
«Questo è il racconto di come si svolse questo capitolo della storia dell'ebraismo italiano che io ho vissuto giorno per giorno...» Alfredo Sarano Custodito per oltre settant'anni in un cassetto dalle figlie Matilde, Vittoria e Miriam, il diario di Alfredo Sarano riemerge oggi dal passato aggiungendo nuove, preziose pagine di storia al libro del genocidio del popolo ebraico. Fogli ormai ingialliti dal tempo si affiancano così alle opere di Anna Frank ed Etty Hillesum, scritte proprio per vincere il silenzio e testimoniare l'orrore delle persecuzioni. Questo volume è frutto delle ricerche di Roberto Mazzoli, che ha riportato alla luce il diario di Alfredo Sarano inquadrandolo nel contesto storico dell'epoca e riportando le testimonianze dei sopravvissuti. Un libro che riporta alla luce l'eroismo di Alfredo Sarano, l'uomo che mise in salvo migliaia di vite nascondendo gli elenchi della comunità ebraica milanese.
"Non mi ero reso conto, prima di conoscere Giovanna, di quanta umanità, dolcezza e profonda civiltà ci fossero in un'attività di assistenza ai malati terminali e alle loro famiglie. Ne comprendevo l'importanza certo, ma non la carica di rivoluzionaria solidarietà. Un dono di affetto autentico, forse perché svincolato da una visione funzionale e materiale della vita. Un dono che può sembrare addirittura inutile, perché non c'è speranza. Invece, nel rispetto della dignità della persona, esalta i sentimenti, i legami familiari e d'amicizia. Dà senso a un'intera vita, favorisce la trasmissione di valori e sentimenti. Ridimensiona la paura della morte, ormai esorcizzata ed estrapolata in una società che stenta a ritenerla un fatto naturale, che non l'accetta, non la guarda, non pensa che vi si debba preparare. Giovanna me lo aveva fatto capire con il suo esempio quotidiano, il suo pensiero costantemente rivolto alle persone che soffrono e non debbono essere lasciate mai sole, vittime di un egoismo contemporaneo che riduce tutto a una dimensione individuale." (dalla prefazione di Ferruccio de Bortoli)
«Tu sei Nedo Fiano, sei ebreo. Vieni con me senza parlare e senza tentare la fuga». È il 6 febbraio 1944 quando un ragazzino di 18 anni, terrorizzato dalla canna di una pistola premuta sul fianco, sente pronunciare queste parole da un poliziotto in borghese. Quel giorno per Fiano ha inizio una discesa agli inferi che lo porterà prima nel carcere fiorentino delle Murate, poi nel Campo di Fossoli e infine ad Auschwitz. In poco più di un anno, Nedo assiste allo sterminio della propria famiglia: il fratello Enzo con la moglie Lilia e il figlio Sergio, Nella, l'amata madre, e infine Olderigo, suo padre, consumato dalle privazioni e dal lavoro forzato nel Lager. Nedo, però, sopravvive. Non solo perché conosce il tedesco, ma perché, nonostante le atrocità e le sofferenze, è capace di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze e mantenere accesa la luce della speranza. In tempo bui come quelli attuali, in cui il ricordo dell'orrore del fascismo e del nazismo sembra affievolirsi, A5405 è una testimonianza preziosa, un contributo indispensabile affinché «il filo della memoria resti saldo nella storia del mondo per gli uomini che verranno».
Aprile-settembre 2017: un catamarano appositamente modi cato porta da una costa all’altra dell’Atlantico un equipaggio molto particolare: uomini in sedia a rotelle partecipano attivamente al governo della nave, ai turni di guardia, ai servizi indispensabili. La barca si chiama Lo Spirito di Stella e dal 2009 a oggi ha ospitato oltre 5000 persone con disabilità per far loro scoprire o riscoprire il piacere di uscire per mare e contare qualcosa in un lavoro di squadra molto esigente. Anche Andrea Stella è in carrozzina da molto tempo, a causa di un ferimento da arma da fuoco in una brutta serata americana. Ma navigare è sempre stata la sua passione e, anche se feriti e limitati, alle passioni non si rinuncia.
WOW: espressione di stupore ma anche acronimo di Wheels on Waves (ruote sulle onde), è il nome che Andrea ha dato all’impresa: portare la Convenzione ONU dei diritti dei disabili da New York all’Europa e consegnarla nelle mani di papa Francesco.
14 diversi equipaggi, con persone disabili e non, si susseguono a bordo per un viaggio che rappresenta, non solo simbolicamente, una società ideale in cui tutti partecipano a un’impresa comune.
