
Rossini fu un grande musicista del XIX secolo, che a vent'anni era già ricercato e famoso. Il "cigno di Pesaro" ha continuato ad attirare l'interesse dei lettori di pari passo con la grande popolarità a teatro delle sue opere, dal "Barbiere di Siviglia" alla "Cenerentola, al "Guglielmo Tell". Negli ultimi anni la Fondazione Rossini e il "Rossini Opera Festival" pesarese hanno inaugurato una nuova stagione di attenzione e di studio su Rossini, di cui la biografia di Emiliani raccoglie i frutti. Seguendo con minuzia le vicende rossiniane, Emiliani compone un quadro vivace e affollato, pieno di dettagli sconosciuti, in cui tratteggia la vita del compositore nel più largo contesto storico e culturale che si trovò ad attraversare.
Il volume traccia un profilo sintetico quanto informato dell'imperatore normanno-svevo Federico II (1194-1250), una delle figure più discusse del Medioevo europeo. La prima parte è dedicata alla storia politica di Federico, segnata dalla lotta con il Papato e i Comuni; la seconda si occupa dell'uomo, della sua sfera famigliare, dei suoi interessi filosofici e scientifici, e del suo entourage, di cui facevano parte anche studiosi ebraici e arabi; la terza segue la formazione del mito di Federico attraverso i secoli fino ai giorni nostri. Pur essendo un uomo del suo tempo e non, come volle dirlo un grande storico dell'Ottocento, "il primo uomo moderno sul trono", Federico II con i suoi interessi multi-culturali e il suo tentativo di dialogo con il mondo arabo-musulmano, insoliti per un imperatore medievale, affascina ancora oggi.
Hubert Houben insegna Storia medievale nell'Università del Salento a Lecce ed è membro del Consiglio scientifico dell'Istituto Storico Germanico di Roma. Ha pubblicato, fra l'altro, "Ruggero II di Sicilia, un sovrano tra Oriente e Occidente" (Laterza, 1999; Premio Basilicata 2000) e "Normanni tra Nord e Sud: immigrazione e acculturazione nel Medioevo" (Di Renzo, 2003).
Nel processo che portò alla nascita dello Stato unitario italiano Mazzini svolse un ruolo decisivo, anzitutto perché accreditò l'idea (per nulla scontata all'epoca) che l'Italia dovesse essere "una" dalle Alpi alla Sicilia. Dopo il 1861 non accettò il nuovo Stato perché nato sotto il segno della monarchia. Tuttavia contribuì come pochi altri a creare il bagaglio di valori e di simboli che avevano sostenuto la lotta per l'indipendenza nazionale. L'idea che quell'indipendenza corrispondesse a un disegno divino, l'etica del dovere, il richiamo pressante e ultimativo al popolo come protagonista della rivoluzione nazionale, l'esaltazione tipicamente romantica del sacrificio per la propria patria: sono questi alcuni dei temi che, nella storia risorgimentale, furono intimamente connessi alla predicazione mazziniana.
Giovanni Belardelli insegna Storia del pensiero politico contemporaneo nell'Università di Perugia. Tra i suoi libri: "Nello Rosselli" (Rubbettino, 2007), "Il Ventennio degli intellettuali. Cultura, politica, ideologia nell'Italia fascista" (Laterza, 2005). Con il Mulino ha pubblicato "Miti e storia dell'Italia unita" (con L. Cafagna, E. Galli della Loggia, G. Sabbatucci, 1999).
In una schietta conversazione con Arrigo Levi, amico e collaboratore nei sette anni della Presidenza della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi racconta se stesso. Dalle radici livornesi alla Normale di Pisa, all’Abruzzo che lo accolse nel tempo della vita alla macchia e dell’avventuroso attraversamento delle linee per raggiungere l’esercito al Sud già liberato. Dal lungo apprendistato in Banca d’Italia a Macerata, alla chiamata a Roma, dove sarebbe iniziata, dal Servizio Studi, la graduale ascesa fino all’ufficio del Governatore. E poi ancora una sfida inattesa, che lo porta dalla Banca d’Italia alla Presidenza della Repubblica, con un passaggio ai vertici del governo, alla Presidenza del Consiglio e al Ministero del Tesoro, in tempo per portare l’Italia nell’euro. Tutto sembra accadere «per caso», una svolta nella vita dopo l’altra, con occasioni impreviste che si offrono all’intelligenza, alla tenacia, all’integrità, all’indipendenza politica di Carlo Azeglio Ciampi. Una lezione di storia, una lezione di metodo, una lezione di vita, in un racconto punteggiato di eventi curiosi, stampati nella memoria del ragazzo livornese che diventò Ciampi, il Presidente.
Carlo Azeglio Ciampi ha già pubblicato con il Mulino «Un metodo per governare» (1996) e «La libertà delle minoranze religiose» (2009). Arrigo Levi, saggista e giornalista, attualmente consulente personale del Presidente Napolitano, ha pubblicato recentemente con il Mulino «Un paese non basta» (2009).
Questo volume è dedicato a un "altro" Mussolini: Alessandro, il padre di Benito. Primo della famiglia a lasciare il lavoro della terra per il mestiere di fabbro, fin da giovanissimo acceso militante dell'anarchismo rivoluzionario poi del socialismo, amico di Andrea Costa, assessore e lungamente consigliere comunale a Predappio, "Sandrein" è una figura tipica della turbolenta Romagna di fine Ottocento, malata di "pulètica". Potendo contare su un'intima frequentazione di quella realtà locale e familiare, oltreché su una approfondita conoscenza della storia dell'anarchismo e del primo socialismo, Emiliani traccia un puntuale e gustoso ritratto di Alessandro Mussolini e del suo ambiente, e così facendo illumina il contesto in cui Benito trascorse gli anni della formazione. Mostra infine come il duce tendesse poi a mettere da parte la memoria del padre, insieme a quella della propria giovinezza rivoluzionaria.
