
Bullismo, depressione, autolesionismo, gelosia, adescamenti, violenza. Le derive e i pericoli dell'adolescenza sono molteplici e complessi, tanto da spaventare non solo i ragazzi, ma anche insegnanti e genitori. Quante volte ci siamo chiesti cosa ci sia nella mente di un giovane carnefice o di una giovane vittima? E quali pensieri, stati d'animo e ragionamenti si nascondano dietro ad azioni che spesso fatichiamo a comprendere? Maura Manca, psicoterapeuta e formatrice, che da anni dialoga con i ragazzi e dunque li conosce bene, ci aiuta a entrare nella loro testa. E lo fa mimetizzandosi, parlando dal loro punto di vista e con la loro voce. Nasce così questa serie di racconti, narrati in prima persona, ispirati alle storie vere di giovani che l'autrice ha incontrato e supportato. Un'immersione totale, commovente e a tratti scioccante, che non lascia il lettore indifferente. Perché dietro ai pugni di un bullo o di un fidanzato violento, dietro ai tagli di un autolesionista o al silenzio di una ragazza stuprata, c'è sempre un oceano di dolore e di rabbia in cui annega la razionalità, un'incapacità di comunicare che si accompagna al desiderio di ascolto e comprensione e alla voglia di riscatto. Alla base dei problemi relazionali dei giovani spesso c'è la difficoltà di riconoscere e gestire in modo consapevole le proprie emozioni e quelle dell'altro, la paura, la noia, l'iperprotettività dei genitori o, al contrario, la totale mancanza di regole e controllo. Non va poi dimenticato che sono figli di una società dove violenza e aggressività sono normalizzate e parte della dieta mediatica quotidiana. Una società molto competitiva, e assai poco cooperativa. Quando i suoi giovani pazienti le dicono «tu mi leggi nel pensiero», la dottoressa Manca sorride e risponde che semplicemente li ascolta, conosce il loro mondo e si mette nei loro panni. Nessun ragazzo è «sbagliato», così come nessun ragazzo è «perduto». Molti perseverano nell'errore o nel dolore perché sono circondati da adulti assenti, sordi o indifferenti alle loro richieste d'aiuto. Conoscerli, capirli, è il primo passo per aiutarli.
È successo all'improvviso, un virus ha sconvolto il mondo intero e, in un attimo, ci ha tolto la nostra libertà. Tutto è cambiato, ci hanno detto di rimanere a casa e lì abbiamo scoperto quanto sia difficile convivere, resistere, mantenere viva la speranza. Dopo la fugace euforia dei canti dai balconi, abbiamo scoperto una paura collettiva che in qualche caso è diventata panico, terrore. Sono vacillate le nostre certezze e, insieme alla quotidiana conta dei morti, anche le nostre speranze. La parte del mondo più avanzata, l'Occidente tecnologico e scientifico, è improvvisamente diventata frangibile e imperfetta. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: alcuni, segnando, insegnano. L'epidemia ci ha costretti tra quattro mura, è vero, ma così facendo ci ha permesso di rallentare e tirare il fiato, di riscoprire abitudini e sogni abbandonati in un cassetto durante la forsennata corsa quotidiana e, dunque, di conoscerci di più. Abbiamo scoperto di essere molto meno forti di quello che pensavamo. Abbiamo scoperto di essere vulnerabili. Ma è proprio da questa vulnerabilità che dobbiamo e possiamo partire, accettando le nostre debolezze e i nostri limiti, sperando che il virus abbia ucciso l'arroganza e la protervia. Il delirio di onnipotenza che ci aveva annebbiato le menti, che ci aveva resi incuranti del cambiamento climatico, dell'inquinamento, delle sperequazioni economiche e sociali, forse, è caduto per sempre. In questo libro Paolo Crepet analizza cosa è accaduto durante i mesi di lockdown e la lenta ripartenza, e cosa ci aspetta in un presente ancora minacciato dal virus. E si concentra sulla necessità del cambiamento, che per lui significa «non uccidere la speranza di poter avere un futuro diverso da quello che ci eravamo meritati». Non solo un saggio, ma anche un viaggio dentro di noi, per scoprire cosa dobbiamo salvare dell'umanità e quali cambiamenti sono necessari per salvaguardare il domani.
