
La vocazione, la preghiera, la comunità, l'obbedienza, il combattimento spirituale, il silenzio. Attraverso l'affascinante racconto di dom Jean-Marc Thevenet, abate della celebre abbazia cistercense d'Acey, fondata in Francia nel 1136, si può ripercorrere la giornata di un monaco. E intuire che le comunità monastiche dicono ai pellegrini e ai vagabondi - e un po' tutti lo siamo - che la «comunione è possibile», nonostante le barricate che si erigono e muri che si alzano. Perché comunione e ospitalità sono inseparabili.
In questo testo André Wénin espone con chiarezza gli elementi dell’antropologia biblica e il senso di alcune categorie soggiacenti al testo dei comandamenti, per esempio l’idolatria. Riserva inoltre spazio al sabato, per metterne in luce la dimensione teologica, sociale e antropologica e propone il tema della «bramosia», del desiderio fuori misura, come categoria fondamentale per comprendere l’autentico senso dei divieti costitutivi delle dieci parole.
Sommario
Introduzione. Dieci comandamenti. 1. Esodo nascita. 2. Idolatria? 3. Il nome, lo shabbat, il padre e la madre. 4. Il prossimo. Conclusione. Bibliografia sul decalogo.
Note sull'autore
André Wénin, docente di Greco, Ebraico biblico ed Esegesi dell’Antico Testamento all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, è professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana, dove insegna Teologia biblica. Per EDB ha pubblicato di recente: Il bambino conteso. Storia biblica di due donne e un re (2014), Il re, il profeta e la donna. Testi scelti sui primi re di Israele (2014), Le scelte di Abramo. Lasciare il padre, lasciare andare il figlio (2016), Salmi censurati. Quando la preghiera assume toni violenti (2017) e Il miracolo del mare. Narrazione e poesia nella Bibbia (2018).
All’ombra della cupola di San Pietro, sui marciapiedi della stazione Termini e nelle vie sotto i ponti del Tevere, gli ultimi, i clochard, popolano la vita quotidiana di una grande città come Roma. Nell'anonimato ci passano accanto e spesso non ci facciamo nemmeno caso.
Sono le persone che vengono chiamate «barboni», ma dietro quei volti anonimi si nascondono vissuti umani, drammi, storie di rassegnazione e di abbandono. A molti di loro mancano una coperta e qualcosa da mangiare, ma soprattutto qualcuno che li ascolti. In queste pagine si raccontano alcune delle loro storie, vicende in grado di fare emergere ciò che nessuna condizione può annullare: la difesa della propria dignità e il bisogno di essere amati nonostante tutto.
Sommario
Prefazione (F. Montenegro). Prologo. I. ROMA. Non scappare. Ciao fratè. Di chi è ’sta vita? II. CALCUTTA. L’arrivo nella città della gioia. «Brother, come here!». Il costruttore di rosari. Nelle periferie e a Titaghar. Un pugno allo stomaco. Epilogo. Ringraziamenti.
Note sull'autore
Angelo Romeo, sociologo, insegna all’Università di Perugia, all’Università Pontificia Salesiana e alla Pontificia Università Gregoriana. Impegnato da anni nel sociale, ha fatto esperienze di volontariato in Italia, India e Bosnia Erzegovina, presso carceri italiane, centri di accoglienza, comunità di recupero per giovani. Collabora con le Missionarie della carità, di Madre Teresa di Calcutta a Roma. Tra le sue pubblicazioni recenti: La meglio gioventù di Scampia (con Aniello Manganiello, Imprimatur 2014) e Posto, taggo dunque sono? (Mimesis 2017).
Francesco Montenegro, creato cardinale nel 2015 da papa Francesco, dal 2008 è arcivescovo di Agrigento.
