
Nel 1941 Edith Stein dedica una proprio studio al padre della mistica occidentale, Dionigi l'Areopagita (intorno al 500). La teoria della mistica di Dionigi ha il suo posto nell'opera steiniana tra il lavoro su Teresa d'Avila (Il castello dell'anima, ESGA 12) e quello su Giovanni della Croce (Scientia Crucis, ESGA 18). Edith Stein indaga sullo sfondo delle proprie esperienze nel Carmelo, con l'aiuto della sua attrezzatura fenomenologica, su alcune problematiche di filosofia della religione, del tipo: Come può l'uomo, con l'aiuto di simboli, giungere ad una valida conoscenza di Dio? Ella tratta anche aspetti mistagogici: "Come può un uomo essere condotto dalla mancanza di fede e rispettivamente dall'ateismo attraverso osservazioni della natura e della storia sino alla fede cristiana e alla personale esperienza mistica di Dio?"
Prima pubblicazione in Italia dell'epistolario completo della Stein. Questo epistolario si rivela prezioso sotto diversi aspetti: naturalmente in relazione alla biografia stessa della santa filosofa, ma anche per approfondire la sua concezione della vita religiosa e della spiritualità carmelitana, nonché la sua produzione nel campo non solo della spiritualità ma anche della "filosofia cristiana". Come nel volume lettere I e lettere III, vi si trovano elementi interessanti per le vicende della scuola fenomenologica, in particolare dei discepoli di Husserl durante gli anni di gottinga, e di Husserl stesso. Non da ultimo, le lettere offrono una viva e toccante immagine del modo in cui una monaca carmelitana, ebrea, viva il dramma dei suoi parenti (e del suo popolo) prossimi ad essere travolti nella tragedia dell'Olocausto.
L'intenso lirismo della spiritualità carmelitana. Accanto a testi come Il Mistero del Natale e La preghiera della Chiesa, che si possono considerare già dei classici, questo primo volume degli scritti spirituali di Edith Stein, a cui farà seguito un secondo, raccoglie ritratti agiografici di figure care alla pietà popolare tedesca e non solo (Santa Elisabetta d'Ungheria - o di Turingia) e dense pagine sulla storia e sulla spiritualità del Carmelo. Sono poi inediti in italiano i testi raccolti nelle sezioni recensioni e necrologi, che offrono spunti interessanti anche per la biografia dell'autrice, e una testimonianza di una sua perdurante sensibilità filosofica. Scritti intensi, illuminati dalla fede che testimoniano il "Fuoco e l'amore di Dio".
In questo tomo commento a Naum e Michea. Girolamo compose i commenti ai profeti minori in tre riprese: dal 389 al 392, nel 396 e nel 406. Quelli a Naum, Michea, Sofonia, Aggeo e Abacuc risalgono al primo periodo, durante il soggiorno in Oriente, dove prende corpo l'ambizioso progetto di una nuova versione latina dell'Antico Testamento, condotta direttamente sul testo ebraico. Il commento a Giona è del 396 e vi si riconosce l'eco della polemica contro Origene scoppiata tre anni prima. Girolamo rivede il testo latino preesistente alla luce dell'Hebraica veritas anziché sul greco dei Settanta. In questi volumi i commenti ai profeti minori sono accessibili al pubblico italiano per la prima volta nella loro integrità.
Un testo per conoscere Girolamo da un punto di vista pressoché inedito. I Tractatus in Psalmos furono scoperti e pubblicati da G. Morin tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Sulla base di vari riscontri l'editore attribuì i nuovi testi a Girolamo, di cui fino a quel momento era pressoché sconosciuta la produzione omiletica, datandoli al primo decennio del V secolo, quando lo Stridonense si trovava a Betlemme. L'attribuzione fu accettata unanimemente, fino a quando nel 1980 V. Peri non propose di intendere i Tractatus come la traduzione geronimiana delle omelie di Origene. Tale tesi ebbe largo successo in Italia, ma incontrò l'opposizione di alcuni studiosi della scuola francese, che continuarono a sostenere la paternità geronimiana. Qui si pubblicano il testo latino di Morin, rivisto dal curatore, e la traduzione italiana, corredata da un ampio commento che consente di inquadrare i Tractatus all'interno di una corretta prospettiva esegetica, ampia e articolata, che tenga conto della paternità geronimiana e dell'innegabile influenza origeniana.
