
Anna Maria Canopi è una delle maggiori figure della spiritualità di oggi, anche a livello internazionale. Badessa del monastero benedettino di clausura sull'isola di San Giulio, si guarda indietro e decide di raccontare la storia della sua vita e della sua vocazione: "la parola di Madre Canopi dall'oasi della memoria e da quell'oasi del suo presente che è il piccolo paradiso monastico sul lago d'Orta si rivolge all'umanità intera. Parla con amore e dolcezza ma anche con intensità e certezza a quella 'crisalide divina' che è racchiusa nel 'bozzolo del mistero'..." (Gianfranco Ravasi).
ascoltare l’altro,
rendere grazie per il dono che l’altro è,
affidare a Dio l’incontro con l’altro:
ecco l’arte del dialogo
con la creazione, gli uomini, le chiese
Sono qui raccolti gli interventi del patriarca Ignazio IV di Antiochia che ruotano intorno al tema del dialogo: dal rapporto trasfigurante con il creato, al dialogo con ogni uomo e con i credenti di ogni religione, alla faticosa ricerca dell’unità tra i cristiani, imperativo evangelico per i discepoli del Signore e, al contempo, debito contratto con l’umanità intera a nome del Risorto. Da queste pagine emerge la testimonianza di una chiesa che ha molto sofferto e pianto, ma che, seguendo un’autentica dinamica pasquale, resta convinta che queste lacrime non sono vane bensì, rese forti dal paradosso cristiano della morte-resurrezione, servono ad asciugare le lacrime di tutti coloro che piangono.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi)
Ignazio IV Hazim (1920) è dal 1979 patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, con sede a Damasco. Fin dagli anni dei suoi studi teologici a Parigi è uno dei protagonisti del rinnovamento dell’ortodossia di lingua e cultura araba e del dialogo ecumenico. Fautore di pace, attento all’uomo e al creato, non si stanca di incoraggiare la fedeltà dei cristiani al Vangelo e l’apertura verso i credenti dell’islam.
È ancora tempo di monaci?
Sì, è ancora tempo per offrire
alle donne e agli uomini di oggi
piste preziose per la ricerca di senso.
“Monaco è colui che si ritiene uno con tutti, abituato com’è a vedere se stesso in ognuno” (Evagrio). L’uomo contemporaneo vede indebolite le proprie capacità di divenire se stesso in una libertà autentica e di accogliere l'altro in una comunione sincera: un monachesimo cristiano cosciente della forza della Parola e della sapienza secolare della propria tradizione può aiutare gli uomini e le donne in mezzo ai quali vive a percorrere vie di senso e di dialogo. La lunga esperienza del monachesimo ha elaborato una vera e propria “arte della comunione”: vivere insieme come fratelli o sorelle che non si sono scelti per affinità elettive, ma che imparano ad amarsi come Cristo li ama, è annuncio dell’evangelo tra i più eloquenti.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
Michel Van Parys, per trent’anni abate del monastero di Chevetogne in Belgio e profondo conoscitore del monachesimo sia d’oriente sia d’occidente, è dotato di un grande discernimento nel leggere la presenza del monachesimo nella chiesa e nella storia e possiede un’esperienza della vita monastica tra le più ricche ed esemplari. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Incontrare il fratello.
Omelie pasquali inedite
O Pasqua divina!
Per te è stata annientata la tenebrosa morte
e su tutte le cose si è dispiegata la vita.
Per te sono state aperte le porte dei cieli,
Dio si è mostrato come uomo
e l’uomo è asceso quale Dio.
Per te sono state infrante le porte degli inferi
e i catenacci d’acciaio sono stati spezzati.
Le dodici brevi omelie qui raccolte sono antichi testi pasquali che la chiesa ha composto in un periodo compreso tra la fine del ii e il vi secolo. In essi risaltano la vastità di pensiero teologico, la radicalità di fede e la profondità di lettura biblica ai diversi livelli messi in opera dalla chiesa antica intorno al mistero pasquale. La lettura di queste omelie diventa oggi occasione per gettare nuova luce sulla comprensione che la chiesa antica aveva della Pasqua e sulla cura con la quale ne aveva studiato ogni aspetto, giungendo a un’amplissima intelligenza di un mistero che ingloba tempo, spazio, storia, vita e morte, per ricapitolare tutto in Cristo.
