
Il 19 marzo del 1994 veniva ucciso un giovane sacerdote di soli trentasei anni. Era Don Giuseppe Diana (Peppe per gli amici), parroco di Casal di Principe, in provincia di Caserta. Mandanti ed esecutori del delitto appartenevano alla camorra. Don Diana fu ucciso perché si era opposto ai tanti soprusi che funestavano il territorio. La sua fu una lotta aperta, mobilitò autorità religiose e civili di fronte ai tanti delitti che si verificavano nella zona. Coglieva ogni occasione per educare alla legalità, alla giustizia. Ma quando la camorra, nonostante le sue dimostrazioni di forza, si accorse che le cose stavano cambiando e la gente si sollevava contro i loro abusi, decretò la morte del parroco scomodo. Il testo, pur essendo una biografia del giovane sacerdote, parla per lo più della sua azione pastorale che si oppone con forza al potere della camorra, e cerca di liberare la gente dalla paura di questo potere. È una lotta che conduce confrontandosi sempre col Vangelo: "una lotta di liberazione" della sua gente. Il libro riporta eventi, testimonianze (di chi non ha avuto paura di parlare), stralci dei processi, e la voce della stampa dell'epoca.
Il libro racconta la vicenda di due sacerdoti che hanno scelto di sacrificare la vita per la salvezza dei loro parrocchiani e del loro paese. Siamo a Boves, piccolo centro del cuneese, nel 1943: don Giuseppe Bernardi è da cinque anni parroco del paese, don Mario Ghibaudo, giovanissimo, è il suo vice ed è a Boves da solo due mesi. In una fase particolarmente delicata della Seconda guerra mondiale, a Boves è in atto una difficile trattativa, in cui è coinvolto don Giuseppe, per liberare due soldati tedeschi. Nonostante l'esito positivo dell'iniziativa, il 19 settembre si verifica la rappresaglia da parte dei nazisti, la prima in Italia dopo l'8 settembre. E i due sacerdoti vengono trucidati. Il volume narra questa storia in modo semplice, partendo da quel giorno. In primo piano i due "don" di Boves, attorno la vita del paese, sullo sfondo le vicende storiche. È attualmente in corso il processo di beatificazione dei due sacerdoti, testimoni di libertà.
In occasione del Giubileo straordinario della Misericordia si ripropone la figura di Teresilla, al secolo Chiara Barillà, suora calabrese delle Serve di Maria Riparatrici. La sua è stata una vita interamente donata agli altri, soprattutto agli ammalati nella realtà dell’Ospedale San Giovanni–Addolorata di Roma, dove lavorava, e ai carcerati. Aveva iniziato la sua attività di volontaria nel carcere Regina Coeli
e in quello di Rebibbia, a Roma, per poi continuare in altre carceri d’Italia, anche in realtà difficili da avvicinare, come il carcere di massima sicurezza di Pianosa. Fu fautrice dell’indulto e dell’amnistia, convinta di una soluzione politica per affrontare la questione della detenzione, in particolare dei condannati per terrorismo; per sostenere questo tema si avvalse di molte conoscenze in ambito politico e giudiziario. Si impegnò strenuamente per facilitare la riconciliazione tra i terroristi e i famigliari delle vittime. A poco più di dieci anni dalla morte, avvenuta la notte tra il 22 e il 23 ottobre 2005, investita da un’auto mentre a piedi si sta recando in pellegrinaggio al santuario del Divin Amore, la gente continua a ricordare con affetto e riconoscenza suor Teresilla, grande apostola della riconciliazione e della carità.
NUOVO CAPITOLO “DIECI ANNI DOPO”.
L’AUTRICE
Annachiara Valle, nata a Cosenza, giornalista, ha lavorato, per Segnosette (settimanale dell’Azione cattolica), per la Rivista del volontariato, nella redazione esteri di Avvenire e per la Rai di Milano. Tra le sue pubblicazioni Matti da levare. Se tornano i manicomi (La meridiana), Parole opere e omissioni. La chiesa nell’Italia degli anni di piombo (Rizzoli), con Mino Martinazzoli, la biografia Uno strano democristiano (Rizzoli), Santa malavita organizzata (San Paolo). Lavora per il mensile Jesus e collabora con Famiglia Cristiana; è direttrice del mensile Madre.
