
La brevità e la semplicità della vita di Teresa di Lisieux è esattamente contraria alla profondità di quella che viene detta «la piccola via».
Non per nulla Teresa è Dottore della Chiesa. Non per nulla la giovane ragazza fiorì in uno specifico contesto storico e culturale di cui assorbì, per osmosi, le tensioni.
È ben noto che l’educazione scolastica della piccola normanna fu molto limitata, da dove nasce allora la sua capacità di scrivere? Da dove le viene la postura all’ascolto dei drammi della sua epoca? Non di certo dalla vastità di letture o di conoscenze: in lei operò invece lo Spirito che la dispose ad accogliere in sé le tensioni dell’ateismo e lasciarsene travagliare. Queste domande, abitate dai grandi nomi e da rinomati personaggi a lei contemporanei, la presero tanto che lei entrò in sintonia con le correnti letterarie e di pensiero, con i grovigli riflessivi e con le inquietudini artistiche, e se ne lasciò risuonare e ne divenne un’eco: ma creante. Donò cioè una risposta che, se accoglieva una lacerazione, sapeva pure porgere una sutura.
Giovane ragazza Teresa dimostra una tempra di donna, un animo che sa percepire e sa ergersi dinanzi alle donne del suo secolo, indubbiamente più colte di lei e più emancipate, ricordate dalla cultura laica come donne d’avanguardia, ma bloccate nel formulare una risposta alle tenebre distruttive, risposta che in lei fluisce spontanea e gioiosa e la rende donna costruttiva, che lascia una traccia cui in molte e in molti, anche a distanza di più di un secolo, si possono specchiare.
Prefazione di Lucetta Scaraffia
GLI AUTORI
CRISTIANA DOBNER, carmelitana, è nata a Trieste, laureata in Lettere e Filosofia e alla Scuola di Lingue Moderne, con studi teologici e biblici, e specializzazione all'estero. Traduttrice e collaboratrice di numerose riviste, testate e l'agenzia SIR. Vive nel monastero di S. Maria del Monte Carmelo a Concenedo di Barzio (Lecco). È autrice di numerosi volumi di spiritualità.
Con una Bibliografia relativa ai principali lavori sull'opera e la filosofia di sant'Agostino aggiornata alla primavera 2013
Chi si è impegnato nello studio e nel tentativo di comprendere la cultura del periodo patristico e medievale conosce la serietà e l’importanza dell’opera di Gilson.
Quest'opera, poi, ha in sé un significato particolare poiché il pensiero e il mondo di Agostino restano per ogni epoca punti inevitabili di riferimento, tanto più nella temperie culturale che viviamo.
Non la vita o il pensiero di Agostino, ma una introduzione allo studio di sant'Agostino. Il filo conduttore di un'esistenza, di un destino; di un travaglio e di un'appassionata ricerca dove l'uomo occidentale si ritrova e si confronta con ciò che resta essenziale e decisivo.
Étienne Gilson (1884 - 1978), formatosi alla Sorbona, subì l’influsso di H. Bergson e di L. Lévy-Bruhl. Insegnò presso le Università di Lilla (1913) e di Strasburgo (1919); dal 1921 fu professore alla Sorbona e nel 1923 titolare della cattedra di filosofia medievale al Collège de France. Visiting professor ad Harvard nel 1927, divenne poi direttore del Pontificio Istituto di Studi Medievali di Toronto. Accademico di Francia, è da considerarsi come uno dei maggiori storici del pensiero filosofico medievale.
Una monografia sulla storia dei fondamenti della Chiesa cattolica
Per Marcione esistono due dèi: il creatore del mondo, rivelatosi all'uomo sin dall'inizio nelle opere della creazione e nell'Antico Testamento, e il Dio straniero che si è manifestato in suo figlio Gesù Cristo per strappare gli uomini al dominio opprimente del Creatore. Dietro questa visione teologica a prima vista assai bizzarra si nasconde un'interpretazione particolare della Bibbia: oltre dieci secoli prima di Lutero, Marcione rivendica l'indipendenza del Vangelo dalla Legge mosaica con una radicalità estrema, tanto da ritenere che l'Antico e il Nuovo Testamento siano opera di due divinità diverse.