L'atto di nutrire e ricevere nutrimento è primordiale, originario, segna gli inizi di ogni vita, umana e animale. È un gesto della cura spesso associato a una serie di attenzioni che rendono possibile non solo il venire al mondo, ma anche la successiva sopravvivenza e la crescita, la possibilità di raggiungere fasi ulteriori dell'autonomia e della cura di sé. Il libro prende in esame quattro stadi della vita alla luce dell'esperienza del nutrimento: l'infanzia, che esprime l'apice dell'esigenza di essere nutriti per sopravvivere, l'adolescenza, in cui ci nutriamo da soli, l'età adulta in cui siamo chiamati a nutrire gli altri, e la maturità, in cui dipendiamo nuovamente dagli altri, ma con consapevolezza.
La fede cristiana ama i paradossi: la forza nella debolezza, la gloria nella croce, la vita nella morte... e il titolo delle meditazioni ne ripropone uno. «La fede cristiana non usa questi paradossi per il piacere di provocare gli spiriti. Essa, in definitiva, sviluppa il paradosso dei paradossi che la fonda: Dio che si fa carne e la carne che diviene dio» (dal Preambolo).
A partire dalla contemplazione di Dio trinitario, attraversando poi il mistero dell'incarnazione e della Pasqua del Figlio di Dio, l'autore accompagna a comprendere come la povertà di ogni uomo possa essere trasfigurata in ricchezza.
Sommario
Preambolo. La povertà "essenziale" dei Tre. Prima meditazione. Verso il Cristo. Seconda meditazione. Il Cristo povero: la sua vita terrena. Terza meditazione. Il Cristo povero: la sua morte in croce. Quarta meditazione. Il Cristo povero: la sua risurrezione. Quinta meditazione. L'eucaristia. Sesta meditazione. La Chiesa. Settima meditazione. La povertà, le sue basi teologiche e la sua efficacia. Ottava meditazione.
Note sull' autore
Réal Tremblay è ordinario di teologia morale fondamentale all'Accademia alfonsiana e incaricato alla Pontificia università lateranense (specializzazione dogmatica, indirizzo cristologico). Nato in Canada, redentorista dal 1960, sacerdote dal 1966, ha conseguito il dottorato a Regensburg (1975) sotto la direzione dell'allora prof. J. Ratzinger. Ha pubblicato: Cristo e la morale in alcuni documenti del Magistero, Edizioni Dehoniane, Roma 1996, Radicati e fondati nel Figlio. Contributi per una morale filiale,Edizioni Dehoniane, Roma 1997; La manifestation et la vision de Dieu selon s. Irénée de Lyon, Münster 1978; Irénée de Lyon. «L'empreinte des doigts de Dieu», Roma 1979; L'«Homme» qui divinise. Pour une interprétation christocentrique de l'existence, Montréal-Paris 1993. Per le EDB ha pubblicato Voi, luce del mondo... La vita morale dei cristiani: Dio fra gli uomini (2003), «Ma io vi dico…». L'agire eccellente, specifico della morale cristiana (2005) e, insieme a S. Zamboni, ha curato Figli nel Figlio. Una teologia morale fondamentale (2008).
Ci si mette in viaggio per cercare, si cerca per trovare risposte e raggiungere una meta, anche quando non si ha idea di cosa aspettarsi una volta giunti a destinazione. Il significato del viaggio è nel fremito che lo accompagna, nelle nuove domande che sorgono lungo il percorso e che passo dopo passo costruiscono il senso dell’esistenza. Questa domanda di senso che invita irresistibilmente ad avventurarsi lungo percorsi ignoti è un’esperienza che accomuna l’umanità intera da millenni, ha spinto persone e popoli, e duemila anni fa invitò i re magi a mettersi in cammino dall’Oriente per seguire una luce di cui la loro saggezza aveva riconosciuto la verità. Accompagnando l’itinerario dei magi, le riflessioni meditate di Sergio Stevan sui Vangeli della nascita di Gesù guidano ogni lettore alla scoperta dei segni della presenza di Dio, i segni della presenza dell’Amore.
