
L'ara dipinta conservata nel museo di Sfax è un monumento unico nel suo genere, sia all'interno della necropoli di Thaenae, da cui proviene, sia nell'ambito dell'archeologia del Mediterraneo di età tardoantica. Gli autori analizzano sotto differenti prospettive di ricerca. L'analisi delle immagini porta alla conclusione che il monumento vada ricondotto alla sensibilità delle comunità cristiane d'Africa della prima metà del IV secolo e sia specchio di quella sete del martirio da esse spesso evocata. In un'epoca in cui poche e spesso ambigue sono le immagini del martirio, l'ara si pone come una testimonianza imprescindibile per chi voglia indagare i modi e le forme con cui le iconografie pagane si piegarono a narrare, già dai primi secoli, i nuovi valori del Cristianesimo. Con una postfazione di Sofia Boesch Gajano.
Monaci e monache di tutte le razze e lingue si sentono profondamente legati. Ma cos'hanno veramente in comune? Già nel III secolo Clemente d'Alessandria segnalava la presenza, in questa città, di asceti indù e buddisti. Tuttavia i monaci delle diverse religioni non si sono incontrati che in questo nostro secolo, allorché il monachesimo cristiano si è impiantato in Asia e le religioni orientali si sono diffuse in Occidente. Dopo vari anni di ricerca, l'Autore confronta la Regola di s. Benedetto con le tradizioni ascetiche dell'Asia e quelle che l'hanno preceduta in Occidente. Il risultato di questo incontro e di questo scambio è un'emulazione reciproca nell'approfondimento della propria vita spirituale e della dottrina della propria religione. Per noi cristiani la questione della cultura e delle religioni nate fuori dall'Occidente ci invitano a precisare sempre meglio l'espressione della nostra fede, in modo da dare una risposta convincente ai nostri contemporanei.
Le Esposizioni di Afraate sono uno dei testi più importanti della letteratura siriana. Composte tra il 336 e il 345 d.C., rappresentano la più antica opera datata prevenuta in questa lingua e forniscono un interessante e variegato panorama della chiesa in Persia nel IV secolo. L'autore appartiene a un particolare gruppo ecclesiale, tipico di questa regione, denominato "membri del patto" e composto da consacrati che vivono solitari o in piccole comunità, senza che per questo siano staccati dal resto della chiesa, ed è a questi che egli rivolge le sue esortazioni alla preghiera, al digiuno, alla perseveranza e alla carità. Tratto tipico dell'opera sono le frequenti citazioni sia dall'Antico sia Nuovo Testamento, a dimostrazione della formazione eminentemente biblica di un autore che d'altro canto non mostra il minimo interesse né per la filosofia greca né per le controversie cristologiche che travagliavano la sua epoca.
Il secondo volume, con cui l'opera è conclusa, comprende le esposizioni 11-23, dedicate, tra l'altro, alla circoncisione, alla Pasqua, al Sabato, al Messia, alla persecuzione, ecc.
Il volume si chiude con utili indici parziali
Monaco pacomiano nativo di Panopoli, vescovo di Edessa, nella Parafrasi Nonno traduce in versi la parte più ‘filosofica’ del Nuovo Testamento: il Vangelo secondo Giovanni. Il testo preso in esame è quello del Canto B, che propone l’episodio delle nozze di Cana. La poesia cristologica nonniana raggiunge qui forse la sua prova più alta e matura, offrendo una delle più profonde e affascinanti rappresentazioni della divinità di Cristo che sia sopravvissuta nella poesia greca cristiana della tarda antichità.
