
Biografia di uno dei protagonisti della storia italiana del Novecento; un'analisi dei vari ambiti della complessa personalità di La Pira: uomo di alta spiritualità, giurista ma anche filosofo e teologo, impegnato in posizioni di primissimo piano nell'elaborazione della nostra carta costituzionale.
Don Miguel Mañara, ricco nobile spagnolo, ha tutte le donne che vuole, ma è insoddisfatto. Nell’incontro con una giovane donna scopre che cosa il suo cuore desidera davvero, la sposa e inizia per lui una nuova vita. Ma poco dopo lei, Girolama, muore, e l’esperienza del dolore costringe Miguel ad andare fino in fondo al suo desiderio. Diventerà frate, e morirà in odore di santità. Come tutte le opere di Franco Nembrini, anche la lettura del Miguel Mañara di Milosz nasce da una lunga frequentazione, che inizia quasi quarant’anni fa, quando Franco usa questo testo per le sue lezioni di religione, e prosegue fino a oggi. Come tutte le sue letture, non è un’analisi estetica o accademica, ma un’introduzione appassionata, tesa a mostrare come le vicende di don Miguel mettano in scena il dramma umano di ciascuno. La presente pubblicazione nasce da un ciclo di incontri svoltisi nella primavera del 2014 presso il centro culturale Rosetum di Milano.
Questo classico tradotto in tutto il mondo ripercorre la vita del Mahatma: dai primi passi di bambino timoroso del buio, all’intenso rapporto con la moglie Kasturbai, alle difficili esperienze da avvocato di provincia fino alla conquista di una condizione spirituale che ne ha fatto la «più importante figura religiosa dei nostri tempi» e insieme un uomo d’azione in grado di guidare la pacifica liberazione dell’India dalla dominazione inglese e di ispirare grandi personalità del Novecento come Martin Luther King, Nelson Mandela e Madre Teresa.
EKNATH EASWARAN (1910-1999)
È stato professore di letteratura inglese presso l’Università di Nagpur. Nel 1959 si trasferì in California, dove fondò il Blue Mountain Center of Meditation, in cui per molti anni tenne conferenze su Gandhi e le tematiche della meditazione e della tradizione spirituale delle grandi religioni.
Le teorie di Janusz Korczak sulla realtà infantile hanno rivoluzionato non solo la pedagogia, ma l'intero modo di concepire il bambino nella società occidentale. Il medico e scrittore polacco capì prima di altri che l'unica strada per riconoscere i diritti dei bambini era quella di vedere e di sentire come vedono e sentono loro, di considerare il loro mondo allo stesso livello di importanza del nostro. Maturò l'idea, ancora oggi attualissima, che per aiutare i bambini nel loro sviluppo occorre considerarli nella loro interezza, unificando i saperi della medicina, della psicologia, della pedagogia, della sociologia, ma anche della storia, della poesia e della religione. Nato in una famiglia di origini ebraiche, Korczak fondò nel 1911 la Casa degli Orfani, un istituto autogestito dagli stessi bambini. Quando nel 1942 i nazisti prelevarono dall'orfanotrofio duecento dei suoi ospiti per condurli ai campi di concentramento, Korczak - che pure fino a quel momento era stato risparmiato per la sua notorietà - incapace di abbandonarli, decise di seguirli, trovando la morte nel campo di Treblinka. Narrata con ritmo incalzante, questa biografia letteraria scritta dalla filosofa Monika Pelz racconta la vita, le opere e il coraggio del grande pedagogo. Una vita che oggi, a settant'anni dal suo tragico epilogo, ha ancora molto da insegnare.
