
Questa è la storia di un cattolico cresciuto nella piccola città di Signa, in provincia di Firenze. Figlio di un commerciante di pollame e di una contadina, primo di cinque fratelli, diventò un protagonista della vita economica, imprenditoriale e politica del distretto industriale della lana più importante d'Italia: la vicina Prato. Laureatosi in Scienze Politiche alla Facoltà "Cesare Alfieri" di Firenze, si iscrisse giovanissimo all'Azione Cattolica e alla Democrazia Cristiana. Sindacalista della CISL, diventò un manager nell'ambito dei trasporti e fu chiamato, come proposto, alla guida della Misericordia di Prato. Nominato alla presidenza della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato dal 1971 al 1986, contribuì in modo decisivo allo sviluppo economico e alla modernizzazione delle industrie pratesi. Tutta la sua esperienza di vita e professionale ha avuto come presupposto il bene della comunità, senza mai tradire la sua ispirazione ideale, anche come banchiere, cristiana e democratica.
Siamo fatti così: il bisogno di bene ci definisce, ma il dono di noi stessi ci trasforma. A prendere la parola, in queste pagine, sono donne e uomini comuni: ciascuno ha percorso una strada diversa; ciascuno ha pianto i propri dolori e le proprie solitudini; ma ognuno di loro, un giorno, ha incontrato negli occhi dell'altro l'amore che sovverte le regole, che spinge a mettersi in gioco senza risparmiarsi, trasformati dalla bellezza della gratuità. Con uno stile essenziale e sincero, gli autori del volume raccontano l'esperienza dei Banchi di Solidarietà attraverso storie individuali in grado di raggiungere tutti . Dalla fatica della quotidianità all'incontro che cambia la prospettiva, le testimonianze raccolte ci accompagnano a riscoprire una verità spesso dimenticata: siamo fatti per il bene. Non per dovere o sforzo, ma perché nel donarci agli altri troviamo risposta al nostro bisogno più profondo. Come ricorda il cardinale Zuppi nella Prefazione che apre il volume: «Tutti i protagonisti del libro sono "amàti", da Dio e dai fratelli. Nello stesso tempo, però, possiamo leggere il verbo come una esortazione: "àmati !", cioè, scegli di amare!». Perché in ogni gesto di carità c'è una promessa di felicità.
Carmen Hernández Barrera è nata a Ólvega (Soria - Spagna) il 24 novembre 1930. Ha trascorso la sua infanzia a Tudela (Navarra). Fin da bambina ha sentito la vocazione missionaria sotto l'influsso dello spirito di San Francesco Saverio. Ha studiato Scienze Chimiche all'Università di Madrid. Per alcuni anni è stata membro dell'Istituto "Misioneras de Cristo Jesús" e ha studiato teologia a Valencia. Nel 1964 ha conosciuto Kiko Argüello nelle baracche di Palomeras Altas a Madrid dopo che ebbero annunciato il Vangelo ai poveri con cui vivevano, l'allora arcivescovo di Madrid, Mons. Casimiro Morcillo, li incoraggiò a diffonderlo nelle parrocchie. Il Signore li ha guidati a una sintesi teologico-catechetica basata sulla Parola di Dio, la Liturgia e la Comunità, che sarà la base del Cammino Neocatecumenale, il cui Statuto è stato approvato in maniera definitiva dalla Santa Sede nel 2008. Per più di 50 anni, insieme a Kiko Argüello, ha dato la sua vita annunciando il Vangelo in tutto il mondo. Aveva un amore immenso per Gesù Cristo, la Chiesa, la Madonna, il Papa, la Liturgia, la Sacra Scrittura e le radici ebraiche del cristianesimo. È morta a Madrid il 19 luglio 2016 e il 4 dicembre 2022 è stata aperta la sua Causa di Beatificazione e Canonizzazione nella diocesi di Madrid, essendo stata dichiarata Serva di Dio.
«Da dove arriva?», «Come fate poi a lasciarli andare via?», «Come fate a organizzarvi?», «Vi pagano per farlo?». Sono solo alcune delle domande che guidano i capitoli di questo libro. Pagina dopo pagina, arrivano tutte le risposte: franche, trasparenti, autentiche come nessun opuscolo formativo sull'affido potrà mai fare. Perché l'autore e la moglie, genitori di due ragazzi, da oltre vent'anni hanno aperto le porte della loro casa accogliendo in affidamento bambini provenienti da esperienze difficili. Ed eccoli, allora: Spider Man, Flash, Daredevil ma anche Attila, Giovanna d'Arco, Cip e Ciop, Paperoga e molti altri. Storie complicate, dolorose, raccontate con una grazia infinita e un pizzico di ironia, appassionando e commuovendo, offrendo uno sguardo che sa abbassarsi all'altezza degli occhi di questi bambini e ne sa comprendere le fatiche. Storie che, parlando di casi al limite, offrono una lezione universale su cosa significa essere educatori, con la consapevolezza che non si lavora su una scienza esatta ma si ha a cuore il futuro di persone in crescita.
