
In vista di un anniversario atteso e temuto: «CredereOggi» ne parla: francamente. Chiesa, amore e vita, come si cambia? Tema fondamentale, che intercetta cultura, pastorale, teologia, medicina, stili di vita... Si riaccende la discussione: proposta per approfondire e ipotizzare nuovi percorsi La condizione «divisa» della coscienza credente La distanza tra visione ecclesiale e vissuto contemporaneo della sessualità.
Quando si sceglie di diventare preti è sempre forte e anche prioritario il desiderio di vivere quale pastore tra le pecore, inebriandosi del loro «odore», direbbe papa Francesco. Ma poi quando l'«ordinazione» ti ci getta in mezzo ben presto si scoprono come ostacoli e opposizione le incombenze amministrative e burocratiche delle parrocchie. I più avveduti e «aggiornati» si attorniano di (bravi e validi) collaboratori laici, ma ugualmente codici e regolamenti ti sbattono contro responsabilità ancora indelegabili. Si deve corre più per quelle faccende che per la gente. Fino a quando poi qualcuno va a perdere del tutto non solo «l'odore delle pecore», ma anche la passione per il proprio ministero. «CredereOggi» stavolta si fa carico di questo tema, che interessa i parroci, i preti (e diaconi) certamente, ma non solo. Infatti se molti laici capissero questa difficoltà diverrebbe per loro molto evidente che la parrocchia non può funzionare con queste remore o, peggio, se la si bazzica come un ufficio pubblico (per documenti) o come spazio «indisturbato» per sbrigare alcune faccende «spirituali» tramandate dai propri avi. Facile dire: siate preti e non funzionari!; siate pastori e non amministratori! Facile criticare: il parroco non molla l'osso... se poi è impossibile anche solo delegare responsabilità (non solo amministrative). La rivista cerca di evidenziare e analizzare il problema giuridico e teologico sotteso a queste questioni «amministrative», indicando possibili diverse impostazioni possano prepararne il superamento.
Tra eresia ed eresie qual è la posta in gioco oggi? È la questione che la monografia di «CredereOggi» affronta a partire dalla costatazione che in quest'epoca di post-verità e di irritante emorragia di senso, è quantomeno singolare il revival del gioco all'eretico, anche se non più praticato nella forma della caccia, ma in quello del sospetto. È un gioco pericoloso perché normalmente «eresia» si comprende in stretto parallelo con «ortodossia» in un confronto che incatena entrambe in un agone quasi sempre conflittuale se non antagonista. Da una parte un'ortodossia di fede che coniuga la verità in un solo modo senza alternative di sorta (né di linguaggio né di forma), dall'altra opzioni, stili (eresie: haìresis) che spesso si fanno «ortodossie» a loro volta. Com'è che lungo la storia si è evoluto il concetto e soprattutto l'esperienza dell'eresia? Chi stabilisce cos'è eresia e cosa non lo è? Come si «costruisce» un eretico? All'inizio del cristianesimo c'erano differenze ma nessun era detto eretico: lo era Paolo? Forse lo era lo stesso Gesù? Ma allora come si «inventa» un eretico? Cose di religione? No tanto. Colmi di eretici sono le scienze, la filosofia la politica.
Editoriale
Denaro, dimensione spirituale e sostenibilità 3-7
Alessandra Smerilli
Di cosa vive la chiesa oggi: tra teologia, pastorale e sostenibilità 9-24
Ennio Apeciti
La storia del «sovvenire» letta in parallelo con la storia della chiesa nel fondamento della parola di Dio 25-40
Giuseppe De Virgilio
Paolo e la sostenibilità economica delle «sue» comunità 41-55
Italo De Sandre
Chiesa, denaro, solidarietà: intenzioni e responsabilità 57-70
Giulio Carpi
La raccolta di fondi come evangelizzazione: il fundraising 71-83
Giovanni Dalpiaz
Crescita e declino nella presenza sociale degli istituti di vita consacrata 84-96
Martín Carbajo Núñez
Sostenibilità economica della famiglia francescana 97-114
Vanna Ceretta - Gabriele Pipinato
La gestione economica, luogo di annuncio credibile 115-131
Documentazione (Vanna Ceretta - Germano Scaglioni)
Bilancio: comunicazione e trasparenza 133-139
Oreste Bazzichi
Invito alla lettura 141-150
In libreria 151-160
Sembra che nessun teologo oggi gradisca che il proprio teologare venga catalogato e sbrigativamente incasellato in una «scuola» sia pur «di pensiero». Tuttavia, i teologi quando parlano dei colleghi (vuoi per la location di insegnamento o per l’appartenenza a qualche istituzione/movimento oppure, nel migliore dei casi, per l’epistemologia che addotta nella sua ricerca) si rendono ben disponibili a incasellare il pensiero altrui. Al di là dei termini (scuole? corrente? filoni?...), sullo sfondo di ogni «scuola» veleggia sempre: (1) una filosofia; (2) una dialettica correlata a una filosofia/teologia più organica, preminente se non proprio monopolistica; (3) una congiuntura storico-culturale (ad es. ordini, movimenti) e/o geografica (ad es. università) che polarizza la produzione teologica magari rafforzata da esponenti di marcata personalità; (4) abilità e opportunità tecnologiche che veicolano/traducono cognizioni glocal (teologi influencer). Ma a che servono le «scuole teologiche»? Per scambiarsi idee simile e consociarsi per rafforzare le gracilità individuali? Dal Vaticano II è nato un pensiero capace di coagulare una «scuola»? Un istituto religioso o un movimento è oggi in grado di originare una «scuola teologica», oppure forma epigoni old style? Oggi di fronte alla forte pluralizzazione della teologia e dei teologi di vario «genere» moltissimi ne escono disorientati e sconcertati. In Italia come stanno le cose? Basta l’accorpamento di Facoltà (magari per aree geografiche e discipline) per creare «scuole»? O le tante (poco incisive) «associazioni» di teologi/teologhe? E che dire dei teologi vagantes, visiting… quando è già difficile anche il solo presagio di una appartenenza? Ha ancora senso oggi parlare di «scuole teologiche»?
