
Il rapporto tra cristianesimo e filosofia è visto da tempo come un aspetto della più ampia interazione tra cristianesimo e cultura greco-romana, che in passato era stata interpretata in modo preconcetto da una parte e dall'altra. Gli studiosi della filosofia antica vedevano nel testo cristiano uno dei tanti testi da usare. Dall'altro lato, gli specialisti del cristianesimo antico si rifiutavano di vedere nei testi cristiani qualcosa di diverso dalla Sacra Scrittura, e ritenevano che eventuali elementi filosofici che vi si potessero rintracciare in realtà non dovessero essere tenuti in considerazione. In realtà le cose si rivelarono più complesse: è vero che pensatori cristiani non interessati alla tradizione di fede non esistettero, ma ve ne furono alcuni che non videro nella filosofia una contraddizione alla fede, e, per di più, ebbero una grande fama sia nella tarda antichità sia nel Medioevo. Per quale motivo? Le pagine di questo volume - riguardanti la teologia e la filosofia nella letteratura cristiana antica, da Gregorio di Nissa, Tertulliano e Marcione, a Claudiano, Gerolamo, Porfirio e Cirillo di Alessandria - sono destinate a comprendere e interpretare la relazione tra Scrittura e filosofia, intesa, quest'ultima, come elaborazione, attualizzata ai tempi e ai modi, dello stesso kerygma cristiano.
La ricerca svolta da Luke Johnson mira a illustrare come la tradizione secolare della polemica cristiana antipagana, che relega nel demoniaco le pratiche religiose dei propri vicini, non sortisce altro effetto che mettere in ombra lo stato effettivo delle cose non solo nelle diverse religioni, ma nel cristianesimo stesso. In quest'ultimo i modi d'essere religiosi in passato e oggi sono nella sostanza i medesimi di quelli che s'incontrano nella prima «religione universale» con cui i cristiani entrarono in contatto ed ebbero a confrontarsi: il paganesimo dell'impero romano, con il quale condivisero sensibilità, usanze, istituzioni e anche linguaggio. Il secondo volume dell'opera - dedicato al secondo e terzo secolo - si chiude con ricchi indici (delle fonti, degli autori moderni e analitico).
«San Tommaso si domanda se le passioni possano essere parte della virtù. A prima vista sembra di no, perché la virtù è l'abitudine ad agire secondo ragione e la passione è esattamente ciò che si oppone alla obbedienza della volontà alla ragione. Proprio per questo gli stoici erano convinti che bisognasse fuggire e reprimere tutte le passioni. L'uomo giusto, per loro, è un uomo senza passioni o indifferente a tutte le passioni. San Tommaso la pensa in un modo un poco diverso. Per lui la ragione tramite la volontà deve comandare alle passioni ma non in modo dispotico bensì in modo politico, cioè tenendo conto delle giuste domande delle passioni e dando loro una soddisfazione ragionevole. Il fine della ragione è il vero bene dell'uomo e questo include in sé il benessere del corpo.» (Rocco Buttiglione)
«Il male dal quale vogliamo liberarci non proviene dal cosmo che, come creato da Dio, è buono, ma dal cuore dell'uomo inquinato dal peccato. Peccando l'uomo si è allontanato dalla sorgente dell'amore, Dio, e si perde in forme spurie dell'amore che non lo aprono all'altro ma che lo chiudono in sé. Questa separazione da Dio porta alla separazione degli uomini fra di loro e con il mondo, introducendo il principio della disgregazione o della morte. Al contrario, la salvezza che la fede ci annuncia prende in considerazione tutta la persona, il nostro essere integrale, perché tutta la persona, corpo e anima, è stata creata a immagine e somiglianza di Dio ed è chiamata a vivere in comunione con Lui.» (Card. Luis F. Ladaria, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede)
Anselmo d'Aosta (1033-1109) è riconosciuto come la mente speculativa più originale dell'XI secolo. Nella storia della filosofia è noto soprattutto come autore dell'argomento del "Proslogio" per dimostrare l'esistenza di Dio, il cosiddetto "argomento ontologico" che ha attraversato i secoli fino ad arrivare alla filosofia analitica contemporanea. Il solco del suo pensiero è quello tracciato da Agostino - "Credo ut intelligam" (letteralmente: "credo per capire") - ma per Anselmo diventa una meditazione sulle ragioni della fede (il Monologio) e sulla fede che cerca l'intelligenza (il Proslogio}. Questa edizione offre una raccolta di testi anselmiani, costituita dai trattati e dagli opuscoli più significativi per chi voglia accostarsi al suo pensiero e al suo metodo.
