
Quotidianità, straordinarietà, uguaglianza, soggettività: quattro termini che la psicoanalisi ha sovvertito facendo vedere i legami strettissimi che li uniscono. Chi contrappone la straordinarietà alla quotidianità o l'uguaglianza alla soggettività nega la complessità dell'animo umano, adattandosi al tentativo in corso di ridurre l'individuo a macchina biologica o sociale. Questo libro restituisce il senso dell'impresa psicoanalitica, un'impresa letteralmente rivoluzionaria, che ha dischiuso all'umanità prospettive realistiche di emancipazione e libertà. Contro il buonismo dell'analista comprensivo e accogliente o l'implicito catastrofismo di chi vede psicosi dappertutto. Con molti esempi clinici tratti dalla pratica quotidiana, Semi mostra l'inesauribile ricchezza dell'inconscio e la sua alterità irriducibile e selvaggia, presenti in ciascuno di noi. Negare questa dimensione dell'animo umano significa prestarsi a creare un nuovo tipo di schiavo.
Fra i dodici e i ventiquattro anni si verificano nel nostro cervello cambiamenti decisivi, non sempre facili da affrontare. Daniel J. Siegel, psichiatra di fama internazionale, sfata qui una serie di luoghi comuni sull'adolescenza, descrivendola come una fase di grande vitalità. È durante l'adolescenza che apprendiamo abilità importanti: diventiamo autonomi dalla famiglia, impariamo a correre rischi per affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Siegel descrive come il comportamento degli adolescenti sia influenzato dall'intenso sviluppo cerebrale che avviene in questa fase della vita. Basandosi sulle più recenti scoperte nel campo della neurobiologia interpersonale, l'autore propone una serie di strategie stimolanti per applicare nella pratica le conoscenze riguardanti il funzionamento cerebrale: sono strategie che aiutano gli adolescenti a rendere più gratificanti i rapporti con gli altri e che servono ad alleviare il disagio e la solitudine che a volte assalgono genitori e figli in ugual misura. Una guida per comprendere la mente dei ragazzi, che aiuterà adolescenti e genitori a dare il meglio di sé anche oltre questa fase della vita.
Come diventiamo quello che siamo? In che modo i geni e l'esperienza plasmano ciò che portiamo nel mondo? Veniamo al mondo con potenzialità immense. Davanti a noi si aprono percorsi di sviluppo apparentemente infiniti. Molto presto, però, questa infinità viene meno e cominciamo a esibire i tratti unici dovuti al nostro patrimonio genetico e culturale. In che modo le esperienze plasmano ciò che portiamo nel mondo? Jerome Kagan esplora il rapporto fra biologia e ambiente passando in rassegna i progressi più significativi degli ultimi trent'anni nel campo della psicologia dello sviluppo. Lungo il cammino si interroga, fra l'altro, sull'odierna infatuazione per le neuroscienze, sui fondamenti delle teorie dell'attaccamento genitoriale, sulla diffusa tendenza a patologizzare il comportamento dei giovani. Questo libro è il risultato delle ricerche compiute nell'arco di un'intera vita da uno studioso deciso a scoprire come si diventa ciò che si è. L'opera si rivelerà una guida sia per i giovani genitori desiderosi di comprendere quale influenza possano avere i loro geni e il mondo sul proprio bambino, sia per l'educatore motivato a costruire relazioni proficue con i propri allievi, sia, più semplicemente, per chiunque voglia addentrarsi in questa affascinante tematica.
Come le società umane si sono trasformate da piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori strettamente imparentati in grandi strutture moderne basate sulla cooperazione tra anonimi? In che modo le religioni dei "Grandi Dei" - le massime fedi monoteiste e politeiste - si sono diffuse conquistando la maggior parte delle menti nel mondo? Secondo Norenzayan, quando gli esseri umani concepirono per la prima volta l'esistenza di entità sovrannaturali innescarono cambiamenti che finirono per dare origine alle grandi società con Grandi Dei - divinità potenti, onniscienti e intente a controllare il comportamento morale delle persone. Ma in che modo? "Chi è sorvegliato si comporta bene", pertanto le persone agiscono correttamente quando sospettano che i Grandi Dei stiano vigilando, anche se nessun altro è presente. Eppure, questa fede sincera nei Grandi Dei ha prodotto una nuova fonte di conflitto tra gruppi in competizione. In alcuni luoghi del mondo, come l'Europa settentrionale, le istituzioni laiche hanno determinato un declino della religiosità, usurpando la capacità della religione di incentivare la costruzione di comunità. "Grandi Dei" ci aiuta anche a comprendere un'altra transizione sociale più recente: l'emergenza delle società cooperative di non credenti.