Quattro saggi inediti si affiancano in questo volume a uno studio sull'eredità dell'etica marxiana e al testo, ormai classico, sulla teoria dei bisogni. Una lettura del pensiero di Marx decisamente controcorrente che - analizzando il rapporto con la modernità, la giustizia, la liberazione dell'uomo, l'ebraismo, la cultura tedesca - sottolinea l'importanza filosofica del lavoro di Marx, la cui attualità non è scalfita dal superamento delle sue teorie economiche o sociologiche ed è ancora oggi indispensabile per comprendere i caratteri fondamentali della nostra modernità e molti problemi cruciali del nostro tempo. «Karl Marx non si è mai identificato con il suo essere un tedesco o un ebreo, né con il suo essere un membro del proletariato internazionale o un marxista. È ben nota la sua affermazione: 'lo non sono un marxista, sono Karl Marx'. Quindi quando parlo di Marx come filosofo ebreo-tedesco ho in mente l'identità delle sue creazioni, della sua opera, della sua filosofia, non la sua identità personale».
Le deportazioni naziste dell'infanzia e la complicità degli ungheresi, le fucilazioni degli ebrei lungo il Danubio, la morte dell'amatissimo padre ad Auschwitz, gli amici dell'Isola Margherita. Un'infanzia che decide, "per caso", il destino di una grande filosofa. Al cuore del suo percorso esistenziale e intellettuale, l'incontro con György Lukacs e la nascita della Scuola di Budapest, con il suo vivace corredo di amicizie e intrighi amorosi. La vocazione filosofica e il marcato spirito d'indipendenza di Ágnes Heller si accompagnano a un radicale impegno politico che la catapulta negli snodi cruciali del Ventesimo secolo: la Rivoluzione del 1956, il Sessantotto, la caduta del Muro nel 1989, il passaggio alla democrazia liberale, fino all'attuale tirannia di Orbán in Ungheria. Heller racconta l'emigrazione in Australia nel 1977, cui seguono i febbrili anni newyorkesi, dal 1986 al 2007, caratterizzati da una vita culturale in fermento: teatri, concerti, viaggi, incontri con intellettuali di tutto il mondo. In questo caleidoscopio di esperienze sfilano i più grandi nomi del pensiero novecentesco, da Foucault a Derrida, da Adorno a Löwenthal, da Jonas a Habermas, da Taubes a Bauman. Una vita intensa, movimentata, trascorsa in una costante e coraggiosa ricerca della libertà.
Scritto negli anni che seguirono la Prima Guerra Mondiale e pubblicato in Germania nel 1929 - lo stesso anno in cui il padre di Klaus, Thomas Mann, vinse il Nobel per la letteratura -, "Alessandro" è un romanzo storico che ripercorre in chiave narrativa la storia di uno degli eroi più amati di tutta l'antichità classica: Alessandro Magno. Nella versione di Klaus Mann, Alessandro è soprattutto il semidio che nutre lo smisurato sogno di unificare il mondo. «Ciò che mi attirava nel mio nuovo eroe» scriverà «era l'esigenza quasi criminosa del suo sogno, la dismisura della sua avventura». Il lettore è così trascinato in un meraviglioso mondo di gesta eroiche e grandezza d'animo, ma anche di umanissimi contrasti e delusioni d'amore, trattati con grande finezza di scrittura. Particolare attenzione è dedicata al legame che unisce Alessandro e Clito e all'attrazione di Aristotele per il suo allievo, in cui si ravvisa una sublimazione della omosessualità che Klaus aveva reso pubblica nel romanzo "La pia danza".
Oscuro stregone o geniale scienziato, artista illuminato da Dio o eretico miscredente? Tra la Firenze di Savonarola e Machiavelli e la Roma dei rivali Michelangelo e Raffaello, nella vita di Leonardo da Vinci si ritrovano tutta la magnificenza e le contraddizioni del Rinascimento: un'età dell'oro per le arti, con l'umanesimo e la scoperta dell'America, ma anche un'epoca di fanatismo religioso e caccia alle streghe, con l'Inquisizione e i roghi di libri. Nel 1901 Merekovskij non pubblicò solo un romanzo storico, ma anche la più penetrante delle biografie di Leonardo: un uomo semplice e tormentato che viveva il mondo come un'eterna scoperta, curioso come un bambino; capace di studiare per settimane il volo di una mosca "con la stessa matita e lo stesso amore con cui poco prima aveva disegnato il divino sorriso della Vergine". Un precursore che diede tutto se stesso nel tentativo di donare le ali all'umanità, ma che era destinato a rimanere incompreso fra i suoi contemporanei, come un "uomo che si sveglia nel buio, troppo presto, mentre tutti gli altri dormono ancora".
