
Descrizione dell'opera
«Un itinerario di approfondimento sul potere non si può svolgere pensando che il potere è altro rispetto alla nostra vita, oppure che è solo di altri, con cui non abbiamo niente a che fare. Il potere s’impasta d’umano; dell’umanità esso è proprio e, per questo motivo, impone scelte etiche a ognuno di noi. Volenti o nolenti, sulla scena ci siamo tutti. Il difficile è capire con quale parte e con quali motivazioni» (dall’Introduzione).
Lo studio, frutto di un percorso di ricerca pluriennale su tematiche sociali e politiche, privilegia la linea antropologica e quella etica. Precisa anzitutto alcuni contenuti fondativi del potere dal punto di vista teorico. Passa poi ad analizzare la prassi concreta di quanti detengono un potere nelle varie istituzioni, per concludere con uno sguardo a coloro che affiancano e si relazionano frequentemente ai leader.
Un testo certamente scientifico e allo stesso tempo appassionante, che insegna quanto sia doveroso studiare il potere, formarsi per esercitarlo, verificare continuamente la sua qualità umana ed etica.
Sommario
Introduzione. 1. Il potere in sé. 1.1. I tratti essenziali. 1.2. Le risorse e i mezzi. 1.3. Le fonti. 1.4. Dio origine del potere. 1.5. Il potere divinizzato e le ideologie. 1.6. La religione civile. 1.7. La laicità. 1.8. Il rapporto con il bene. 1.9. Gli aspetti perversi. 1.10. Il volto demoniaco. 1.11. La necessità. 1.12. Il simbolismo. 2. Chi detiene il potere. 2.1. I tratti antropologici. 2.2. L’esemplarità. 2.3. La formazione. 2.4. La competenza. 2.5. La responsabilità. 2.6. Lo spirito di servizio. 2.7. L’autoreferenzialità. 2.8. La sete di potere. 2.9. La brama di profitto. 2.10. La violenza. 2.11. L’autenticità. 2.12. Il discernimento. 2.13. L’umorismo. 3. Chi circonda il potere. 3.1. Il potere condiviso. 3.2. I collaboratori autentici. 3.3. Le corti. 3.4. Gli intellettuali. 3.5. Il sostegno al potere. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Rocco D’Ambrosio (Cassano delle Murge - BA, 1963) insegna filosofia politica presso la Facoltà di scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma e la Facoltà teologica pugliese di Bari. È docente invitato di etica politica presso la Scuola superiore dell’amministrazione del Ministero dell’Interno a Roma. Ha pubblicato diversi saggi tra cui: Padre Serafino Germinario e il Partito Popolare in terra di Bari (Bari 1993); Ordine, umanità e politica. Saggio su Eric Voegelin (Bari 1995); La vigna di Nabot. Saggio di etica politica (Bari 2001; Madrid 2005); Istituzioni persone e potere (Soveria M. 2004); Il grembiule e lo scettro. Appunti su Chiesa e politica (Molfetta 2005); Serafino Germinarlo un prete scomodo (Bari 2007). Dirige il periodico di cultura e politica Cercasi un fine, promosso da alcune scuole pugliesi di formazione all’impegno sociale e politico.
Al centro delle riflessioni di Copeland, Dalferth e Orsi c'è la questione del destino della civiltà occidentale moderna e le ragioni per confidare ancora nella sua capacità di rispondere alle sfide epocali che ci attendono dietro l'angolo, prima di tutto quella del cambiamento climatico. I tre testi raccolti hanno il respiro ampio, il senso dell'urgenza, l'ambizione tipica delle grandi orazioni pubbliche, dei bilanci d'epoca.
Mai come negli ultimi tempi il tema del dono è stato oggetto di un crescente numero di ricerche che, in vario modo, si collocano fra due speculari interpretazioni. Da una parte, esso viene interpretato come espressione di puro altruismo, come gesto disinteressato e unilaterale che dispiega requisiti di eroismo, sacrificio e abnegazione. A questa concezione «purista» si oppone un indirizzo di pensiero che fa del dono un atto meramente strumentale, ammantato di gratuità, ma finalizzato all'acquisizione di potere. Questa seconda opzione teorica sembrerebbe confermata dalla prassi corrente di gadget, premi, incentivi, offerte speciali, promozioni che interessano ogni settore del mercato. Le merci, le più ordinarie come le più raffinate, vengono presentate con le vesti seducenti del regalo e vengono rese «irresistibili» perché, destinate a una rapida e implacabile obsolescenza, devono essere sostituite al più presto con nuovi e più godibili articoli.
