
Con eleganza e sobrietà, ma senza tacere le complesse questioni che s'intrecciano all'elaborazione di un metodo che comporta il coinvolgimento della soggettività del pensatore nell'elaborazione della dimostrazione, Gombay fornisce una introduzione del tutto originale a Descartes, il cui pensiero viene esposto secondo i mutevoli problemi di una riflessione che, pur aspirando a una ricostruzione dell'intero sistema del sapere, costituisce sempre anche un'esperienza intellettuale e morale che interviene direttamente sull'elaborazione della prima e al contempo sull'assise di tutta un'epoca. Da questo punto di vista, pur con la parzialità dichiarata delle scelte e dei punti di vista, André Gombay ci offre un ritratto vivido e rigoroso di una filosofia nuova e di un pensatore alle prese con i problemi della philosophia perennis, ma anche con la questione delle passioni dell'anima e la possibilità di fondare un'etica sulla loro conoscenza e sul loro controllo razionale. Siamo cosí introdotti a un pensiero tutt'altro che astratto e disincarnato, e invitati ad accostarci con rinnovata curiosità alla filosofia di un pensatore decisivo di cui qui si mostra la dimensione molteplice.
È dai tempi delle parole di Platone sul ruolo dei poeti che l'arte è al centro dell'attenzione dei filosofi. Questa sistematica introduzione alla filosofia dell'arte considera le riflessioni che da Platone, Kant, Hegel, giungono fino ad Adorno, Heidegger, Gadamer e Goodman e s'interroga su quale valore e funzione abbia l'esperienza artistica per l'uomo. Il volume illustra i principali temi e concetti che hanno contribuito a definire nella storia l'espressione artistica e in particolare i confini di quel peculiare processo di comunicazione che ha luogo solo grazie all'arte. Georg Bertram risponde a quesiti centrali: che cos'è l'arte? quando vi è arte? qual è il valore dell'arte per l'uomo? E invita il lettore a partecipare con lui nella riflessione.
Il Liezi non è solo uno dei testi fondamentali per lo studio del pensiero della Cina antica ma anche - insieme al filosofico ed ermetico Tao tê ching e al poetico Zhuangzi - una delle tre scritture in cui la tradizione taoista continua a vedere sintetizzati i propri principi dottrinali e le loro relative applicazioni. Il maestro che dà nome all'opera, Liezi, sarebbe vissuto nel IV secolo a.C., tuttavia questa raccolta di dialoghi, aneddoti e brevi trattazioni dottrinali è menzionata per la prima volta nel 14 a.C., e nell'Ottavo secolo, per editto imperiale, sarà innalzata al rango di classico taoista. Un libro che illustra mirabilmente la filosofia cinese dello svolgersi della vita umana e cosmica. E nel quale il lirismo dell'autore è diretto verso la radice dell'essere e delle cose, ai confini dell'esistenza.
Michael Erler espone il sistema filosofico di Platone mettendone in evidenza tutta la stratificazione concettuale e problematica. Sottolinea il lento processo di nascita e di consolidamento del pensiero platonico, la sua genesi nel contesto della società, della politica e della cultura ateniese del tempo. Si sofferma a lungo sul ruolo avuto da Socrate, descrive l'importanza delle esperienze politiche, il rapporto con la sofistica e l'incontro-scontro con la retorica, il progetto di un modello alternativo di paideia e la conseguente costituzione dell'Accademia. Erler affianca alla dimensione ontologica, metafisica e gnoseologia del pensiero platonico anche quella politico-pedagogica e questioni complesse - come, ad esempio, quelle dell'esperienza erotica e artistica, del linguaggio e della scrittura solitamente trascurate nelle presentazioni d'insieme della filosofia platonica.