«Ciao Burgio. Stammi bene e prega Allah che ti dia la sua retta via e ci guida verso sé nella sua luce inshallah il paradiso...». È l'ultimo messaggio inviato tramite un sms da Monsef a don Claudio Burgio. Porta la data di sabato 17 gennaio 2015. Monsef, che per quasi cinque anni ha vissuto nella comunità di accoglienza per ragazzi in difficoltà Kayròs, è partito all'improvviso, insieme con Tarik. Destinazione: Siria. Sono diventati combattenti di Daesh. Monsef è il più giovane jihadista partito dall'Italia alla volta dell'autoproclamato e sedicente Stato islamico. Tra l'incredulità e la riflessione, una lunga lettera del sacerdote formatore a Monsef per entrare senza reticenze nel dramma di questa storia e, al contempo, per invitare a riflettere sul senso dell'educare e del trasmettere la fede in Dio.
Antonio Carretta è un giovane morto a ventiquattro anni a causa di un cancro. Nato il 19 maggio 1991, secondogenito di una normale famiglia di Altamura, la sua quotidianità di adolescente è fatta di studio, calcetto, amici, senza mai trascurare i doveri di cristiano. A diciannove anni si iscrive all’università di Bari, facoltà di Economia. Dopo aver conseguito la laurea inizia il percorso specialistico biennale in Economia e Management presso l’Università di Casamassima a Bari. Nel giugno 2014 inizia ad accusare dolori alla schiena, sempre più intensi finché il 23 luglio 2014 è ricoverato al Policlinico di Bari con una diagnosi di cancro. A settembre del 2015 la situazione peggiora, le speranze di guarigione si affievoliscono. Nessuna possibilità di cura. Antonio lascia la vita terrena il 24 novembre 2015. Il libro raccoglie le numerose testimonianze di persone che, a vario titolo, hanno conosciuto, amato, apprezzato, gioito della presenza di Antonio, che ha affrontato la vita, la malattia e la morte come un “guerriero” con il sorriso.
È la storia di Nicola Perin, giovane sportivo mancato a 17 anni (2015), adolescente che ha vissuto in pienezza il poco tempo che gli è stato concesso. La sua vicenda umana e spirituale dona serenità; la sua sofferenza è divenuta risorsa, la sua malattia una occasione di crescita. Con la leucemia (diagnosticata quando lui aveva 15 anni ed era una "speranza" del rugby) gli arriva una condanna crudele. Dopo giorni di pianto, la decisione: NON MOLLO! Si rimbocca le maniche... sorride anche quando non ne ha voglia. I diciassette anni di Nicola sono una lode e una danza al Signore per il grande dono della vita, un'esistenza colma di coraggio, forza e determinazione. Questo adolescente è stato capace di fare della propria vita un capolavoro accogliendo la malattia come un'esperienza di maturazione.
Un mosaico di volti, storie, emozioni. Da chi ha superato la sfida del Covid-19 a chi ne è rimasto sopraffatto. Sino alle testimonianze raccolte direttamente dall'autore di eroi del quotidiano, uomini e donne incontrati in un tempo sospeso. Sullo sfondo un nemico invisibile che "ha fermato il nostro pianeta" e che tiene in scacco i popoli di tutto il mondo. Al di là di ogni interpretazione di un "conflitto" tra l'uomo e la natura, l'autore raccoglie le orme di un cammino che, seppur su un terreno irrigato dalle lacrime, ha lasciato tracce di speranza. Sotto il suo microscopio tante diverse esistenze. Ognuno è protagonista della sua storia mentre queste, tutte insieme, ricostruiscono la nostra storia. Facendo emergere gli "anticorpi della speranza".
