra il senso di responsabilità, il dovere e le regole di comportamento da osservare da una parte, e il benessere, la serenità dall'altra. Dire di no, talvolta, è semplicemente permettersi di assumere la propria libertà di parola, di ascolto di sé e di scelta per essere davvero disponibili. La volontà, liberata da ogni condizionamento interiore ed esteriore, è un privilegio al quale abbiamo diritto per fare delle scelte veramente libere. È importante la conoscenza delle motivazioni che ci inducono a determinati comportamenti; ciò giova senz'altro alla costruzione di una personalità più libera, capace di auto-determinarsi senza subire dall'esterno pressioni di sorta.