
Autore:
Bosio Roberto
Laureato in Economia con una tesi di geografia sul Sud del mondo, è insegnante di sostegno a Torino.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
"La tromba dello Spirito Santo in terra mantovana": così Giovanni XXIII salutava don Primo Mazzolari (1890-1959), un curato di campagna il cui sguardo si spingeva ben al di là della sua parrocchia nella Bassa.
Don Mazzolari fu un predicatore senza peli sulla lingua e fondò un coraggioso giornale, "Adesso"; dopo la bomba di Hiroshima si schierò senza se e senza ma per il "non uccidere".
Causa delle sue sofferenze con la chiesa, fino al Concilio ossessionata dal modernismo, fu il suo essere sempre avanti, "con un passo troppo lungo - ammetterà Paolo VI - e spesso noi non gli si poteva tener dietro!".
«Non ci guadagna niente: anzi, ci perde tutto, il profeta. In casa è guardato male: fuori, benché a volte lo citino, è temuto più degli altri. E come gli costa ogni parola!»
Mentre il mondo è attanagliato dal covid, in Myanmar si scatena un colpo di stato. Lesercito imbavaglia la fragile democrazia birmana, incarnata dalla leader Aung San Suu Kyi, messa agli arresti. Ma -sorpresa! - il popolo non sta alla finestra e scende in piazza. Nascono dimostrazioni di massa animate da giovani che chiedono il ritorno della democrazia. Scatta la repressione militare, con uccisioni, arresti e violenze. Un film già visto altre volte. Ma quanto accade il 28 febbraio 2021 ferma l'orologio della storia. Una suora affronta, in ginocchio, un plotone di soldati pronti a sparare sui manifestanti che a Myitkyina, come in altre città, chiedono libertà. Suor Ann Rose Tawng si pone a protezione dei giovani dimostranti, mettendo a repentaglio la propria vita in nome del vangelo e della dignità umana. La memoria corre a Tank Man, l'uomo diventato famoso perchè si mise davanti ai carri armati cinesi durante la repressione di Piazza Tienanmen: di lui non si è saputo più nulla. La storia di Ann Rose, invece, la possiamo conoscere in queste pagine.
Ada Ungaro
Ottavo di dodici figli, cresciuto in una famiglia religiosa, Michele Costa avverte fin da giovanissimo la spinta a vivere interamente per Dio, desiderio questo che si concretizzerà nel 1961 con l'ordinazione sacerdotale. Negli anni Settanta, l'incontro con il Movimento dei Focolari rivoluziona la sua vita. Aderendo al carisma dell'unità, di cui il Movimento è espressione, don Michele acquista una nuova visione della Chiesa come Chiesa-comunione, disegno di unità, riflesso della vita trinitaria. È l'inizio di un nuovo capitolo nella sua storia personale e in quella della sua parrocchia: la comunità si apre alle povertà e urgenze sociali del territorio; entra in dialogo con fedeli di altre religioni o non credenti; rende viva l'assemblea liturgica e accresce la frequenza ai sacramenti. Roberto Bertucci, attraverso la testimonianza di quanti lo hanno conosciuto (familiari e amici, parrocchiani, persone aderenti al Movimento dei Focolari) ripercorre la storia luminosa della sua vita.
«Dopo aver cercato nella mia adolescenza qualcosa di grande per cui vivere, ho trovato nell'Ideale dell'unità quella luce e quella guida che ha accompagnato la mia vita e quella della nostra famiglia. È stata una vita felice e pienamente riuscita, perché abbiamo sempre sperimentato che tenere Gesù in mezzo è il segreto della riuscita di qualsiasi comunità. Adesso ci troviamo a vivere un'altra avventura: l'incontro con la malattia fisica a cui fin dal primo momento io e mio marito abbiamo detto il nostro "sì", offrendo questo cammino per la Chiesa e per l'Opera tutta». Così scriveva Renata Arcangeli Paoloni a Chiara Lubich pochi mesi prima di salire in Cielo, in una lettera che possiamo considerare il suo testamento spirituale, divenuto un messaggio di speranza, di amore a Dio, alla Chiesa e all'Ideale dell'unità per quanti l'hanno conosciuta e amata. La storia di una famiglia "normale", la cui normalità vissuta alla luce del Vangelo è una testimonianza che aiuta a cogliere una dimensione nuova del vivere, perché «ciò che conta è amare, amare come Gesù; fare tutto, anche le cose più semplici e normali della vita, con amore».