Da dove provengono e come si governano i nostri pensieri, le nostre emozioni e i nostri sogni? La mente umana è davvero così intelligente da comprendere la propria stessa esistenza? Per millenni filosofi e scienziati sono stati disorientati dall'enigma dell'esperienza cosciente. Ma Stanislas Dehaene ci invita nel suo laboratorio per farci constatare come sia oggi possibile analizzare le basi biologiche della coscienza, usando le migliori teorie disponibili, a cominciare dall'evoluzionismo neodarwiniano, ma anche tutti gli apparati di ricerca per il cervello, dalla MRI funzionale alla elettroencefalografia. L'autore mostra come si possano determinare i marcatori fisiologici che rivelano massicce variazioni quando un soggetto diventa consapevole di un'immagine visiva, oppure di una parola o di un suono, e mira a scandagliare "firme della coscienza" persino nel buio del coma. Una nuova disciplina scientifica potrà giovare ai pazienti paralizzati ma coscienti o a coloro che sono caduti nel cosiddetto stato vegetativo? La risposta, dice Dehaene, "è un esitante e incerto sì". Ma nella prospettiva di un serio illuminismo scientifico, possiamo scommettere che le neurotecnologie del futuro cambieranno radicalmente il trattamento clinico dei disturbi della coscienza.
Secondo Russell Meares, il disturbo borderline di personalità consiste in un'alterazione dell'esperienza di sé analoga alla dissociazione. La comprensione di tale alterazione delle capacità integrative è essenziale per il trattamento dei pazienti che soffrono di questo disturbo così invalidante. Partendo dagli studi pionieristici di Pierre Janet e William James, l'autore spiega come una mancanza di coesione nell'esperienza di sé si manifesti con una disconnessione tra le funzioni cerebrali. Si prendono poi in esame le due maggiori forme di dissociazione, primaria e secondaria, e gli studi linguistici sulla conversazione terapeutica, che rivelano le paradossali esperienze di disconnessione e fusione tipiche di questi pazienti. Al centro dell'attenzione è anche il ruolo delle memorie traumatiche nel produrre configurazioni relazionali inconsce disadattative e la conseguente instabilità emotiva nei pazienti borderline. Il libro si conclude focalizzandosi sull'obiettivo centrale nel trattamento del paziente borderline: promuovere la connettività dell'emisfero destro. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso una particolare forma di conversazione chiamata "relazionalità analogica", illustrata nell'ultimo capitolo del volume.
Giunto alla psicoanalisi passando attraverso la pediatria, Donald Woods Winnicott (1896-1971) raggiunse la ribalta della scena analitica nei giorni tempestosi in cui i seguaci di Anna Freud e quelli di Melanie Klein si scontravano per conquistarsi il diritto di essere considerati i veri eredi intellettuali di Freud. L'indagine di Winnicott parte da una riconsiderazione in termini sostanzialmente nuovi del rapporto madre-bambino. Dobbiamo a lui importanti sviluppi teorici del pensiero psicoanalitico e concetti oggi familiari, come quello di "madre sufficientemente buona", di "holding" o di "oggetto transizionale" (la famosa "coperta" di Linus). La sua stupefacente carriera si interseca con quella di molte delle grandi figure della psicoanalisi e della psicologia, non solo Anna Freud e Melanie Klein ma anche gli eccentrici membri del gruppo di Bloomsbury, Jacques Lacan, Ronald Fairbairn e Masud Khan, il controverso analista pakistano autoproclamatosi principe. Tra i molti che hanno scandagliato la mente umana, Winnicott è l'autore che meglio di tutti riesce a parlare ancora a noi contemporanei perché, con un linguaggio semplice e chiaro, si è occupato dei temi universali dell'essere umano: l'attaccamento e la separazione, l'amore e la perdita. Senza ricorrere a nessun gergo, ma costruendo una teoria complessa che amplia il raggio di applicazione della psicoanalisi, ci mette in contatto con la nostra vita quotidiana, dall'infanzia alla vecchiaia.