Nel tentativo di superare le concezioni di puro altruismo e di puro utilitarismo l'autrice si sofferma sull'idea di dono come libero legame, come tessitura di due assi di un ipotetico piano cartesiano, quello verticale della gratuità (il desiderio di dare) e quello orizzontale della reciprocità (la domanda del legame).
Per tutto il tempo della loro vita gli esseri umani intrecciano il desiderio di donare e il bisogno di ricevere, l'orizzonte della gratuità e l'urgenza della reciprocità. È da qui che si può cominciare a raccontare il dono in modo nuovo.
Sommario
Introduzione. 1. Offerta di sé e relazione di dono. 2. L'intreccio del dono fra libertà e legame. 3. Le contraddizioni del dono fra filosofia e scienze sociali. 4. Le frontiere del dono fra ontologia ed etica. 5. Etica e pratica del dono. Note.
Note sull'autrice
SUSY ZANARDOè professore associato di Filosofia morale all'Università Europea di Roma. Collabora con il Centro interuniversitario per gli studi sull'etica all'Università Ca' Foscari di Venezia e con il Centro di etica generale e applicata all'Almo Collegio Borromeo di Pavia. Per Vita e Pensiero è autrice di Il legame del dono (2007) e curatrice, con Carmelo Vigna, di La regola d'oro come etica universale (2005) ed Etica di frontiera. Nuove forme del bene e del male (2008). Con Riccardo Fanciullacci ha curato Donne, uomini. Il significare della differenza (2010). È autrice di una serie di saggi sui temi di antropologia e di etica.
La diagnosi di una complessità sempre maggiore del mondo, della vita, dei fenomeni che toccano la nostra esistenza, e hanno la possibilità di deciderne il futuro, è ormai divenuta un luogo comune e con ciò ha perso la sua forza di allerta, di sfida e invito al pensiero. Quasi mimando i dati di fatto, anche il sapere si è scomposto e parcellizzato generando l'illusione che la specializzazione, accanita nella sua frammentazione, possa essere l'unico antidoto per riuscire a rimanere a galla nei mari inesplorati del nostro tempo. In questo modo la questione vitale dell'umano si giocherebbe sul piano della "quantità", dell'accumulo, e il problema rimarrebbe solo quello del semplice intreccio di una massa enorme di dati. Così facendo, però, sfugge all'attenzione il fatto cruciale, cioè che non disponiamo di un linguaggio e di un pensiero in grado di esprimere la realtà che le teorie vanno elaborando. Eppure quelle teorie pongono questioni e aprono orizzonti che dovrebbero essere cari all'esercizio di una ragione, tanto critica quanto appassionata, per il destino dell'uomo così come ci è stato consegnato dallo spirito umanistico della cultura europea.
Tutto l’itinerario speculativo di Hegel è contraddistinto da un confronto serrato con le nozioni chiave della filosofia di Spinoza e, in particolare, da un ripensamento del suo concetto di sostanza. È tuttavia nella Scienza della Logica che avviene ‘la resa dei conti’ finale. Il confronto con la sostanza spinoziana non ha qui valore episodico o marginale, ma incarna la questione teoretica che è al cuore dell’opera: il rapporto tra il finito e l’infinito, tra l’individuale e l’assoluto. Il volume esamina questo punto cruciale, ponendo l’accento sull’operazione hegeliana di riabilitazione dell’individuale, del finito e, in genere, delle differenze, in una prospettiva che si discosta dalle tradizionali interpretazioni storiografiche del tema.