«Sono davvero felice», scrive il cardinale Francesco Montene- gro, «di consegnare ai lettori questa breve biografia che sua eccellenza mons.Vincenzo Bertolone, postulatore dell’Inchie- sta suppletiva per la beatificazione, ha preparato per la solen- ne proclamazione liturgica di Rosario Angelo Livatino a Beato della Chiesa cattolica».
Biografia breve, dunque, che fa zoom soprattutto sulle mo- tivazioni che hanno causato l’omicidio del giovane giudice: il forte senso di giustizia, la sua fede (motivazione fondante di ogni scelta), la sua abnegazione e il grande senso dello Stato. E oggi, per noi cittadini, per i giovani, per ogni magistrato un modello a cui ispirarsi.
Vincenzo Bertolone, della Congregazione dei Missionari Ser- vi dei Poveri di Giacomo Cusmano, è arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace. Dal settembre 2015 è presidente della Conferenza Episcopale Calabra.
Cosa succede quando due persone malate di SLA, l'uno credente e l'altro ateo s'incontrano? Come ci si può ritrovare in uno dei momenti più difficili della vita? E di cosa si possono riempire le conversazioni? Dialoghi con Giulio ci fa entrare in sette decisivi momenti, incontri, conversazioni, consegne di vita. Il credente non può non dire dove sta la Sorgente della sua forza, lo scoprirsi sempre e comunque amato. Dolore e forza, domande e ricerca, nonsenso e conflitto, accoglienza e rifiuto, vita e morte, sono trame che attraversano questi incontri e danno forza a una convinzione che attraversa il libro e si offre al lettore con la forza della testimonianza: accettare la "propria croce" è possibile, anzi può essere il dono da vivere. Un dono che porta alla consapevolezza di essere sempre e comunque piccoli strumenti nelle mani di Dio, anche e soprattutto nella sofferenza, quando la bilancia del dare/ avere pende vistosamente dalla parte del ricevere.
Aveva 15 anni, Carlo Acutis, ed era un ragazzo come tanti se non fosse che la sua maturità e lo sguardo profondo con cui osservava il mondo tradivano qualcosa di straordinario. La sua vita brevissima, stroncata nel giro di pochi giorni da una leucemia fulminante, è densa di spunti per tutti; interroga gli adulti sulla solidità della propria fede e suggerisce percorsi spirituali ai suoi coetanei.
Il libro Una stella di nome Carlo non è però una biografia del giovane beato. L’autrice infatti ha scelto di proporre un testo narrativo rivolto al pubblico più giovane, per mostrare come la vita di Acutis possa attrarre e illuminare quelle di tanti altri ragazzi. È il senso di una santità che diventa esempio e luce per la vita di altri.
Il testo racconta la storia di quattro ragazzini milanesi e il loro sacerdote, alle prese con un campo avventuroso ad Assisi, nei luoghi della cittadina umbra che Carlo conosceva bene. I protagonisti più giovani sono alle prese con domande spinose sulla fede e sulla loro vita. Sono alcuni degli interrogativi che sorgono nell’adolescenza di fronte a nodi più o meno faticosi del crescere e che Barbara Baffetti conosce bene, perché oltre a essere autrice di libri per ragazzi, lavora da molti anni nelle scuole con un progetto sull’Affettività e il Rispetto che la porta a raccogliere le paure e i bisogni degli adolescenti e preadolescenti (il testo affronta quindi temi come il bullismo e il mondo digitale, i primi affetti, le difficoltà familiari, la malattia). Vedendo quelle che sono le istanze e i dubbi di tanti di loro, ha capito che alcuni di questi potevano trovare risposta nell’incontro con la storia di Carlo. L’avventura dei quattro giovani in un intreccio particolare che si sviluppa tra Milano e Assisi, ha dato dunque voce a storie incontrate e ascoltate dall’autrice nel suo lavoro di sostegno ai giovani.
