
Visitare gli infermi e consolare gli afflitti. Questo volumetto unisce una delle Opere di Misericordia corporali con una di Misericordia spirituale; l’afflizione del cuore e l’infermità del corpo sono infatti due condizioni spesso prossime l’una all’altra; ma sono anche due situazioni quasi intercambiabili: vi sono, infatti, infermità del corpo e dello spirito, dell’animo, della mente.
Quando si pensa alla visita agli infermi, ci si sofferma soprattutto sulle condizioni di malattia del corpo, e meno su quelle delle malattie interiori, che il tema dell’afflizione invece esprime compiutamente. Oggi, soprattutto, la malattia “spirituale”, interiore, la depressione, le forme di bipolarismo, di infermità mentale, sono estremamente presenti, particolarmente significative, anche perché colpiscono sia i singoli che i loro nuclei familiari. E, se ci è difficile già far visita agli infermi nel corpo, ci sembra ancora più complesso stare accanto a chi ha ferite interiori, meno quantificabili, più sfuggenti. Riflettere sulle due Opere di Misericordia cui è dedicato questo volumetto, unendole in una sola meditazione e preghiera, diventa, dunque davvero importante.
Questo volume è dedicato a due Opere di Misericordia corporali: Vestire gli ignudi e Alloggiare i forestieri. La tradizione cristiana è ricca di episodi in cui un ospite misterioso, accolto per pura carità, si rivela essere un angelo in cammino sulle strade del mondo. E se pane e acqua, argomenti centrali delle prime due opere di misericordia corporale, toccano immediatamente il tema della sopravvivenza dell'uomo e dell'umano, il vestire e l'ospitare riguardano un passaggio ulteriore, che è quello, potremmo dire, della stabilità della relazione con chi è nel bisogno. Dar da mangiare e da bere si può fare anche senza "farsi carico" del corpo altrui: vestire e ospitare, invece, presuppone un'accoglienza più intima e, quindi, più impegnativa. Nel nutrire il povero si può anche mantenere una distanza da lui; si può dar da bere senza "toccare" la carne. Vestire e ospitare presuppongono un venire a contatto che ci impegna ulteriormente e ci rivela qualcosa in più di noi stessi, della nostra società, della nostra cultura. E anche delle nostre paure, di fronte alle esigenze della carità e della misericordia.
Il tema della "carcerazione" è, per il cristiano, legato a quello del "peccato". E le opere di misericordia che danno il titolo a questo volumetto aiutano a comprendere una dialettica che resta centrale nel messaggio di Gesù e della Chiesa: se la giustizia umana impone infatti una punizione per la colpa personale, il giudizio evangelico - pur non negandola - la affronta manifestando un orientamento misericordioso per il quale ci chiede di venire in soccorso del colpevole non "punendolo", ma "educandolo" e "visitandolo". Così, per il cristiano, l'ammonizione del peccatore non è separabile dallo stare presso di lui; il rimprovero - indicatore della colpevolezza - non è distinguibile dalla "visita" e dall'accompagnamento - che segnala, piuttosto, la vicinanza: noi non possiamo occuparci del male senza stare accanto a colui che lo compie, o che lo ha compiuto. Il motivo? Semplice: anche noi, ciascuno di noi, "non siamo senza peccato"; perciò non ci è dato di "scagliare la prima pietra". La novità della presenza di Gesù nel mondo è esattamente questa: il Figlio di Dio è venuto "per i peccatori", non per i giusti; è venuto alla ricerca della pecora perduta, non per starsene tranquillo con le 99 al riparo nell'ovile.
L'opera di misericordia che ci invita a prenderci cura dei nostri cari defunti è quella che forse più ancora delle altre può condurci a comprendere il mistero della vita eterna; non la vita prolungata con artifici, ma quella promessa da Dio a coloro che lo amano e che si amano. La vita eterna, che è vita di comunione già germogliante nell'oggi; e che, proprio in quanto comunione, è vita che si eterna. Questo volume affronta anche un tema quasi scomparso dai nostri orizzonti, anche catechistici: i cosiddetti "novissimi": morte, giudizio, inferno e paradiso. La seconda parte del testo è dedicata alle rivelazioni di santa Faustina Kowalska sul paradiso, il purgatorio e l'inferno. La mistica polacca spicca, infatti, nel racconto delle sue visioni, per la profonda capacità di unire il tema della morte e dell'aldilà con quello della Misericordia, centro della sua vita spirituale e delle sue rivelazioni.
