
Nuova traduzione con ampia introduzione e apparato di note. Un corpus notevole per ampiezza, organicità e sistematicità in cui l'autore interpreta il testo evidenziandone il fondamentale portato per la definizione della teologia trinitaria, in opposizione alla speculazione ariana. Con frequenti e concreti riferimenti ai costumi dell'epoca utili all'edificazione morale e spirituale della comunità.
Nuova traduzione con ampia introduzione e apparato di note. Tra le ricche raccolte omiletiche di Giovanni Crisostomo, quelle sul vangelo di Giovanni - di cui in questo volume si pubblicano le omelie 30-59 - costituiscono un corpus notevole per ampiezza, organicità e sistematicità. Nelle omelie sul vangelo di Giovanni l'autore, attraverso la consueta raffinatezza stilistica e la grande sensibilità, interpreta il testo evidenziandone il fondamentale portato per la definizione della teologia trinitaria, in opposizione alla speculazione ariana. Inoltre coglie tutti gli spunti utili all'edificazione morale e spirituale della propria comunità, con frequenti e concreti riferimenti alle pratiche, agli usi e costumi dell'epoca.
Nuova traduzione con ampia introduzione e apparato di note. Tra le ricche raccolte omiletiche di Giovanni Crisostomo, quelle sul vangelo di Giovanni - di cui in questo volume si pubblicano le omelie 60-88 - costituiscono un corpus notevole per ampiezza, organicità e sistematicità. Nelle omelie sul vangelo di Giovanni l'autore, attraverso la consueta raffinatezza stilistica e la grande sensibilità, interpreta il testo evidenziandone il fondamentale portato per la definizione della teologia trinitaria, in opposizione alla speculazione ariana. Inoltre coglie tutti gli spunti utili all'edificazione morale e spirituale della propria comunità, con frequenti e concreti riferimenti alle pratiche, agli usi e costumi dell'epoca.
Il volume contiene la traduzione di quattro testi di Giovanni Crisostomo. I primi due sono quanto l'autore ci ha lasciato sulla figura di San Babila: un discorso giovanile, ampio e articolato, sulle vicende del vescovo di Antiochia e poi una breve omelia dedicata al medesimo santo. I toni sono quelli accesi della polemica; il punto di vista è quello sicuro del cristianesimo trionfante. Seguono il breve trattato a Olimpiade e a tutti i fedeli dall'esilio; e la provvidenza di Dio, in cui prendendo spunto dalla propria situazione di dolore e di sofferenza. I due gruppi di testi, pur lontani nel tempo e nell'occasione che li ha ispirati, si relazionano tuttavia con un tema comune: la presenza del male nel mondo.
Quando Edith Stein, nel 1932, ottenne la cattedra presso l'Istituto di Pedagogia scientifica di Münster, aveva già dato ampia prova di possedere capacità pedagogiche e didattiche spiccate. Più sopito era stato invece il desiderio di sottoporre il tema pedagogico al vaglio di un'indagine teoretica. Ora a Münster, le appariva però urgente elaborare una filosofia dell'educazione che tenesse conto dell'essere umano nella sua interezza, anima e corpo, spirito e psiche. È l'argomento centrale delle lezioni inerenti al semestre invernale '32-33, confluite poi in questo volume: un resoconto delle sue riflessioni filosofiche sull'essere umano aggiornate dai suoi più recenti sviluppi teoretici e insieme un'azione didattica tesa a ricavare da un momento teorico una prassi educativa aperta al trascendente. Una nuova edizione critica che dà una rilettura del testo e cerca di cogliere la specificità sia del pensiero religioso della carmelitana che del pensiero filosofico della studiosa.