Note sull'autrice
Francesca Michelini ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia presso l’Università degli Studi di Genova nel 2001. Ha svolto attività di ricerca alla Ludwig-Maximilians-Universität di München e al Centro per le Scienze religiose di Trento (ITC-isr). Si è occupata, in particolare, di soggettività e nichilismo nella filosofia classica tedesca. Attualmente è titolare di un assegno di ricerca presso il Centro per le Scienze Religiose di Trento, con un progetto riguardante il dibattito sul materialismo nella seconda metà dell’Ottocento.
Descrizione dell'opera
«In queste pagine tre percorsi di meditazione sulla possibilità di giungere a un'esistenza diversa e più vera. [...] Vorrei proporre una riflessione articolata dal fondo di una condizione di crisi e in vista di una guarigione, di un cambiamento che abbia la natura della conversione» (dalla Premessa).
Per arginare la paura e la disperazione che dimorano nella vita di molte persone, a motivo della crisi di dimensioni globali e della diffusa mentalità contraria al bene comune, diventa necessario individuare cambiamenti che consentano di uscire insieme dalla crisi riconfigurando lo spazio sociale. In tale contesto, uno «specchio maieutico» viene offerto dalla misericordia, che non è solo virtù di benevolenza, ma strumento di liberazione in grado di fare emergere le istanze della giustizia e la realtà della comunione, convertendo l'infelicità organizzata in una felicità condivisa.
Sommario
Premessa. I. ESISTENZA PERSONALE E STORIA DI TUTTI. 1. La crisi della storicità. 2. La trasformazione dello spazio sociale. 3. Identità, differenza, comunione. II. LA LIBERTÀ DI CAMBIARE VITA. 1. Il sistema di disperazione. 2. Dalla scissione all'integrità. 3. Lo specchio maieutico. 4. La misericordia come relazione trasformatrice. III. AGIRE POLITICAMENTE. 1. La giustizia smarrita. 2. La responsabilità della Chiesa. 3. I due lati dell'educazione. 4. Uscire insieme dalla crisi.
Note sull'autore
ROBERTO MANCINI è professore ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Macerata e insegna Economia umana all'Accademia di Architettura dell'Università della Svizzera italiana a Mendrisio. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il senso della fede. Una lettura del cristianesimo, Queriniana, Brescia 2010, La logica del dono. Meditazioni sulla società che credeva d'essere un mercato, Messaggero, Padova 2011, e Per un cristianesimo fedele. La gestazione del mondo nuovo, Cittadella, Assisi 2011.
La pandemia è stata vissuta come un passaggio drammatico e inatteso. Ma il quadro planetario era già in gestazione e l'esperienza della crisi lo ha posto come irreversibile. Il libro traccia un itinerario di domande e si misura con la comprensione di un mondo nuovo, la cui soglia è già stata varcata.
La natura - e più in particolare la natura umana - sembra essere tornata oggi al centro del dibattito pubblico. Chi e che cosa siamo noi? Un frammento di natura, come tutto sembrerebbe indurci a credere? Ma che cosa esattamente significa essere un «frammento di natura»? Che cosa vuol dire appartenere a una natura «senza fine»? I modi di intendere la naturalità nostra e della restante parte del cosmo sono e possono essere svariati e talvolta incompatibili. L’obiettivo del volume è tentare di illuminare le questioni filosofiche irrisolte che si nascondono dietro al termine «naturalismo» e ai suoi significati: da quello metodologico a quello ontologico, etico e metafilosofico. Il filo conduttore è la convinzione che solo una pluralità di approcci possa contribuire a rendere più nitida la posta in gioco di un dibattito attorno al quale oggi prolifera, oltre alla contesa filosofica e scientifica, la polemica politica e culturale.
