
Se c'è un viaggio entusiasmante e faticoso, pieno di sorprese e mai fallimentare, è quello che la persona compie dentro di sé, alla ricerca del suo vero volto interiore. Per questo viaggio, però, non bastano gli strumenti della psicologia, anche se necessari; la persona deve attingere alla dimensione spirituale della propria vita per incontrare il meglio di sé? e non fallire. Di V. Albisetti.
In una società dove le apparenze sono molto vistose e, di conseguenza, l'efficienza esaltata fino all'estremo, è facile cadere nella tentazione che alcune vie più di altre possano farci raggiungere presto alcuni obiettivi. I veri obiettivi però non sempre corrispondono alle apparenze. Riuscire a scoprire le vie che portano verso l'autentica realizzazione di sé è fonte di gioia e di pace. Di F. Bisogno.
Contrattempi, preoccupazioni, imprevisti, delusioni sono spesso all'ordine del giorno. Come e dove trovare granelli di gioia? V. Albisetti sostiene che quando si è compreso che la serenità interiore non dipende da ciò che succede intorno a noi, ma dal nostro atteggiamento nei confronti della vita, ogni circostanza può contenere in sé piccole occasioni di crescita. Ignorare i problemi, evitare le sofferenze a tutti i costi, non aiuta a trovare la felicità. Conduce piuttosto a una vita vuota. Per vivere più sereni non serve tanto cambiare e circostanze esterne, quanto modificare la nostra visione della vita.Il testo è articolato in tre parti:- E' ora di cambiare- Credere nella vita- Qui e ora!
La tesi sostenuta dall'autore in questo libro è che abbiamo due menti, una che pensa e una che sente e ambedue interagiscono come fondamentali fonti di conoscenza. Questo saggio, dal linguaggio rigoroso e nello stesso tempo accessibile, offre gli strumenti per comprendere l'intelligenza emotiva e per potenziarla. Non si tratta solo di un saggio di divulgazione psicologica; l'autore, trattando questi temi, offre indicazioni per una maggiore consapevolezza di stati d'animo e di emozioni che, riconosciuti e valorizzati, si trasformano in positività e armonia e risponde così ad alcune domande che la nostra società si pone di fronte al mistero della conoscenza di sé. L'autore è docente di Filosofia pura presso l'Università di Barcellona.
Aiutare gli altri è lo scopo principale delle cosiddette "professioni di aiuto" (medico, infermiere, psicologo, volontario, ecc.), nelle quali il rapporto tra curante e assistito ha implicazioni emotive spesso molto forti. Ma, quando l'operatore si fa troppo coinvolgere dai problemi di chi è stato affidato alle sue cure, può andare in burnout. Con questa espressione si intende una particolare condizione di logorio psicologico (a volte anche fisico) provocato da una progressiva perdita di idealismo e di energia nel lavoro, accompagnata da una sensazione di impotenza e fallimento. È lo stress di chi avverte un forte squilibrio tra richieste e risorse, tra ideale e realtà, tra ciò che gli assistiti richiedono e le reali possibilità di rispondere ai loro bisogni. È questo l'argomento trattato nel volume di Sandrin, camilliano, il quale, oltre a descrivere le premesse e le dinamiche del burnout, suggerisce anche alcune strategie per prevenirlo. Il libro si articola in otto capitoli, con episodi e aneddoti che aiutano a circoscrivere e a comprendere meglio il problema. La Bibliografia finale segnala le opere e gli articoli più recenti di studiosi italiani e stranieri.
Il lavoro assorbe gran parte delle nostre energie; al lavoro dedichiamo molto del nostro tempo e al lavoro chiediamo che sia occasione di crescita, palestra di realizzazioni, sì, ma anche possibilità di esprimere i valori etici che stanno alla base di ogni impegno umano e professionale. Per questo diventa urgente riscrivere alcune regole in cui riconoscersi per contribuire ad un ambiente sereno e positivo, proprio a partire dalle esigenze etiche del lavoro. Il libro è un sussidio per la crescita personale in ambito aziendale. Vuole essere un compagno di chi si interroga sul senso del lavoro e sulle possibilità personali di trasformare il lavoro in occasione di relazioni, di realizzazioni, di crescita.
Nel corso dei millenni, l'umanità ha esplorato tutti gli aspetti della guerra e della violenza, sperimentandone gli orrori. Oggi diventa urgente sperimentare modi diversi di relazionarsi, attraverso la comprensione e il rispetto reciproco nelle nostre società. Lo sostiene Pierre-Yves Boily in questo saggio che è anche un grido dell'anima. Ma come compiere collettivamente questo passaggio? Si può tentarlo nella organizzazione del lavoro? Si può andare più lontano della non violenza nei rapporti tra persone, tra gruppi, e tra Paesi? La tenerezza organizzativa o politica, economica e sociale ubbidisce alla stessa dinamica della tenerezza intima? Il testo cerca di dimostrare come questo tentativo può rivelarsi fruttuoso nelle organizzazioni. Un saggio sociale, dunque, comprensibile da tutti per lo stile piano e scorrevole, che può favorire la presa di coscienza della violenza nelle sue svariate forme e il rifiuto della stessa. Nel testo vi si trovano, talvolta, analisi curiose e interessanti, come la distinzione tra aggressività e aggressione: la prima, un meccanismo di protezione molto utile; la seconda invece, fa parte di una dinamica malsana? Senza mai nominarla, il testo è sulle posizioni di rifiuto della globalizzazione, intesa come omologazione e distruzione della libertà individuale. Pur ispirato a principi cristiani, il libro ha tuttavia un'impostazione laica.