Perché nelle relazioni amorose tendono a prevalere i rapporti di dominio e di sottomissione? Perché è così difficile riconoscere e accettare l'autonomia dell'altro? A partire dal rapporto madre-bambino e dalla creazione di ciò che consideriamo "maschile" e "femminile", "Legami d'amore" ricostruisce la struttura del dominio erotico e ci aiuta a capire le ragioni per cui un atto d'amore può trasformarsi in pratica di sottomissione. Jessica Benjamin ripercorre con sguardo lucido e consapevole le diverse teorie psicoanalitiche, alla ricerca delle condizioni che impediscono a uomini e donne di riconoscersi reciprocamente come soggetti. Venticinque anni dopo la sua prima edizione, "Legami d'amore" diventa un classico che rivoluziona il modo in cui intendiamo l'infanzia e le sessualità alla luce dello sforzo di diventare soggetti, tra aspirazione al potere e necessità della dipendenza. Questo volume contiene anche "Legami d'amore: guardandomi indietro", un nuovo scritto in cui Jessica Benjamin ricorda i momenti che hanno preceduto la scrittura del volume e sottolinea come i temi trattati siano quanto mai attuali.
Esistono cose essenziali per la vita umana. La cura rientra nell'ordine delle cose essenziali, perché per dare forma al nostro essere possibile dobbiamo aver cura di noi, degli altri e del mondo. Il nostro modo di stare con gli altri nel mondo è intimamente connesso con la cura che abbiamo ricevuto e con le azioni di cura che mettiamo in atto. Siamo quello che facciamo e quello di cui abbiamo cura. È irrinunciabile aver cura della vita, per conservarla nel tempo, per farla fiorire e per riparare le ferite dell'esserci. Poiché la vita umana è fragile e vulnerabile, il lavoro di cura è intensamente problematico; il primo compito di una filosofia impegnata a cercare la misura di senso dell'esperienza consiste dunque nel prendere in esame il fenomeno della cura al fine di comprenderlo nelle sue qualità essenziali. Si tratta di comporre, secondo il metodo fenomenologico, una teoria descrittiva della cura che possa costituire lo sfondo per disegnare una valida politica dell'esperienza.
Come dimostra la storia della diagnosi di disturbo bipolare, la medicina è spesso stata succube di mode che alla verifica scientifica si sono dimostrate scorrette. Questo libro apre la discussione sulla frequenza eccessiva della diagnosi di disturbo bipolare e sull'impatto negativo del suo sviluppo sul trattamento clinico. Paris analizza la ragione per cui i pazienti sono classificati come bipolari su basi incerte e vengono loro prescritti farmaci di cui non hanno bisogno. Il fatto che lo spettro bipolare sia stato usato per spiegare un'ampia gamma di fenomeni psicopatologici ha avuto come conseguenza che l'effettivo disturbo bipolare si sia quasi dissolto nella varietà degli altri disturbi. Combinando risultati della ricerca ed esperienze personali, Paris documenta il danno dell'eccessivo utilizzo di questa diagnosi ed esplora trattamenti alternativi che potrebbero portare benefici ai pazienti.
Gli oggetti che possediamo rappresentano parte di noi e della nostra storia. Tutti abbiamo cose da cui troviamo difficile separarci, anche se non hanno nessun valore intrinseco, per esempio il primo quaderno di scuola, la T-shirt autografata dal nostro cantante preferito, la prima edizione di un libro che amiamo. Per la maggior parte di noi questo speciale attaccamento riguarda solo pochi oggetti e non crea nessun problema. Per alcune persone, invece, l'attaccamento agli oggetti diventa un vero disturbo mentale: buttare è così difficile che continuano ad accumulare cose di nessun valore anche quando questo compromette la qualità della vita, la vivibilità della casa, i rapporti con gli altri. Dal 2013 l'accumulo patologico è stato riconosciuto come disturbo autonomo e inserito con il nome di "disturbo da accumulo" nel DSM-5. Si tratta di un disturbo molto diffuso: ne soffre tra il 2 e il 5 per cento della popolazione. La definizione di una nuova categoria diagnostica pone i clinici davanti alla necessità di approfondirne la conoscenza e mettere a punto le più efficaci strategie di trattamento. Il volume è rivolto a tutti coloro che si occupano di salute mentale, ma si presta anche a essere letto da chi semplicemente vuole comprendere meglio il disturbo (i soggetti che ne soffrono o i loro parenti).
Da alcuni anni il paradigma della recovery registra una straordinaria diffusione nei linguaggi delle politiche sanitarie, delle pratiche dei servizi e della ricerca nel campo della salute mentale. Il volume raccoglie e integra contributi di alcuni fra i più noti protagonisti del movimento internazionale per la recovery e offre per la prima volta al lettore italiano una panoramica sintetica ma esaustiva dei suoi vari aspetti. In questo approccio alla malattia mentale il focus è centrato sulla restituzione al paziente dell'esercizio della scelta e dell'autodeterminazione. Il risvegliarsi della speranza, un rinnovato senso di sé e del proprio destino rappresentano i temi centrali della recovery e si traducono in una nuova assunzione di responsabilità rispetto a se stessi, alla malattia, alla società.