Sommario
Introduzione (P. Costa e F. Michelini). 1. La genesi del naturalismo moderno. Darwinismo e naturalismo (A. La Vergata). «Chaos sive natura»? Naturalismo e teolologia in Darwin e Spinoza (F. Michelini). La ripresa del «naturalismo» ottocentesco in alcune discussioni contemporanee (A. Orsucci). Il naturalismo scientifico contemporaneo: caratteri e problemi (M. De Caro). 2. Naturalismo ed etica. Naturalizziamo? Ma con saggezza (G. Boniolo). Natura e identità umana (P. Costa). Può l’etica fare a meno dell’ontologia? Osservazioni sul rapporto tra biologia evoluzionistica ed etica (A. Corradini). L’etica e l’atteggiamento naturalista (P. Donatelli). Il naturalismo evoluzionistico in etica: due dilemmi e due limiti (K. Bayertz). Contratto e comportamento (M. Ricciardi). 3. Naturalismo e filosofia della mente. Il naturalismo e la filosofia della mente contemporanea (J. Quitterer). Naturalismo e fenomenologia (M. Bianchin). Indeterminazione e correlazioni: un concetto antinaturalistico di libero arbitrio (C. Friebe). Naturalizzare la semantica? (C. Penco). 4. Archivio. Natura (J.S. Mill). Evoluzione e libertà (H. Jonas). Un argomento a favore della teoria dell’identità (D.K. Lewis). Indici.
Note sui curatori
Paolo Costa è dottore di ricerca in antropologia filosofica. Ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Parma e il Centro per le Scienze Religiose (ITC-isr) di Trento, dove si è occupato della relazione tra darwinismo ed etica. È autore, tra l’altro, di Verso un’ontologia dell’umano. Antropologia filosofica e filosofia politica in Charles Taylor, UNICOPLI, Milano 2001.
Francesca Michelini svolge attività di ricerca presso il Centro per le Scienze Religiose (ITC-isr) di Trento. Si è occupata, in particolare, dei temi della soggettività e del nichilismo nella filosofia classica tedesca e ha pubblicato Sostanza e assoluto. La funzione di Spinoza nella «Scienza della logica» di Hegel, EDB, Bologna 2004. I suoi attuali interessi riguardano il dibattito sulla teleologia a partire dalla teoria darwiniana dell’evoluzione.
Descrizione dell'opera
Il volume prende in considerazione la questione del rapporto tra il sistema hegeliano e la filosofia di Fichte assumendo come punto di partenza l’avvicinamento di due delle opere più profonde, complesse e stimolanti della filosofia moderna: la Scienza della logica di Hegel e il Fondamento dell’intera dottrina della scienza di Fichte. Tra le due impostazioni filosofiche emergono così i motivi di una contrapposizione decisiva per sondare fino in fondo le possibilità di riflettere sull’assoluto, di concepire in unità il sapere e di prospettare un agire comune.
Sommario
Premessa. Introduzione. Sul concetto di «critica filosofica»: la lettura hegeliana della dottrina della scienza tra riconoscimento e critica. 1. La critica hegeliana a Fichte nella «Scienza della logica». 2. La presenza fichtiana nella dottrina dell’essenza. 3. Conclusioni. La critica hegeliana a Fichte. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Simone Furlani si è laureato in filosofia all’Università di Padova e ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia all’Università di Pisa. Ha studiato presso la Ludwig-Maximilian-Universität di Monaco di Baviera ed è stato borsista presso il Centro per le Scienze Religiose dell’Istituto Trentino di Cultura. Ha svolto attività di ricerca presso il dipartimento di Filosofia dell’Università di Padova.
Tolleranza e riconoscimento sono due concetti allo stesso tempo familiari e opachi. Ciascuno di noi ne ha una comprensione intuitiva, ma più che idee chiare e distinte, sembrano le sedi naturali di un infinito conflitto di interpretazioni. Eppure, alle due categorie è affidato un ruolo politico strategico allorché si discute nelle nostre società circa i modi in cui andrebbe affrontata la questione della pluralità culturale e religiosa. È sufficiente tollerare ed essere tollerati? Oppure quello che pretendiamo è di essere visti, riconosciuti, stimati, apprezzati per ciò che possiamo offrire alla comunità di cui facciamo parte, non a dispetto, ma grazie alle nostre identità diverse e irriducibili? Il problema è allo stesso tempo storico, concettuale e pratico e in questi termini viene affrontato dagli autori di un volume che ha l'ambizione di accompagnare il lettore proprio nel centro di una contesa decisiva del nostro tempo. Il libro raccoglie quasi tutte le relazioni tenute all'interno del ciclo di conferenze sul tema della tolleranza e del riconoscimento organizzato dal Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler (FBK) tra ottobre 2012 e febbraio 2013 In appendice al libro viene pubblicata (con l'assistenza scientifica di F. Forte) una Tavola rotonda sull'Islam e il pluralismo religioso, tenutasi sempre nei locali della Fondazione Bruno Kessler, il 18 aprile 2013.
