
In questo volume sono raccolti due saggi di Michel de Certeau sul "credere" come pratica sociale, scritti agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso. Come spesso accade con i saggi di de Certeau, anche qui viene reso fruttuoso un metodo di lavoro che si colloca all'incrocio di discipline diverse, quali la storia, l'antropologia culturale e la linguistica storica. Lo scopo che de Certeau persegue è duplice: da un lato mostra come il credere si sia modificato grazie all'avvento della modernità, la quale ha reso inoperante il legame che il credere aveva con le relazioni tra individui concreti e ha trasformato il credere in una pratica discorsiva in cui ne va invece del rapporto che una comunità di "parlanti" intrattiene con un insieme di enunciati; dall'altro, de Certeau svolge un'analisi di come il credere non possa essere pensato al di fuori dei contesti istituzionali che sostengono un dato sistema di credenze, sia per confermarlo, sia per utilizzarlo a proprio vantaggio. Sullo sfondo, la resistenza che le credenze oppongono alla presa delle istituzioni: mobili e nomadi, legate a ciò che fornisce un significato non solo al legame sociale, ma anche alla vita degli individui, le credenze per de Certeau attestano la vitalità di una pratica sociale che per definizione non può lasciarsi amministrare interamente dal potere istituzionale.
Al centro di questo studio è l'aspirazione zen che induce ad aprirsi a qualsiasi cosa la vita presenti, per quanto possa essere caotica, irritante o complicata. L'educazione, la cultura in cui siamo immersi, lo stesso pensiero razionale che giudica e paragona incessantemente, ci spingono a vivere in un surrogato del mondo reale, proiettati nel passato o nel futuro e protetti dal confronto diretto col presente, con il "qui e ora" che non siamo in grado di gestire senza difese e reazioni condizionate. Tutte le strategie a cui ricorriamo per mantenere un senso di controllo sul mondo, per sentirci sicuri e accettati, ci tengono rinchiusi in una vita artificiale, in un surrogato della vita. Essere disposti ad aprirsi all'esperienza reale ci consente di scoprire la saggezza, la compassione e quella vita autentica che tutti desiderano. Ezra Bayda applica questo semplice insegnamento zen a un ampio ventaglio di tematiche, quali i rapporti affettivi, la fede, il perdono, la sessualità, il denaro, insegnando semplici tecniche per estendere la pratica spirituale a ogni aspetto della vita quotidiana. La pace e la realizzazione sono accessibili a tutti, proprio qui, proprio ora, in qualsiasi circostanza.
Thomas Merton, monaco contemplativo e maestro di vita interiore, amava il jazz e si batteva per la pace nei movimenti americani degli anni '60. Il suo è uno dei trenta ritratti che Francesco Comina traccia in questo libro con brillante scrittura e appassionata partecipazione. Storie vere di coraggio e di speranza, ritratti di martiri della libertà e testimoni della giustizia, dialoghi con grandi maestri di vita e di pensiero. Ma ci sono anche i volti dei poeti e dei migranti a comporre questa singolare galleria di personaggi: da Josef Mayr-Nusser, soldato semplice di Bolzano che rifiutò il giuramento a Hitler, a Marianella Garcia Villas che si chinò sugli uccisi in Salvador; da Raimon Panikkar, filosofo che pensa e vive l'incontro tra le religioni, a Ivan Illich, acuto critico dei nostri idoli culturali e sociali; da Giorgio La Pira, sindaco della povera gente e della pace, a Esperanza Martinez, che si sta battendo per gli indios contro i signori del petrolio; da Ryszard Kapucinski, appassionato narratore del mondo, specialmente quello dei poveri, ad Alex Langer, costruttore di ponti etnici e politici; da Yolande, tutsi, e Jacqueline, hutu, che tessero amicizie impossibili nel tragico Ruanda del '94, a Enrique Dussel che propone un'etica dalla parte delle vittime. Ma anche i poeti Amelia Rosselli e Pablo Neruda, padre Turoldo e don Tonino Bello, il martire Luis Lintner e il deportato sudtirolese Franz Thaler.
Si tratta della riedizione di un saggio pubblicato nel 1991 da Piemme, che ha avuto 10 edizioni fino al 2000 e non è più disponibile da tempo in libreria.
