
Un ritratto a tutto tondo di una delle maggiori mistiche della Chiesa. L'opera contiene i contributi dei principali studiosi di santa Teresa d'Avila, che affrontano i piu importanti aspetti della sua vita e delle sue opere. Uno strumento indispensabile sia per coloro che vogliono approfondire le loro conoscenze sulla santa, sia per coloro che intendono avvicinarsi per la prima volta.
I saggi raccolti in questo volume, presentati per la prima volta al lettore italiano, sono stati scritti lungo tutto l'arco del Novecento da grandi studiosi di tre generazioni ed appartenenti a differenti ambiti di ricerca, ma ugualmente legati a dibattiti molto attuali. Tutti affrontano, da diverse angolazioni, il problema storiografico del "distacco" del cristianesimo dalle strutture portanti dell'ebraismo, culla entro la quale era nato. Il volume è suddiviso in tre parti: nella prima vengono raggruppali i contributi relativi all'uomo Gesù e al contesto storico, ideologico e politico nel quale si trovò a vivere ed agire in quanto ebreo. La seconda parte raccoglie invece interventi tipicamente esegetici, dedicati alla figura e alla delicata opera missionaria di S. Paolo, primo grande diffusore, interprete e teologo del pensiero cristiano. La terza parte unisce testi dedicati alla travagliata nascita di questa nuova religione da un contesto culturale e antropologico in cui il disfacimento dell'ellenismo e l'incombenza della religione imperiale romana, da un lato, nonché l'influenza reciproca di alcune opzioni "ereticali" e settarie (quali il giudeocristianesimo, lo gnosticismo e il marcionismo), dall'altro, giocarono un ruolo essenziale nello sviluppo, appunto, del cristianesimo e della prima Chiesa e di una cristologia compiutamente "cristiana".
Proseguendo il discorso ideale, iniziato con la pubblicazione, con l'Editrice Domenicana Italiana, del primo volume dal titolo Verità, bellezza e scienza, e del secondo volume, dal titolo Etica, bioetica e politica, e dal sottotitolo, posto in entrambe, Temi di filosofia aristotelico-tomistica, ora, con questo terzo volume, avente lo stesso sottotitolo e per titolo Attualità di San Tommaso, non fa che ribadire lo stesso proposito; cioè, oggi si avverte la necessità di ritornare ai princìpi ispiratori della filosofia aristotelico-tommasiana. Si tratta, però, di un ritorno da effettuare non mediante un appiattimento anacronistico, che farebbe un torto a questa stessa filosofia, ma mediante un ritorno che ripensi i problemi di oggi alla luce di quei princìpi, i quali, quanto più sono conservati nella loro formulazione originaria, tanto più se ne coglie la loro immensa fecondità euristica, profondamente umana, ragionevole e positivamente laica, nel momento stesso in cui sono applicati, come si fa anche in questo terzo volume, ai problemi in cui vive e si dibatte l'uomo moderno. Con questo volume l'Autore intende dimostrare che l'esigenza di tornare in modo particolare all'epistemologia e alla metodologia tommasiana ha dalla sua validi motivi e giustificazioni, perché vede in esse la possibilità per la filosofia e per la teologia di uscire dalle secche in cui da tempo si sono incagliate, dopo aver seguito, e in alcuni casi inseguito, gli orientamenti della filosofia moderna, giunta ormai al capolinea, sebbene continui ad avere ancora i suoi strenui difensori e i suoi santuari. La post-modernità, da tempo iniziata, sta già facendo comprendere che l'uomo ha bisogno di essere aiutato da un pensiero, sia filosofico sia teologico, attento ai problemi reali e non arroccato nei vuoti giochi di parole e negli ossimori, cui la filosofia e la teologia sembra che abbiano affidato le loro ultime carte. L'autore ha voluto soprattuto sottolineare che questo ritorno alla realtà deve essere accompagnato da un'ermeneutica, anch'essa realistica, aperta alla conoscenza oggettiva, che rompa il guscio di una pretesa trascendentalità soggettiva, la cui universalità è solo un pio desiderio dei suoi cultori, allo scopo di leggere, secondo verità e giustizia, sia il grande libro della natura sia tutte quelle immense ricchezze, affidate alla scrittura dai grandi pensatori del passato, presupposti ineliminabili di una communitas dai solidi fondamenti.
"La Guerra giudaica", scritto prima in aramaico poi in greco, narra uno degli eventi più drammatici della storia universale, ambientato in quegli stessi luoghi in cui pochi decenni prima aveva predicato Gesù Cristo. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode. Ma il cuore dell'opera è la lotta del piccolo popolo ebreo contro le legioni di Vespasiano e di Tito: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario si susseguono davanti ai nostri occhi, fino al momento in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile. Un'appendice al testo propone i frammenti di un'antica versione russa della Guerra giudaica, dove appare la figura di Gesù Cristo.
