
Si tratta di un dossier venuto di recente alla luce tra le carte di Sturzo: una busta di lettere (1928-1932) con l'enigmatica annotazione di suo pugno "non spedite". Il curatore Gabriele De Rosa, avanza l'ipotesi che si tratti in realtà di finte lettere, di un espediente letterario che consentiva a Sturzo di parlarsi a cuore aperto, come in una sorta di diario. La raccolta si compone di tre gruppi di lettere scritte durante l'esilio: un fascicolo di 25 lettere indirizzate a Barbara Carter, sua segretaria e traduttrice, e ad alcuni esponenti politici cattolici; un fascicolo di 34 lettere dirette a un sacerdote non identificato di nome Giovanni; un gruppetto di 4 lettere alla Carter che formano una sorta di breviario spirituale.
Tra i maestri indiscussi del pensiero sociologico, Durkheim ha esercitato una profonda influenza anche su molte altre discipline, dall'antropologia alla storia, dall'economia politica alla linguistica. L'autore fornisce le chiavi di accesso all'opera e al pensiero di Durkheim, collocandoli nel loro contesto storico, passandone in rassegna le tappe principali, dipanandone il filo conduttore, discutendone criticamente gli esiti.
Il libro procede su un doppio binario: da un lato espone i nodi principali della vita di Marx, i legami con la famiglia d'origine, con la moglie e con l'amico Engels, dall'altro affronta le idee di Marx nei confronti della propria missione politica, segue l'elaborazione del "Capitale" e del concetto cardinale di lotta di classe, e valuta l'atteggiamento di Marx nei confronti delle utopie concorrenti e dei "traditori" ideologici.
Il 28 giugno 1940, l'aereo di Italo Balbo veniva abbattuto per errore dalla contraerea italiana nei cieli di Tobruk. Finiva così, con un pastrocchio tragicomico all'italiana, la vita di uno dei personaggi più popolari e influenti del regime. Personaggio spavaldo e violento, avventuroso e carismatico, Balbo riflette nella sua vita molti degli aspetti che hanno caratterizzato l'Italia fascista. Con il supporto di un'ampia documentazione Segrè ricostruisce la vita pubblica e privata di Balbo in una narrazione avvincente che in pari tempo getta luce sulle dinamiche interne del potere fascista.
Nessun uomo politico del Novecento ha inciso più di Mussolini sulla memoria storica e sull'immaginario, privato e pubblico degli italiani, condizionando il loro legame con il passato. Il rapporto di Mussolini con l'identità italiana sembra essere, ancora oggi, tutt'altro che risolto, sebbene siano trascorsi più di cinquant'anni dalla sua morte e si viva in un clima nel quale le divisioni del dopoguerra sono andate via via smorzandosi.
La storia dell'impero romano è fatta anche di personaggi più adatti alla commedia che alla storia. Tale fu Nerone, che sarebbe certamente divenuto un attore come tanti, se il destino non lo avesse voluto imperatore. I suoi eccentrici tentativi di coniugare le due carriere gli valsero aspre critiche e alla fine gli costarono la vita. Nella sua breve e vivace biografia Jürgen Malitz descrive vita e personalità di questo imperatore dalle malefatte leggendarie, che è entrato nella storia come archetipo del tiranno capriccioso e narcisista. Un capitolo finale ripercorre la fortuna di Nerone nella cultura successiva.
Sotto il regno di Enrico VIII (1491-1547) l'Inghilterra conobbe profondi mutamenti sia nell'organizzazione statale sia in quella della Chiesa, che egli rese indipendente dal papa istituendola in Chiesa anglicana. Il volume esamina il mezzo secolo del regno di Enrico VIII dalla prospettiva della trasformazione che introdusse nel paese e dell'importanza che questa ebbe nel porre le basi dello stato moderno. L'autore descrive inoltre le condizioni dell'Inghiletrra in cui Enrico VIII si trovò a operare, l'azione del Cardinale Wolsey nei primi decenni di vita del re; poi esamina l'articolazione e il funzionamento dell'amministrazione statale, il ruolo del Parlamento, il supporto teorico che Enrico trovò al distacco dalla Chiesa romana.
Il volume presenta un sintetico ritratto del regno di Filippo II (1527-1598), individuando gli ambiti essenziali nei quali l'azione di questo imperatore si esercitò. Dopo aver passato in rassegna le condizioni dei diversi possedimenti, dai regni spagnoli all'Italia, dalla Francia-Contea alle Fiandre, e le strutture amministrative e di governo di questo impero enorme, il volume si concentra sul problema delle finanze e dell'economia, sulla religione cattolica di cui Filippo fu difensore fanatico, da ultimo sulla politica estera e sulle rivolte interne che egli si trovò a fronteggiare.
Lev Tolstoj è indubbiamente uno dei massimi romanzieri dell'Ottocento europeo, ma la sua fu una figura assai complessa e i suoi romanzi non sono che una delle espressioni di un'attività intellettuale più larga, che comprende un'incessante riflessione sulla morale, sulla religione, sull'arte, sull'educazione e la politica. Il profilo che viene messo in risalto nel volume è quello del Tolstoj pensatore: non è dunque la letteratura a tenere la scena, ma l'evoluzione delle sue posizioni quale si riflette non solo negli scritti ma anche nelle sue stesse scelte di vita, a partire dal radicamento nel villaggio natale e dalla decisione di fondarvi una scuola rurale.
Maria Teresa, arciduchessa d'Austria, regina d'Ungheria e di Boemia, si volle considerare madre dei propri Stati, creò un rapporto personale con i sudditi e con il suo carisma riaffermò l'autorità degli Asburgo nel vario mosaico dei territori imperiali. Malgrado tre guerre, Maria Teresa ha posto i fondamenti dell'Austria moderna e ricollocato Vienna nel concerto delle grandi potenze europee. Nel contempo è riuscita a sposare l'uomo che amava, a partorire sedici figli, a seguirne l'educazione, a tessere per loro e in pro dell'Austria, avveduti matrimoni. Di questa imperatrice il volume fornisce un ritratto vivido sia sul versante pubblico sia su quello privato.
Il nome di Dino Grandi è legato indissolubilmente alla seduta del Gran Consiglio del fascismo che nella notte dal 24 al 25 luglio 1943 votò di fatto la sfiducia a Mussolini, aprendo la via alla liquidazione della sua ventennale dittatura. Di quella seduta, di quel pronunciamento del massimo organo del regime contro il duce, Grandi fu l'artefice e il regista. Ma, per quanto decisivo, il ruolo giocato nella fine del fascismo non rende giustizia alla figura politica di Grandi, che fu fascista e anzi mussoliniano fino in fondo, nonostante tutto. Sottosegretario dell'Interno durante la crisi Matteotti, quindi sottosegretario e poi ministro degli Esteri, ambasciatore a Londra, presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni, ministro della Giustizia, Grandi è stato uno dei massimi protagonisti del regime. Questo volume, che corona una ricerca di molti anni, ha inteso abbracciare in un'unica narrazione la vicenda umana e politica di Dino Grandi: una vita e una carriera che, proprio nella "fedeltà disubbidiente" a Mussolini, nell'impasto di idealità e astuzia, di fede e spregiudicatezza, serbano molti tratti esemplari di quel frastagliato rapporto che gli italiani ebbero con il duce.