Come ha ricordato recentemente lo stesso papa Benedetto XVI, riferendosi proprio a questo testo di Harnack, Marcione rappresenta ad un tempo la più grande minaccia, ma anche la più grande sfida lanciata alla dottrina cristiana e rappresenta ancor oggi un passaggio obbligato per il dialogo ebraico-cristiano.
A cura di Federico Dal Bo
GLI AUTORI
ADOLF VON HARNACK (1851-1930) è stato uno dei teologi tedeschi più importanti del secolo scorso. La sua fama è legata alla monumentale storia dei dogmi cristiani, ma soprattutto all'audace monografia che dedicò al più celebre eretico del cristianesimo antico: Marcione.
Un classico della spiritualità cristiana, pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1758 e ininterrottamente ristampato fino ad oggi. S. Alfonso vide nascere il libro dalla sua predicazione trentennale svolta soprattutto nei paesi più depressi del Regno di Napoli. Al centro della predicazione il tema dei Novissimi, con lo scopo di risvegliare nei fedeli il senso del peccato e la speranza della vita eterna. Con tono coraggioso, lontano dalla retorica classica e ben lontano dal conformismo del tempo, il santo racconta con colori forti la morte, il giudizio e l'inferno sempre però lasciando intravedere la speranza della beatitudine eterna.
Maria fu una presenza viva e significativa durante tutta l’esistenza di Don Alberione, fin dalla prima infanzia. Il presente volume, che uscì in prima edizione nel 1948, è particolarmente importante in quanto contiene la trattazione più sviluppata e organica della riflessione di Don Alberione su Maria Regina degli Apostoli e sulla tipica pietà mariana della Famiglia Paolina.
In esso, l’Autore ribadisce la sua visione di Maria “apostola”, esponendo diffusamente i molteplici “apostolati” compiuti da Maria, quali espressioni concrete della sua missione. Per Don Alberione la Madre di Gesù merita il titolo di “Regina degli Apostoli” poiché Ella ha esercitato tutti gli apostolati che erano possibili a una donna del suo tempo: l’apostolato dell’esempio, della parola, della preghiera, della sofferenza, dell’azione...
In occasione della consacrazione del Santuario mariano Regina Apostolorum a Lei dedicato in Roma, Don Alberione, riprendendo le parole dell’allora Cardinal Montini, spiegò: «Gli editori possiedono la Parola, la moltiplicano, la diffondono vestita di carta, caratteri, inchiostro. Essi hanno sul piano umano la missione che nel piano divino ebbe Maria: che fu Madre del Verbo Divino; Ella ha captato il Dio invisibile e lo ha reso visibile ed accessibile agli uomini, presentandolo in umana carne». Come ha accolto, formato e donato il Cristo, Maria diventa madre che accoglie e forma gli apostoli di tutti i tempi, facendo sì che in ciascuno di essi risplendano le fattezze del Figlio.
Giacomo Alberione nacque a San Lorenzo di Fossano (Cuneo), il 4 aprile 1884. Il 25 ottobre 1896 entrò nel seminario di Bra, dove rimase fino alla primavera del 1900; dopo sei mesi trascorsi in famiglia tra preghiera e lavoro nei campi, si trasferì nel seminario di Alba. Nella notte fra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901, durante l’adorazione eucaristica, ebbe l’intuizione di un cammino speciale voluto da Dio per lui e per altri. Venne ordinato sacerdote il 29 giugno 1907 e, il 9 aprile 1908, conseguì la laurea in Teologia. Il 20 agosto 1914, ad Alba, pose il primo germe della futura Congregazione, aprendo la Scuola TipograficaPiccolo Operaio. Il 5 ottobre 1921 fu costituita la Pia Società San Paolo, che il 12 marzo 1927 divenne società religiosa clericale di diritto diocesano. Il giorno successivo don Giacomo Alberione emise la professione religiosa, assumendo il nome di Giuseppe. Tra il 1915 e il 1960 fondò quattro Congregazioni femminili e diversi Istituti secolari. Nel luglio del 1936 si trasferì definitivamente a Roma, dove morì il 26 novembre 1971, confortato da una visita di Paolo VI.
