
"Uscirà la filosofia dal vicolo cieco a cui è stata ridotta dalla perdita della sua illusione fondamentale?" È con una domanda che Jeanne Hersch conclude questo suo grande libro. Una domanda che non pretende di trovare risposte assolute o definitive poiché solo nella sua totale apertura, nel suo carattere di sfida incessante, risiede la natura più autentica della ricerca filosofica. È questa costitutiva mancanza, questo dialogo infinito che coinvolge l'esistenza nella sua totale interezza, questo puro esercizio di libertà che la filosofia sembra aver scordato: da Platone in poi, l'intera storia della filosofia si snoda come la storia di un'illusione fondamentale, quella di riuscire a possedere la propria verità.
Il volume raccoglie i contributi di studiose e studiosi, italiani e stranieri, che a vario titolo si occupano di pratiche filosofiche. Mentre alcuni contributi approfondiscono tematiche più tradizionali, come la filosofia pratica e le pratiche religiose e filosofiche del mondo antico e cristiano, altri orientano il loro interesse alle pratiche filosofiche contemporanee. Tra queste ultime vengono prese in esame non solo la consulenza filosofica e la Philosophy for children, ma anche altre pratiche meno note come l'analisi biografica a orientamento filosofico e alcune forme attuali di esercizi spirituali.
UNITÀ IN DIALOGO
Un nuovo stile per la conoscenza
L’uomo non funziona come un calcolatore: non riceve informazioni, non le elabora, non codifica internamente la realtà esterna. Questa la posizione teorica di un indirizzo eterodosso della scienza cognitiva protagonista di un tentativo di innovazione radicale: sostituire il modello classico di riferimento della disciplina – lo schema ingegneristico dell’elaboratore – con un disegno di nuova concezione – lo schema naturalistico del sistema auto-organizzatore. Una proposta rivoluzionaria, che sollecita tutte le scienze a passare a un nuovo paradigma epistemologico e che invita a praticare la conoscenza scientifica come “dialogo”. Il volume delinea l’evoluzione del nuovo modello e ne mette in luce le potenzialità, proponendolo al dibattito della filosofia della scienza, della biologia e della psicologia della cognizione, dell’epistemologia delle scienze umane.
INDICE
Prefazione di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti
Introduzione generale. Genealogia e attualità di un oggetto teorico rivoluzionario
PARTE I – AUTONOMIA E CONOSCENZA. LA SCIENZA IN DIALOGO CON LA NATURA
SEZIONE 1 – L’auto-organizzazione e il dialogo con la natura. Un modello disegnato su uno sfondo epistemologico
L’eredità teorica della ricerca pioniera. Lineamenti genealogici e teorici dell’equazione tra autonomia e cognizione
L’eredità euristica della ricerca pioniera. L’autonomia come esperienza, comprensione teorica e stile di conoscenza
Intermezzo I – Autonomia e metamorfosi della scienza: la genesi di nuovi alberi della conoscenza
SEZIONE 2 – Autopoiesi e descrizione di coordinazione. Costruzione del punto di vista interno, ricostruzione del concetto di cognizione
Teoria dell’autopoiesi ed euristica del dialogo. L’albero della conoscenza nato dalla trasposizione immaginativa nello spazio dell’altro
Il dialogo con l’unità autopoietica. Costruzione teorica dello spazio dell’altro, simmetrizzazione dei rapporti di forza, descrizione di coordinazione
Intermezzo II – Enazione e dialogo
PARTE II – UNITÀ IN DIALOGO. LA CONOSCENZA CHE CREA UNITÀ
Unità dialoganti. Impalcature di una mente radicalmente incorporata
Mirror neurons e meccanismi di mirroring.
