
Larga parte dei testi riportati in questo volume datano del travagliato decennio "migrante" di padre David, a partire dal trasferimento obbligato a Firenze, nello storico "archicenobio" dei Servi alla ss. Annunziata. La raccolta è suddivisa in tre sezioni individuate da parole-chiave esprimenti motivazioni e interessi coltivati con passione da Turoldo, quali appunto l'attenzione alla liturgia, all'urgenza di una riforma di essa, anche estetica, dei linguaggi; la forza trainante delle ricorrenze che offrono spessore d'ispirazione e bellezza al "migrare dei giorni". La terza sezione infine sosta in maniera contemplativa sulla Vergine santa Maria, la "via della bellezza", riferimento molto amato da Turoldo, dato anche il suo legame con la prima tradizione dell'Ordine dei Servi di Maria, di cui era frate.
Un testo per la conoscenza del Santo di Assisi e per penetrare piu' a fondo nella sua esperienza spirituale e forse assimilarne idealita' e convinzioni.
C’è la felicità? E se sì, dove la si può incontrare? È l’aspirazione massima di ogni persona, da sempre. In questo libro di Giuseppe Zois vengono presentate esperienze vissute e strade percorse per inseguire e afferrare un sogno. Un itinerario dalle molteplici sfumature, esplorato con donne e uomini del mondo della cultura e dello spettacolo, dell’economia, della moda, dello sport, della medicina, dello starbene. Ma ci sono anche le voci della quotidianità: dall’ostetrica al fornaio, dallo spazzacamino al pastore, fino al clochard. E, in questo viaggio alla scoperta di un attimo immenso, c’è la guida molto illuminante dello psichiatra Graziano Martignoni. Un libro da gustare parola per parola, pagine che hanno il profumo della felicità.
Queste pagine, immediate e penetranti nella loro trasparenza, sono attraversate da un filo rosso, una traccia, un racconto che può aiutare molti nella loro ricerca spirituale, nel cammino personalissimo verso la scoperta dell’“uomo nascosto del cuore”, attraverso una progressiva docilità allo Spirito che non cessa di agire nel credente. André Louf è stato ed è tuttora per un gran numero di uomini e di donne una guida sicura in tale cammino alla ricerca dell’“uomo nuovo”, posto nel nostro cuore mediante la grazia del battesimo, e che lungo tutta la vita il credente è chiamato a far emergere, lasciandosi assimilare al Figlio dell’uomo, a colui che ci ha insegnato a vivere in questo mondo.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
André Louf (Lovanio 1929) è entrato a vent’anni nell’abbazia trappista di Mont-des-Cats, nelle Fiandre francesi. Eletto abate durante il concilio Vaticano II, ha contribuito con i suoi scritti e la sua umile sapienza alla riscoperta degli elementi essenziali della vita cristiana in occidente e al rinnovamento della vita monastica invocato dal concilio. Lasciato nel 1998 il servizio abbaziale, vive oggi ritirato in un eremo.
Cosa plasma la nostra esistenza? Cosa avvertiamo come “al di là” delle nostre forze, capace di soverchiarci ma, proprio per questo, anche di stimolarci a compaginare desideri, relazioni e responsabilità? Un affascinante percorso che, partendo da dentro di noi – il cuore e le sue attese, il carattere, l’anima –, accetta le sfide che vengono dal tempo, dal male, dalla sofferenza e le affronta orientandole verso la gioia della resurrezione. Persone ed eventi ci influenzano, il ritmo della vita quotidiana ci condiziona, ma la sapienza che viene dal Vangelo ci fornisce la possibilità di porre concretamente la nostra vita nelle mani del Dio vivente.
David F. Ford (Dublino, 1948) è dal 1991 professore ordinario di teologia all'Università di Cambridge. Sposato, con tre figli, collaboratore delle comunità dell'Arche fondate da Jean Vanier, unisce alla competenza accademica una spiccata attenzione per la dimensione poetica dell'esistenza. È questo il suo primo libro tradotto in italiano.
“Il villaggio globale offre un mondo che è sensibile ai segni.
In questo World Wide Web la gente ha fame di felicità e di appartenenza.
Noi cristiani possiamo rendere visibili una felicità
e un’appartenenza che vanno al di là delle parole,
ma che possono toccare i desideri più profondi delle persone”.
“Pregare non è pensare a Dio. Quando siamo con gli amici non pensiamo a loro, stiamo con loro. Pregare è stare con Dio”. Qui c’è tutto p. Timothy Radcliffe: la sua umanità, la sua fede, la sua sete di verità, la sua gioia di vivere e far vivere... Le pagine di questo libro – in cui un’intervista a cuore aperto viene accostata ad alcuni tra i testi più significativi del suo magistero non solo per l’Ordine dei Predicatori e per la vita religiosa, ma anche e soprattutto per la chiesa nel suo insieme – ci svelano un cristiano da ascoltare perché a sua volta è ascoltatore della Parola e ascoltatore dell’uomo. Il lettore, qualunque sia la sua vocazione specifica nel cammino sulle tracce di Cristo, potrà “stare” un po’ in compagnia di un amico e, attraverso di lui, ritrovarsi a “stare con Dio”, amico dell’umanità, nell’attesa di vederne il volto tanto cercato negli sguardi dei fratelli e dei sofferenti.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
Timothy Radcliffe (Londra 1945) è stato dal 1992 al 2001 Maestro generale dell’Ordine dei Predicatori e ottantaquattresimo successore di san Domenico: in tale veste ha visitato i conventi maschili e femminili dell’Ordine nei cinque continenti. Entrato fra i Domenicani a vent’anni, ha insegnato a lungo Nuovo Testamento a Oxford, dove ha ora ripreso a risiedere.