L'opera chiude la trilogia dedicata dall'autore alla Storia delle dottrine cristiane prima di Nicea, con l'intento primario, e comune ai tre volumi, di descrivere i contatti che il cristianesimo dei primi tre secoli aveva stabilito con le espressioni culturali proprie delle aree geografiche nelle quali o era sorto o si era pian piano sviluppato.
Daniélou fa partire la propria indagine sul cristianesimo latino da una domanda fondamentale: Tertulliano - autore da cui generalmente le storie della letteratura latina cristiana prendono avvio - così come si ispira a fonti greche precedenti, dipende forse anche da un cristianesimo di lingua latina tendenzialmente popolare? Prima dei suoi scritti abbiamo a che fare con opere latine originali o solo con traduzioni dal greco? Le argomentazioni dell'autore lo portano a ritenere che le comunità giudeocristiane di lingua latina abbiano effettivamente lasciato talune opere letterarie, e che di esse Tertulliano abbia avuto conoscenza. A quest'ultimo si deve poi l'elaborazione di scritti di notevole originalità che trattano l'insieme della fede mostrando già alcune peculiarità del cristianesimo occidentale. Cipriano poi completerà il quadro con la sua ecclesiologia.
Sommario
Abbreviazioni. Prefazione. I. IL GIUDEOCRISTIANESIMO DI LINGUA LATINA. 1. Le traduzioni. 2. La polemica anti-giudaica. 3. Lo scontro col paganesimo. 4. La sopravvivenza del giudeocristianesimo latino. II. CRISTIANESIMO E CULTURA LATINA. 1. Tertulliano e il giudeocristianesimo. 2. Minucio Felice e le sue fonti. 3. Tertulliano e lo stoicismo. 4. Novaziano e la religione cosmica. 5. Cipriano e l'invecchiamento del mondo. III. I latini e la Bibbia. 1. I testimonia. 2. La tipologia. 3. Gli esempi. 4. Novaziano e le Teofanie. IV. LA TEOLOGIA LATINA. 1. Tertulliano e il suo metodo. 2. Il sistema di Tertulliano. 3. Le due città. 4. L'ecclesiologia di Cipriano. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
JEAN DANIÉLOU (1905-1974) fu tra i massimi esponenti della nouvelle théologie. Dopo gli studi di lettere e filosofia alla Sorbona, nel 1927 divenne professore associato di grammatica. Entrò poi nella Compagnia di Gesù nel 1929 e si dedicò all'insegnamento. Continuò quindi gli studi di teologia nella Facoltà cattolica di Lione. Fu ordinato presbitero nel 1938. Terminata la guerra, durante la quale fu arruolato nelle forze aeree, completò il suo dottorato in teologia nel 1942. Lo stesso anno divenne cappellano di un collegio femminile di Sèvres e fondò la collana Sources Chrétiennes in collaborazione con Henri de Lubac, favorendo così la riscoperta dei Padri della Chiesa. Nel 1944 ricevette la cattedra di storia antica del cristianesimo all'Institut catholique di Parigi, del quale sarebbe diventato il decano. Su richiesta di papa Giovanni XXIII prese parte al concilio Vaticano II a titolo di esperto. Nel 1969 fu eletto arcivescovo titolare di Taormina e consacrato vescovo a Parigi. Partecipò alla I Assemblea straordinaria del sinodo dei vescovi, celebrata in Vaticano dall'11 al 28 ottobre 1969. Fu eletto membro dell'Académie française nel 1972. Fu inoltre nominato cavaliere della Legione d'onore. Tra le sue opere le EDB hanno pubblicato: La teologia del giudeo-cristianesimo (1998), Messaggio evangelico e cultura ellenistica (2010).
Non vi è nulla di più difficile del trattare la spiritualità protestante: è curioso infatti notare che sono soltanto i protestanti più o meno cattolicizzanti ad ammettere l'esistenza di una spiritualità protestante. Gli altri, tra i quali Barth, Ebeling, Nygren, Brunner, affermano che la mistica è la realtà più lontana dal vero protestantesimo. Il motivo addotto è una forma di religiosità essenzialmente pagana, estranea alla Bibbia e inconciliabile col Vangelo. L'autore mostra che tale tesi si basa su degli a priori giustificati solo da una serie di confusioni e controsensi. Partendo dai principi spirituali dei riformatori, si sofferma in modo particolare su figure del pietismo protestante e del movimento religioso romantico. Mette in evidenza come lo sviluppo della spiritualità anglicana sia strettamente legato a quello della spiritualità protestante, pur non coincidendo, come taluni cattolici sono portati a pensare. L'opera contribuisce a dissipare dubbi, chiarire equivoci, attenuare criteri di giudizio troppo rigidi, e quindi, ad approfondire il dialogo tra fratelli separati.
