
"Il teatro è la cessazione del segreto, se il segreto è quello dell'essere in sé o quello di un'anima ritratta in un'intimità. È l'in se stesso o l'intimità che come tale esce e si espone. È il "mondo come teatro" così come lo conosciamo fin da Calderon e da Shakespeare, ma così come in effetti tutta la nostra tradizione - almeno fin dalla caverna platonica - l'ha rimuginato, quel "mondo come teatro" in quanto verità, proprio come e proprio perché il corpo si rivela la verità dell'anima: verità che si spinge anch'essa sulla scena o più precisamente verità che fa scena." (Jean-Luc Nancy)
Pochissimi filosofi come Michel Foucault hanno visto nel folle non un malato mentale, quanto il depositario di una differente accezione del senso e della libertà, titolato ad autodeterminarsi nella propria originarietà. Tuttavia sino a che punto, nei fatti, questa meritoria posizione accredita al pazzo un'inviolata autonomia e piuttosto non lo rinserra in un isolamento dalla compagine sociale e dai suoi scambi, che in buona parte prevedono norme da condividere e ordini a cui conformarsi? Nel ripercorrere lo sfaccettato confronto del 1971 tra Foucault e il linguista Noam Chomsky, per il quale la pazzia è un'alterazione della natura mentale anzitutto da curare e da assistere, il presente volume perviene all'esigenza pratica di una sintesi delle due visioni: trattare il pazzo non soltanto come un paziente, ma pure come un'occasione per la cosiddetta normalità d'interrogarsi sui luoghi comuni del proprio "benessere", contestualmente evitando però che la differenza del folle sia esasperata in una diversità che non si aiuta anche mediante la terapia a entrare in dialogo con la maggioranza sociale.
Analisi e confutazione (divulgativa e frizzante) della pretesa di fare a meno di Dio, dalla Bibbia ai nostri giorni attraverso le ideologie: pacifismo, omosessualismo, manipolazione della vita, scientismo, laicismo. Ripercorrendo la pretesa umana di farsi dio al posto di Dio, dalla Bibbia alle piu varie filosofie e ideologie sino alla dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI, l'Autore smaschera l'origine antiumana della cultura della morte, del pensiero dominante e del politicamente corretto. Mette a fuoco gli errori dei miti moderni, dalla Liberta, Uguaglianza, Fraternita di rivoluzionaria memoria, all'opzione preferenziale per i poveri, al femminismo, all'ideologia gay e transessuale, dall'ecologismo al pacifismo, dall'idealismo al pacifismo, sino a giungere alla manipolazione della vita in nome di un progresso e una felicita futura che produce pero solo tristezza e morte.
I nodi della vita e dell’ambivalente passione filosofica e politica si strinsero per Platone nel 399 a.C. data del processo a Socrate. L'Apologia è l'opera nella quale egli presenta Socrate che si difende davanti al giudici ateniesi, i quali lo condanneranno a morte a termine di un processo intentatogli per reali di opinione che vanno dall'empietà alla corruzione dei giovani tramite l'insegnamento. Democrazia, oligarchia, etica tradizionale, religione olimpica, tutto viene messo in discussione in nome di una superiore fede nella divinità per la prima volta "buona".
Il tema del Simposio è un banchetto in casa del tragediografo ateniese Agatone in cui politici, filosofi e intellettuali parlano di Eros. È il medico Erissimaco che propone l'argomento, sostenendo che Eros, dio dell'amore, nonostante sia fra i più antichi e i più importanti, venga trascurato dai poeti. Poiché ognuno esprimerà il proprio pensiero, il tema verrà sviscerato a tutto tondo: come dio, come sentimento e come mito. Socrate sarà l'ultimo a prendere la parola rivelando, attraverso i misteri svelatigli dalla sacerdotessa Diotima, l'essenza dell'amore: una forza che spinge l'essere umano ad andare oltre il mondo sensibile per arrivare a quello intelligibile, al mondo delle idee.
Che ci fanno Woody Allen e Bob Dylan in compagnia di Socrate, Platone, Aristotele e Kant? Come possono gli interrogativi di un taxista mettere all'angolo le certezze di un filosofo di professione? In questo libro del 1991, Salvatore Veca c'invita a esaminare con lui le nostre personali e ricorrenti questioni di vita. Le sue scorribande filosofiche attraversano episodi ed eventi di fine anni Ottanta (la caduta del muro di Berlino, il massacro di piazza Tien An Men, i mondiali di calcio in Italia, le alghe nell'Adriatico, il ventennale dello sbarco sulla luna), e ci restituiscono riflessioni sull'identità, sulla giustizia, sull'amore, sul piacere, sulla felicità, sulla bellezza, sull'ecologia.