
"Pensare l'impensabile" è la prima e più importante raccolta di scritti di Nina Coltart; pubblicato per la prima volta nel 1992, è un classico della psicoanalisi inglese. L'impensabile attraversa tutti i capitoli ed è affrontato da Nina Coltart con libertà, coraggio e rigore al tempo stesso. Analista di grande ingegno ed esperienza clinica, propone la sua visione di quelli che sono i fattori terapeutici e non terapeutici in psicoanalisi, della valutazione e dei criteri di analizzabilità, delle caratteristiche personali - e spirituali - che l'analista deve coltivare per praticare la "professione impossibile". Uno dei pregi di questo libro è la limpidezza con cui Nina Coltart descrive alcune situazioni cliniche, talvolta estreme, in cui i sentimenti e i vissuti con i quali l'analista è messo a confronto appartengono al dominio dell'impensabile, per esempio il silenzio. Molti di questi casi ricorrono nei diversi capitoli del libro, analizzati da punti di vista diversi, diventando familiari per il lettore. Un testo attuale, in cui Nina Coltart utilizza la sua intuizione, la sua sensibilità clinica e una grande libertà di pensiero anche per avvicinarsi, in modo quasi anticipatorio rispetto agli sviluppi successivi della psicoanalisi, a temi quali il rapporto fra psicoanalisi ed etica, psicoanalisi e spiritualità, psicoanalisi e religione, con particolare riferimento al buddhismo.
Una panoramica aggiornata sulle teorie della personalità, con sezioni inedite su "Personalità e neuroscienze"; La teoria psicoanalitica di Freud; La teoria fenomenologica di Cari Rogers; Le teorie dei tratti di personalità: Allport, Eysenck, Cattell; Le basi biologiche della personalità; Gli approcci del comportamentismo e delle teorie dell'apprendimento allo studio della personalità; La teoria dei costrutti personali di George Kelly; La teoria cognitivo-sociale: Bandura e Mischel; La personalità nel contesto: le relazioni interpersonali, la cultura e lo sviluppo nel corso della vita; La valutazione della teoria e della ricerca sulla personalità.
Che cos'è la mente? In cosa consiste realmente l'esperienza del Sé? In che modo la mente si differenzia dal cervello? Spesso si descrivono i contenuti mentali, le emozioni, i pensieri, i ricordi; l'essenza della mente, invece, viene di rado, se non mai, definita. Daniel Siegel impiega qui la sua peculiare sensibilità e la sua formazione interdisciplinare per proporre una definizione che possa rispondere agli interrogativi sul "cosa, come, dove, quando e perché" della mente, su chi siamo e su chi potremmo aspirare a essere. A partire dai più recenti risultati scientifici, ma anche dalla sua biografia, Siegel conduce il lettore in un viaggio che indaga in profondità dimensioni come la coscienza, l'esperienza soggettiva e l'elaborazione delle informazioni, svelando il processo di auto-organizzazione della mente che trae origine sia dal corpo sia dalle relazioni che intrecciamo l'uno con l'altro e con il mondo circostante. Rendendo accessibili e appassionanti le più differenti discipline scientifiche - dalla neurobiologia alla fisica quantistica, dall'antropologia alla psicologia - questo viaggio al centro dell'uomo stimola la riflessione su interrogativi fondamentali che riguardano l'identità, le relazioni e la capacità di vivere al meglio che ognuno potenzialmente possiede.