Alex, Nina, Lea e Nicolò, le loro famiglie, e anche il giovane don Giovanni, vogliono rappresentare il volto di una Chiesa in cammino in mezzo al mondo, una Chiesa che sa custodire e accompagnare nei momenti difficili anche i più giovani. Questo si realizza nel libro attraverso il contributo di tanti (genitori, sacerdote, catechisti e gli ultimi tanto amati da Carlo), ma soprattutto attraverso la scoperta preziosa della vita e della fede di Acutis.
La conoscenza del giovane beato di Milano cambia appunto, nei protagonisti del racconto, la prospettiva con cui guardare le cose e li porta a scoprire se stessi, l’amicizia con Gesù e le relazioni belle cui essa conduce.
Il racconto offre l’opportunità di scoprire, nella cornice di Assisi, i luoghi francescani amati da Acutis e in particolare le mura del Santuario della Spogliazione che lega in modo inscindibile i due.
Tra le pagine sono presenti dei box che permettono di fissare alcuni focus sulla vita e le passioni di Carlo; in appendice, una breve biografia, piste catechetiche e citazioni dal magistero e dalla Parola per completarne e approfondirne la conoscenza e rendere il testo uno strumento utile anche a educatori, catechisti e animatori.
Sinossi | Alex, Lea, Nicolò e Nina partono per un campo estivo dell’oratorio. Non si conoscono tra loro e in valigia portano non solo vestiti ma anche storie complicate, desideri e paure. Don Giovanni ha preparato per i ragazzi una particolare caccia al tesoro che intreccerà le loro vite con quella di un altro giovane, innamorato di Gesù. Nelle giornate trascorse insieme tra le mura di Assisi e il Subasio, scopriranno un cielo colmo di nuove promesse, il valore dell’amicizia tra loro e con il Signore, guidati da una stella speciale, quella di Carlo Acutis. Le riflessioni, le emozioni e i pensieri del gruppo di protagonisti, evolvono pagina dopo pagina, guidando i lettori a scoprire la vita del giovane Beato, il legame con san Francesco, il Santuario della Spogliazione e anche l’intreccio prezioso tra terra e cielo, che rende migliore la vita.
L’autore | Barbara Baffetti, moglie e madre di quattro figli, è laureata in filosofia, con formazione specifica in pedagogia, membro dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI. Ha pubblicato numerosi testi per l’editoria rivolta a bambini e ragazzi. Promuove da molti anni un progetto sull’Affettività e il Rispetto nelle scuole di ogni ordine e grado. Dall’ascolto dei più giovani, delle loro domande e dei loro bisogni nascono le idee che poi prendono forma in molti dei suoi testi.
L'amore non è un sentimento accanto agli altri. L'amore è infatti al cuore del bisogno umano di abbracciare il mondo anche solo abbracciando una creatura. L'amore svela le intenzioni più recondite dell'animo umano. Un giornalista-scrittore e un regista-scrittore si mettono alla ricerca delle sfaccettature sempre nuove dell'amore: un viaggio di continue sorprese. Con un occhio al "grande amore" di Francesco. I brani qui raccolti sono stati in parte pubblicati dal 2020 al 2024 sul mensile Frate Indovino, nella rubrica "Dizionario dell'amore".
Per inaugurare la nuova collana della EFI, "Missionaria", è stata scelta una storia d'altri tempi, quella di padre Tito Banchong, laotiano, ordinato sacerdote nel 1971, proprio nel momento in cui i comunisti salivano al potere a Vientiane. Pur senza mai usare parole critiche nei confronti dei governanti, padre Tito è stato incarcerato tre volte nelle prigioni laotiane, imparando con ciò a trovare anche nelle ristrettezze più crude la tenerezza dell'amore di Dio. Nominato "vescovo" di Luang Prabang, l'antica capitale, padre Tito è un vero missionario del bel Vangelo che tutti include nell'amoroso abbraccio del Dio dell'amore. La storia di Tito Banchong è stata raccolta da Michele Zanzucchi.