Vittorio Emiliani, giornalista e scrittore, con il Mulino ha pubblicato la biografia di Gioachino Rossini "Il furore e il silenzio" (2007). Sono usciti da Donzelli i due recenti libri autobiografici "Vitelloni e giacobini" e "Orfani e bastardi" (2009).
"Un libro controcorrente... la brillante monografia su Cavour finisce per tradursi in un appassionato elogio della politica" (Simonetta Fiori)
Il primo miracolo italiano è stata l'Italia stessa e Cavour ne fu il geniale regista. Uomo di cultura economica, politica, amministrativa, e non letteraria, era il più europeo degli italiani del tempo e il meno italiano degli uomini del Risorgimento: e questa fu la sua carta vincente. L'Italia nacque infatti da una volontà di allineamento al progresso europeo. "Virtuoso" e "fortunato" come un eroe machiavelliano, Cavour fu un politico autentico, un grande alchimista di quell'arte che tenta di estrarre l'oro da una combinazione di metalli vili.
Luciano Cafagna, già professore di Storia contemporanea nell'Università di Pisa, è stato commissario dell'Autorità garante per il mercato e la concorrenza.
La ricca aneddotica fiorita sulla figura di Immanuel Kant (1724-1804) trasmette l'immagine caricaturale di un uomo interamente votato alla monotona esistenza di studioso e professore, abitudinario sino all'ossessione, isolato anche sul piano personale. Nel proporre questo nuovo libro sulla vita, le opere e il pensiero del filosofo di Königsberg, Kuehn sgombra il campo da tutti i facili cliché e restituisce il ritratto di un gentiluomo elegante e ricco di spirito, che svolse un ruolo importante nella vita sociale della sua città natale. E fu anche un uomo del suo tempo, capace di recepire e trarre ispirazione dagli avvenimenti intellettuali, culturali e politici dell'epoca, dal culto del genio dello Sturm und Drang agli scritti di Hume e Rousseau e alle idee della Rivoluzione francese.
Nel processo che portò alla nascita dello Stato unitario italiano Mazzini svolse un ruolo decisivo, accreditando l'idea (per nulla scontata all'epoca) che l'Italia dovesse essere "una" dalle Alpi alla Sicilia. Contribuì come pochi altri a creare il bagaglio di valori e di simboli che avevano sostenuto la lotta per l'indipendenza nazionale. L'idea che quell'indipendenza corrispondesse a un disegno divino, l'etica del dovere, il richiamo pressante e ultimativo al popolo come protagonista della rivoluzione nazionale, l'esaltazione tipicamente romantica del sacrificio per la propria patria: sono questi alcuni dei temi che, nella storia risorgimentale, restano intimamente connessi alla predicazione mazziniana.
Giovanni Belardelli insegna Storia del pensiero politico contemporaneo nell'Università di Perugia. Tra i suoi libri: "Nello Rosselli" (Rubbettino, 2007), "Il Ventennio degli intellettuali" (Laterza, 2005). Con il Mulino ha pubblicato "Miti e storia dell'Italia unita" (con L. Cafagna, E. Galli della Loggia, G. Sabbatucci, 1999).
Pensata come complemento della "Storia della letteratura italiana", questa serie di "profili" ne ripropone la formula introduttiva. Collocandolo nel quadro storico e sociale della sua epoca, ogni volume presenta uno dei grandi autori della tradizione letteraria italiana, ne discute le opere e ne illustra la poetica. Questo volume è dedicato a Galileo Galilei.
Nel dicembre del 1942 un bambino di dieci anni si trasferisce con la famiglia da Napoli a Roma. La capitale vive i giorni più drammatici della guerra, ma per quel bambino è l'inizio di una nuova vita e la scoperta di una città meravigliosa, nella quale procede a grandi passi verso l'età adulta. Muovendo ancora una volta dalla memoria di una singola parola, di un dialogo, di un discorso, Tullio De Mauro rievoca una stagione intera della propria vita e della nostra storia. È un racconto fatto di intimità familiare, con il ricordo tenero e ammirato del fratello Mauro; di scelte politiche, dal fascismo infantile alla scoperta delle ragioni della parte democratica; di incontri decisivi, nel campo degli studi come in quello dell'amore.
Questo breve e denso libretto si propone di scoprire il segreto della personalità di Matilde mettendosi in sintonia con i moti del suo animo e restituendone la complessità. Non si tratta tanto di una biografia quanto di un ritratto morale: Matilde, una delle donne più potenti e guerriere del Medioevo, pur dotata del coraggio di affrontare gravi vicende politiche e militari, è una figura malinconica e sola. Divenuta paladina del papa contro l'imperatore, in realtà, come raccontano queste pagine evocative, fu presa dal miraggio tutto medievale della secessione dal mondo, della vita contemplativo, del ritiro conventuale.
Posto alla guida dell'Agip all'indomani della Liberazione, Mattei si diede la missione di dotare l'Italia di una ricchezza fondamentale per il suo sviluppo e la sua indipendenza, e nel giro di quindici anni mise in piedi l'Ini e la Snam; conquistò così non solo l'approvvigionamento diretto alle fonti di energia ma fece del nostro paese uno dei maggiori fornitori mondiali di manufatti e know-how per l'industria petrolifera. La sua grande spregiudicatezza nei confronti sia dei concorrenti esteri sia della politica italiana forse gli fu fatale: il 27 ottobre 1962 l'aereo che lo portava da Catania a Milano esplose in volo. Una morte che rimarrà uno dei misteri della storia repubblicana.

