
Per una comprensione spirituale ed esistenziale
del mistero centrale della fede cristiana
La ragione per riflettere sul legame tra la fede e la resurrezione di Gesù è duplice: da un lato la resurrezione è il fondamento della fede in Cristo Figlio di Dio; dall’altro lato sembra diventato molto difficile per la nostra epoca credere a questa resurrezione. Ma la fede nella resurrezione di Gesù non è il credere a un prodigio insolito o al mito di un altro mondo: è l’inserirsi in una visione di storia, è un orientamento di vita, una decisione di ogni istante, è un impegno a vivere una vita sempre nuova perché incessantemente strappata al compiacimento di sé, all’inerzia, alla sufficienza.
Joseph Moingt (Salbris 1915), gesuita, è considerato uno dei più grandi teologi francesi. Tuttora attivissimo, ha insegnato alla Facoltà dei gesuiti di Lyon-Fourvière, all’Institut catholique e al Centre Sèvres di Parigi. Dal 1968 al 1
“Di notte,
quando altri prendono le armi,
prendete l’evangelo!”
La vicenda dei monaci
uccisi in Algeria
che ha ispirato il film
“Uomini di Dio”
vincitore del Gran Premio della giuria
al Festival di Cannes 2010
“In un momento in cui molti pensano all’islam come nemico, il gesto di chi si lascia sgozzare amando il proprio carnefice è l’estremo rifiuto della logica dell’inimicizia, è l’unico atto che può porre fine alla catena delle rivalse e delle vendette. È il caso serio del cristianesimo... Con il martirio un cristianesimo che sembra incapace di comunicare agli uomini d’oggi ritrova improvvisamente la forza di suscitare domande e di inquietare le coscienze. Gli scritti dei sette monaci sono dettati da un amore più forte dell’odio, dalla vita più forte della morte: nella loro forza ed essenzialità ci mostrano che solo chi ha una ragione per morire ha anche una ragione per vivere”.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi)
Fr. Christian de Chergé era il priore del monastero trappista di Notre-Dame de l’Atlas in Algeria. Assieme a sei suoi confratelli venne rapito da fondamentalisti islamici il 26 marzo 1996: furono tutti sgozzati il 21 maggio seguente. Ora essi riposano nel piccolo cimitero di Tibhirine, vegliati dagli amici musulmani che essi non avevano voluto abbandonare negli anni più violenti della barbarie in Algeria.
Una lettura del Vangelo
fatta con semplicità e sottovoce
ma capace di indicare Gesù
che passa per le nostre strade
Gesù passa per le strade nel quotidiano più quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa. Gesù ha occhi capaci di stupore, ama la freschezza di ogni incontro e sogna davanti all’altro: egli così ci insegna a vivere. L’itinerario tracciato da queste pagine, scritte in uno stile semplice e poetico al tempo stesso, è un invito a farsi nomadi e pellegrini, “quelli della via”, alla ricerca dell’acqua viva, nella bellezza di una vita che abbia in sé il sapore e il profumo del regno di Dio.
Angelo Casati (Milano 1931), presbitero della diocesi di Milano dal 1954. Dopo aver insegnato al seminario diocesano e aver esercitato il ministero a Busto Arsizio e a Lecco, è stato per oltre vent’anni parroco a San Giovanni in Laterano a Milano. Presso le nostre edizioni ha pubblicato la raccolta di poesie Nel silenzio delle cose.
Il silenzio ci è molto più connaturale e necessario di quello che si potrebbe immaginare, ma il silenzio lo si deve imparare e ci sono silenzi che si devono combattere, quando sono negazione di comunicazione. Il prodigio del silenzio è giungere a parlare tacendo, a essere espressivi senza usare le parole, ad avere una vita silenziosamente eloquente. Il silenzio è un modo diverso di comunicare e, più in profondità, un modo diverso di essere... e di vivere.
Sabino Chialà, monaco di Bose e studioso di ebraico e siriaco, ha recentemente curato I Detti islamici di Gesù (Fondazione Lorenzo Valla-Mondadori 2009). Per le nostre edizioni ha pubblicato tra l’altro Un’umile speranza, antologia di testi di Isacco di Ninive, e i Discorsi ascetici, nuova collezione di scritti dello stesso autore.
Durante la prima guerra mondiale, la famiglia di Magdeleine Hutin, divenuta più tardi p. s. Magdeleine di Gesù, è stata decimata. La violenza subita avrebbe potuto indurirla e spingerla ad abbattersi, o condurla a usare altra violenza, invece sceglie di dire “sì” alla vita e di credere all’amore. E questo amore ha un volto, quello di Gesù, cercato e accolto nei piccoli e negli emarginati. Nel 1939, sulle tracce di Charles de Foucauld, Magdeleine fonda nel Sahara algerino la prima fraternità delle piccole sorelle di Gesù. Da quel momento, animata da un amore che la consuma come un fuoco, andrà fino ai confini del mondo per condividere con i più poveri l’infinita tenerezza di Dio per ognuna delle sue creature. Nel libro, sia attraverso una ricca scelta degli scritti di p. s. Magdeleine, sia attingendo a ricordi personali, l’autrice ci permette di avvicinare e conoscere meglio questa straordinaria figura di donna.
Piccola sorella Annie di Gesù (1928) ha vissuto per quarant’anni con p. s. Magdeleine. Entrata nel 1948 nella Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, tra il 1952 e il 1960 è stata in diversi paesi di Asia e Oceania. Dopo essere stata assistente generale e poi responsabile generale della congregazione, ha collaborato alla nascita delle fraternità nei paesi dell’Europa dell’est. Attualmente lavora per far conoscere la spiritualità di Charles de Foucauld e di p. s. Magdeleine. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Charles de Foucauld (1998).