Attraverso la storia, il racconto della quotidianità e le riflessioni di una donna che ha fatto della sua professione la sua vita, il libro illustra il ruolo del giudice nella sua realtà: una persona che ogni giorno mette in campo competenza e nello stesso tempo qualità umane e relazionali. Scopriamo così che il giudice affronta travagli personali ed emotivi, che non sono lontani dai casi concreti che tratta, espressione di fenomeni sociali appartenenti a un'intera collettività. Un peso emotivo che, dall'esterno, non si vede o si vede poco. Indossare una "toga" non significa solo applicare leggi e norme, dietro di essa ci sono anche passione e coinvolgimento e il coraggio di affrontare le proprie emozioni e le proprie risonanze emotive, senza negarle. «Il giudice "maturo" non è quello che non ha dubbi, ma è quello che ha capacità empatiche, di accoglienza e di ascolto, e che cerca di arrivare a un equilibrio tra umanità e razionalità normativa che possa garantire alle persone la migliore decisione possibile».
Giunto in Bolivia nel 1975, all’età di 23 anni, come missionario laico, Pietro Gamba abbraccia la causa dei più poveri. Dopo alcuni anni, e dopo aver visto troppi malati morire (specie bambini), decide di fare qualcosa di concreto. Senza aver fatto studi superiori adeguati alla sfida, comincia a studiare medicina e diventa medico. Tornato in Bolivia da dottore, realizza l’ospedale che ancora oggi cura i campesinos ad Anzaldo, nel distretto di Cochabamba, altrimenti destinati a un futuro precario. Da qui numerose vicende spirituali, umane e sociali: sotto la dittatura militare, a contatto con la povertà estrema, nello sforzo di farsi accettare da gente naturalmente diffidente e timorosa di dover patire delusioni e altro sfruttamento.
Lo straniero un po’ “matto” si rivela un uomo che ama con ostinazione e vede lontano, per il bene di tutti.Una storia vera, la storia di una volontà di bene più forte di ogni ostacolo, raccontata con la grinta dell’avventura e con l’entusiasmo dell’opera di chi porta speranza dove c’è desolazione e miseria, ma anche tanta dignità umana.
Prefazione di Stefano Accorsi.
Raramente un protagonista delle scene e chi ne narra la vicenda trovano un'intesa creativa e profonda come è capitato nella stesura di questo libro a Simone Cristicchi e a Massimo Orlandi: quest'ultimo ha raccolto confidenze, interpretato suggestioni e riportato dialoghi, rielaborando e riproponendo a sua volta, con personalissima creatività, la ricchezza di un percorso già originale. Personaggio che avrebbe potuto adagiarsi su una carriera che la sua genialità artistica gli permetteva in vari ambiti (dal disegno, alla musica, al teatro), il vincitore del Festival di Sanremo 2009 si è rimesso invece continuamente in gioco, sia nella vita che sul palco: spesso a fianco degli ultimi (siano essi i "matti" presso i quali ha anche prestato servizio, siano i minatori che riunisce in un coro costruendo una performance che gira l'Italia con un successo inatteso, siano i profeti incompresi come David Lazzaretti), Cristicchi rimane un uomo inquieto, in ricerca. Il suo approdo presso la Fraternità di Romena e altre realtà spirituali lo fa riflettere anche sulla questione più intima, e riannoda il suo percorso spirituale di cui la canzone presentata a Sanremo 2019 (che dà il titolo a questo libro) offre una sintesi formidabile. Questo libro racconta, emoziona, dibatte, provoca, e invita i lettori e i fan dell'autore di "Ti regalerò una rosa" a non dare nulla per scontato e a continuare a camminare: poiché «la vita è fragile» e siamo «in equilibrio sulla parola "insieme"». Un cammino umano e spirituale alla ricerca dell'essenziale da condividere nel terribile e meraviglioso quotidiano della vita.
Nel 1940 la Francia subisce l'umiliazione della sconfitta, l'invasione delle truppe di Hitler, la divisione del Paese in due parti, l'imposizione delle leggi e dei provvedimenti razzisti concepiti a Berlino. Jean Khaieté è un giovane ebreo francese, figlio di una famiglia di emigrati sfuggiti ai pogrom della Russia zarista. Egli decide di rischiare la vita per unirsi, fuori dai confini del Paese, alle forze della "Francia Libera", il movimento di resistenza e riscatto ideato e guidato dal generale De Gaulle. L'iniziativa del giovane perseguitato lo porterà a una fuga spericolata in Spagna, che gli salverà la vita e gli permetterà di dare il suo contributo alla vittoria contro il nazifascismo. Una storia che deve essere raccontata soprattutto perché smentisce uno dei più odiosi stereotipi contro gli ebrei: l'accusa secolare di non avere alcun senso di vera appartenenza a una "patria", sentendosi piuttosto parte di una non meglio definita comunità internazionale... per di più sospettabile di chissà quali complotti ai danni dell'umanità. Uno degli ultimi testimoni viventi di quell'epoca di decisioni definitive ci accompagna nel cuore della reazione civile e nobile a ogni forma di antisemitismo e di razzismo.