Circa quarant'anni or sono gli psicologi israeliani Daniel Kahneman e Amos Tversky hanno dato alle stampe una serie di lavori in cui mostravano come la mente umana tenda a cadere in errore quando si trova costretta a scegliere in situazioni di incertezza. Le loro scoperte hanno posto le basi di una nuova disciplina, l'economia comportamentale, e la loro teoria della mente è stata premiata con il Nobel vinto da Kahneman nel 2002. Un'amicizia da Nobel racconta la storia di una collaborazione avvincente, quella tra due menti d'eccezione che hanno al tempo stesso la statura di grandi figure letterarie. Le ricerche di Kahneman e Tversky, eroi sul campo di battaglia oltre che dell'accademia - entrambi avevano alle spalle importanti carriere nell'esercito israeliano -, erano indissolubili dalle esperienze fuori dal comune che avevano segnato le loro vite. Tversky era un combattente dinamico, un carattere estroverso, sempre al centro dell'attenzione; Kahneman era un introverso dominato dalle proprie insicurezze. La storia delle loro ricerche viene ricostruita a partire dalle personalità di due individui affascinanti, anche se molto diversi. Eppure il loro sodalizio ha cambiato per sempre il modo in cui gli uomini percepiscono la propria mente.
Massimo Recalcati interroga la funzione paterna nell’epoca della sua crisi.
Attraverso Sigmund Freud e Jacques Lacan e alcune figure tratte dalla letteratura (Philip Roth e Cormac McCarthy) e dal cinema (Clint Eastwood), si delineano i tratti di una paternità indebolita ma comunque essenziale.
Nel tempo dell’evaporazione del padre, che cosa può essere ancora una guida per il soggetto? Insomma, cosa resta del padre?
Emozioni, sentimenti e passioni forgiano la qualità della nostra esistenza, ma non sempre siamo consapevoli dei modi in cui si esprime la nostra vita affettiva. Tendiamo infatti a vivere in modo irriflessivo. Quale cura di sé consente di coltivare la parte affettiva a vantaggio della qualità dell'esistenza? E come è possibile alimentare gli affetti positivi, che generano sentimenti vitali, e ridimensionare quelli negativi, che mettono a rischio la relazione con se stessi e con gli altri? Rispondere a queste domande significa tracciare un orizzonte alla luce del quale valutare se e quanto le nostre convinzioni siano adeguate alla vita buona. Significa creare le fondamenta della migliore vita possibile. In questa prospettiva, sviluppare la capacità di autocomprensione affettiva rappresenta un obiettivo esistenziale imprescindibile.
Perché le persone si comportano in modo diverso alle prese con la medesima situazione? Perché, davanti alle avversità della vita, alcuni cadono in depressione, altri diventano aggressivi, altri ancora si fortificano? Perché alcuni si barricano in casa per paura mentre altri sentono il bisogno di evadere? Perché l'amore, a volte, degenera in dipendenza o in violenza? Perché alcuni soffrono per non soffrire mentre altri non vivono per paura di morire? A queste e ad altre domande risponde Manuel Villegas, a partire dalla concezione del disagio psicologico come risultato di costrizioni interne o esterne della libertà, sotto forma di vergogna, paure, dipendenze, sensi di colpa, ossessioni, pulsioni. L'essere umano non può evitare i conflitti che accompagnano la sua esistenza, ma può affrontarli con atteggiamento responsabile, imparando a gestirli in modo autonomo.
Se la pelle è l'involucro del corpo, allo stesso modo l'Io tende ad avvolgere l'apparato psichico. Da questo punto di vista, le strutture e le funzioni della pelle possono offrire agli psicoanalisti e agli psicologi analogie feconde e guidarli nelle loro riflessioni e nelle loro pratiche. L'io-pelle si presenta come un concetto operativo che definisce il modo in cui l'Io si appoggia sulla pelle e implica un'omologia tra le funzioni dell'Io e quelle del nostro involucro corporale: limitare, contenere, organizzare. L'idea che l'Io, come la pelle, si strutturi in un'interfaccia consente anche di arricchire le nozioni di frontiere, limiti, contenitori, in una prospettiva psicoanalitica. Inoltre, la pregnanza concettuale dell'Io-pelle permette di comprendere meglio una realtà clinica complessa: al di là della relazione tra le malattie dermatologiche e i disturbi psichici, Anzieu dimostra come il sovrainvestimento o la carenza di una funzione dell'Io-pelle servano a spiegare in particolare il masochismo perverso, il nucleo isterico della nevrosi o la distinzione tra personalità narcisistiche e borderline.