Destinatari
* Tutti. * seminaristi, religiosi e religiose, educatori, formatori, catechisti, parroci, insegnati di religione, direttori spirituali, counselor, terapeuti
Autore
La rivista «CredereOggi» è pubblicata dalle «Edizioni Messaggero Padova» sotto la responsabilità dei Frati minori conventuali di sant’Antonio di Padova. LORENZO CAPPELLETTI - MAURIZIO GIROLAMI - DAVID KOONCE - GIANLUIGI PASQUALE - GIOVANNI SALMERI - SIMONA SEGOLONI RUTA - ALDO N. TERRIN - NICOLA TOVAGLIARI
Editoriale
Il senso del mistero 3-8
Aldo N. Terrin
La visione sapienziale nel mondo esoterico. Rilevanza per il mondo cristiano 9-26
Chiara Ombretta Tommasi
L’apporto delle filosofie e dei movimenti religiosi pagani alla formazione di un esoterismo cristiano nei primi secoli 27-48
Giuliano Chiapparini
Vangeli gnostici: conoscenza come Insight? Rilevanza per la vita cristiana 49-66
Claudio Moreschini
Riflessioni e riletture del Corpus Hermeticum 67-90
Flavia Buzzetta
Qabbalah e visione cristiana. Una possibile integrazione? 91-103
Fabrizio Di Bella
Esoterismo e mistica cristiana: Jacob Böhme 104-116
Sergio Sorrentino
Il Romanticismo tedesco e l’«anima del mondo» come visione olistica. Possibile conciliazione con la visione cristiana? 117-130
Luigi Berzano
Esoterismi newagers. La moltiplicazione delle forme 131-143
PierLuigi Zoccatelli
Note su teologia cristiana ed esoterismo 144-157
Documentazione (Aldo N. Terrin)
«Sei significati del termine esoterismo» (A. Faivre) «Deep Ecology e Scienza New Age» (K. von Stuckrad) 159-163
Aldo N. Terrin
Invito alla lettura 165-170
In libreria
171-174
Mezzi preti o superlaici? Qual è la loro specificità? Nel postconcilio sembrano assodate alcune acquisizioni su questo ministero: preparati sul piano teologico e pastorale, essi sono ministri di Dio tra gli uomini costituiti con ordinazione «permanente» e con un mandato preciso, specifico, proprio, bene identificato nella struttura ministeriale della chiesa. Proprio del ministero diaconale è la diaconia della carità che si esprime nella comunicazione della parola di Dio, si attua nel servizio nelle soglie ecclesiali e sociali e si finalizza nella liturgia. Servono le membra più in difficoltà nell’esperienza ecclesiale, incentivano i germi di fede di chi è sulla soglia, aiutano tutti i laici cristiani a vivere da testimoni di Cristo e a camminare verso il Padre. Però… si è diffuso parallelamente un uso troppo versatile dei diaconi per situazioni le più varie, che hanno mandato in confusione clero e vescovi, da una parte, ma anche laici e laiche, là dove invece sporgere nel ministero. Si sono aperte così molte questioni critiche, che il fascicolo indicizza nella scansione degli interventi. L’obiettivo del fascicolo è quello di delineare alcuni punti fermi per una teologia del diaconato a partire dal confronto con le «fonti» (testi biblici, canonici, patristica, testi conciliari in particolare del Vaticano II, fonti liturgiche) e con le tesi che emergono nei/dai dibattiti teologici postconciliari. In un clima di recessione ecclesiologica il diacono è troppo confinato nelle sagrestie mentre i presbiteri stanno affollando (maldestri) le «periferie». La crisi è evidente.
