
Che cosa può fare un uomo se sua madre lo abbandona a cinque anni e suo padre, un alcolizzato, a dieci lo molla in un orfanotrofio in Normandia? Christophe ha deciso: doveva inventarsi un'altra vita, una che gli piacesse almeno un po'. E poi un'altra ancora, perché neanche due vite possono bastare. Ha iniziato cercando di convincere i compagni di scuola che era il lontano nipote di un grande capo Sioux, e ha visto che il metodo funzionava. Non l'ha mai cambiato: nel giro di una manciata di anni, il suo sorriso migliore, una fervida immaginazione e un innato talento per il raggiro e la truffa hanno trasformato un teenager che dormiva su una panchina del metrò di Parigi in una stella del jet-set hollywoodiano. Del resto chi può incarnare l'American Dream meglio di un ragazzo che ha convinto tutti di essere un produttore cinematografico, un businessman, un principe russo, un campione di boxe, il nipote di Dino De Laurentiis, il figlio di Sofia Loren e addirittura l'erede dell'immensa fortuna dei Rockefeller? Christophe Rocancourt ha trasformato una vita difficile in una carriera da improvvisatore di destini. Ma farsi beffe del mondo è un gioco pericoloso, soprattutto se per le mani passano 35 milioni di dollari. E anche se mille volte è riuscito a farla franca, alla fine l'Fbi e l'Interpol gli hanno presentato il conto, spalancandogli le porte di una prigione federale. Precipitato in un mondo di violenza e paura, da cui è uscito cinque anni dopo, sta pensando alla sua prossima vita.
Durante il giorno, padre di famiglia e stimato giornalista; la notte, agente segreto con il nome in codice “Betulla”. Sarebbe questa la doppia vita di Renato Farina emersa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra il SISMI e il commando CIA nella strana vicenda del rapimento e del trasferimento in Egitto di Abu Omar, imam di Milano. Lo stesso agente Betulla avrebbe avuto un ruolo importante – secondo le dichiarazioni del capo dei servizi segreti italiani, Nicolò Pollari – nelle operazioni dell’intelligence per i sequestri di italiani, come Quattrocchi, poi ucciso, e la Sgrena, che invece venne liberata. Insomma, Farina sarebbe stato un agente coperto di primo rango. Congegni sofisticati, identità fasulle, lavori di copertura? Lo si vedrà in questo racconto vero e affascinante come una spy story. Farina non ci sta però a passare per una spia. Non accetta di essere trattato come un traditore per aver agito secondo coscienza, nell’interesse del proprio Paese. Radiato dall’ordine dei giornalisti – benché avesse già rassegnato le dimissioni – oggetto di insulti ma anche di ammirazione, Renato Farina ha deciso che è venuto il momento di raccontare (quasi) tutta la verità sull’agente Betulla. L’occasione per saperne di più sul mondo dei servizi segreti, ma anche per capire che cosa non va in quel sistema di potere dal quale Farina sostiene di essere stato perseguitato ingiustamente, sentendosi autorizzato a togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe, rivelando verità scomode, finora taciute.
“Questo libro è per ognuno di voi, per cercare di trasmettervi con cuore aperto la pace, la serenità e la gioia di vivere che ho riscoperto e che si possono ritrovare al fondo e oltre ogni esperienza di dolore.” Quella di Dalila Di Lazzaro è una vita divisa a metà: da una parte lo sfavillante mondo dello spettacolo, con gli aneddoti su Jack Nicholson, Alain Delon, Pier Paolo Pasolini, Carlo Ponti, Giancarlo Giannini, Massimo Troisi, Richard Gere, Mick Jagger e Robert De Niro. Dall’altra parte il mondo del dolore: dall’infanzia difficile, segnata dalla violenza subita all’età di sei anni, ai burrascosi rapporti con la famiglia, dalla tragica morte del figlio Christian all’incidente che l’ha costretta a letto per nove anni e che ancora oggi non le permette che brevi sprazzi di vita normale, prigioniera di un dolore che non le dà tregua, mai. Ma Dalila ha scelto di non arrendersi, di non abbandonarsi allo sconforto, alla malinconia, ai ricordi. E continuare a vivere, per se stessa e per gli altri, per comprendere e accettare le ragioni della sofferenza e combattere una nuova battaglia. L’autobiografia di una diva che, con tenacia e speranza, lotta ogni giorno per far trionfare la sua gioia di vivere.