A cura di Piero Scazzoso ed Enzo Bellini
Introduzione di Giovanni Reale
Saggio integrativo di Carlo Maria Mazzucchi
Testo greco a fronte
“Della natura divina non c’è parola, né nome né conoscenza;
non è tenebra e non è luce, né errore, né verità,
e nemmeno esiste di lei in senso assoluto affermazione
o negazione, ma quando affermiamo o neghiamo le cose
che vengono dopo di lei, non affermiamo né neghiamo lei;
dal momento che supera ogni affermazione la causa
perfetta e singolare di tutte le cose, e sta al di sopra
di ogni negazione l’eccellenza di chi è sciolto assolutamente
e da tutto e sta al di sopra dell’universo.”
Il Corpus dionisiano, sintesi del neoplatonismo greco e del pensiero cristiano, è costituito da una serie di scritti: la Gerarchia celeste, la Gerarchia ecclesiastica, i Nomi divini, la Teologia mistica e Lettere. Questi scritti per certi aspetti stanno alla base della teologia medioevale di lingua latina nelle sue più svariate forme (dalla dottrina degli angeli all’ecclesiologia), in quanto furono attribuiti anacronisticamente a quel Dionigi, personaggio ateniese, convertito da San Paolo dopo il discorso all’Areopago narrato negli Atti degli Apostoli. In realtà in questi scritti è chiaramente presente un linguaggio neoplatonico molto vicino a quello di Proclo e di Damascio, il che lascia pensare a una datazione intorno alla metà del VI secolo. Furono commentati da Massimo il Confessore e da Giovanni Scoto Eriugena, e si possono considerare il punto di partenza di tutta la teologia negativa e fonte di ispirazione del misticismo cristiano medievale e moderno, da Meister Eckhart fino a Edith Stein. Dopo la scoperta in età moderna della loro inautenticità, ci si è resi conto della preminenza del pensiero neoplatonico su quello cristiano. Cristo, pur spesso citato, non trova spazio adeguato nell’impianto metafisico-teologico, in modo sorprendente. Resta un mistero se l’Autore fosse un credente che cercasse di assorbire nel pensiero cristiano il pensiero tardo-antico pagano, o se fosse un dotto filosofo che cercasse invece di assorbire nel pensiero pagano il pensiero cristiano.
Carlo Maria Mazzucchi, nel Saggio integrativo che qui presentiamo, illustra l’ipotesi rivoluzionaria secondo la quale l’Autore potrebbe essere proprio Damascio, che ha scritto questo imponente Corpus in senso anticristiano. In ogni caso, va tenuto presente il fatto che la “storia degli influssi” del Corpus dionisiaco va ben al di là degli intenti dell’Autore, e che alcune pagine rimangono esemplari, e sotto vari aspetti costituiscono punti di riferimento irreversibili.
Piero Scazzoso (1912-1975) è stato docente di Lingua e Letteratura greca all’Università Cattolica di Milano. Studiò a fondo il linguaggio e il significato del Corpus nella tradizione cristiana, soprattutto orientale. Alla traduzione delle opere del Corpus dionisiano lavorò per quindici anni (dal 1960 alla morte). Morì prima di vedere la pubblicazione della sua traduzione.
Enzo Bellini (1934-1981), è stato docente di Storia della Teologia presso l’Università Cattolica di Milano e di Patristica e Patrologia presso la Facoltà Teologica Interregionale di Milano. Era specialista del pensiero tardo-antico cristiano, cui ha dedicato una serie di lavori. Negli ultimi anni si era occupato soprattutto dell’approfondimento del pensiero metafisico-teologico espresso nel Corpus dionisiano. A lui è stato affidato il compito di preparare la pubblicazione della traduzione di Scazzoso, accompagnata dalla sua interpretazione, espressa nel nutrito Saggio introduttivo e negli imponenti apparati (prefazioni, parafrasi, note e indici).
Carlo Maria Mazzucchi è professore di Filologia Bizantina presso l’Università Cattolica di Milano, ed è un conoscitore al più alto livello nazionale e internazionale del pensiero tardo-antico e bizantino.
Giovanni Reale è uno dei massimi storici della filosofia antica. La sua sterminata produzione scientifica copre tutto l’arco del pensiero antico pagano e cristiano; ha dedicato monografie specifiche a Parmenide, Melisso, Socrate, Platone, Aristotele, Teofrasto, Pirrone, Plotino, Proclo e Agostino. La sua opera maggiore è la Storia della filosofia greca e romana in 10 volumi, pubblicata da Bompiani.