Uno sguardo penetrante
sulla teologia ortodossa del xx secolo
e sull'azione dello Spirito
nella vita della chiesa e del credente.
In questo saggio sullo Spirito santo l’autore, attraverso tre teologi ortodossi del xx secolo – Florenskij, Bulgakov e Lossky –, ci offre una chiave di lettura fondamentale per riflettere su molte realtà della vita spirituale cristiana. Queste pagine ci conducono, infatti, a considerare temi quali il Regno, la profezia, la Trinità, la chiesa, l’umanità, la creazione, la libertà... a partire dall’adagio della tradizione orientale: “Scopo della vita cristiana è l’acquisizione dello Spirito santo”. Il cristiano, impegnato nella chiesa e nel mondo, è così guidato anzitutto a discernere in ogni situazione che vive, personale o comunitaria, la testimonianza silenziosa dello Spirito per radicare in essa la propria presenza e azione.
Rowan Williams (Swansea 1950), esperto di patristica e del pensiero russo contemporaneo, uomo da sempre attivamente impegnato per la pace del mondo e la difesa degli ultimi, dal 2002 è il 104º arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Il giudizio di Cristo (2003), Resurrezione (2004) e Ragioni per credere (2009).
Atti del XVIII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa(Bose 8 - 11 settembre 2010).Gli uomini di oggi vivono spesso una situazione d?isolamento, di solitudine non feconda e, paradossalmente, soffrono di una massificazione che impedisce una vita interiore intensa. L?ascolto della tradizione spirituale ortodossa invita a riscoprire solitudine e comunione quali dimensioni irrinunciabili dell?essere stesso dell?uomo nel mondo: illuminate dalla vicenda di Cristo, manifestano nel mistero della chiesa, una e molteplice, il fondamento cristologico di questa polarità fondamentale della vita spirituale.
“I credenti trascorrono la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Ogni terra straniera è per loro una patria e ogni patria è terra straniera”.
(A Diogneto)
Un approccio ai grandi temi della vita ecclesiale e dell’esperienza umana: dall’unicità della persona alla grazia del matrimonio, dalla lettura della Bibbia come cammino di unità alla liturgia fonte di ogni bellezza, dall’impegno attivo nella polis fino all’escatologia. Si ritrova qui in profondità il pensiero di una delle figure più prestigiose della chiesa ortodossa in Francia, che ha sempre cercato una convergenza tra le ricchezze dell’oriente e dell’occidente cristiani, consapevole che la chiesa non può essere divisa: “Malgrado le apparenze una misteriosa unità indivisibile sopravvive”.
Pavel Evdokimov (San Pietroburgo 1901 – Meudon 1970), professore all’Istituto di teologia ortodossa Saint-Serge di Parigi, osservatore della chiesa ortodossa al concilio Vaticano II, è stato uno dei maestri spirituali del nostro tempo e un fervente sostenitore dell’ecumenismo.
Nella "Lettera sulle tre tappe" Giuseppe Hazzaya, padre siriaco dell.VIII secolo, traccia un sapiente itinerario spirituale, frutto della sua lunga esperienza quale guida di una comunità monastica. Articolato in tre tappe corporea, psichica e spirituale -, il percorso proposto da Giuseppe mostra una profonda conoscenza dell'uomo e di quanto abita il suo cuore: viene così delineato un cammino concreto di fecondità spirituale in vista della comunione con Dio e con gli uomini. L'insegnamento contenuto in queste pagine, allora, pur indirizzandosi in particolare a chi vive l'avventura monastica, si rivela strumento per ogni cristiano.
Silvano scrive con il respiro lento e profondo della preghiera. Scrive con l'audacia di chi spera l.insperabile. Le sue parole esprimono la forza di una speranza senza confini, per ogni uomo, per la creazione intera. Il pianto di Adamo, l'inconsolabile nostalgia di Dio che abita gli abissi del cuore umano, diventa invocazione di un volto, epiclesi allo Spirito santo perché disveli in noi i tratti del volto di Cristo, il Figlio amato, l'inalterata immagine e somiglianza del Padre. Raccolto in un unico volume, il corpus degli scritti a noi pervenuti rappresenta ormai un classico della spiritualità del nostro tempo: appunti e lettere che restituiscono i lineamenti di uno starec reso per grazia somigliantissimo al suo Signore, mite e umile di cuore.
Una lucida e sapiente analisi della vita di coppia, delle sue sfide e delle sue ricchezze. "Per fare alleanza, per legarsi, si deve essere capaci di slegarsi, di lasciare certi legami antichi. La fiducia di fondo è credere che donandosi si è accolti, accolti non solo dall'altro ma dalla vita, credere che così si entra nella vera vita"
La fedeltà consiste nell'aver fede e nel prestar fede: si crede in qualcosa, in qualcuno. Da questo credere deriva il fatto che ci si rimette all'oggetto di fede. L'inferno è non avere qualcuno da amare, nel quale riporre la fiducia e dal quale attendere, e ricevere, il nutrimento per vivere. Ma l'esperienza della fedeltà si deve accompagnare anche alla pietà e alla compassione: la fedeltà resiste grazie alla presa di coscienza della propria fragilità e precarietà. Così è nei confronti di dio; ciò che si deve conservare a tutti i costi è la nostra fiducia in lui, malgrado le nostre piccole e grandi infedeltà