Oggi più che mai, le due opere che danno il titolo a questa nostra riflessione sono necessarie. Insegnamento e consiglio sono i primi due passi verso la sapienza interiore: quella che guarda alla realtà non con la sola emozione, ma con quella che è stata ben definita l'intelligenza delle emozioni; che sa considerare gli istinti del momento, le passioni che ci muovono, per trovare direzioni percorribili nel tempo e indicazioni che possano, quelle stesse emozioni, portarle a compimento, realizzarle, appunto; che sa offrire scelte che siano durature e che riconosce, quando esse non dovessero durare, i motivi dei fallimenti senza timore alcuno, per condurre le nostre vite a nuovi progetti, a nuove realizzazioni, con consapevolezza.
Il mistero del perdono, ben lungi dall'essere un atto che va in una sola direzione ha questo di peculiare: si tratta di un percorso da compiere insieme, da parte dei due antagonisti; è una strada che può essere anche lunga, ma che è senza alcun dubbio inevitabile quando non si voglia permettere al male di scavare solchi insuperabili sia dentro noi stessi, che tra noi e gli altri. Il mistero del perdono, proprio per questo, non significa in nessun modo perdita della memoria dei fatti: chi ha compiuto il male ne sarà comunque segnato per sempre, per quanto io possa concedergli il mio perdono; e la vittima dal male non si potrà liberare con un colpo di spugna, quasi dimenticando di averlo subito. Poiché il male, sia che lo compiamo, sia che lo subiamo, lascia tracce indelebili in ciascuno di noi. La possibilità che a noi viene offerta dal perdono è di portare le nostre relazioni a un livello più alto; in modo tale che, pur essendo consapevoli di ciò che ci è successo, nonostante ciò che ci è successo, non reagiamo col male, non male-diciamo, ma offriamo la chance di una mano tesa.
Il libro nasce avendo come pretesto il passo del Vangelo dei discepoli di Emmaus. Suo scopo è quello di riscoprire tutto l'umano che c'è alla base di chiunque viva l'esperienza della fede o dell'incredulità. Ecco il motivo per cui l'opera è divisa in due parti. Nella prima sono affrontate cinque tematiche: Autenticità, Amicizia, Inquietudine, Senso e Nostalgia, che conducono il lettore a calarsi nella propria umanità e a riscoprire quella che i più considerano una malattia, l'essere umani con tutta la fragilità che esso comporta. Nella seconda parte è offerta una riflessione teologica a partire da quattro immagini: Locanda/Chiesa; Tavola/Condivisione; Lo spezzare il pane/Fede; Tornare indietro/Annuncio. In fine, in appendice una rilettura della vita di San Paolo, come l'uomo che più di ogni altro ha fatto sintesi tra tutti gli aspetti che i capitoli precedenti hanno trattato. Uno sguardo nuovo sulla propria umanità, facendo eco alle parole di Gesù di essere venuto per i malati e non per i sani. Solo a partire dall'ammissione della propria umanità, Cristo può operare una guarigione, cioè una riconciliazione del nostro umano. Ma non può esserci guarigione per chi non si considera malato perché troppo intento a convincersi e a convincere di essere perfetto, o come dice il Vangelo, giusto.