P. Schillebeeckx compie novant'anni. Francesco Strazzari, che una decina di anni fa aveva già permesso al pubblico italiano d'incontrarlo nel libro-intervista Sono un teologo felice, torna a fargli visita nella sua stanza di Ber en Dal, dove, pur nella fatica dell'età e della malattia, egli prosegue operoso i suoi studi: "Non so se farò in tempo a finire il libro sui sacramenti... I sacramenti sono la festa di Dio e dell'uomo, e il loro fascino è un canto che sempre si espande". Ne scaturiscono appassionate confessioni di un uomo che ha fatto della sua vita una continua ricerca di Dio: "Alla mia età, dopo una lunga e laboriosa ricerca, che non è ancora terminata, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l'ultima parola nella nostra vita, la quale è di fatto un miscuglio di senso e non senso, di salvezza e non salvezza, di disperazione e speranza". Il suo amore per la Chiesa, che mai pensò di lasciare, e le sue preoccupazioni per le sorti dell'umanità, spesso lontana da Dio, vedono la missione della prima strettamente legata alle vicende della seconda: "La Chiesa deve entrare nel mondo, non per conformarsi - guai! -, ma per essere profetica e critica... Cosa dire a coloro che hanno lasciato la Chiesa? Sono purtroppo tanti. Il loro esodo provocherà forse una specie di purificazione e porterà la Chiesa a riflettere, a proporre l'essenziale, a parlare più di Dio che di se stessa, a sentirsi più viandante che trionfante".
Alle persone che amiamo veramente non diamo il minimo necessario. Qui si nasconde il segreto di ogni discernimento vocazionale e di ogni risposta alla chiamata di Dio: ciò che è è invisibile agli occhi del mondo, non lo è a quelli di Dio.
Il cammino della comunità credente è inserito nel cammino del mondo: la sua vocazione è quella di essere un forziere di speranza. Nei suoi interventi il cardinale Matteo M. Zuppi apre gli occhi e il cuore sulle tensioni che la nostra contemporaneità vive, leggendovi i segni e le testimonianze di speranza che emergono dalle macerie delle guerre, dalle violenze della storia e dalle ferite delle relazioni. Individua inoltre nella nostra volontà di dialogo e compassione lo strumento adatto per costruire strade di comunione e rispondere alle sfide che la società di oggi pone per il futuro del nostro vivere insieme.
Generoso difensore dei diritti umani, fondatore della comunità Emmaus, l'Abbé Pierre da decenni si occupa della difesa di poveri, clandestini, disoccupati, immigrati. Oggi, a 93 anni, ha pubblicato questo libro-confessione, in cui si misura con i grandi temi dell'esistenza e i nodi irrisolti del cattolicesimo: il peccato originale, Gesù e Maria Maddalena, celibato e castità dei sacerdoti, il fanatismo religioso e la crociata di Bush, i matrimoni gay, il problema del male e della sofferenza, il rapporto del cristianesimo con le altre religioni. Tutte questioni fondamentali che l'Abbé Pierre affronta con semplicità e franchezza.
Ateo, anarchico, surrealista. Ma anche ebreo. Così si definisce Arturo Schwarz. In queste pagine dimostra come proprio nell'ebraismo, vissuto nella sua dinensione esistenziale e filosofica, sia possibile trovare le radici del suo atteggiamento e della sua filosofia di vita. Il rifiuto del principio di autorità, inteso impostazione di tipo statico e irrazionale, ma anche la brama di conoscenza, il rispetto del diverso e della natura, l'anelito di giustizia e il diritto alla felicità, il ruolo salvifico e iniziatico della donna, trovano tutti il loro fondamento nella Bibbia, nel Talmud e negli scritti dei cabbalisti. Del resto, come sottolinea nella sua prefazione Giuseppe Laras, di tipi come Arturo Schwarz, fra gli ebrei, ce ne sono parecchi; non solo, ce ne sono stati sempre. In apparenza paradossale e provocatorio, il testo ci guida così alla ricerca del senso più autentico e prezioso del vivere.
Trasversale a tutte le culture e a tutte le religioni, la dimensione spirituale è una componente essenziale e distintiva dell'animo umano. Percorrendo la civiltà classica, ebraica, egiziana, indiana, buddista e cristiana alla luce del loro peculiare approccio alle "potenze dell'anima", Elémire Zolla tratteggia un vasto affresco antropologico, in cui si alternano suggestioni sulla letteratura, la storia della cultura, la filosofia, e la teologia.