Prima pubblicazione in Italia dell'epistolario completo della Stein Della ricca corrispondenza di Edith Stein, sono tradotte in questo volume tutte le lettere (che ci sono rimaste) del periodo che va dal 1916 - la prima è scritta all'indomani della sua tesi di dottorato - fino al 14 ottobre 1933, data del suo ingresso nel Monastero delle Carmelitane Scalze di Colonia. Alle lettere scritte da lei si aggiunge un certo numero di lettere a lei indirizzate, e di documenti che la riguardano; sono invece escluse le numerose lettere indirizzate a Roman Ingarden, raccolte nel quarto volume della collana. Tutto questo materiale, per la massima parte finora inaccessibile in italiano, ci introduce con immediatezza nel suo vissuto prima di assistente di Husserl attenta a tenere in vita i rapporti tra i fenomenologi del gruppo di Gottinga, poi di formatrice delle sue allieve di Spira e di Münster, di conferenziera stimata e ricercata nel mondo universitario cattolico, fino alle lettere del 1933, piene di dolore per la persecuzione antiebraica ormai palese, ma anche di letizia perché le si spalancano finalmente le porte del Monastero.
Il volume, curato da: E. Dal Covolo, M.G. Bianco e F. Bergamelli, raccoglie e commenta le più importanti testimonianze dei primi tre secoli riguardo alla presenza e all'identità dei laici nella Chiesa antica (prima parte). Vengono poi presentati altri testi che si riferiscono all'atteggiamento dei primi cristiani dinanzi ad alcune realtà secolari, quali la ricchezza e la povertà, la condizione femminile e le istituzioni politiche (seconda parte). Un'antologia che vuole essere un tentativo nuovo per situare il discorso sui laici dei primi secoli in un orizzonte più ampio, dando anche modo di verificarne meglio le linee.
Dopo una premessa di carattere generale sulla concezione che i Romani avevano dei problemi riguardanti la sfera religiosa, premessa indispensabile per aiutare a comprendere meglio il tipo di mentalità che costituisce il retroterra della legislazione romana in materia di religione cristiana, il libro si occupa proprio di tale legislazione, per evidenziarne i tratti principali e, soprattutto, per coglierne i successivi sviluppi attraverso i secoli. Questa pubblicazione offre l'opportunità di soffermarsi sui testi più significativi di questo secolare percorso legislativo, presentati per la prima volta tutti insieme in traduzione italiana.
Vissuto a cavallo tra il quarto e il quinto secolo, Massimo operò come vescovo a Torino in anni difficili e in una Chiesa ancora molto giovane, ma ricca di fermenti. I sermoni qui raccolti riguardano i tempi liturgici a partire dal nucleo pasquale e rivelano una personalità di pastore impegnato a difendere la sua comunità dalle eresie, a purificarla dai residui di un paganesimo ancora vivo, molto attento alle diverse situazioni di vita del popolo a lui affidato. Inoltre questi sermoni documentano l'influenza delle chiese limitrofe, in particolare di quelle della Gallia, soprattutto per quanto riguarda la liturgia.
L'interesse degli scrittori spirituali per il Cantico dei Cantici - al quale si assiste nel XII secolo - non è certamente nuovo, ma si innesta in una tradizione interpretativa che vanta una lunga esperienza, a partire da Origene, fino a Beda. Nell'ambito cistercense tali commenti ebbero un vero sviluppo tanto che questo poema biblico è stato definito "il manuale del monaco-filosofo".Guglielmo sceglie una expositio tradizionale, svolgendo la sua interpretazione nelle linee di un "dramma spirituale". L'amore si esprime per immagini, attraverso le quali si deve necessariamente passare - pur con l'intento di andare oltre - per poter accedere al "mistero" in esse racchiuso. È l'opera della maturità, quando l'esperienza maturata nel corso degli anni, anche come formatore d'anime, gli aveva permesso di scoprire ciò che ancora gli mancava per una piena comprensione del sacro colloquio dello Sposo con la sposa. E vuole guidare il lettore sui sentieri di questa stessa esperienza, perché anch'egli possa giungere a gustare la dolcezza dell'unione con lo Sposo. Non è composta da una serie di sermoni, come il Commento di Bernardo. È strutturato in due parti, precedute da una ampia introduzione, ed è incompleto (si ferma al commento di Ct 3,2-4). Il suo messaggio più originale è la mistica trinitaria, di cui ha arricchito per sempre la teologia e insieme la tradizione spirituale.