Nuova edizione aggiornata sull'attacco russo all'Ucraina.. Nicolai Lilin ricostruisce la vita sorprendente e la folgorante ascesa politica di Vladimir Putin, da una misera casa popolare nel quartiere criminale di Leningrado alla poltrona presidenziale del Cremlino. Con il suo tipico stile potente che ti cattura e non ti lascia andare fino alla fine, Lilin indaga non solo la storia ma anche l'animo di Putin. Come in un romanzo ne racconta le origini, ne descrive le trasformazioni, ne ricorda i talenti che lo hanno portato a diventare il personaggio che conosciamo: temuto, amato, discusso e divisivo. Un ragazzo a cui la strada ha insegnato a essere spietato e ambizioso. Un giovane uomo affascinato dalle avventure delle spie sovietiche che sogna di lavorare nel KGB. Un uomo che, giunto al Cremlino, deve fare i conti con un Paese in ginocchio e un apparato amministrativo obsoleto e corrotto. Un Presidente che esercita il potere, per tantissimi anni, con il pugno di ferro. In questa nuova edizione, Lilin ci racconta il conflitto perenne con gli stati confinanti, la nuova aggressiva politica estera, fino ad arrivare alla crisi e alla guerra con l'Ucraina e alla sua temeraria sfida a tutto l'Occidente. Santificato o detestato, Putin è comunque oggetto di un culto della personalità che non ha eguali nel mondo contemporaneo. Ma chi è davvero il nuovo zar di tutte le Russie?
Figlia maltrattata, ragazza abusata, madre in lutto: la parabola personale di Dalila Di Lazzaro ha conosciuto tre terribili esperienze di dolore a causa di un padre aggressivo, di coetanei violenti e di un pirata della strada che le uccise il figlio diciottenne. In tempi di femminicidio e di crescente violenza sulle donne, Dalila prende ancora una volta la parola per condividere la propria lotta di figlia, sorella e madre con tante donne che pretendono di vedere rispettati i propri diritti e riconosciuta la propria dignità. Attraverso le storie e gli aneddoti inanellati in una vita di straordinario successo ma anche di profonda quotidianità, Dalila racconta il mondo delle donne: dalla figura tanto complessa quanto amata della madre, alla sorella, così diversa eppure unita a lei; dalle amiche degli esordi alle "avversarie" nel mondo dello spettacolo, dalle star alle persone più semplici. Un mosaico di incontri, parole e personalità che fa emergere in tutta la sua ricchezza bella, ma anche controversa - il "pianeta donna".
«Vivevamo a Monrovia, quando i soldati iniziarono a uccidere la gente della mia tribù. Io avevo due anni. Mio padre, mia madre, la mia sorellina furono massacrati. Mia zia mi portò via, in un’altra città. Ma lei era vecchia, non è riuscita a sopravvivere a quell’inferno.
Ricordo di me che piangevo, di mia zia morta... e io che mi chiedevo: chi si prenderà cura di me? C’erano delle persone che correvano verso la foresta, le seguii. Non conoscevo nessuno, nessuno mi conosceva. All’improvviso un uomo mi fece segno di seguirlo. Disse che mi amava perché ero un bambino sveglio e avevo modi orgogliosi. Sapete com’è da bambini, non si ha consapevolezza, così io andai con loro. A sette anni mi diedero un fucile».
Jefferson è solo uno dei bambini soldato della Liberia. Un paese dove per quattordici anni ogni giorno è stato il Giorno del Giudizio. Migliaia sono stati i bambini sottratti ai giochi per essere addestrati come soldati dai signori della guerra. Soldatini di cinque, sei anni costretti a usare le armi, a commettere azioni terribili. Finita la guerra, sono rimasti doppiamente soli, senza famiglia e senza un ruolo, guardati con sospetto per il loro passato, costretti a vivere in disparte, con gli occhi pieni di paura, solitudine, rabbia, e di immagini atroci. Eppure ancora bambini, come Jefferson bisognosi di qualcuno che si occupi di loro.
Agnes li accoglie, ascolta le loro storie, che sono quasi confessioni in cerca di assoluzione, li aiuta a riappacificarsi con il passato, e a sperare in un nuovo domani. Perché zia Agnes ha coraggio, e una fede incrollabile nella forza dell’amore.
Perso il figlio Christian in un tragico incidente d’auto nel 1991, Dalila Di Lazzaro non si è mai arresa alla sua prematura scomparsa. La sua forza e il suo amore ostinati per il figlio perso, appena ventiduenne, sono stati presto ricompensati, poiché lo stesso Christian ha cominciato a inviarle segni della sua presenza, a partire da una lettera, scritta da una medium, in cui assicurava alla mamma che le sarebbe stato sempre accanto, come uno dei suoi angeli.