La ricerca del principio ultimo della conoscenza ha inseguito, sin dalle origini, ciò che limita e convalida la ragione nelle sue diverse attività. E se il pensiero antico ha misurato la potenza del discorso e legittimato i suoi princìpi logici mediante ciò che li trascende, la riflessione contemporanea ha insistito sul ruolo dei valori e dell'affettività nel determinare i campi delle investigazioni scientifiche. La ragione non è solo un'attività neutra di conoscenza poiché si radica, in ultima analisi, nell'aspirazione di incontrare l'altro, di rispettarlo nella sua irriducibilità.
L'introduzione alla metafisica proposta dall'autore è attenta alla svolta trascendentale della modernità e integra molti aspetti di un'antropologia delle facoltà umane, soprattutto dei gradi di conoscenza (sensibilità, ragione, intelletto) interpretati nella direzione di un'etica intersoggettiva. La categoria chiave è «atto d'essere», inteso senza assoggettamento alle pretese razionaliste delle scienze contemporanee, né alle nozioni formali dei manuali della scolastica. La riflessione procede prendendo in esame le questioni della metafisica contemporanea e delle sue categorie essenziali, per esempio la «differenza» o la «persona», e altri temi della fenomenologia contemporanea nei suoi aspetti metafisici o fondamentali.
Sommario
Avvertenza. Introduzione. Capitolo primo. Che cos'è la metafisica. Capitolo secondo. L'ente, l'esistente e lo Spirito. Capitolo terzo. Il metodo in metafisica. Capitolo quarto. Una disposizione fondamentale. Capitolo quinto. Ontologia. Capitolo sesto. La sensibilità. Capitolo settimo. La ragione. Capitolo ottavo. Rendere ragione. Capitolo nono. Le scienze esatte. Capitolo decimo. L'intelletto e l'atto. Capitolo undicesimo. L'atto e la persona. Conclusione. Bibliografia.
Note sull'autore
Gilbert, gesuita, è titolare della cattedra di Metafisica alla Pontificia Università Gregoriana e decano della Facoltà di Filosofia. È autore di oltre duecento articoli pubblicati in una decina di Paesi, collaboratore della Nouvelle revue théologique e di Civiltà Cattolica e membro del comitato scientifico di Annuario, Rivista di filosofia neoscolastica e Sintese. Ha pubblicato, tra l'altro, Sapere e sperare (Vita e Pensiero, 2003), Violence et compassion (Éditions du Cerf, 2008), Le ragioni della sapienza (G&BPress, 2011). Il volume, apparso la prima volta da Piemme nel 1983, viene riproposto in una seconda edizione corretta e completata.
Evoluzione e libertà sono le due parole chiave del pensiero di Hans Jonas, espresso mirabilmente nel saggio, una sorta di concentrato della sua biologia filosofica e forse la migliore testimonianza della sostanziale continuità della sua riflessione sulla filosofia della vita, al di là del prevalere, nelle diverse fasi del suo pensiero, di interessi storico-filosofici o di interessi più propriamente etici. Tesi principale è che la libertà tradizionalmente considerata appannaggio degli ambiti prettamente umani dello spirito e della volontà - sia viceversa già presente a livello del metabolismo cellulare, il fenomeno più basilare che caratterizza l'organismo vivente. Essa non connota, cioè, esclusivamente l'agire conscio e intenzionale dell'essere umano, ma è piuttosto il denominatore comune di tutti gli appartenenti alla categoria dell'"organico" e segna la linea di confine con quanti non vi rientrano, dunque con l'inorganico, la macchina e l'artefatto. La libertà si squaderna per Jonas in una gradazione ascendente di complessità delle funzioni e dei movimenti, i cui vari livelli costituiscono configurazioni sempre più articolate, approfondite ed "evolute" della dialettica precaria che le è intrinseca.