Si riflette sulla corporeità attraverso la provocazione delle neuroscienze. Se il ruolo del corpo (cervello e mente) è così centrale nella persona, che significato hanno il credere e i valori?
Contenuto
Quali sono i modi di fare chiesa oggi? Di fronte a modalità anticonvenzionali e innovative, sono presenti e convivono altri che spudoratamente guardano indietro (Lc 9,62), «restaurano» un passato nello smarrimento più totale. Volenti o nolenti è cambiata un’epoca, è cambiata l’umanità e in essa gran parte dei battezzati. Si parla ormai tanto di «chiesa che verrà»: CredereOggi lo fa come sempre cercando di offrire le coordinate di fondo della questione per aiutare il lettore a farsi un’idea tutta sua. Bisogna innanzitutto comprendere che non saranno i (presunti) cambiamenti della curia romana, nei suoi pletorici dicasteri che offriranno un nuovo volto alla chiesa tutta. Le parole e l’immagine di papa Francesco spaesa il senso comune anche dei cristiani, spostando la chiesa dal centro alle periferie in ogni settore… Un nuovo stile di chiesa, oppure l’avvio di una durevole riforma? Un discorso attrattivo, a volte irrequieto, quasi sempre inquietante.
Destinatari
* Tutti. * seminaristi, educatori, formatori, catechisti, parroci, insegnati di religione, direttori spirituali, counselor, terapeuti, religiosi e religiose,
Autore
La rivista «CredereOggi» è pubblicata dalle «Edizioni Messaggero Padova» sotto la responsabilità dei Frati minori conventuali di sant’Antonio di Padova. AUGUSTO BARBI - CALOGERO CALTAGIRONE – GIACOMO CANOBBIO - GIOVANNI GRANDI - VITO MIGNOZZI - SIMONE MORANDINI - MASSIMO NARDELLO - SERENA NOCETI - GIANLUIGI PASQUALE
Come dire Dio nel tempo della tecnica? Quale futuro disegnano tecnica e teologia? Come elaborare una teologia capace di pensare l'agire tecnologico in forme positive? Il rapporto tra teologia e tecnologia oggi è ancora una terra incognita, percorsa da poche strade sensate, che è necessario esplorare. Una riflessione per chi è troppo tecnologico e per chi è troppo teologico.
Sulla questione dei «novissimi» da decenni regna il silenzio. Eppure è una domanda che oggi (come sempre) occupa un posto centrale: quale, quando e dove il mio futuro? Eppoi, solo il mio o quello di tutti? Dai reportage futurologi delle predicazioni preconciliari, si è passati all’esitante e impacciato discorrere delle «teologie» postconciliari fino alle penose reticenze nella catechesi e nella predicazione anche attuali. Forse per timore di irritare o di creare disagio tra i (pochi ormai) uditori? Il problema vero è che non si è trovato un linguaggio adeguato per dire il mistero del nostro destino. Come uscirne? «CredereOggi», pur sapendo che una risoluzione «definitiva» non potrà esserci, propone qui alcune ipotetiche vie di uscita, cercando di superare le vaghezze di certa teologia anche recente per concentrarsi sul tema più cristologico della parusia e sull’asimmetrico esito della vita tra beatitudine e desolazione, purificazione e rigenerazione. Il fascicolo progettato e pensato per tutti, sarà senza dubbio utile anche ai teologi e soprattutto agli operatori pastorali.
I «simboli» sono i grandi unificatori del creato. Anche per capire meglio Maria, la Madre di Dio, dobbiamo creare contatti, instaurare richiami tra parole etra immagini. Esiste allora un termine che esprima tutto di Maria? Che ce l'avvicina e ce la faccia conoscere a fondo? Finora l'attività simbolica si è giocata sull'emergenza di simboli per "rappresentare" Maria, la monografia, invece, parla della stessa Madre di Dio quale "simbolo" della creazione, quale "rappresentanza" piena della creazione. Come Gesù Cristo riassume nella sua natura umana tutta l'umanità e tutta la creazione (uomo universale,l'Adam incorrotto) restaurandone immagine e realtà, così Maria, la madre, rappresenta tutta l'umanità, la creazione intera (la chiesa) che mentre accoglie l'incarnazione del Verbo è la prima, colei che, come Cristo suo figlio, ricapitola in sé tutte le persone e tutte le creature. È un evento così radicale che da allora anche ciascuno di noi è, in realtà, chiamato a diventare come lei (cioè come il figlio): persone che, per mezzo della grazia e per il proprio impegno, vivono aperti su tutti e tutto, non più separati da nessuno e da niente. Così della creazione nei suoi momenti fondamentali: il nascere, crescere, morire, risorgere, ecc. tutto è "rappresentato" in Maria, il simbolo della creazione che tende a Dio.