Note sul curatore
Enrico Livrea (Trieste 1944), già ordinario di filologia classica, di grammatica greca e latina, di filologia bizantina, è attualmente professore ordinario di letteratura greca presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. Ha svolto attività di ricerca e didattica nelle Università di Monaco, Colonia, Bonn, Parigi e presso il Center for Hellenic Studies di Washington, tenendo seminari in molte università europee e americane. Fra i libri che lo qualificano come uno dei più autorevoli specialisti di poesia alessandrina e tardoantica sono da ricordare le edizioni critiche e commentate delle Argonautiche di Apollonio Rodio (Firenze 1973), dei meliambi di Cercida di Megalopoli (Bonn 1986), dei frammenti delle Bassariche e della Gigantiade di Dionisio (Roma 1973), della Presa di Troia di Trifiodoro (Lipsia 1982), della Blemyomachia attribuita ad Olimpiodoro di Tebe (Meisenheim 1978), del Ratto di Elena di Colluto (Bologna 1968), dei frammenti di Pamprepio di Panopoli (Lipsia 1979), dell’epillio Ero e Leandro di Museo (Lipsia 1982). Del poema cristiano di Nonno di Panopoli, Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni, ha già edito e commentato il canto XVIII (Napoli 1989) e prepara l’edizione complessiva sia per Teubner sia per Les Belles Lettres.
Descrizione dell'opera
Il Discorso ai giovani di Basilio Magno si colloca in un periodo storico (370-375 c.) ancora segnato dal tormentato problema dell'incontro fra cristianesimo e cultura classico-pagana, e penetrato dall'eco tuttora viva della riforma dall'imperatore Giuliano. L'opuscolo, se pure composto per esigenze e prospettive contingenti e limitate al modo di trar profitto dalle lettere pagane, fu accolto dalla tradizione, specialmente in epoca umanistica, in una più vasta atmosfera, e inteso come manifesto programmatico che varca i tempi. Al centro della parentesi basiliana si pone un atteggiamento autonomo di scelta critica nei confronti della letteratura pagana, intesa come propedeutica alla verità della rivelazione evangelica. Su questa linea il programma prospettato da Basilio supera gli orizzonti puramente intellettuali, puntando alla prassi dell'ascesi cristiana e ad una sorta di "umanesimo integrale". Il Discorso mette così in luce motivi e interessi di viva attualità, in particolare quando illustra l'esigenza di uno scopo adeguato nella vita e di un'attiva libertà di spirito motivata e illuminata dal Vangelo. Con accento ispirato insieme a Platone e alla parola di Cristo, Basilio esorta i giovani a "non consegnare agli altri il timone della propria coscienza".
Sommario
I. INTRODUZIONE. 1. Significato della «Oratio ad adolescentes». 2. Destinatari, datazione. 3. Genere letteratio e stile. 4. Struttura e motivi dominanti. 5. Fonti di cultura pagana. 6. «Paideia» origeniana e tradizione patristica. 7. La fortuna della «Oratio» basiliana e la versione latina di Leonardo Bruni. 8. Sulla tradizione manoscritta e sulla presente edizione. II. DISCORSO AI GIOVANI. Testo e traduzione. III. COMMENTO. IV. VERSIONE LATINA DI LEONARDO BRUNI. Bibliografia. Citazioni e riferimenti biblici. Citazioni di autori classici. Indice dei nomi. Indice della parole.
Note sul curatore
MARIO NALDINI (1922-2000), sacerdote della diocesi di Firenze dal 1945, dal 1964 è stato assistente del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC) di Firenze. Ha insegnato letteratura cristiana antica nelle Università di Lecce e di Perugia. A Firenze ha fondato il Centro di studi patristici e ha dato vita alla prestigiosa collana EDB «Biblioteca patristica». Fra le sue pubblicazioni: Tempi dello Spirito. Voci dei Padri (1998), La Bibbia nei Padri della Chiesa. L'Antico Testamento (1999) e Il Nuovo Testamento (2000).
Nei primi secoli della nostra era cristiani non si nasceva, ma si diventava: la nuova religione di Gesù cresceva infatti tra adulti, in ambienti pagani o gnostici o ebraici. A partire dalla seconda metà del II secolo si definisce il percorso catecumenale grazie al quale si entra nella comunità cristiana: è un itinerario globale, di vita e di fede, che si conclude con la celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione. L'organizzazione del catacumenato antico conobbe una lenta decadenza e scomparve alla fine del VI secolo. Il volume ne ripropone la multiforme esperienza.
la traduzione italiana curata da padre tito sante centi, autentico studioso e figlio spirituale dell aquinate, esalta tutti i pregi del commento, portato per la prima volta al livello del grande pubblico.