Giacomo e Sara sono marito e moglie, ma prima di tutto, sono un padre e una madre. Due genitori che hanno impiegato anni per avere in dono il loro adorato bambino e solo pochi mesi per scoprire di aspettarne un altro. Stavolta, però, si tratta di una creatura diversa, speciale: una bambina con la sindrome di down. La diagnosi pre-natale scatena forti contrasti famigliari e un unico, grande dubbio: far nascere questa bambina o interrompere la gravidanza? I due decidono per l’aborto e intraprendono un viaggio in Francia. Solo ad un passo dalla fine i protagonisti, grazie all'amore che li lega, ritroveranno l’unità e la forza di andare avanti verso il traguardo finale. Un punto di arrivo che diventare quello di partenza, per accogliere una vita nuova e sconosciuta.
La storia, raccontata in prima persona come se fosse un romanzo, di una donna calabrese che dopo l'uccisione dei suoi due fratelli decise di denunciare la 'ndrangheta. Siamo in Calabria, all'inizio anni '90, dove i clan comandano con ferocia mentre lo Stato sembra quasi inesistente. Marianna, giovane laureata, lascia un lavoro promettente e i suoi sogni e decide di testimoniare perché crede nella giustizia. Ma da allora, con i suoi famigliari, inizia il calvario della vita sotto protezione fatto di promesse mai mantenute e di una burocrazia ottusa e spietata che fa di tutto per negarle diritti elementari. Ancora oggi, dopo 25 anni, vive in un limbo, con la paura ogni giorno di una vendetta da parte di gente che non dimentica mai. Eppure, aiutata anche dalla sua grande fede, continua la sua battaglia, comune a tante altre persone come lei, affinché lo Stato le restituisca una vita dignitosa.
Il giorno del suo ventiquattresimo compleanno, Federica viene colpita da una meningite fulminante e rimane in coma farmacologico per due mesi. Quando si risveglia, scopre di aver subito l'amputazione di entrambe le gambe a partire dal ginocchio. Questa sconvolgente esperienza la coglie nel mezzo dei suoi studi di medicina e dei suoi progetti giovanili. E allora Federica riprende in mano la sua vita da capo: si laurea, si specializza in oncologia, coltiva relazioni di amicizia e d'affetto e si assume le grandi responsabilità professionali. Oggi esercita sia come medico "occidentale" sia come medico agopuntore. In questo libro racconta la sua vita straordinaria, non solo di atleta tenace e capace di raggiungere obiettivi ambiziosi a livello internazionale, ma anche di donna a tutto campo: nel lavoro, nei sentimenti, nel desiderio di maternità. «È come un romanzo, nel quale capita di seguire la protagonista attraverso le avventure narrate e prendere le sue parti, sperare che i capitoli più tormentati finiscano presto e altri se ne aprano, in cui lei andrà alla riscossa e verrà a capo dei problemi, e delle sue disavventure. Federica narra qui una vicenda che a tutti gli effetti somiglia a un duello. Ho fatto il tifo, pagina su pagina, esultando per i risultati ottenuti, per i combattimenti vinti e per tutte le mattine in cui ha aperto gli occhi e ha potuto dire alla malattia: Hai portato via una parte di me, solo perché sei una ladra, ma come assassina ti ho sconfitto». Dalla Prefazione di Adriano Panatta.
"Si staglia, sullo sfondo di questo libro affascinante, il ritratto di una donna complessa, caparbia e geniale, ostinata e anticonformista, appassionata di un bambino, il “padre dell’uomo”, da capacitare, rendere autonomo attraverso “il fare bene”, da non coartare, da liberare in tutte le sue multiformi possibilità di crescita. A benefi cio suo e dell’umanità intera".
(Dalla prefazione di Andrea Bobbio)
Maria Montessori (1870-1952), medico, neuropsichiatra infantile, pedagogista, filosofa ed educatrice. Una delle donne italiane più celebri nel mondo, grazie al metodo educativo che prende il suo nome e a cui si richiamano molte scuole, istituzioni e progetti formativi.
In questo libro conosciamo la biografia di Maria Montessori: la vita unica e attivissima di una donna che si è guadagnata il rispetto del mondo scientifico con il proprio impegno, genialità e competenza.
Inoltre, l’autrice ci presenta tutti i punti di forza della visione dell’infanzia e del metodo educativo montessoriano. Scopriamo così fino a che punto la lezione della grande pedagogista fa parte della moderna scienza dell’educazione e cosa deve ancora essere realizzato del suo vasto progetto.
Valeria Rossini, è professoressa associata di Pedagogia generale e sociale presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, comunicazione dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Si occupa di pedagogia dell’infanzia e di formazione dei docenti. Tra i suoi articoli e pubblicazioni citiamo Educazione e potere. Significati, rapporti, riscontri (Guerini, 2015) e Convivere a scuola. Atmosfere pedagogiche (FrancoAngeli, 2018).