Riccardo di San Vittore, discepolo di Ugo di San Vittore, si presenta come l’autore che incarna con particolare chiarezza e ricchezza di pensiero l’originalità di quella riflessione che si sviluppò nel corso del XII secolo all’interno dell’abbazia vittorina. Essa si configura come una vivace visione teologica, secondo la quale lo studio e la speculazione costituiscono una parte essenziale del cammino di conoscenza e di amore che l’uomo intraprende per ritornare a Dio.
Il Beniamino minore, opera molto nota e diffusa nei secoli, si sviluppa intorno all’esegesi dei capitoli 29-35 del libro della Genesi, riguardanti la vicenda di Lia e Rachele e la nascita dei dodici figli di Giacobbe. Attraverso l’interpretazione spirituale della Scrittura, l’autore si propone di elaborare una rappresentazione della vita interiore in grado di aiutare tutti, ma soprattutto chi muove i primi passi, a orientare il proprio cammino verso Dio, indicandone condizioni, possibilità e difficoltà. L’esegesi proposta da Riccardo tratteggia così un percorso in cui l’affettività e la razionalità, non alternative ma cooperanti nell’animo umano, fondano una vita virtuosa che prepari l’anima alla contemplazione di Dio.
L’introduzione, strutturata secondo i criteri della collana, presenta l’opera all’interno della produzione dell’autore e del particolare percorso teologico e speculativo sviluppatosi a San Vittore nel XII secolo, e ne ripercorre i tratti ascetici, articolando il cammino dell’uomo che va dalla dissomiglianza alla somiglianza con Dio, procedendo dall’amore e dalla conoscenza verso la contemplazione.
Punti Forti
• Offre una lettura attenta e approfondita di quello che fu un periodo di straordinaria ricchezza spirituale nel periodo medievale.
• L’opera, molto nota e letta nei corso dei secoli, viene restituita anche al lettore odierno ricca di freschezza spirituale.
• L’esegesi si presenta anche al lettore odierno come stimolante prospettiva di accostamento alla Sacra Scrittura, specialmente a una riflessione spirituale sull’Antico Testamento.
Autore
Riccardo di san Vittore (ca. 1110-1173). Di origini inglesi, entrò a far parte dell’abbazia di San Vittore (la prima data sicura della sua presenza è il 1159). Erede e continuatore della speculazione mistica di Ugo di San Vittore, si distinse come magister più conosciuto della scuola teologica vittorina. La sua vasta produzione abbraccia opere che spaziano dall’esegesi alla riflessione ascetica e mistica, fino a scritti teologici veri e propri, tra i quali un importante trattato sullaTrinità.
Il Curatore
Mary Melone è religiosa nella Congregazione delle Suore Francescane Angeline. Oltre alla laurea in psicologia, ha conseguito il dottorato di teologia dogmatica all’Antonianum, con una tesi su Lo Spirito Santo nel “De Trinitate” di Riccardo di San Vittore, pubblicata nel 2001. Docente di teologia trinitaria e pneumatologia, preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (2002-2008) e membro del comitato scientifico della Società Italiana per la Ricerca Teologica (2004-2010), ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui, per la nostra collana, una raccolta di sermoni di Antonio da Padova, intitolata Camminare nella luce. Sermoni scelti per l’anno liturgico (2009).
Grazie all'attento e scrupoloso lavoro di analisi promosso da Davide Dainese, alcuni frammenti di Clemente Alessandrino, le Adombrazioni, sono riconosciuti come i resti di uno scritto unitario, che qui viene per la prima volta ricomposto e pubblicato. Si tratta di un'opera di grandissimo interesse perché costituita da una raccolta esegetica di materiali didascalici - quelli impiegati da Clemente nella sua azione di "maestro cristiano" - e preparatori per altri scritti che Clemente più volte promette ma che non sempre redige, o che comunque non ci sono pervenuti - come il suo trattato "Sui principi".