
Nella tradizione biblica, il sogno è da sempre un evento spirituale di straordinaria importanza: spazio di rivelazione, incontro, chiamata.
Fin dall'antichità è stato considerato uno strumento di mediazione divina - a volte accolto con fiducia, altre con diffidenza capace però di orientare destini e scelte, suscitare conversione, ispirare vocazioni. Da sant'Agostino a san Francesco, fino a don Bosco, il sogno ha accompagnato il cammino spirituale di numerosi santi e mistici, attraversando i secoli sino ai giorni nostri.
In questo libro, con un linguaggio accessibile a tutti, padre Antonio Gentili riscopre il sogno come esperienza spirituale e psicoanalitica: una via di integrazione del Sé, un dialogo tra conscio e inconscio, un ricettacolo di Grazia, invitandoci a considerarlo come un luogo dove entrare in relazione con la presenza la "parola" di Dio.
Le testimonianze qui raccolte sono parole non vane di quei Suchende (coloro che cercano) che Hermann Hesse ha ben raccontato nelle sue opere: uomini e donne inquieti, che non si accontentano della superficie delle cose, ma ambiscono alla profondità, dove la conoscenza di sé stessi s’intreccia indissolubilmente col cosmo intero e dove l’invisibile si fa presente in «quel cercare che è in sostanza vivere nello spirito». Patrizia Gioia, designer e poeta, è stata responsabile del settore culturale e artistico di Fondazione Arbor (che ha avuto come primo presidente Raimon Panikkar) sino al 2023, anno della sua chiusura. Co-fondatrice di MilleGru, casa editrice e associazione di Poetry Therapy, cura la collana "Tita" e la collana interculturale "I semi". È ricercatrice in Psicologia Analitica junghiana.
L’evangelizzazione, la catechesi, ma anche il colonialismo, la conquista degli indios: sono gli elementi di questo libro. L’autrice racconta la missione in terre lontane in modo diretto ed efficace restituendoci una cronaca di fede appassionata.
Ogni pagina di questo libro, scritto con passione e partecipazione, è una proclamazione gioiosa della bontà di Dio. Esistenze sull’orlo della distruzione salvate in extremis, situazioni di “morte” visitate da una conversione radicale: sono questi gli eventi straordinari della potenza di Dio che uomini e donne “di tutti i giorni” ci raccontano in questo volume.
Chi leggerà queste pagine benedirà di certo il Signore e sentirà il suo cuore aprirsi alla speranza, perché la voce dello Spirito gli suggerirà che per tutti è possibile un cammino di guarigione che conduce a una vita nuova.
In copertina, del celeberrimo quadro di Rembrandt Il ritorno del figliol prodigo, è riprodotto il particolare delle mani del Padre che abbracciano il figlio. Un osservatore attento nota che sono mani diverse: la destra è femminile, la sinistra è maschile. È un errore anatomico che esprime una grande verità teologica: nell’amore del Padre è presente anche la tenerezza della madre.
Questo libro, attraverso la lettura e il commento di alcune pagine del vangelo di Luca, aiuta il lettore a scoprire Dio come Padre di misericordia. E la misericordia nel linguaggio biblico è un termine tipicamente femminile, che allude all’utero materno e si traduce con compassione e tenerezza. È veramente bello scoprire che Dio Padre ha cuore e mani di madre.
«La vita è una caccia al tesoro. Alla fine scopri che il tesoro non esiste. Una beffa». A queste amare parole di un acuto pensatore contemporaneo si contrappone la tesi del libro che, come scrive l’autore, nasce dalla «voglia di dire a tutti che c’è un tesoro e che vale la pena di cercarlo, addirittura che vale la pena di vendere tutto per possederlo, perché una volta che lo possiedi ti accorgi di avere in mano ciò che dà senso alla vita».
Attingendo a piene mani alla parola di Dio e ponendosi in ascolto delle intermittenze del cuore umano, don Maggioni, con lo stile che lo contraddistingue, ci offre una mappa che guida le donne e gli uomini di oggi a scoprire il tesoro nascosto: Gesù di Nazaret, lieta notizia.
- Prefazione di Giuseppe Mani, Arcivescovo Ordinario militare per l’Italia
- Presentazione di Luigi Rossini, Brigadiere Generale – Comandante della Brigata Alpina Tridentina
- Introduzione di monsignor Aldo Del Monte, Vescovo emerito di Novara.
Davanti all’immane tragedia della ritirata di Russia degli Alpini della Divisione Tridentina, che lascia sui bordi delle strade della sterminata steppa russa giovani a morire, senza speranza di salvezza alcuna né possibilità, per i moribondi, di essere confortati, se non dalla fede offerta con umiltà, Don Gnocchi scopre il volto di Cristo e il senso ultimo di quella terribile vicenda. Così come vide la grandezza dei suoi alpini, dopo la vittoriosa battaglia del 17 gennaio del ’43 per rompere l’accerchiamento russo. Una giornata così epica da fargli esclamare: «Dio fu con loro, ma gli uomini furono degni di Dio».
È uno scritto-confessione che cambia il corso della sua vita e inaugura la sua opera di carità. Una carità smisurata, che segnerà per sempre la sua esistenza, connoterà una parte della storia d’Italia, e che offre ancora oggi aiuto e speranza alle generazioni che si avvalgono dei servizi della Fondazione che porta il suo nome.
In una società in cui molte persone alle prese con le diete, e in bilico tra anoressia e bulimia faticano a trovare un rapporto equilibrato con il cibo, parlare di digiuno potrebbe sembrare fuori luogo. Eppure è proprio la pratica del digiuno, antica e diffusa in tutte le religioni, che aiuta l’uomo a ritrovare un rapporto innocente con gli alimenti.
Questo libro, dal taglio originale e nato dall’esperienza dell’autore, propone la pratica del digiuno non come una penitenza ma come un’arte che porta al benessere del corpo, alla felicità dello spirito e che avvicina a Dio. Il digiuno come cammino di conversione e come invito alla festa.
«Ti voglio bene» espressione inquinata.
Come l’aria delle nostre città.
«Ti voglio bene» espressione limpida.
Come il cielo spazzato dal vento.
«Ti voglio bene» vuoto a perdere.
Ciascuno vi mette dentro il proprio egoismo.
«Ti voglio bene» pieno a rendere.
Ciascuno vi mette dentro la propria vita.
«Ti voglio bene» parola fuori corso.
La usano i falsari dei sentimenti.
«Ti voglio bene» moneta preziosa.
Da spendere fino all’ultimo spicciolo.