Le pagine di Lezioni di sogni vogliono essere spunti, provocazioni, richiami, un'occasione per riflettere sul futuro delle giovani generazioni. Che cos'è il talento e come supportarlo? Come gestire il rapporto con la tecnologia e i social media? Come educare alla gentilezza, al rispetto, alla complessità?
Siamo nel pieno di quella che papa Francesco ha definito una catastrofe educativa: molti adulti si sentono sperduti, impreparati, quasi impotenti di fronte alle nuove generazioni e i giovani si trovano senza punti di riferimento sicuri. In un mondo che cambia con rapidità, è più che mai necessario ripensare il difficile compito di educare. Ripercorrendo quanto scritto negli ultimi trent'anni, mescolando ricordi personali e pubbliche riflessioni, Paolo Crepet offre il frutto della sua lunga esperienza, delineando quello che in molti hanno definito "il metodo Crepet". Un lungo viaggio, che pone al centro il bisogno di ripensare la genitorialità, la scuola, il rapporto tra le generazioni, il futuro. Non possiamo ignorare che la necessità di un profondo cambiamento si scontri con resistenze, timori, egoismi difficili da vincere, freni che privano bambini e ragazzi del diritto di far nascere i propri sogni e di coltivarli, affidandosi alla capacità di sentire le proprie emozioni e di lasciarsi coinvolgere dalla passione per un progetto di vita. Serve dunque la forza di una voce critica, anche scomoda, che scuota da questo torpore educativo e aiuti a invertire la rotta. Le pagine di Lezioni di sogni vogliono essere dunque spunti, provocazioni, richiami, un'occasione per riflettere sul futuro delle giovani generazioni. Che cos'è il talento e come supportarlo? Come gestire il rapporto con la tecnologia e i social media? Come educare alla gentilezza, al rispetto, alla complessità? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui nessuno può sottrarsi, perché «i bambini ci guardano e imparano da noi bellezze e viltà». Paolo Crepet scrive perciò questo libro "come un portolano utile, per naviganti impauriti da vecchie e nuove tempeste, per chi voglia riafferrare il bandolo di una matassa troppo strategica perché sia lasciata all'ignavia degli indifferenti2.
La nostra interiorità è pervasa da un profondo senso di insicurezza e dal pensiero ricorrente di non essere all'altezza: siamo sempre insoddisfatti, viviamo nel giudizio perenne su noi stessi e qualsiasi meta raggiungiamo non è mai abbastanza. Abbiamo paura di parlare davanti agli altri, di esprimere un'opinione, di essere al centro dell'attenzione, per timore di essere giudicati. Questa paura assume mille volti e diventa ansia dell'esame, di sostenere una conversazione, dell'autorità, del fallimento... Eppure non c'è errore più grande di cercare l'autostima fuori di sé, di collegarla ai risultati che otteniamo, all'approvazione degli altri. Perché l'autostima è un cammino verso qualcosa che già è dentro di noi, che "vede" la nostra unicità e giorno dopo giorno la realizza. In questo libro, Raffaele Morelli ci indica la via per superare la nostra paura di non valere abbastanza e per ritrovare la stima di noi stessi. Ognuno dei capitoli rappresenta una lezione e si conclude con un'esperienza pratica. E così, pagina dopo pagina, esercizio dopo esercizio, impareremo a lasciare andare le aspettative che abbiamo su noi stessi, smetteremo di credere alle opinioni dominanti che impongono un ideale di perfezione senza ombre, per rivolgerci invece a quel silenzio interiore che custodisce la nostra unicità e la nostra evoluzione. Basterà modificare ogni giorno per qualche istante il nostro atteggiamento mentale per riuscire finalmente ad avvicinarci al nostro Sé, la cui perdita è la vera causa dei disagi che ci affliggono: "Bastano pochi attimi per cambiare totalmente il modo di vedere noi stessi. Pochi istanti di percezione producono gocce di cambiamento inimmaginabili".
