
A 25 anni dal martirio di Padre Pino Puglisi, che cosa rimane della sua eredità umana, pastorale e spirituale? A tale domanda vuole rispondere questo saggio di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo. Lo fa naturalmente alla luce della recente visita di papa Francesco a Palermo, in cui il Pontefice idealmente ha consegnato il martire di Brancaccio a tutta la Chiesa. Accogliere e riconoscere il martire significa accogliere e riconoscere la Parola di Cristo che si fa presenza concreta nella storia degli uomini. Padre Pino Puglisi, nota l’autore, non è stato un “prete anti-mafia”, ma un uomo, un cristiano, un sacerdote che ha vissuto fino in fondo il Vangelo là dove il Signore l’ha voluto. E questo, come traspare anche dagli interrogatori dei mandanti e dei suoi assassini, ha dato fastidio alla mafia. La buona strada del Vangelo, la beatitudine della mitezza, incarnata da Puglisi, ha letteralmente “destabilizzato” la mentalità mafiosa.
In questo libro, il lettore che ama e conosce Chiara "Luce" Badano o vuole avvicinarsi a una figura di fede bella e positiva, troverà una breve biografia e alcune delle pagine più intense della giovane beata che il Signore ha voluto presto con sé. Ma troverà soprattutto una passione, quella della madre e degli amici di Chiara, che consegnano la sua figura alla nostra lettura con un affetto che "completa" la gloria che la Chiesa ha voluto tributarle con la beatificazione. Un libro che dà uno sguardo originale, quello più fedele alla memoria della giovane che ha scoperto e costruito la sua vocazione sia nei giorni della gioia che in quelli della sofferenza.
Maurizio Mirilli, pagina dopo pagina, guida il lettore in un percorso di avvicinamento a Dio. Un libro molto personale, in cui don Maurizio mette a nudo le sue debolezze per mostrare come ogni uomo si fragile ma come – allo stesso tempo – possa rialzarsi se sceglie di accogliere Gesù. D’altronde, se da un lato ciascuno sente dentro di sé la voce imperiosa e dolcissima che dice àlzati e lo spinge a mettersi in piedi e a vivere da battezzato, secondo la grazia che ha ricevuto, dall’altro come popolo di Dio riconsideriamo che siamo stati alzàti, cioè risollevati dal nostro peccato, condotti per mano e presi in braccio a seconda delle circostanze, ma comunque sempre sostenuti e amati.
Racchiudere Girolamo Savonarola da Ferrara in una formula non è facile. La scomunica e la condanna come eretico non hanno infatti impedito a personaggi esemplari di ispirarsi al suo insegnamento e di considerarlo un santo. Lo si può collocare in continuità con le tante voci che, a vario titolo e in modi anche radicalmente diversi, avevano già evidenziato il bisogno di una riforma dei costumi nella Chiesa a partire da san Francesco. Qualcosa però rende peculiare l'esperienza di Savonarola. È il tema della religione civica, il fatto che abbia resto una città, la splendida Firenze, un grande laboratorio in cui, balugina qualcosa di profetico, qualcosa che, in forme diverse, sarebbe tornato a rivelarsi nella storia degli Stati nazionali europei.
Martin Lutero fu nemico della pace - lo dichiarano anche i suoi biografi più indulgenti - ma la pace che avversava era apparente e per questo veniva irrisa e smascherata. Non si trattava della pace politica: Lutero odiava la falsa unanimità religiosa. Era un credente che si interrogava sulle ragioni della fede e non accettava di limitare per quieto vivere le domande che turbavano la sua stessa psiche. Era un uomo ambizioso, disposto a metter in pericolo la propria sicurezza per proseguire la ricerca di verità fondata sullo studio della Parola. Era forte e debole, generoso e meschino, misericordioso e vendicativo, lucido e furibondo, santo e peccatore. Era un figlio di Dio, un lottatore a cui ci scopriremo uniti nell'essenziale, nonostante tutto.
Giordano Bruno non voleva porre limiti alle proprie domande, alle proprie intuizioni, alle proprie aspirazioni, alle proprie frequentazioni intellettuali, a una visione d'insieme del sapere amplissima, addirittura illimitata. Le idee di Bruno ci possono apparire superate, ma la sua volontà di comprendere, studiare, stupirsi dovrebbe contagiarci e farebbe bene a tutti i protagonisti della cultura contemporanea. Cercheremo in questo libro di seguirlo, senza farci abbagliare dalla sua vanità, dal fortissimo amor proprio, dall'opportunismo, dal senso di totale autonomia nei confronti di un mondo in cui sapeva muoversi, ma che non amava.