Sentirsi "brutti anatroccoli" significa vivere in modo problematico il rapporto con il proprio corpo. Modelli culturali imposti dai mass media possono generare un senso di inadeguatezza e quindi di insicurezza, condizionando - e a volte compromettendo - i rapporti sociali. Il legittimo desiderio di ricevere attenzione, rispetto e fiducia non può basarsi sul confronto con gli altri, ma unicamente sulla consapevolezza del proprio valore. Il testo di G. Paravati, particolarmente adatto a preadolescenti, adolescenti e loro genitori, si articola in otto capitoli: Brutti anatroccoli si nasce...; ... o si diventa?; Pubblicità regresso; Mode e pappagalli; Una questione di riflessi; Il bell'anatroccolo; Qualcosa a cui non rinunciare; Lettera d'amore da uno Sconosciuto.
Il filo conduttore del testo di F. Bisogno è imparare ad accettare e donare tutte le parti della propria personalità per raggiungere una completa armonia di sé. Spesso, infatti, le persone non coltivano la propria "melodia" interiore, ma inibiscono alcune parti di sé ritenendo che soltanto così potranno essere felici o perfette. Considerando gli aspetti problematici della personalità come altrettante note stonate, l'autrice esorta a riscoprire la "melodia" d'amore che ognuno può produrre per sé e per gli altri se si impara a fidarsi dell'unico vero "compositore", cioè Dio. Il testo si articola in sei capitoli: La nota della tristezza, La nota dell'importanza, La nota delle relazioni, La nota della stanchezza, La nota della sensibilità, La nota della concentrazione.
Il libro di V. Albisetti vuole essere una sorta di piccolo vademecum per gestire al meglio il rapporto di coppia. Essenziale è liberarsi da ogni idealizzazione e accettare le debolezze proprie e del partner. In tal modo si apre la strada a un rapporto basato, oltre che sull'amore, anche sulla complicità, cioè un'intesa reciproca che permette di conoscere l'altro senza invaderlo né giudicarlo.Il testo prende in considerazione alcune delle "questioni" sulle quali i coniugi sono quotidianamente chiamati a misurare il loro rapporto: il lavoro, i figli, i suoceri, i soldi, il sesso. Ciascuno di questi aspetti, se opportunamente inquadrato in uno sforzo personale di crescita psicologica, non è più motivo di contrasti ma diventa un arricchimento reciproco.
In che modo e per quali motivi si diventa affettivamente dipendenti? Come si vive questa realtà nella vita quotidiana? Come si può uscirne e vivere serenamente? Attraverso queste domande l'autore, D. Pietro, sviluppa il tema della dipendenza affettiva, di cui egli stesso ha fatto esperienza (ferite psicologiche, alcool, senso di abbandono, mancanza di autostima). Egli ritiene che la causa della dipendenza affettiva sia da ricercare nella carenza d'affetto verificatasi durante l'infanzia. Uscirne è possibile, a patto che si prenda coscienza del problema, si cerchi un aiuto psicologico adeguato e si abbia davvero la volontà di dare alla propria vita un corso diverso.Il volume si articola in dieci capitoli. Nei primi tre, l'autore espone la propria storia (padre "assente" e madre autoritaria, dipendenza dall'alcol, psicoterapia individuale e di gruppo, ritiro spirituale, presa di coscienza delle proprie possibilità, uscita dalla dipendenza). Nei capitoli successivi, indaga sulle cause e su alcune manifestazioni della dipendenza affettiva, come: l'amore-passione; la depressione; i problemi causati da separazione e divorzio; il lutto; l'alcolismo e la tossicomania; la compulsione alimentare. Chiude il volume una breve Bibliografia.
L'assunto su cui si basa il testo è che la solitudine è connaturata all'essere umano. Ogni uomo è necessariamente solo nella sua originalità, nelle sue peculiarità di persona unica e irripetibile, ma anche nelle esperienze della vita, nelle quali nessuno può sostituire un altro. Ci si può quindi sentire soli anche in mezzo agli altri, e in questo la solitudine si distingue dall'isolamento, che è la scelta consapevole di vivere lontano dagli altri. A seconda di come si vive la solitudine, si può entrare in un'angoscia paralizzante o uscirne liberi e più coscienti della propria originalità. Quest'ultima via è quella percorsa da V. Albisetti, secondo il quale la solitudine è il mezzo per "accedere al significato più profondo dell'esistenza umana". Questo può comportare sofferenza, ma "non esiste coscienza di sé senza dolore". In definitiva, la solitudine è un passaggio obbligato per crescere psicologicamente e spiritualmente.