Che cosa significa amore? E se diciamo: «Ti amo», cosa desideriamo comunicare? Sono domande che avevano poco ascolto quando, in tempi non lontani, le grandi utopie storiche dominavano il discorso pubblico, mentre la sfera dei sentimenti era e doveva rimanere una questione privata. Poi, tramontate le speranze di trasformazione radicale della società, quel mondo di affetti personali relegati, quasi nascosti, in un angolo, è riemerso, mostrando la sua forza e condizionando la vita pubblica. Oggi «tutto avviene nel nome dell'amore», fino a esasperarne il significato e tradendo il valore di quelle domande. Il libro di Stefano Zecchi mette ordine a ciò che chiamiamo - con sincerità o ostentazione - «amore», accompagnandoci in un viaggio alla scoperta dei diversi modi di viverlo e comprenderlo. Dai grandi miti alla filosofia, ai testi della nostra classicità, passando per gli immortali romanzi ottocenteschi, film e canzoni dei nostri giorni, Zecchi ragiona sulla natura del sentimento più affascinante e contraddittorio: amore passionale, romantico, sentimentale, vanitoso; amori sbagliati, impossibili, disperati. Dopo aver indagato le trasformazioni che il linguaggio dei sentimenti ha subito dal secolo scorso a oggi, Zecchi riflette su come siano cambiate le relazioni in seguito alla rivoluzione sessuale, sul matrimonio e sul divorzio, ma anche sui nuovi significati della maternità e sulla continua evoluzione della figura paterna. E poiché «l'amore ci interroga sul senso del futuro, su ciò che lasceremo alle generazioni che verranno», esso si esprime anche nella cura della Terra dei figli. Il viaggio si conclude riannodando i fili che congiungono l'amore alla bellezza, perché «il bene si comprende attraverso il significato del bello e l'amore trova nella bellezza la sua espressione più vera».
Qual è il vero compito di un genitore oggi? È giusto fare tutto il possibile per rispondere alle richieste dei propri figli? Come si può tornare a essere genitori autorevoli? Attraverso dieci riflessioni inedite, Alberto Pellai ci offre una visione critica dei problemi alla base dell'emergenza educativa che affligge il nostro tempo, per poi fornirci numerosi suggerimenti pratici per riaffermare il ruolo genitoriale davanti alle sfide del Terzo Millennio. Nel travagliato viaggio verso l'età adulta, è importante prima di tutto riconoscere che crescere significa diventare responsabili, accettare i limiti, gestire i propri impulsi e imparare a relazionarsi con gli altri; il rischio, in caso contrario, è quello di perdersi e di finire in balia delle proprie fragilità. La società contemporanea ha infatti introdotto nuovi scenari e opportunità per i giovani, ai quali si accompagnano però altrettante complessità e insidie: la diffusione pervasiva della cultura digitale e dei social media ha alterato profondamente il paesaggio educativo, generando spesso un vuoto interiore che compromette la genuina felicità dei nostri figli. Le ricerche e le evidenze cliniche rivelano inoltre che disagio e sofferenza sono in crescita tra gli adolescenti, sottolineando un'urgente necessità di comprendere le cause di questo fenomeno. Nel suo nuovo libro Alberto Pellai si pone dunque una domanda fondamentale: cosa sta accadendo ai nostri ragazzi e perché? Attraverso un'analisi approfondita, l'autore invita genitori e educatori a riscoprire e a riaffermare il proprio ruolo, fornendo strumenti per affrontare le sfide educative in modo più consapevole ed efficace. L'obiettivo è quello di «allenare» i ragazzi a superare la complessità della vita attingendo alle proprie risorse, e di guidarli verso una felicità autentica e duratura.
"Ogni mia grande rivoluzione personale, che fosse professionale, relazionale o spirituale, è iniziata non da una certezza assoluta, ma da una domanda. La ricerca di una risposta era l'unico modo per conoscere la verità. E quando non la trovavo subito, ero costretto a partire per cercarla. Nel mondo, dentro me stesso, nelle altre persone. Questo libro è una raccolta delle domande che più di tutte hanno smosso qualcosa di profondo nel mio cuore e nella mia mente. Sono domande inusuali, talvolta molto specifiche, in altri casi bizzarre. Portano alla riflessione, ma anche al desiderio di agire per cambiare le cose. Spesso risultano scomode, addirittura impertinenti, ma sono necessarie per far emergere dal caos interiore uno spunto, una consapevolezza, un frammento appuntito di verità da maneggiare con cura." In "Quando inizia la felicità", Gianluca Gotto condivide le domande che lo hanno accompagnato nel corso della sua crescita personale per raccontare senza reticenze le esperienze vissute in questi ultimi anni. I momenti difficili e le fragilità, ma anche la sua rinascita, i sogni realizzati, la consapevolezza acquisita attraverso il buddhismo, i tanti incontri che hanno illuminato la sua strada, l'amore smisurato per Claudia e la gioia, immensa, della paternità. Un libro pieno di consigli e spunti per vivere al meglio la propria vita, ma anche rassicurante come una tazza di tè in un freddo pomeriggio di pioggia, il primo abbraccio dopo molto tempo, una chiacchierata con quell'amico che ti ascolta senza giudicare. Un diario di viaggio scandito da domande su cui tornare più e più volte, per trovare un segnale, un'ispirazione, una motivazione a smettere di aspettare o inseguire la felicità, ma cercarla dove già siamo: qui e ora.