Merezkovskij Dmitrij S. (San Pietroburgo, 1865 - Parigi, 1941) Scrittore, poeta e critico, è annoverato tra i padri del simbolismo russo. Spirito libero poco incline ai compromessi, combatté sia l'autocrazia zarista sia la rivoluzione bolscevica, e nel 1917 fu costretto a emigrare a Parigi. Dopo aver ricoperto per oltre cinquant'anni un ruolo predominante nella cultura russa ed europea, dalla fine degli anni Trenta è stato progressivamente dimenticato, per essere riscoperto solo negli ultimi decenni. Nel 2013 Castelvecchi ha pubblicato il suo romanzo La morte degli dèi, sull'Imperatore Giuliano l'Apostata.
Questa raccolta di articoli traccia una drammatica e personale geografia della Spagna del Ventesimo secolo. Dopo una vita dominata dall'esilio, María Zambrano fa ritorno a Madrid e riconosce nella sua esperienza una dimensione privilegiata in cui la rivelazione della verità personale e storica diviene possibile. L'esule è capace di farsi occhio contemplante della Storia perché trova davanti a sé solamente l'essenziale; lasciato fuori da tutto, egli riscatta la storia tragica. Nel parallelismo tra l'impianto metafisico che caratterizza la sua opera e la critica al pensiero dittatoriale occidentale, si delinea un percorso che mai dimentica le sorti di un Paese che Zambrano vorrebbe salvare dall'oblio della memoria. Introduzione di Mercedes Gómez Blesa.
Livia Drusilla Claudia fu moglie dell'imperatore Augusto e visse negli anni della trasformazione di Roma da repubblica a impero, testimone sia dei trionfi di Augusto che dell'epoca d'instabilità politica aperta dalla lotta per la successione. Deificata postuma nel 41 d.C., in vita Livia rappresentò per le matrone romane un modello di austerità e dedizione ai valori tradizionali. Ciononostante, i posteri non sono stati teneri con lei: autorevoli commentatori come Tacito, infatti, ne hanno restituito un'immagine di donna maligna e prepotente, votata all'intrigo e pronta a uccidere subdolamente uno a uno i suoi stessi familiari pur di spianare la strada verso il trono al figlio Tiberio, così da assicurarsi il controllo su Roma attraverso di lui. Matthew Dennison supera lacune e faziosità delle fonti, e in questa attenta ricostruzione biografica prova finalmente a rendere giustizia a una grande figura storica, dipingendone un ritratto appassionante ed equilibrato. In una società conservatrice e maschilista, nella quale le donne potevano essere ricordate solo quali esempi di virtù o vizio estremo, Livia seppe affermarsi come personaggio pubblico, gestì il proprio circolo di clientes e mantenne negli anni una sua sfera d'influenza riconosciuta: l'unico vero «crimine» di Livia non fu l'assassinio, dunque, ma l'esercizio del potere.
Leader carismatico, seduttore privo di scrupoli, stratega lucido e volitivo, Gaio Giulio Cesare è stato al contempo brillante politico e genio militare, protagonista di un'ascesa vertiginosa e di alcune delle più spettacolari vittorie della Storia. Nel corso dei secoli, numerosi sono stati i suoi commentatori e biografi, quasi mai imparziali. In questo libro monumentale, che ha ottenuto nel 2007 il Distinguished Book Awarddella Society for Military History, Adrian Goldsworthy colloca Cesare nel contesto del mondo mediterraneo e della ricca e turbolenta società tardo-repubblicana: dalla difficile esperienza del consolato alla relazione con Cleopatra, dalle campagne in Gallia e Britannia fino all'affermarsi della dittatura. Ricomponendo i pezzi di un grande mosaico, lo storico disegna la figura di un "colosso", un ritratto ineguagliato per precisione documentale e fluidità letteraria che ci ricorda perché, dopo duemila anni, il nome di Cesare continua a esercitare un fascino assoluto.