IL SAPORE DEI PADRI DELLA CHIESA NELL’ESEGESI BIBLICA di Guido Innocenzo Gargano.
A una prima lettura, l’interpretazione dei testi biblici fatta dai Padri della Chiesa può apparire datata e troppo lontana dalla sensibilità moderna e contemporanea. Essi erano infatti immersi in un contesto culturale molto diverso da quello del lettore contemporaneo, che si trova a volte nell’impossibilità di “gustare” i commenti e le intuizioni di quegli autori che hanno lasciato una profonda impronta nella storia del cristianesimo. Questo volume cerca di introdurre alla comprensione di alcuni elementi dell’ermeneutica (l’arte dell’interpretazione) propri dell’ambiente in cui si è affermato il cristianesimo,segnato dall’eredità ebraica e dalla cultura greco-romana. Lo scopo del libro è invogliare a leggere con più frutto i testi dei Padri della Chiesa,nella consapevolezza che la fede,chiave ermeneutica per eccellenza della Bibbia,rimane per tutti noi,ancora oggi,la motivazione principe del nostro interesse per quel libro che ha un “sapore” assolutamente “diverso” da tutti gli altri.
DESTINATARI
Studenti di teologia,laici impegnati,religiosi.
AUTORE
Guido Innocenzo Gargano, monaco camaldolese, ha ricoperto diversi incarichi istituzionali nella Congregazione Camaldolese e nella Congregazione per le Chiese Orientali Cattoliche. Attualmente risiede a Roma come Procuratore Generale e Priore del monastero di San Gregorio al Celio. Professore straordinario di Patrologia al Pontificio Istituto Orientale,insegna Storia dell’Esegesi dei Padri presso il Pontificio Istituto Biblico. Ha fondato i “Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli” e ha collaborato a diverse opere collettive e a dizionari di teologia e spiritualità. Numerosi i suoi volumi di lectio divina sui Vangeli e sulle Lettere di San Paolo.
Il libro raccoglie l’insegnamento impartito da padre Louis Lallemant in quattro anni (1628-1631) a Rouen nel terzo anno di Noviziato dei padri Gesuiti. Quest’opera ebbe subito un forte influsso sulla spiritualità e ancora oggi si dimostra altamente valida e di grande attualità.
destinatari
Religiosi e laici credenti
l’autore Louis Lallemant nacque nel 1587 a Chalonsur-Marne (Champagne, Francia), entrò nella Compagnia di Gesù nel 1605, morì a Bourges nel 1635 presso il collegio dei gesuiti del quale era rettore. Desiderò ardentemente e chiese a lungo di essere inviato in Canada; e se non partì mai, si preoccupò sempre di mandare altri e suscitò attorno a sé un ardente zelo missionario. In possesso di una conoscenza approfondita della letteratura ascetica e mistica, fu insigne direttore spirituale e uno dei gesuiti più meritatamente famosi del suo tempo. La cosiddetta scuola del Lallemant è formata dai suoi più illustri discepoli: Surin, Rigoleuc, Nouet, Nepveu.
Ci sono tanti modi di accostarsi ai Padri della Chiesa e altrettanti sono i modi di giudicarli. Questo volume riesce non soltanto a far conoscere culturalmente i Padri della Chiesa, ma anche a farsi contagiare dal loro modo di accostarsi al testo biblico.
San Gregorio Magno, in particolare, ha fatto scuola per tutte le generazioni successive di credenti occidentali nell’approccio alla Scrittura. Basti ricordare alcune delle sue massime più felici:“Le parole di Dio lievitano in parallelo con la crescita di chi le accosta” oppure:“Possiamo trovarci fuori dal tempo in cui sono avvenute le cose descritte dai libri ispirati, ma non fuori dal mistero in essi contenuto”. Egli è riuscito a rendere popolare la convinzione agostiniana che scopo di tutte le Scritture ispirate è quello di rendere l’uomo stesso una Scrittura vivente. Da cui la bellissima massima: Viva lectio vita honorum, cioè leggere la vita stampata sul volto dei buoni è come leggere la Scrittura ispirata divenuta vita.