Un'esistenza straordinaria e al tempo stesso semplicissima, nella quale il Vangelo è stato punto di riferimento indiscusso: ecco la biografia di Chiara Lubich che si dipana in queste pagine. Un racconto cronologico che non vuol essere agiografico né confondere la figura della fondatrice con la sua opera. Chiara, insomma, con la fede e la volontà, le sue opere e i riconoscimenti; ma anche con i dubbi e i dolori che ognuno di noi incontra.
Una storia che traduce invita l'esortazione ad una Nuova Evangelizzazione contenuta nell'Anno della Fede.
La storia di Silvia Lubich, il contesto in cui nasce e vive i primi anni della sua vita. L'inizio di un sorprendente percorso umano e spirituale. Il 7 dicembre 1943, Silvia Lubich, giovane maestra, non aveva nessun'idea di quello che avrebbe visto e vissuto negli 88 anni della sua vita, delle persone che l'avrebbero seguita. Non immaginava che con le sue compagne i suoi compagni sarebbe arrivata in 182 nazioni. Anzi, non aveva nemmeno l'idea che avrebbe fondato un movimento. Prima di quel 7 dicembre in cui si consacra a Dio Chiara Lubich è Silvia. La sua famiglia, la città natale, la scuola, le amicizie, i primi anni della sua vita, il contesto dove nasce e vive, disegnano il percorso di formazione umana e spirituale che contribuiranno alla personalità di Chiara.
Biografia di Elisa Baldo, proclamata Serva di Dio nel 1952 e della quale e in corso il processo di canonizzazione.
«Ero un ragazzino quando mia madre mi portò a conoscere la signora Armida. “È una santa”, mi disse mia madre, “comportati bene”.
Io ebbi paura di essere al cospetto di una santa, perché i santi che conoscevo erano statue antiche e mute, dei santi malinconici con occhi languidi e tuniche scure […] Cosicché quando mia madre abbracciò la signora Armida e io vidi due donne semplici e cordiali, tutte e due con un viso da mamma, […] tutta la mia teologia infantile sulla santità crollò immediatamente». (dal testo)
«Frugherò nei miei ricordi, ruberò i pezzi di te annebbiati nel tempo di ciascuno che ha incrociato la tua esistenza, tasterò i muri che ti hanno visto agire, piangere e gioire. Ricostruirò i tuoi scritti che accendevano i miei, che erano da me accesi. Sarà la lettera della tua vita. La tua lettera a me». Dai ricordi del fratello, la vicenda umana e spirituale di suor Teresa Margherita, per lunghi anni maestra e guida esemplare di una vita donata a Dio.S
Il libro di Daniela Bignone è il diario di più di venti anni trascorsi in un Paese affascinante e ancora poco conosciuto da noi occidentali. Una lettura appassionante, che lascia il segno. Un testo che ci aiuta a scoprire il valore della diversità.
Il Pakistan: un territorio dal clima torrido che vanta però le cime nevose più alte del mondo. Uno Stato recente, ma dalla storia millenaria e spesso tormentata. Terra di guerre, di invasioni e conquiste, la cui cultura ha origine nella miscela di varie culture. È il Paese della Via della Seta e il secondo Stato islamico del mondo. Qui, Daniela Bignone, donna, occidentale, cristiana, trascorre ventitré anni. Impressioni, incontri, sapori, profumi e colori di questa esperienza si susseguono nelle pagine del suo diario.