La neurofisiologia sperimentale incontra il soggetto emergente interindividuale
La conoscenza che crea unità. Angolazioni sulla regione dell’intellegibilità dialogica
"Come raramente accade, questo libro non si limita a porre una questione, ma offre anche una risposta. Le risposte, anche quando non le si dovessero condividere, non debbono mai spaventare, e tanto meno in questo caso; una delle frasi più belle che ho sentito pronunciare dal suo autore è: "Con me percorrerai sempre inizi". E una citazione da Gregorio di Nissa, "padre della mistica cristiana", vissuto nel IV secolo, fratello di Basilio, il fondatore del monachesimo orientale. Ecco: questo libro dovrebbe proprio leggersi come un nuovo inizio..." (Dalla Prefazione di Roberta De Monticelli)
La fenomenologia, con la rivoluzione che opera nel modo di pensare la relazione fra apparenza e realtà, è un'ontologia, e non un rifiuto dell'ontologia, dello studio dell'essere delle cose reali e possibili, a vantaggio dello studio esclusivo dei loro "modi di apparire". Un'ontologia del nuovo, suggerisce il titolo. In effetti, alla base della rivoluzione fenomenologica c'è l'idea che i fenomeni portano all'esistenza cose nuove rispetto ai costituenti di base, di cui pure ogni cosa è fatta. Così la melodia è una cosa nuova rispetto ai suoni che la costituiscono, così una persona è una cosa nuova rispetto all'organismo umano che la costituisce. Il libro si compone di due parti. La prima è un'introduzione alla fenomenologia come metodo di ricerca filosofica. La seconda offre un'esemplificazione di questo metodo proprio nell'ambito dell'ontologia del concreto, o del "mondo della vita", concentrandosi più dettagliatamente sull'emergere del nuovo in svariati campi, e offrendo anche alcuni esempi di come pensare la vita nella sua ricchezza e concretezza sensibile senza affatto chiudere gli occhi di fronte alle impressionanti conquiste della ricerca scientifica contemporanea.
È il saggio in cui l'autrice espone in modo più articolato e completo la sua elaborazione della questione dei diritti umani. Jeanne Hersch individua nella capacità di libertà dell'essere umano e nell'esigenza assoluta di attualizzazione e affermazione di questa capacità il fondamento assoluto e universale dei diritti umani. Al contempo, però, ricerca le condizioni concrete e reali di sviluppo di questa capacità di libertà, le condizioni di una "vita buona", corrispondenti all'oggetto dei diritti umani particolari, politici e civili, sociali ed economici, culturali ecc. L'incrocio di esistenzialismo e realismo rende la sua posizione particolarmente originale e feconda, e la inserisce a pieno titolo nel dibattito filosofico contemporaneo sui diritti umani insieme a Bobbio, Sen, Nussbaum, Griffin, Benhabib, Arendt, Searle e altri. A partire dalla sua idea di libertà, Jeanne Hersch offre infatti solidi argomenti rispetto ad alcuni dei maggiori problemi che sono al centro del dibattito attuale sui diritti umani: il problema del fondamento dei diritti umani, della giustificazione della loro universalità, del significato e dell'efficacia delle Dichiarazioni universali, dell'inclusione dei diritti positivi (economici, sociali, culturali) nei diritti umani, e dell'educazione ai diritti umani.
L'adesione al pensiero razionale non preserva la psiche di chi lo esercita. Tra i numerosi esempi quello di Gödel è forse il più luminoso. Considerato il più grande logico del XX secolo, grazie ai teoremi di incompletezza (1931), Kurt Gödel fu ossessionato dal timore di essere avvelenato e finì per morire dopo aver deciso di smettere di alimentarsi. Ma accanto a queste manifestazioni ve ne furono altre ben più creative connesse alla sua credenza in demoni, angeli ed extraterrestri e ai tentativi di darne dimostrazione razionale, fino al tentativo di applicare le sue teorie alla prova ontologica dell'esistenza di Dio. alla base di questo viaggio tra logica e follia, lo studio delle migliaia di pagine inedite di Gödel, dove si trovano l'applicazione del teorema di incompltezza al diavolo, tentativi teorici stravaganti e credenze deliranti.
Aristotele, "il maestro di color che sanno", secondo la celebre formula dantesca, per molti secoli è stato considerato il Filosofo, e quasi il simbolo stesso della ragione umana. Ancor oggi, le prospettive aperte dallo stagirita mantengono un'intatta vitalità: se la sua logica e la sua epistemologia sono state riscoperte nella loro grandiosa architettura, le sue analisi ontologiche sono tornate al centro del dibattito filosofico. Varie correnti dell'etica contemporanea hanno posto in luce la straordinaria attualità del pensiero pratico di Aristotele, mentre un'attenzione sempre più viva si proietta anche sulle sue indagini di filosofia naturale. In tale quadro, la presente introduzione alla filosofia aristotelica "può essere collocata sullo stesso piano degli studi più importanti su Aristotele degli ultimi decenni" (H. Flashar) e rappresenta uno strumento prezioso per quanti cercano un accesso filologicamente rigoroso e filosoficamente affidabile ai testi dello stagirita. Emerge dal libro la complessa immagine di un filosofo criticamente aperto a tutte le vie del pensiero e attento, in parallelo, a coniugare l'ispirazione strutturale con un approccio fortemente problematico ai temi di volta in volta affrontati.