Cos'è la morte - la morte di tutti e di ciascuno, la morte di sempre e quella marcata dai segni inquietanti del nostro tempo? Come penetrare in un evento tanto decisivo da incidere in profondo la nostra esistenza eppure tanto opaco da mettere in scacco ogni sapere volto a rappresentarlo? Sono queste le domande, brucianti ed estreme, che alla fine degli anni Cinquanta, a pochi anni dalla più grande apocalisse dell'epoca moderna, si poneva Vladimir Jankélévitch in un libro che giustamente Lévinas ebbe a definire "sconvolgente". Sconvolgente per la radicalità con cui egli decostruisce tutti i dispositivi immunitari elaborati dal sapere occidentale nei confronti dell'Irriducibile; ma anche per l'acutezza di uno sguardo, affilato e obliquo, che taglia in maniera trasversale le grandi interrogazioni sulla morte, all'epoca affrontate da Heidegger e da Freud, da Blanchot e da Foucault, ma già prima da scrittori come Tolstoj e Rilke. All'interno di un grande scenario teorico, che spazia dall'antichità ai nostri giorni, la riflessione jankélévitchiana rivela una sorprendente attualità.
Concetti fondamentali della filosofia di Rafael Ferber intende offrire agli studenti di filosofia come al pubblico piú in generale una piccola e originale scuola di pensiero filosofico.
Questo primo volume introduce il lettore, in un linguaggio accessibile ma sempre rigoroso, alle parole-chiave dell'universo filosofico quali Filosofia, Linguaggio, Conoscenza, Verità, Essere e Bene.
I contenuti, i metodi e le ambizioni della disciplina vengono presentati e discussi filosoficamente in modo da condurre il lettore in un'ideale passeggiata filosofica in compagnia dei principali esponenti delle varie epoche e attraverso le piú importanti correnti della storia del pensiero.
Il libro cerca di dire l'essenziale in modo chiaro, semplice e non gergale. Tuttavia l'autore non si è astenuto dal prendere anche una propria posizione. Soprattutto i capitoli sulla conoscenza, la verità e il bene offrono spunti che possono interessare anche i filosofi di professione
La primissima fase della filosofia occidentale vide la nascita della cosmologia e della teologia razionale, della metafisica, dell'epistemologia, della teoria etica e politica. In quell'epoca prese forma una grande varietà di idee radicali e provocatorie, dall'affermazione di Talete secondo cui i magneti possiedono un'anima alla teoria parmenidea dell'immutabile esistenza dell'uno, allo sviluppo di una teoria atomista del mondo fisico. Questa panoramica generale della filosofia presocratica ricostruisce le idee e le visioni del mondo dei più importanti filosofi greci attivi dal sesto alla metà del quinto secolo a. C., ricostruendo il contesto concreto in cui operarono, discutendo le modalità secondo le quali oggi possiamo ricostruire le loro visioni e le intenzioni originarie della loro opera, e sottolineando i motivi del durevole interesse filosofico delle loro spesso sconcertanti teorie. Accompagnato da un'utile cronologia e da una guida per ulteriori letture, "I presocratici" di James Warren costituisce un'introduzione ideale per lo studente e il lettore generale a un'età di straordinaria ricchezza della civiltà occidentale.
Concetti fondamentali della filosofia di Rafael Ferber intende offrire agli studenti di filosofia come al pubblico piú in generale una piccola e originale scuola di pensiero filosofico.
Questo secondo volume circoscrive e analizza le cinque parole-chiave dell'antropologia filosofica: Uomo, Coscienza, Corpo e Anima, Libero arbitrio e Morte.
Scritto in uno stile limpido e semplice, ma di livello teoretico sempre elevato, il libro si confronta con le problematiche filosofiche connesse a questi concetti fondamentali, riservando una particolare attenzione ai temi di dibattito piú caratteristici della nostra epoca e disegnando un quadro filosofico d'insieme dell'essenza dell'uomo.
Anche in questo volume, l'autore non si è astenuto dall'esprimere una propria posizione filosofica, riconducibile da un lato alla filosofia analitica, ma ancor piú profondamente legata alla tradizione della filosofia occidentale, la cui immagine dell'uomo contiene una irriducibile componente spirituale.