Come Gesù divenne Dio con il suo titolo mira volutamente ad attirare l'attenzione, ma non intende offendere nessuno. Esprime un doppio senso che coglie due momenti salienti: la straordinarietà della venerazione molto precoce e nei termini più esaltati di Gesù di Nazaret nel movimento religioso a lui devoto, quello che ora chiamiamo «cristianesimo», e il fatto che i primi cristiani giunsero a considerare Gesù divino e a venerarlo in quanto tale. In quali termini storici Gesù è stato considerato divino ed è stato trattato come dio nelle prime cerchie cristiane? Lo studio di Larry Hurtado mostra come vi siano chiari indizi che la considerazione in cui fin da tempi remoti fu tenuto Gesù venne considerata equivalente a un «culto», e come ciò abbia suscitato lo sdegno e l'ostilità dei giudei correligionari dei primi cristiani. Una grande innovazione di questo tipo può trovare spiegazione in potenti esperienze religiose, che a coloro che le vissero si presentarono con la forza di nuove rivelazioni, ed è in simili esperienze religiose che si deve vedere un fattore primario dell'esplosione della venerazione di Gesù nel cristianesimo più antico.
Descrizione dell'opera
«È impossibile comprendere la Chiesa orientale se non si afferra il significato del monachesimo. I monaci non sono una classe sopra la Chiesa, ma lo stato più alto all'interno di essa. [...] I monaci sono considerati come la forza intima della Chiesa: sono i suoi eroi spirituali, gli archetipi della sua pietà, i modelli della castità, i totalmente impegnati» (dalla Prefazione).
Il punto culminante della «teologia del monachesimo» - tramite l'ascesi il monaco, vero atleta di Cristo, lotta contro il potere del demonio sugli uomini - è rappresentato dall'elaborazione del grande monaco del Monte Athos Gregorio Palamas (1296-1359), l'importanza delle cui opere nella tradizione orientale può essere paragonata a quella degli scritti di Tommaso D'Aquino nella riflessione occidentale.
Mentre gli studi sulle opere polemiche di Palamas si sono moltiplicati negli ultimi anni, ancora mancava una ricerca che ne esaminasse il pensiero sul monachesimo, la sua natura, la via che il monaco deve percorrere per raggiungere la beatitudine. Tale lacuna è colmata dall'indagine dell'autore, utile anche per comprendere la grande tradizione della spiritualità cristiano-orientale.
Sommario
Prefazione (I. Spiteris). Introduzione. I. La spiritualità del monachesimo bizantino e in particolare dell'esicasmo. 1. Alcune caratteristiche del monachesimo in Oriente. 2. La corrente esicasta nel monachesimo bizantino. II. Gregorio Palamas. 1. Il contesto storico. 2. I dati biografici. III. Le fonti del pensiero spirituale di Palamas. 1. Palamas e la tradizione. 2. Le fonti a cui Palamas attinge. 3. Gli autori più vicini. 4. Niceforo l'Esicasta. 5. Teolepto di Filadelfia. 6. Gregorio il Sinaita. 7. Un'unica scuola di spiritualità? IV. Le opere analizzate. 1. Le opere ascetiche. 2. L'Omelia 53. V. La spiritualità monastica nelle opere ascetiche di Palamas. 1. Il monaco esicasta, «spettatore delle realtà sovramondane». 2. Il cammino del monaco esicasta. 3. Il culmine dell'esperienza monastica. 4. Maria, modello del monaco esicasta. VI. L'originalità del pensiero spirituale di Palamas. 1. A confronto con gli autori spirituali suoi contemporanei. 2. L'assenza del tema della distinzione essenza-energie. 3. La vita monastica: cammino di unità, via maestra alla divinizzazione. 4. La dimensione ecclesiale. 5. Spiritualità liturgica o terapeutica? 6. Palamas e Cabasilas. Conclusione. Abbreviazioni. Bibliografia. Fonti. Libri e articoli.
Note sull'autore
Luca Bianchi (Busto Arsizio [VA] 1961), è entrato nei Frati Minori Cappuccini (Provincia Lombarda) nel 1988 ed è presbitero dal 1997. Ha conseguito la licenza e il dottorato in scienze ecclesiastiche orientali al Pontificio istituto orientale di Roma. Insegna spiritualità patristica come professore invitato all'Istituto francescano di spiritualità della Pontificia Università Antonianum. Presso le EDB ha pubblicato Eucaristia ed ecumenismo (2007).
Anche l'uomo contemporaneo, accostandosi ad Agostino, lo trova ricco di vitalità, con nella voce accenti moderni e parole armoniose che affascinano. I passi agostiniani selezionati e raccolti in questo ponderoso volume sono stati collocati secondo un ordine di successione logico-didattico, per cui ne risulta come l'ossatura di un trattato. Agostino con la sua parola impegna fortemente l'intelletto del fedele, ma lo soddisfa nelle sue esigenze profonde infondendogli una pace appagante.
Un anno in compagnia di un Maestro della Fede straordinariamente moderno: Sant'Agostino.