Gregorio di Nissa, sebbene sia meno conosciuto di altri Padri della Chiesa, rappresenta un vertice della teologia e della spiritualità cristiana. È considerato il più speculativo tra i Padri Cappadoci (Basilio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa). Meditare la sacra Scrittura fu per lui non soltanto un modo per attingere delle verità teologiche, ma fu soprattutto la «strada maestra» per lasciarsi plasmare dalla forza della Parola divina, medicina salutare ed energia che opera in modo efficace e trasformante. Di conseguenza, pur appartenendo per nascita a una classe sociale privilegiata, si mostrò molto attento alla situazione di povertà e miseria in cui versava la maggioranza della popolazione affidata alle sue cure pastorali, giungendo a una condanna esplicita della schiavitù. Gregorio offre un modello assai ricco ed equilibrato di vita cristiana: era aperto alle conquiste del pensiero e della cultura, ma anche attratto dalle profondità della vita mistica. Conoscere la sua spiritualità biblica aiuta anche il lettore di oggi ad arricchire la sua vita di fede: tutto ciò che è scritto nella Bibbia si riscrive ora nel cuore del credente.
L'autore
Vincenzo Bonato (Verona 1952), dopo la laurea in filosofia conseguita all’Università di Padova, è entrato nella Congregazione monastica di Camaldoli (1978). Da monaco, ha approfondito la spiritualità monastica e patristica occupandosi dapprima della figura di Diadoco di Foticea. Ha curato un’apprezzata traduzione del Commento sul Cantico dei Cantici di Gregorio di Nissa (Edizioni Dehoniane, 1995). Presso lo stesso editore ha pubblicato un commento patristico ai libri dei Salmi (I Salmi nell’esperienza cristiana, 2008), al libro dell’Esodo (2009) e del Cantico dei Cantici (2009). Ha insegnato per un decennio presso l’Istituto di Scienze religiose San Pietro martire di Verona. Collabora con le settimane liturgico-teologiche e con la rivista Vita monastica di Camaldoli; cura in rete un blog di Spiritualità biblica.
L'autore
RAFAEL AGUIRRE è professore di Nuovo Testamento presso l’università di Deusto (Bilbao)
Il libro
Come mai quello che inizialmente fu un movimento carismatico di rinnovamento, controculturale e fondamentalmente radicato negli ambienti rurali e poveri della Palestina, divenne molto presto una potente istituzione religiosa, prevalentemente urbana, che offrì la coesione ideologica e la legittimazione all’impero romano? In questo libro si studia il processo di istituzionalizzazione e di patriarcalizzazione del cristianesimo primitivo. È la prima opera scritta in spagnolo che utilizza i metodi sociologici nell’esegesi biblica.
Ci furono correnti cristiane che mantennero la radicalità pagando un prezzo all’isolazionimo e che finirono col diventare gruppi chiusi in sé e senza futuro storico (sette giudaico-cristiane). Altre tendenze si fusero con la speculazione filosofica del tempo e finirono col dissolversi in una dottrina elitaria per minoranze (sette gnostiche). La corrente cristiana che prevalse, quella egemonica in Asia Minore, Grecia e Roma, scelse di incarnarsi nelle strutture sociali e ideologiche dell’impero. È il cristianesimo come chiesa, che si è costruita nell’ortodossia e ha segnato la storia successiva. L’estensione e il populismo di questa forma di cristianesimo è compatibile con la rilevanza critica e innovatrice del vangelo di Gesù?
Una visione lucida e rigorosa delle origini della chiesa è decisiva per adottare nel presente atteggiamenti maturi che non sacralizzino quello che è relativo e storico, ma che nemmeno inseguano l’ideale impossibile e volontarista di recuperare un’età dell’oro che non è mai esistita. Il senso teologico profondo dello studio delle origini del cristianesimo non è la giustificazione della chiesa, ma l’appello alla conversione.