Per una fede credibile:
dire “Io credo”
con fiducia e consapevolezza
Qual è l’essenziale della fede cristiana? Nei primi secoli di vita della chiesa, per cercare di rispondere a questa domanda sono nati i Simboli di fede: affermazioni essenziali del credo cristiano, non sono formule teologiche astratte ma ci rivelano in chi e in che cosa possiamo avere fiducia. In questo libro l’autore si interroga, in costante dialogo con la realtà del mondo di oggi e in continuo riferimento alla tradizione biblica, sulle implicazioni del credere in un Dio completamente degno di fede. Dire “Io credo” apre ciascuno di noi a una più grande realtà in cui possiamo riconoscerci al centro di un eterno e fedele amore, e ci guida a vivere alla luce di questa consapevolezza.
Rowan Williams (Swansea 1950), esperto di patristica e del pensiero russo contemporaneo, attivamente impegnato per la pace nel mondo e la difesa degli ultimi, è stato eletto vescovo di Monmouth nel 1992 e arcivescovo del Galles nel 2000. Dal 2002 è il 104º arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione Anglicana. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Il giudizio di Cristo. Il processo di Gesù e la nostra conversione, e Resurrezione. Interpretare l’evangelo pasquale.
Una lettura spirituale della pittura
di William Congdon
Contiene 16 tavole a colori
Noi come Gesù, come ogni uomo preda del dolore e della morte, siamo un corpo di carne. Il discrimine fra ciò che è “di carne” e ciò che è “dello spirito” è occulto, ma può essere interrogato. L’arte non può conoscere la verità, ma può darne notizia in simulacri che siano all’altezza dell’uomo.
Massimo Morasso (Genova 1964) è saggista e poeta. Studioso di Rainer Maria Rilke e Cristina Campo, ha tradotto Ernst Meister, William Butler Yeats, Navarro Scott Momaday e Yvan Goll. Il suo ultimo libro è La caccia spirituale (Jaca Book 2012), terza parte del vasto ciclo poetico de Il portavoce.
Come accogliere la vita e accettare i propri limiti?
Vedere il cielo azzurro dietro l’orda di uccelli... Non mi focalizzo più sugli uccelli perché non restano: passano con un battito di ali. Mi concentro invece sugli angolini di cielo azzurro. Sono molto stupito di scorgere così tanto cielo azzurro nella mia vita. Cominciare una vita semplice significa domandarsi che cos’è centrale nella propria vita: i problemi, le irritazioni, le tensioni? E poi vivere, semplicemente. La semplicità è molto di più dell’accettazione di sé. Significa essere con se stessi, con infinita benevolenza.
Alexandre Jollien (1975), cerebroleso dalla nascita, dopo diciassette anni di permanenza in un centro specializzato per handicappati, è riuscito a frequentare un istituto commerciale e, successivamente, a intraprendere lo studio della filosofia all’Università di Friburgo. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Elogio della debolezza (2001) e Il mestiere di uomo (2003).
La malattia continua a interrogare ciascuno di noi: "Perché a me? Per quanto tempo?". Sorge in modo imperioso il bisogno di trovare un senso, che sempre ci sfugge. La Bibbia può essere una guida preziosa per questo. Le guarigioni attuate da Cristo sono segni che il regno di Dio è già presente, regno che sarà manifestato in pienezza in "un cielo nuovo e una terra nuova", in cui non ci sarà "né lutto né lamento né affanno".
Gesù, che con la sua vita ha raccontato il volto del Padre, esorta i propri discepoli a essere misericordiosi: i cristiani e la chiesa, quindi, sono chiamati a lasciarsi conquistare e convertire dalla misericordia. L'incontro tra Gesù e la donna peccatrice, narrato nel Vangelo di Luca, è preso a modello da papa Francesco, che con il giubileo invita la chiesa tutta ad assumere la misericordia come criterio strutturante per la vita cristiana.
Le riflessioni di Merton raccolte in questa antologia costituiscono intuizioni ancora all'avanguardia sul monachesimo e il dialogo interreligioso. Le sue ?ultime parole' hanno enormi conseguenze pratiche in un'epoca come la nostra, in cui ci troviamo faccia a faccia con rifugiati di diverse religioni e culture. Merton ci ricorda che costoro sono compagni di dialogo che vengono a noi recando in dono immagini di Cristo finora non riconosciute o ignote. Un cristiano che voglia vivere seriamente la propria fede scoprirà che la trasformazione posta in essere dal Cristo che abita in lui lo porterà ad aprirsi al Cristo negli altri.
Mi lascio guidare dallo Spirito nel momento decisivo della scelta? Un padre spirituale di grande esperienza, con un profondo radicamento nella Bibbia e nei padri, ci propone riflessioni oggi necessarie per imparare l'arte del discernimento che consente di "decifrare" la nostra vita interiore e decidersi. Queste pagine sono una guida sicura nel cammino alla ricerca dell'"uomo nuovo", posto nel nostro cuore mediante la grazia del battesimo, e che ciascuno di noi è chiamato ogni giorno a riscoprire.