Che cos'è la filosofia? Rispondendo a questa domanda Ermanno Bencivenga, noto professore e studioso, afferma provocatoriamente che è un gioco. Un'attività ludica straordinariamente seria, però, dal momento che invece di usare pedine, carte o altri strumenti ha a che fare con la vita e la morte, con il bene e il peccato, con il tempo e l'eternità. Anziché raccontarci l'ennesima storia della filosofia, Bencivenga ci propone così di diventare protagonisti e di praticare il gioco della filosofia. Come? In modo semplice, partendo da casi tratti dalla vita quotidiana. Ampliando il percorso dell'edizione precedente con nuovi capitoli, sull'estetica e la riflessione politico-sociale, l'autore ci insegna ad aprire la mente alla domanda, al dubbio, al quesito filosofico. Il risultato è un libro stimolante e ricco di spunti, capace di innescare e alimentare il meccanismo della ricerca.
Lo studio analizza un'articolazione sia storica sia teorica della nozione di rappresentazione essenziale nella filosofia moderna e quasi paradigmatica nella filosofia contemporanea. E prova, soprattutto, a progettare una visione alternativa. La visione che sintetizza la contemporaneità filosofica considera la rappresentazione non una possibilità di ingresso all'oggetto di riferimento, ma un oggetto di riferimento a sé, e ha il potere, tra l'altro, di dare una visibilità particolare ad altri quesiti filosofici cruciali: la relazione tra empiria e verità, il quesito sulla fondazione, la nozione di verità e gli statuti della rappresentazione scientifica e della rappresentazione artistica. Lo studio analizza il significato radicale della nozione di rappresentazione, la sua genesi moderna attraverso l'empirismo britannico del Seicento e del Settecento, il suo sviluppo sia attraverso Kant sia attraverso gli empiristi logici, ispirati da Wittgenstein e in dialogo critico con Cassirer, e il suo risultato contemporaneo, in particolare la filosofia analitica, in confronto critico sia con il pragmatismo sia con la fenomenologia.
Un elogio dell'immoralismo contro il moralismo ortodosso di vedute ristrette e contro l'eccesso di immoralità. Tenendo come riferimento costante il pensiero di Nietzsche e spaziando dalla filosofia antica a quella contemporanea, l'autore traccia il percorso della morale nei secoli, considerando come disposizione più favorevole alla conoscenza la tendenza a dubitare delle verità precostituite e la ricerca autonoma, fondata sull'esperienza, delle proprie norme di comportamento.
L’Illuminismo è la capacità di coltivare insieme sentimento e ragione, sorriso e rigore, natura e civiltà, in un quadro enciclopedico, in cui cioè i saperi e i modi di vita possano confrontarsi non per opporsi, bensì per dialogare, per insegnare che senza questo dialogo, questa capacità di unire il diverso, non c’è autentica conoscenza. Il sapere non può essere chiuso nell’intimità di un soggetto orgoglioso, bensì deve nascere nella conversazione.
L’Illuminismo non è stato un movimento unitario, ma il primo momento dell’autocoscienza storica del pensiero europeo, un esprit che ha attraversato il continente, originando entusiasmi e feroci anatemi.
L’Illuminismo ha mostrato squarci di vita, di letteratura e di filosofia, svelando un linguaggio che non è sterile ripetizione dell’identico, ma un mezzo critico capace di penetrare nelle pieghe del sentire e delle sue rappresentazioni concettuali, per svelarne non solo la complessità, ma anche la forza creativa. Elogiarlo non significa farne un’apologia, bensì cercare di comprendere, attraverso la ricostruzione storica e teorica di alcuni momenti essenziali della cultura settecentesca, il presente, il potere e i limiti della ragione e del sentimento, i valori, forse dimenticati o umiliati, di una contemporaneità non più in grado di assumere uno sguardo ironico e penetrante sul mondo.