Frutto delle celebrazioni dei due anniversari promosse dalla Carmelitane Scalze di Sassuolo, il volume contiene una serie di saggi incentrati sulla spiritualità monastica. Roberto Fornaciari e Giancarlo Bruni parlano della vocazione monastica e della necessità anche odierna di "uscire dal mondo". Bruno Secondin invece parla della fecondità e della ricchezza della spiritualità carmelitana portando come esempi i monasteri carmelitani di Palestina. Sempre su questo tema, Alessandro Andreini e Carmelo Mezzasalma descrivono l'attualità di S. Teresa d`Avila e S. Giovanni della Croce. Carla Bettinelli esprime una meditazione sulla vicenda di Edith Stein e sul senso del martirio. Chiudono il libro le testimonianze di Romano Zanni e don Mario Prandi sulla musica sacra nella spiritualità carmelitana.
Dopo il libro curato dalla Comunità di San Leolino, che ci ha fatto conoscere parte degli scritti di suor Maria Evangelista ("Sarò amore. Diario spirituale 1949-1968", Panzano in Chianti 2006), ecco, su di lei, una nuova pubblicazione preparata con grande pazienza e tenacia, oltre che con sicura competenza e personale partecipazione, da sorella Paola Moschetti. Si tratta di un'opera che illustra la vita e la spiritualità di un'altra donna del nostro tempo tutta votata all'amore di Dio, sulla scia della santa mistica fiorentina Maria Maddalena de' Pazzi. Nella parabola biografica di questa luminosa figura si incontrano molte delle più significative personalità della Firenze religiosa del secondo Novecento. Legata alla storia della sua vicenda, la storia dell'Eremo di Santa Maria degli Angeli (Scandicci), luogo di preghiera e di vita contemplativa vissuta in stretta comunione con la Chiesa e la città di Firenze.
"Credo che l'artista debba operare per svegliare e dilatare questa scintilla di assoluto che è in tutti, e che ci fa veramente uomini", affermava Diego Fabbri (1911-1980), una delle più alte e intense espressioni di quel "teatro cattolico" che darà altri straordinari esempi di feconda vitalità. Nel suo teatro, in effetti, Diego Fabbri, riconosciuto come autore di sicuro talento anche dai suoi critici più prevenuti, mette in scena una fede cristiana che si interroga e interroga senza posa lo spettatore fino a delineare quel senso "tragico della vita" che accomuna l'umanità migliore e più attenta alla realtà spirituale del vivere, e molto al di là degli steccati ideologici o confessionali. Scandagliare l'uomo, dunque, per giungere a quel mistero di Dio rivelato nella vicenda, scandalosa e luminosa, della croce e risurrezione di Gesù di Nazaret. A distanza di tanti anni, in un clima culturale mutato, sempre più teso ma anche aperto alle ragioni della speranza, cosa rimane e cosa può dirci ancora il teatro di Diego Fabbri? È la domanda a cui cercano di rispondere, da vari angolazioni, i contributi qui proposti.
La visita di Giovanni Paolo II a Firenze, il 18 e 19 ottobre 1986, nell'anno in cui il capoluogo toscano era stato proclamato, seconda città dopo Atene, capitale europea della cultura fu un evento di straordinaria portata spirituale e culturale. La città del rinascimento e della bellezza, di san Zanobi e di sant'Antonino, di Leonardo Bruni, Botticelli e Michelangelo, di Lorenzo il Magnifico e Girolamo Savonarola, di Giorgio La Pira, Giulio Facibeni e don Lorenzo Milani, si sentì richiamare con forza dal papa pellegrino di pace alla sua missione di portare nel mondo la luce dell'umanesimo cristiano: "Se il Rinascimento fu una delle epoche più luminose della storia fiorentina - diceva il papa in piazza della Signoria rispondendo ai saluti di accoglienza delle autorità -, quell'esperienza singolare non può rimanere senza un messaggio anche per voi. (...) Essa vi richiama alla necessità di una continua rinascita spirituale e morale, secondo la celebre espressione di san Paolo agli abitanti di Efeso: "Rinnovatevi nello spirito della vostra mente" (Ef 4,23)". Dal sommario: Introduzione di Carmelo Mezzasalma - Giovanni Paolo II, Discorso all'arrivo a Firenze - Mario Luzi, Indirizzo di saluto - Giovanni Paolo II, Discorso alle persone di cultura - Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani - Editoriale della Rivista "Feeria" n. 1 (marzo 1987) dedicato a Firenze Capitale europea della cultura.