Teodoreto di Cirro inizia la grande serie dei commenti ai profeti dell'Antico Testamento con il Commento a Daniele, composto con ogni probabitità negli anni 432-434, nel periodo di calma che intercorre tra le decisioni del concilio di Efeso e il cosiddetto Atto d'unione. Uno dei motivi della composizione del commentario è il rifiuto giudaico di annoverare il Libro di Daniele tra quelli profetici, oltre al desiderio di confutare le esegesi giudaizzanti dei Padri antiocheni, che inclinavano pericolosamente al riconoscimento della deuterocanonicità di Daniele. Teodoreto conduce la propria esegesi con un metodo fondato sul letteralismo, senza trascurare la contestualizzazione storica degli eventi profetizzati, ma esplicitando fin da principio il ricorso alla lettura secondo il senso figurato, che praticherà soprattutto in relazione alle visioni che Daniele riceve dal capitolo 7 in poi. Nel Commento si può inoltre rintracciare un esempio di lettura tipologica, limitatamente alla querelle dell'identificazione di Antioco IV Epifane con l'Anticristo: il tema era stato di battuto nei secoli precedenti dagli esegeti cristiani e dai polemisti pagani, ed era fondamentale per confermare o meno la veridicità del testo profetico. Teodoreto s'impegna così nella legittimazione di un'esegesi tipologica, che accerti senz'ombra di dubbio il legame fra l'esecuzione materiale della volontà di Dio nell'antico Patto e quella pienamente spirituale della nuova Alleanza in Cristo. Il Commento a Daniele è una delle prove esegetiche più vivaci di Teodoreto di Cirro, in cui l'autore affronta le questioni più controverse e dibattute del libro con metodo sicuro, al fine di dimostrare la veridicità delle profezie messianiche del testo.
Vissuto tra il V e il VI secolo d.C., originario della Siria, Romano il Melode è l'autore più rappresentativo della letteratura poetica della Chiesa cristiana d'Oriente. La sua opera, qui pubblicata in due tomi, raccoglie ottantanove contaci - componimenti poetici costituiti da un numero variabile di stanze - che sulla base del contenuto si possono dividere in tre gruppi: gli inni che si ispirano ad episodi dell'Antico e Nuovo Testamento; gli inni parenetici o penitenziali; quelli di carattere agiografico. Rispetto ad altri innografi, ciò che caratterizza la produzione del Melode è l'estrema cura formale, ma il compito che si propone l'Autore è quello del catechista più che del poeta: l'uso della retorica, i giochi di parole, le corrispondenze lessicali, le immagini grandiose e le ricercate metafore sono finalizzate a spiegare i significati sottintesi della Bibbia e l'elevazione morale degli ascoltatori. Il volume è il primo di due tomi.
Testi dei Padri latini, greci, orientali scelti e ordinati per temi
Terzo di quattro volumi. Attuali e attente alle piu nascoste bellezze dell'animo umano, le Lettere di San Girolamo risultano quasi un diario spirituale.
La vicenda di Edith Stein è diventata nota anche al di fuori della cerchia degli specialisti. Ebrea, allieva di Husserl a Gottinga e quindi sua assistente a Friburgo, battezzata nella chiesa cattolica dopo un lungo periodo di incerdulità, monaca carmelitana ed infine martire nel lager di Auschwitz: la sua esperienza non può mancare di colpire. In questo volume viene approfondita la sua concezione della filosofia e il rapporto di quest'ultima con la fede. La ricerca è condotta lasciando parlare Edith Stein stessa attraverso il suo epistolario, la sua autobiografia, gli scritti minori e situando la sua riflessione nel contesto di tutta la sua vita e della sua esperienza culturale e spirituale.