Dove sono finite oggi le nostre emozioni? Chiederselo non è un esercizio retorico, ma un interrogativo necessario. Viviamo in un mondo nel quale guerre, migrazioni epocali e nuove emergenze contribuiscono a creare un senso di precarietà, spingendoci a credere che le uniche modalità plausibili per sopravvivere siano la negazione e la paura. Solo che la prima ci condanna all'indifferenza, la seconda ci paralizza. In entrambi i casi, finiamo per relegarci in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini. Siamo all'età dell'atarassia, dell'insensibilità? Il rischio c'è, ed è sempre più concreto. Ai nostri giovani insegniamo a rimandare il momento di fare i conti con la vita vera. Li condanniamo a crescere fragili e spaesati. Rivendichiamo una scuola senza voti, riscriviamo per loro fiabe in nome del «politicamente corretto», privandoli della possibilità di far maturare le loro emozioni. Perché le nostre emozioni vanno allenate ogni giorno, ma, per crescerle e allevarle, occorre saperle sfidare, non negarle né rinunciarci. Preferiamo invece colmare quel vuoto emotivo con il cinismo e affidarci ciecamente ai nuovi prodotti dell'intelligenza artificiale, che minacciano di depotenziare le nostre capacità fisiche, cognitive ed emotive, la nostra meravigliosa imprevedibilità. La maggior parte di noi non è consapevole di questa diffusa anestesia dell'anima, ciascuno si limita a godere dei privilegi e del benessere materiale rinchiuso nel proprio bozzolo. Ignorando che in questo modo l'umanità intera rischia di imbarbarire. Ma, per chi lo volesse cercare, l'antidoto c'è. È l'empatia. Condividendo ricordi personali, incontri e riflessioni, Paolo Crepet ci esorta con passione a ribellarci all'indifferenza, a non aver paura delle nostre idee e neppure dei nostri inciampi. Ci invita a riappropriarci con audacia, quasi con sfrontatezza, delle nostre emozioni per tornare finalmente a «mordere il cielo».
Tutti noi, se la nostra vita non è completamente manicomiale, mettiamo in pratica esperienze di osservazione guidata dall'ascolto attivo. Lo scopo di questo libro è di renderci consapevoli di cosa facciamo quando ci riusciamo, in modo da permetterci di riflettere su queste dinamiche e darci la possibilità di metterle in atto sistematicamente e volontarimente ogniqualvolta lo riteniamo necessario.
Come mai fra i responsabili di certi terribili omicidi figurano anche rampolli di buona famiglia? Esistono davvero delle persone "nate per uccidere"? Se così fosse, in che modo potremmo identificarle e curare preventivamente la loro predisposizione alla criminalità? Da oltre trent'anni, Adrian Raine cerca di dare una risposta a queste domande, avventurandosi in ricerche pionieristiche volte a indagare le basi "biologiche" della violenza. In questo libro, l'autore presenta un numero sempre crescente, e sempre più sconvolgente, di prove che dimostrano come i geni e l'ambiente influenzino e plasmino la mente criminale, e come determinate caratteristiche apparentemente innocue, ad esempio una bassa frequenza cardiaca a riposo, possano essere in realtà sintomatiche di un'indole violenta. Grazie ad esperimenti geniali, a dati sorprendenti e a casi di studio impressionanti, Raine analizza lucidamente i delicati problemi etici sollevati dalla neurocriminologia in merito alla prevenzione del crimine e alle pene da comminare.
Ragazzi e ragazze, tra i 10 e i 14 anni, descritti e “spiegati” nel loro percorso verso l’identità personale: le loro relazioni familiari, la loro religiosità, il loro comportamento negli spazi extrafamiliari tra amici ed educatori. Gli Autori, tutti salesiani, sono esperti di pedagogia e di psicologia e da anni si occupano con successo di educazione dei preadolescenti. Ferrero è stato direttore editoriale dell’Editrice Elledici.