Perché Gesù parlava in parabole? È questa la domanda da cui muovono le riflessioni raccolte in questo volume. Il cardinale Carlo Maria Martini si interroga sulle parabole, sulla loro attualità in un?epoca come la nostra che ormai non ne fa più uso e in cui «il parlare di Dio è stentato, fiacco, oscillante». Immediato ma profondo, concreto ed evocativo, Martini si sofferma prima sullo stile comunicativo di Gesù, poi verso ciò che il dire in parabole significhi oggi per noi, per la nostra esistenza, per il nostro modo di parlare di e con Dio. Esse conferiscono alla nuda parola «la potenza di un ariete che demolisce il bersaglio attraverso il coinvolgimento e non con un colpo diretto». Nel ripercorrere le numerose parabole evangeliche, Martini invita il lettore a imparare a guardare il mondo come Cristo per imitarlo, per situarsi dal punto di vista della croce, per «guardare il mondo avendo capito qualcosa della misericordia seria del Padre».
La figura esile di dom Hélder Câmara contrasta a prima vista con la grandezza del suo pensiero e della sua opera. Questo libro vuol riportare - a pochi mesi dall'apertura del processo di beatificazione - la giusta attenzione su una figura anticipatrice della Chiesa bergogliana, divenuta simbolo di tante battaglie per la giustizia, la pace e il riscatto dei più poveri. Si tratta di un'antologia di brani, soprattutto poetici, che permettono al lettore di cogliere il cuore del pensiero dell'arcivescovo di Recife, che di se stesso soleva dire "sono una creatura umana che si considera fratello nella debolezza e nel peccato con tutti gli uomini di tutte le razze e di tutte le regioni del mondo, un cristiano che si rivolge a cristiani, ma col cuore aperto, ecumenicamente, verso gli uomini di ogni credo e di ogni ideologia, un vescovo della Chiesa cattolica che, a imitazione di Cristo, non viene per essere servito, ma per servire".
Quaranta brevi riflessioni sulle "malattie del cuore" (orgoglio, ira, superbia, gola...) che impediscono la nostra conversione. Come amava ripetere Frère Roger di Taizé, "Gesù non propone al discepolo: "Sii te stesso", ma "Seguimi!". Proprio da questa frase di Gesù nasce la necessità della conversione, del cambiamento, che è cercare di superare i confini inviolabili del nostro io, non per perdersi ma per trovarsi. Matteo Zuppi propone in queste pagine un itinerario per andare incontro alla Quaresima - momento di cambiamento, conversione e rinascita - con la consapevolezza che si tratta di una lotta indispensabile ma che ogni cristiano può vincere. Quaranta brevi riflessioni sulle "malattie del cuore".
La confessione è il sacramento che dona la beatitudine dello Spirito, ridona l'innocenza al peccatore e riconcilia con se stessi. Grazie ad essa viviamo l'esperienza di presentarci nudi davanti a Dio ed essere rivestiti dalla sua misericordia. Eppure in molti credenti, la confessione suscita paura, ansie, un senso negativo e oscuro che la rende qualcosa di lontano e faticoso; per altri invece è un esercizio inutile perché il cuore va lasciato libero di vagabondare e nelle nostre vite non esiste nessuna reale colpa. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, guida i lettori in una riflessione sul valore della confessione per fugarne i possibili timori e far loro riscoprire la bellezza dell'"abbraccio di Dio". Riflettere sul valore delle confessione per riscoprirne la bellezza.
Il presente sussidio intende offrire alcuni suggerimenti per consentire alle parrocchie e alle comunità cristiane di prepararsi a vivere con il maggior frutto possibile l'iniziativa 24 ore per il Signore (4 marzo) in questo tempo speciale del Giubileo della Misericordia. Si tratta, ovviamente, di proposte che possono essere adattate in base alle esigenze e alle abitudini locali. A Roma, Papa Francesco aprirà questa giornata presiedendo una celebrazione penitenziale nella Basilica di San Pietro. Nella prima parte di questo sussidio viene offerto uno strumento che aiuta il singolo penitente a vivere in maniera consapevole. La seconda parte offre, invece, tre testimonianze di persone che hanno raccontato la propria conversione. Nella terza parte sono presentati alcuni testi contenenti spunti di riflessione individuale o di gruppo. La quarta e ultima parte offre, invece, una traccia che può essere utilizzata durante il tempo di apertura della Chiesa, in modo che quanti vi accederanno per confessarsi, possano essere aiutati nella preparazione, attraverso un percorso basato sulla Parola di Dio, accolta, meditata e pregata.