John Bowlby è uno dei più eminenti teorici della psicologia del ventesimo secolo. Questa nuova edizione del libro di Jeremy Holmes è sia un resoconto della vita e delle idee di Bowlby, sia un'introduzione aggiornata agli studi contemporanei sulla teoria dell'attaccamento, ormai imprescindibile in psicologia, psicoterapia e sviluppo infantile. Holmes ripercorre l'evoluzione del lavoro di Bowlby, a partire dalla sua fecalizzazione iniziale sulla delinquenza e sulla deprivazione materiale e dalla sua insofferenza per l'impermeabilità della psicoanalisi nei confronti della scienza empirica, per arrivare sino all'affermazione della teoria dell'attaccamento come modello psicologico a se stante. Questa nuova edizione documenta l'esplosione dell'interesse per la teoria di Bowlby, con le ricerche e le nuove teorie dei suoi seguaci, che comprendono la scoperta da parte di Mary Main dell'attaccamento disorganizzato e la sua elaborazione àe\Y Adult Attachment Interview, le indagini sull'attaccamento in età adulta di Mikulincer e Shaver, e i contributi fondamentali di Fonagy, Bateman e Target. Vengono presi in esame anche i progressi nel campo della biologia e della neuroscienza dell'attaccamento. Questo libro, scritto in modo molto accessibile ma rigoroso dal punto di vista accademico da una figura autorevole in materia, resta la perfetta introduzione alla teoria dell'attaccamento per chi si interessi di psicologia, psichiatria, lavoro nel sociale e di cura.
Tema del volume è la ricerca su quello che viene definito il “cervello genitoriale”, ossia sulle basi neurali e psicofisiologiche dei comportamenti di cura del bambino da parte dell’adulto. La ricerca neuro e psicofisiologica tende a individuare i correlati biologici di tali comportamenti, intercettando i meccanismi adattivi e tipici, accanto a quelli atipici e/o francamente patologici, che possono costituire fattori di fragilità nell’adeguatezza con cui i comportamenti genitoriali si manifestano.
Il testo affronta la presentazione dei più attuali modelli neuro-psico-dinamici del parenting, riportando quindi i risultati delle ricerche nazionali e internazionali sul tema. Inoltre, vengono trattati i dati relativi al ruolo delle caratteristiche dei genitori e del bambino nella costruzione della relazione. Infine, vengono declinati in senso clinico i risultati delle ricerche presentate, per favorire la riflessione sulle implicazioni di queste nel lavoro di assessment e presa in carico nelle situazioni atipiche e psicopatologiche.
Gilles Deleuze è stato uno dei pensatori più importanti e influenti del XX secolo. le sue opere, in particolare quelle sviluppate in collaborazione con lo psicanalista Félix Guattari, s’incentrano sulla costruzione di una filosofia della differenza straordinariamente ricca di nuove suggestioni, capaci di restituire anche alla psicologia la vitalità necessaria a recuperar il senso della propria pratica.
Fare parte di un gruppo è un'esperienza complessa e imprescindibile di ogni essere umano. Dopo aver inquadrato la questione dal punto di vista storico e teorico, Claudio Neri prende in considerazione le relazioni all'interno del lavoro analitico, il concetto di processualità, la qualità della vita dentro il gruppo e il suo spazio comune, il pensiero a esso collegato e le sue trasformazioni, il rapporto tra gruppo e individuo, prestando grande attenzione alla comunicazione non solo verbale. Il volume è ricco di spunti, riquadri riassuntivi e, grazie ai numerosi rimandi interni e al glossario che ne facilita la consultazione, può essere letto in modo lineare, ma anche a partire da un argomento a scelta seguendo un percorso personale. Rivolto in particolare a chi si occupa delle dinamiche di gruppo dal punto di vista psicologico, sociologico e della comunicazione, è un utile strumento didattico e un testo importante in particolare per chi pratica la psicoterapia. Questa edizione include alcuni nuovi capitoli e presenta un testo completamente revisionato e aggiornato.