«Il futuro, non solo del Cristianesimo ma del mondo intero, è legato alla nostra testimonianza da portare fino agli estremi confini della terra. La missione non è appannaggio di pochi eletti. È dovere di ogni credente, che è inviato a chi ancora non ha riconosciuto il Signore, fonte di salvezza per tutti».
La forma letteraria scelta, tipica della Bibbia è la “lettera pseudoepigrafa”, che è cioè attribuita falsamente a un personaggio autorevole. In questo caso, l’apostolo Paolo.
Così Fausti: «Il tono, familiare e diretto, di una lettera mi sembrava il più adeguato. L'attribuzione a Paolo, l'apostolo per antonomasia, era di dovere. Sila, al quale scrisse, fu discepolo suo e compagno di Pietro. Queste parole sono una confessione ad alta voce».
«Queste pagine? Quarant'anni di pensieri di un uomo comune, con i difetti di molti, che negli anni ha tentato di dialogare con Dio. Forse nel desiderio di dimostrare – anzitutto a se stesso – che chiunque, dal santo al delinquente, può farlo, e così prendere coscienza del significato della propria presenza sulla scena del mondo. Spero dunque che queste pagine siano un piccolo invito a pensare l'Infinito e l'Eterno, come diceva Kierkegard: le due uniche certezze. Si tratta soltanto di vecchi appunti, annotazioni, pensieri spesso rimescolati anche dal punto di vista cronologico, in alcuni casi già rifusi in altri libri. Sono pagine che dialogano e dialogheranno con altri e con un futuro lontano che non mi appartiene. Ma parlano di un Dio minore comune a tutti gli uomini e a tutte le religioni», così l’autore – noto sociologo e a lungo “grande firma” della carta stampata – introduce il libro.
Suor Mariarosa Guerrini ha uno stile inconfondibile e i suoi disegni continuano a suscitare interesse e sorrisi. In questo volume il lettore viene introdotto al tema della vita attraverso i disegni e i testi con l’intento di aiutare a scoprirne tutta la positività della vita di ogni giorno e a diventare capace di affrontarne le prove e le difficoltà. La vita è dono, rischio, impegno, amicizia, abbandono, fedeltà.
Mariarosa Guerrini, monaca agostiniana di vita contemplativa, è nata a Siena il 2 agosto 1957. Il suo talento artistico emerge fin dai tempi della scuola; ha frequentato l’Istituto d’Arte “Duccio di Boninsegna” di Siena (sezione scultura) e per alcuni anni insegna Educazione Artistica nelle Scuole Medie inferiori. Lavora come grafica per alcune vetrine di negozi senesi e per una televisione privata di Siena. Inizia a frequentare l’Università di Architettura a Firenze, ma dopo il primo anno accademico entra come Monaca di vita contemplativa nell’Eremo Agostiniano di Lecceto a Siena. Durante gli anni di approfondimento della sua vocazione, comincia ad esprimere i suoi stati d’animo e il suo cammino interiore attraverso un “personaggio”: semplice e chiaro è il tratto di questo piccolo uomo che l’accompagna e cresce con lei. Le caratteristiche della sua storia, la passione per Dio, per l’uomo e per la Chiesa cominciano a camminare per questa via: un disegno tenerissimo, per parlare dell’Amore ad ogni uomo. Escono le pubblicazioni, le prime quasi per caso: Storia di una chiamata, Tardi t’amai, Mi Ami Tu?, Un po’ di Lievito, Un cuore inquieto, Una vita più, Ti amo Signore, Un grido nella Chiesa, Le Beatitudini con l’Editrice Rogate; In Tanti davanti a Dio, Segnaletica celeste, La Regola d’Oro con le Edizioni San Paolo; Amicizia, Ecco io mando voi, Vieni Santo Spirito, Canta e cammina e altro materiale con l’Edizioni Monache Agostiniane.
Giovanni Scalera, nato a Minucciano (LU) il 22 agosto 1942 e residente a Monteriggioni (SI), è psicologo e psicoterapeuta; da anni si interessa dei problemi della coppia e della comunicazione; di questo argomento è stato professore all’Università della Tuscia a Viterbo.