L'opera è articolata in tre parti, precedute da una "Presentazione" del prof. Cesare Alzati che inquadra il senso della pubblicazione ambrosianea. La prima parte offre un'adeguata "Introduzione" che permette di cogliere la logica e i contenuti dell'iniziazione cristiana quale si attuava ai tempi di S. Ambrogio. Sono pagine determinanti per entrare nello specifico dell'opera che nella seconda parte racchiude i testi dell'Explicatio Symboli, del De Sacramentis e del De Mysteriis, predisposti con numerazione marginale unitaria in modo da elaborare con precisione la Concordantia. E la terza parte, la più sviluppata ovviamente, è costituita dalla Concordanza verbale delle tre opere. In tal modo si offre una strumentazione adeguata per entrare nello specifico del linguaggio liturgico usato da Ambrogio, e completare in tal modo una pagina di terminologia che può dialogare con i linguaggi dei sacramentari che nei secoli immediatamente successivi costituiranno il patrimonio eucologico più ricco che abbia mai avuto l'Occidente.
Le Vitae Fratum, scritte intorno al 1260 da fra Geraldo di Frachet, vogliono imitare le famose Vitae Patrum, cioè i racconti edificanti dei primi monaci, i cosiddetti padri del deserto, il più famoso dei quali fu sant'Antonio Abate. Le Vitae Fratum, infatti, raccolgono più di 400 episodi edificanti, storici e no, relativi alla vita conventuale e civile dell'epoca, raccontati dagli stessi protagonisti: i Frati domenicani del XIII secolo. La maggior parte di questi racconti sono molto utili a conoscere la vita di san Domenico, sant'Alberto Magno e san Tommaso d'Aquino. Introduzione, Traduzione e Note di Pietro Lippini.
Frati Predicatori, abitualmente detti Domenicani, ricevono la conferma ufficiale da papa Onorio III nel 1216. Hanno una sorprendente fioritura fino alla Peste nera che sconvolse l'Europa intorno al 1338. Pochi anni prima il papa aveva abbandonato Roma, per rifugiarsi in una città più sicura, Avignone. Ciò avrebbe comportato non pochi problemi, primo tra tutti gli scismi ripetuti. I Domenicani dovranno prendere posizione sia per l'uno che per l'altro papa. A ciò si aggiunse il coraggioso tentativo di riformare dal di dentro la vita religiosa, tentativo che ebbe come protagonisti una laica, Caterina da Siena, e un frate, Raimondo da Capua. Tutti questi eventi della vita religiosa sono presentati illustrando anche l'interessante contesto culturale e artistico che condurrà al rinascimento, e quello politico-sociale in continua evoluzione, segnato dal sorgere di una nuova concezione del vivere, l'umanesimo.
Il volume raccoglie saggi che focalizzano aspetti nodali e spesso ingiustamente trascurati del complesso e multiforme rapporto Vangelo-Trasmissione-Verità. Infatti l'annuncio cristiano, le modalità e il senso della sua trasmissione nei primi secoli del cristianesimo e nel corso della sua storia successiva, la coniugazione delle verità cristiane con le emergenze storiche, costituiscono un ambito vivo della ricerca più recente che vede il riavvicinamento, in prospettiva multidisciplinare, di ambiti di studio differenti: storia del cristianesimo antico, teologia patristica, storia dell'esegesi ed ermeneutica, storia della spiritualità, epistemologia teologica, liturgia, ecclesiologia e cristologia. Un libro rivolto a tutti gli specialisti della ricerca teologica secondo quanto ha affermato il gesuita Enrico Cattaneo cui questi studi sono dedicati: "Credo che il compito del teologo-storico sia di stabilire dei ponti, tra esegesi e storia, tra storia e teologia, perché si sono operate troppe fratture".