“Questi appunti?
Erano tracce di cammino
che ponevi quando giungevi a un punto
in cui ne avevi bisogno,
un punto fermo da non perdere di vista.
E così sono rimasti.
Ma la tua vita è cambiata e ora
prendi in considerazione possibili lettori.
Forse addirittura te li auguri!
E forse per qualcuno può essere utile
vedere un cammino di cui da vivo
l’interessato non voleva parlare.
Sì, ma solo se le tue parole
avranno un'onestà al di là della vanità
e dell'autocompiacimento”.
Dag Hammarskjöld (Jönköping 1905 - Ndola 1961), diplomatico svedese, è stato per due mandati segretario generale dell’ONU, dall’aprile 1953 alla sua morte in un oscuro incidente aereo nel pieno della crisi congolese. Premio Nobel per la pace alla memoria nel 1961, “in segno di gratitudine per tutto quello che ha fatto, per tutto quello che ha ottenuto, per l'ideale per il quale ha combattuto: creare pace e magnanimità tra le nazioni e gli uomini”.
“La chiesa è luogo di libertà
solo se è il luogo della comunione”
Le esigenze della ricerca teologica sono qui unite a una grande capacità di parlare al cuore di quanti cercano di decifrare l’enigma dell’esistenza umana. Queste pagine fanno emergere “il legame tra la verità della chiesa, pienamente realizzata e manifestata in ciascuna assemblea eucaristica, e il problema esistenziale dell’uomo, il problema dell’essere o della liberazione della vita da ogni limite spaziale e temporale, e dalla corruzione della morte”.
(dalla “Prefazione” di Christos Yannaras)
Ioannis Zizioulas (1931), metropolita ortodosso di Pergamo e rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli in varie assise ecumeniche, è stato professore di teologia all’Università di Tessalonica e al King’s College di Londra. Definito da Yves Congar come “uno dei teologi più originali e profondi della nostra epoca”, ha già pubblicato presso le nostre edizioni Il creato come eucaristia e Eucaristia e regno di Dio.
“Di notte,
quando altri prendono le armi,
prendete l’evangelo!”
La vicenda dei monaci
uccisi in Algeria
che ha ispirato il film
“Uomini di Dio”
vincitore del Gran Premio della giuria
al Festival di Cannes 2010
“In un momento in cui molti pensano all’islam come nemico, il gesto di chi si lascia sgozzare amando il proprio carnefice è l’estremo rifiuto della logica dell’inimicizia, è l’unico atto che può porre fine alla catena delle rivalse e delle vendette. È il caso serio del cristianesimo... Con il martirio un cristianesimo che sembra incapace di comunicare agli uomini d’oggi ritrova improvvisamente la forza di suscitare domande e di inquietare le coscienze. Gli scritti dei sette monaci sono dettati da un amore più forte dell’odio, dalla vita più forte della morte: nella loro forza ed essenzialità ci mostrano che solo chi ha una ragione per morire ha anche una ragione per vivere”.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi)
Fr. Christian de Chergé era il priore del monastero trappista di Notre-Dame de l’Atlas in Algeria. Assieme a sei suoi confratelli venne rapito da fondamentalisti islamici il 26 marzo 1996: furono tutti sgozzati il 21 maggio seguente. Ora essi riposano nel piccolo cimitero di Tibhirine, vegliati dagli amici musulmani che essi non avevano voluto abbandonare negli anni più violenti della barbarie in Algeria.
"Amare è, per lungo spazio e ampio fino entro il cuore della vita, solitudine, più intensa e approfondita solitudine per colui che ama". Così scrive Rilke, perché la solitudine non esclude l'amore, anzi permette a questo di costruirsi in verità, oltre un possibile culto dell'amore, oltre l'illusione che la relazione con l'altro possa dispensarci dal renderci consapevoli di noi stessi. I testi qui raccolti trattano da vari punti di vista di questo essenziale esercizio spirituale, e possono offrire spunti affinché nel quotidiano e anche faticoso assumere la propria solitudine, con le sue ambivalenze, impariamo ad aprirci a tutte le dimensioni dell'amore, arrivando a coniugare amore e libertà.
La morte del coniuge è una prova dolorosa, esperienza che consegna alla solitudine e alla mancanza di senso. Come attraversare il lutto? In che modo ritrovare ragioni ed entusiasmo per affrontare la vita quotidiana? La fede cristiana ci ricorda che l'amore che ha legato la coppia è espressione dell'alleanza eterna di Dio con gli uomini: la morte non avrà l'ultima parola. Coltivare i valori maturati all'interno del matrimonio e aprirsi a nuovi incontri e relazioni può trasformare la solitudine in occasione di accoglienza, di ascolto e di inedite forme d'amore. "Noi dimoriamo nell'amore" è l'affermazione centrale dell'opera, e solo grazie a un amore che si rinnova instancabilmente la nostra sofferenza potrà divenire sorgente di vita e di gioia.
"L'autore coglie nel Padre nostro una luce per l'umano in quanto tale, una traccia per il cammino dell'uomo in quanto uomo, ancor prima delle sue credenze e delle sue appartenenze confessionali. L'idea che rende possibile una simile impresa è che questa preghiera esprima l'umanità dell'uomo, sicché ogni essere umano può trovarsi rappresentato nel Padre nostro. La parola poetica, quella parola che sola riesce a sostenere il peso dell'essere, è ciò che meglio può fare eco alle parole semplici e inesauribili del Padre nostro." (dalla Prefazione di Enzo Bianchi)