Abelardo nasce nel 1079 nella Bretagna indipendente, destinato a divenire - grazie alla vivida intelligenza e alla vocazione per lo studio - una figura nodale del secolo successivo. È un'epoca di fermento intellettuale e letterario, in cui il "Maestro Palatino-, geniale ma altezzoso al limite dell'arroganza, non frena pensiero e ambizioni di fronte ad alcuna autorità. La vita di Abelardo è appassionante quanto la sua indomita riflessione. Egli transita dal successo parigino e dalla vita mondana alla rovina e alla scelta monastica; dall'essere ammirato come l'uomo dall'ingegno più sottile di quegli anni alla condanna per eresia, comminata anche in virtù dell'inimicizia di Bernardo di Chiaravalle. Il suo ricordo oggi si lega alla storia d'amore con Eloisa, ma molto più di questo insegna la figura di Abelardo, che questo libro intende osservare da ogni prospettiva.
Un missionario gesuita, raffinato studioso della civiltà cinese e divulgatore della cultura occidentale: questo fu Matteo Ricci, nato a Macerata e morto a Pechino nel 1610, costruttore di ponti tra mondi lontani, protagonista di una fortunata opera di apostolato e di evangelizzazione. Ma, per giungere a un tale obiettivo, per arrivare persino alla corte dell'imperatore cinese, Matteo Ricci dovette dimostrare sincero rispetto per la cultura locale, adattando il Vangelo alla sensibilità, al pensiero, al vocabolario e alla tradizione del popolo che, lentamente, iniziò a convertire. Ed ecco la domanda che vibra lungo tutta la sua eccezionale avventura: quel gesuita, pur di portare il Vangelo ai cinesi, lo arrangiò al punto da tradirlo? Matteo Ricci fu un eccezionale missionario o un grande traditore del messaggio cristiano?
Il libro delinea il profilo e il lascito spirituale di Gianfranco Maria Chiti, combattente nella Seconda guerra mondiale, generale dell'esercito repubblicano, infine frate e sacerdote cappuccino che sarà presto Beato. La sua fu un'esistenza condotta al servizio di Dio e del prossimo: senza cedimenti, fedele agli impegni presi, sempre attenta al rispetto, ai bisogni e alla promozione dell'altro, libera da ogni connotazione ideologica. La qualità della vita di Gianfranco Chiti e la pratica delle virtù teologali, cardinali e umane annesse, vissute in maniera eroica, hanno portato la Chiesa a dichiararlo Venerabile il 24 gennaio 2024 e a indicarlo come modello da imitare.
Anna Maria Taigi (1769-1837), sposa esemplare e devota della Santissima Trinità, dedicò la sua vita alla famiglia e ad aiutare i poveri. Nel 1808 abbracciò l’ordine secolare trinitario. Ebbe vari doni prodigiosi, tra cui un sole luminoso che brillava davanti ai suoi occhi. Fu beatificata nel 1920 e il suo corpo riposa in una cappella della chiesa romana di San Crisogono.
Don Giuseppe Tomaselli (Biancavilla, 1902 – Messina, 1989) è stato un sacerdote salesiano, noto come taumaturgo e apostolo della buona stampa cattolica. Per tutta la vita si adoperò per la salvezza delle anime; fu parroco, insegnante, esorcista, confessore richiestissimo e valido direttore spirituale, anche di anime mistiche. In età matura asseriva di possedere un “fluido mistico particolare”: dando la benedizione e stendendo le mani sulle persone, queste dicevano di avvertire un certo calore particolare che recava sollievo ai loro dolori e, talvolta, guariva certe malattie. Molti andavano da lui e dicevano di ricavarne benefici sia fisici che spirituali. “Grazie, non solo ordinarie, ma più che tutto straordinarie”, scrisse, “ne ho avute da Dio in abbondanza”.
Madre Yvonne Aimée era una religiosa agostiniana che visse a Malestroit dal 1927 al 1951. Per le sue grandi capacità organizzative divenne superiora del convento-ospedale e promotrice di un progetto per l'istituzione di una clinica moderna. Considerata un'eroina della resistenza, fu decorata a diverse riprese. Numerosi furono i fenomeni soprannaturali che segnarono la vita di questa religiosa, tra cui bilocazione, stigmatizzazione, premonizioni e xenoglossalia. La loro autenticità fu riconosciuta dal vescovo di Bayeux e Lisieux dell'epoca.