Il Commento al Cantico dei Cantici di Origene, pervenutoci solo in parte e nella traduzione latina di Rufino, è non soltanto uno dei capolavori letterari e teologici della mistica cristiana antica, ma anzi uno degli scritti fondativi della teologia mistica e della spiritualità cristiana di tutti i tempi. Quel dramma d'amore che lo sposo e la sposa si cantano l'un l'altro e di cui il Cantico è il più alto racconto che la tradizione giudeo-cristiana mai abbia avuto si rivela essere la cerimonia in cui si celebrano le nozze mistiche del divino Figlio e della Chiesa tutta, o dell'anima. Il Cantico risulta essere, nell'analisi di Origene, un monumentale, architettonico affresco della vita dell'anima, anzi spettacolo tragico in cui si susseguono le alterne vicende dell'anima: la sua eterna origine in Dio, la sua caduta, il desiderio del Figlio e il suo finale ritorno a lui. Primo volume della collana "Theánthropos. Testi e studi sul cristianesimo antico", che accoglie i testi fondamentali della spiritualità cristiana dei primi secoli e i più recenti, significativi studi critici su di essa. Saggio introduttivo, traduzione e note di Vito Limone, già curatore del 'Commento al Vangelo di Giovanni' di Origene delle edizioni Bompiani.
Il volume, che raccoglie i contributi presentati in occasione del 'Convegno di Ontologia Trinitaria' tenutosi presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano nei giorni 28-30 aprile 2015, intende in primo luogo ricostruire il concetto di Dio-Trinità quale si è formato ed è evoluto nell'àmbito della storia del pensiero europeo, in particolare nell'antichità cristiana, con uno sguardo anche alle riflessioni medievale e moderna. Si cerca anche di prendere in esame i diversi linguaggi e le diverse logiche con cui, di volta in volta nelle diverse epoche della cristianità, il mistero trinitario è stato detto e concepito. Il saggio propone un ampio percorso in cui vengono alla luce e sono confrontati i tentativi dei più grandi teologi e filosofi europei di pensare la Trinità, nelle letture di autorevoli interpreti italiani.
Tommaso d'Aquino (1225-1274) gioca un ruolo fondamentale nella storia del pensiero filosofico e teologico occidentale. Nel 750° anniversario della sua morte, il presente volume intende mettere in luce l'assoluta originalità della riflessione di Tommaso, rivolgendo lo sguardo alla sua concezione dell'essere, cioè alla sua ontologia, che egli costruisce sulla base della rivelazione di Cristo. Per fare ciò, il volume esplora l'ontologia di Tommaso secondo tre direzioni principali: il significato, cioè la capacità da parte di Tommaso di rielaborare e rinnovare l'ontologia classica; le fonti, ossia gli autori e i testi a partire dai quali egli formula la sua visione dell'essere; l'eredità, appunto la ricezione dell'ontologia tommasiana nella storia della filosofia e della teologia, attraverso la rassegna di alcuni fra i casi più rappresentativi. Testi di: Ariberto Acerbi, Antonio Bergamo, Tommaso Bertolasi, Lorena Catuogno, Piero Coda, Renato de Filippis, Vincenzo Di Pilato, Massimo Donà, Riccardo Ferri, Daniele Iezzi, Mauro Mantovani, Giulio Maspero, Enrico Moro, Davide Penna, Riccardo Saccenti, Anna Sarmenghi, Catalina Vial, Ilaria Vigorelli.