L'antologia offre una panoramica del pensiero di Augusto Del Noce (1910-1989) attraverso una scansione in quattro parti, ciascuna delle quali dedicata a un tema nodale.
Descrizione dell'opera
Il volume, che si fa leggere d’un fiato, costituisce un’appassionata chiamata del parroco di Bozzolo al rinnovamento e alla coerenza evangelica dei cristiani e della Chiesa. Pur pubblicato oltre sessant’anni fa, quando il fascismo stava entrando negli ultimi mesi di vita, contiene in sé una forza sempre attuale e sono davvero tanti gli spunti e le frasi che evocano questioni dell’oggi.
Attraverso l’accavallarsi di temi, suggestioni, squarci di pensiero che si rincorrono, la pagine di don Mazzolari tracciano un percorso ben riconoscibile, che prende avvio dal disinteresse di molti verso la figura di Cristo e dalla necessità di fare i conti con la sua proposta. L’autore suggerisce quindi un’originale rilettura del Vangelo e in particolare delle beatitudini e fissa una serie di riflessioni sulla necessità di superare tutte le forme di ingiustizia. Don Primo prosegue poi segnalando la necessità di avere una Chiesa slegata dal potere politico e liberata da ogni tentazione di fariseismo, e ribadisce la responsabilità del singolo cristiano che, sul modello dei grandi santi del passato, deve saper prendere iniziative personali senza attendere il comando dell’autorità ecclesiastica.
Con questo quarto volume, che segue Il compagno Cristo, i Discorsi e I preti sanno morire, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell’edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
Sommario
Introduzione (G. Vecchio). Impegno con Cristo. Prima parte. 1. Il nostro impegno. 2. Impegno con Cristo. 3. Preliminari dell’impegno. Seconda parte. 1. Oggi leggo il Vangelo. 2. Oggi leggo le beatitudini. 3. Il tempo del cristiano. 4. Dove va il prodigo? 5. Avventurieri del nuovo o uomini nuovi? 6. Testimoni e profeti. 7. Mercenari e pastori. 8. O idolatri o cristiani. 9. Guai a me. 10. Ciò che non sarà perdonato. 11. Chiesa senza martiri o “martirio della moderazione”. Terza parte. 1. Impegno col Vivente. 2. Impegno di opere. 3. Impegno dell’intelligenza. 4. Un impegno d’amore. Appendice: Cristo in concreto.
Note sull'autore
Primo Mazzolari (Boschetto CR, 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di Diario. I (1905-1915); Diario. II (1916-1926); Diario III/A (1927-1933); Diario III/B (1934-1937), Diario IV (1938-25 aprile 1945), nonché l’edizione critica de Il compagno Cristo (2003), dei Discorsi (2006) e de I preti sanno morire (2007).
Note sul curatore
Giorgio Vecchio insegna storia contemporanea all’Università degli studi di Parma. È presidente del comitato scientifico della Fondazione Don Primo Mazzolari.
Il detto giapponese, che dà il titolo al libro, è come una finestra aperta sul mondo: le parole di Christiane Singer hanno il tono libero di una conversazione intima. Profonda, senza mai essere inaccessibile. Ella tocca tematiche che ci riguardano tutti da vicino e che possono dare salute, gioia all'esistenza, o, altrimenti, tristezze infinite. Ci invita a riflettere e a condividere, parlando sul filo di una meditazione luminosa quanto sensibile, il mondo che viviamo, all'incrocio delle nostre emozioni e delle nostre attese.
Si parla molto d'amore, lo si cerca, lo si attende, lo si desidera, lo si sfugge. Si spera di dire un giorno: "Ti amo" a colui o a colei che si sogna, o già lo si dice alla compagna, al compagno della propria vita. Ma si sa ciò che si dice con: "Io ti amo"? Chi è questo "io" che dice d'amare? E di che amore si tratta? Prendendo alternativamente la parola, Catherine Bensaid e Jean-Yves Leloup esprimono le rispettive visioni, psicoanalitica e filosofica, clinica e poetica, su questa eterna ricerca che ci riguarda tutti. E ci invitano a salire una "scala dell'amore" al fine di crescere insieme verso un amore che non si sperimenta con la richiesta e la mancanza, ma nella pienezza del dono.