Eccentrico già agli occhi dei contemporanei, Pico è sempre stato un pensatore difficile da collocare. Ricco, esibizionista, uomo di mondo e "dilettante di genio", il Conte della Mirandola è, a più di cinque secoli, una sorta di ospite illustre e scomodo della cultura italiana. Lorenzo de' Medici, tra i pochissimi che riuscirono a confrontarsi con lui (quasi) alla pari, lo definì "istrumento di sapere fare il bene e il male" e Pico, di cui tanto si è parlato e scritto, ci appare ancora come un enigma. L'"Orazione" sulla dignità dell'uomo è considerata uno dei testi più rappresentativi del Rinascimento, ma il resto della sua opera - in tutta la sua lussureggiante erudizione - rimane quasi inaccessibile, tanto ricca da sconcertare e confondere. Con questo libro, viene per la prima volta individuata una chiave interpretativa forte, che pone al centro delle riflessioni pichiane la qabbalah e il pensiero mistico ebraico, da Pico conosciuto grazie a moltissime traduzioni latine da lui stesso commissionate. Il Millennio è organizzato come un dizionario, per lemmi, e ad ogni lemma corrisponde una selezione di brani di Pico sul tema. Un'antologia eclettica e affascinante, per esplorare il pensiero vertiginoso di un "irregolare" che, pagina dopo pagina, ha saputo creare un cocktail esplosivo di filosofia, matematica, magia e astrologia, finendo - non a caso con l'essere accusato di eresia dai tribunali vaticani.
Il concetto di sé ha una storia remota e complessa all'interno della storia del pensiero. Nato nell'antichità greca, si è poi variamente connesso al problema ancor piú remoto dell'anima, della sua natura e sostanza, per evolvere successivamente, nel contesto della civiltà cristiana, come questione della persona (anima incarnata, resurrezione della carne¿) e divenire infine, nel pieno dell'età moderna e contemporanea, uno dei problemi centrali della riflessione filosofica: quello della soggettività e dell'identità personale.
In epoca piú recente, il sé si è riproposto sulla scena della riflessione in quella serie di campi spesso antagonisti alla filosofia costituiti dalle scienze umane. Ma non sempre i risultati di tali approcci alla questione dell'individuo sono stati chiari.
Era dunque necessaria una sistemazione organica e coerente delle molteplici elaborazioni prodotte intorno a questo concetto dai vari ambiti della riflessione sociologica, psicologica, culturale oltre che ovviamente filosofica.
È quanto fa nel suo libro Anthony Elliott, fornendoci un'efficace introduzione alle discussioni intorno a questo tema fondamentale della contemporaneità.
Oltre che ricostruire le principali teorie affermatesi nel corso del XX e agli inizi del XXI secolo da Goffman a Giddens, da Freud a Reich, a Kohut, da Marcuse a Lasch, da Foucault a Bauman, la ricognizione di Elliott è sempre attenta a delineare i contesti della cultura e delle problematiche politiche con cui gli individui hanno inevitabilmente a che fare nel momento in cui tentano di definire se stessi e le proprie instabili, multiple identità.
Diversamente da altre culture filosofiche, caratterizzate dall'indagine sul soggetto o dalla teoria della conoscenza, dall'analisi del linguaggio o dalla decostruzione ermeneutica, essa appare fin dall'inizio estroflessa sul suo esterno, esposta ai conflitti e ai traumi dell'esperienza mondana. Al suo centro, eccedente rispetto a ogni definizione presupposta, si dispiega la categoria di vita, in una relazione sempre tesa e problematica con quelle di politica e di storia. È proprio questa materia densa e opaca, difficilmente riducibile all'ordine formale della rappresentazione, a spingere il pensiero italiano in una sintonia profonda con i tratti costitutivi del nostro tempo. Antagonismo e immanenza, origine e attualità, comunità e biopolitica, interrogate nella loro genesi concettuale e impresse nel cuore della contemporaneità, sono le polarità intorno alle quali, in un confronto serrato con i maggiori filosofi italiani, si snoda il percorso teoretico originale e avvincente di uno dei protagonisti del dibattito filosofico contemporaneo.
Eguaglianza e libertà sono sì due delle tre "parole della Rivoluzione francese", ma anche due concetti che non è affatto scontato accordare: l'uno limita l'altro e viceversa, e proprio in questa reciproca autolimazione risiede uno dei segreti cardinali della democrazia. Bobbio ripercorre la storia concettuale e sociale dei due termini, dall'idea generale, dall'ideale, fino alle incarnazioni politiche recentissime di quelle che, in fondo, sono anche due concezioni del mondo che continuamente si cercano e si provocano attraverso i secoli di storia dell'uomo.