Per Dalila ha così avuto inizio una nuova vita, o meglio la vita di prima si è rivelata in tutta la sua pienezza, mostrando la ricchezza di quelle presenze che riempiono l’esistenza di chiunque abbia il cuore e gli occhi aperti per scorgere una dimensione “oltre” la normalità della vita terrena; una dimensione in cui non si è mai soli, in cui ognuno è sempre accompagnato dai propri angeli, custodi fedeli in ogni prova e difficoltà della vita.
Si chiama Nicola Legrottaglie ed è nato a Gioia del Colle nel 1976. È difensore titolare in una delle squadre più blasonate della serie A, la Juventus, ma a chi oggi gli domanda: «Chi sei?», risponde senza indugio: «Sono fratello Nicola, ho incontrato Gesù, leggo la Bibbia».
Come calciatore, ha raggiunto l’apice della carriera nel 2003, quando è stato acquistato dalla società bianconera. Al trionfo in campo si è subito accompagnato il successo mondano, condito da larga fama, belle donne e tanti soldi. Tanto da diventare presto il “fighettino” con le mèches bionde e la fama di tiratardi. Fino a quando un incontro gli cambia la vita: quello con Gesù, che gli fa riscoprire la gioia di credere, di pregare e di vivere rispettando i comandamenti. La sua conversione diventa materia di gossip su tutti i giornali. Ma Nicola non si cura delle voci e delle maldicenze, poiché deve mantenere una promessa fatta da bambino: aveva detto a Dio che, se lo avesse fatto arrivare in serie A, gli avrebbe reso testimonianza. È quello che ha deciso di fare raccontando in questo libro tutta la sua storia.
Ci sono tanti enigmi che avvolgono la morte del grande poeta di Recanati: il mistero della conversione al cattolicesimo negli ultimi giorni della malattia, la sparizione di alcuni scritti autografi che lo attesterebbero, il giallo delle esequie e della tomba. Leopardi morì all'età di 39 anni, in un periodo in cui il colera stava devastando la città di Napoli. Il referto medico parlava in realtà di pericardite acuta. Grazie ad Antonio Ranieri, che fece interessare della questione il ministro di Polizia, le spoglie - così pare non furono gettate in una fossa comune, come le severe norme igieniche richiedevano, ma inumate nell'atrio della chiesa di San Vitale, sulla via di Pozzuoli presso Fuorigrotta. Nel 1939 la tomba, spostata al Parco Vergiliano a Piedigrotta (altrimenti detto Parco della tomba di Virgilio) nel quartiere Mergellina, fu dichiarata monumento nazionale. Questa la versione ufficiale. Marcello D'Orta, in un'indagine documentata, confuta la versione ufficiale e apre ai lettori una diversa prospettiva.
Si chiama Nicola Legrottaglie ed è nato a Gioia del Colle nel 1976. È difensore titolare in una delle squadre più blasonate della serie A, la Juventus, ma a chi oggi gli domanda: «Chi sei?», risponde senza indugio: «Sono fratello Nicola, ho incontrato Gesù, leggo la Bibbia».
Come calciatore, ha raggiunto l’apice della carriera nel 2003, quando è stato acquistato dalla società bianconera. Al trionfo in campo si è subito accompagnato il successo mondano, condito da larga fama, belle donne e tanti soldi. Tanto da diventare presto il “fighettino” con le mèches bionde e la fama di tiratardi. Fino a quando un incontro gli cambia la vita: quello con Gesù, che gli fa riscoprire la gioia di credere, di pregare e di vivere rispettando i comandamenti. La sua conversione diventa materia di gossip su tutti i giornali. Ma Nicola non si cura delle voci e delle maldicenze, poiché deve mantenere una promessa fatta da bambino: aveva detto a Dio che, se lo avesse fatto arrivare in serie A, gli avrebbe reso testimonianza. È quello che ha deciso di fare raccontando in questo libro tutta la sua storia.
Come quando all'improvviso ti piombano addosso le conseguenze di qualcosa che stai rinviando da tempo, gli "anta" colgono Jane di sorpresa, e impreparata. Nella sua casa, che divide con un figlio adolescente e un gatto, un giorno si guarda allo specchio e non si riconosce più. Come ci è finita lì? Dov'è andata la ventenne sognatrice e con il mondo ai suoi piedi? Con leggerezza, humour e una punta di nostalgia, Jane ripercorre la sua vita, il difficile rapporto con la famiglia, gli amori, il lavoro, la maternità, e in questi salti in avanti e all'indietro, cerca di ristabilire un equilibrio con se stessa alla soglia dei cinquant'anni, tra l'entusiasmo della gioventù e la saggezza che l'età richiede. Una riflessione a tratti lieve, a tratti profonda, che, se non cancella i segni del tempo, fa però ridere, pensare e guardarsi allo specchio in un altro modo.