"Vi auguro di essere eretici" è l'augurio che don Luigi Ciotti da anni rivolge a tutti noi, ricordandoci che non possiamo smettere di interrogarci su quello che ci accade intorno. Tutti abbiamo la tentazione di cedere alle letture preconfezionate e alle "parole d'ordine" del momento, che ci appaiono rassicuranti. Invece bisogna avere il coraggio non soltanto di essere scomodi nella denuncia delle ingiustizie, ma anche di "stare scomodi", noi stessi, in quello che diciamo e che facciamo. Oggi, alla soglia degli ottant'anni, Ciotti in questo lungo dialogo con Toni Mira si fa ancora più definitivo e senza peli sulla lingua e dice la sua sul nostro presente, dal drammatico tema delle droghe, delle dipendenze, alla contaminazione tra mafia e Chiesa, da tempo coraggiosamente denunciata e che ne ha fatto a lungo un emarginato: con Francesco cambia tutto e Ciotti riferisce alcuni fatti concreti. E ancora la "normalizzazione" delle mafie, oggi sempre più sottovalutate benché siano, al contrario, sempre più potenti. Le tante iniziative per concretizzare la speranza nel cambiamento, dai minori in carcere alle donne di mafia, dai familiari delle vittime ai progetti sui beni confiscati. Riflette su cosa vogliano dire giustizia e diritti, il rapporto tra politica e magistratura. La sofferenza, il dolore hanno un senso? Ciotti continua a combattere con l'impegno e la forza che lo hanno sempre contraddistinto.
Floribert Bwana Chui è un giovane martire africano. A 26 anni fu ucciso a Goma nella Repubblica Democratica del Congo per non aver ceduto a un tentativo di corruzione, che avrebbe avuto conseguenze sulla povera gente. La sua storia è quella di un giovane cristiano, animato dal Vangelo, che nella Comunità di Sant'Egidio scelse la via dell'onestà, del servizio ai poveri e della pace. In una società in cui la corruzione schiaccia la vita dei poveri e dei giovani, la sua resistenza nel nome di Gesù testimonia che vivere senza corrompere né lasciarsi corrompere è possibile. E necessario. Un racconto profondo, che interroga la coscienza e mostra che la fede può cambiare il cuore. E il mondo.
«Tutti dovranno conoscere la mia storia». È questa la consegna che Manuel Foderà ha lasciato a sua mamma Enza, poco prima di spiccare il volo per il Cielo a soli 9 anni. Aggredito da un tumore a soli 4 anni, ha affrontato la battaglia quotidiana con il coraggio di un "piccolo guerriero della Luce", come si definiva per sottolineare il suo desiderio di dare una mano all'amico Gesù a sciogliere "i cuori induriti".
A 40 anni dal terribile agguato in cui persero la vita Emanuela Setti Carraro e suo marito, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, una splendida biografia disegna il profilo di una donna forte, tenace, testarda e solare. Le parole di Nando Dalla Chiesa, figlio del Generale, ne sottolineano l'eleganza.
Nei suoi lunghi anni da giornalista Lucio Brunelli ha incontrato molte persone che definisce "speciali", non tanto per il loro ruolo nella vita pubblica ma perché speciale è la loro umanità. In questo libro racconta le loro storie. Undici ritratti scritti con la penna di un giornalista di razza, capace di coinvolgere il lettore nel suo stesso stupore: racconti "ad occhi sgranati". Ci sono persone famose, come Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio che Lucio ha conosciuto da vicino, prima che fossero eletti al Soglio di Pietro. Ma anche persone meno note, come il venditore ambulante Alfredo Chiarelli, o Alver Metalli, giornalista italiano che ha scelto di vivere la sua fede in una baraccopoli argentina. Ci sono martiri moderni, come le suore di Madre Teresa uccise nelloYemen o il gesuita Paolo dall'Oglio e il vescovo ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim. Ci sono persone non cristiane, come il rabbino Elio Toaff o Giulio Segre. Storie di tragedie immani come il racconto della zingara cattolica Ceija Stojka sopravvissuta a un lager nazista. Papi, ambulanti, ebrei, martiri, zingari. E poi, personalità fuori dal comune come don Luigi Giussani e l'agnostico postcomunista Carlìn Petrini, fondatore di Slow food.
Per i fiorentini, e non solo, Giorgio La Pira è il "sindaco santo". Un cristiano innamorato di Dio e dalla fede «senza scampo» (David Maria Turoldo). Un uomo che ha fatto della politica la sua missione per "contagiare" il mondo di pace bandendo le armi e vivere in armonia e fratellanza. L'autore focalizza la propria attenzione sulla sicura attualità di La Pira, a partire dalle sue riflessioni in materia economica e sociale, da quei suoi scritti che provocarono le coscienze, seppero sorprendere i credenti, vollero spingere ogni uomo e tutti gli uomini ad impegnarsi per superare le ingiustizie e le disuguaglianze. Riscoprire oggi La Pira (1904-1977) fa bene anche ai figli del nuovo millennio. Aiuta a guardarsi allo specchio per chiedersi: «Qual è la nostra vocazione sociale? Quali sono le attese della povera gente oggi?».
Con la Prefazione di Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo.
Biagio Conte aveva tutto per fare una bella vita. Soldi, carriera, lavoro con un padre imprenditore. E l’ha fatta fino a 26 anni quando rimase folgorato dalla povertà di tanti disoccupati, immigrati e “scarti” che circolavano per Palermo, la sua città.
Decise di abbandonare tutto e di ritirarsi sulle montagne siciliane per ritrovare se stesso e dare un senso alla propria vocazione. Tra stenti, fame e freddo Biagio si sentì investito da una particolare “forza” interiore che cambiò il corso della sua esistenza.
Dopo un avventuroso cammino-pellegrinaggio ad Assisi tornò a Palermo e fondò la “Missione di Speranza e Carità” che ospita circa un migliaio di persone, tra poveri e immigrati senza una fissa dimora.
Le missioni fondate da Fratel Biagio oggi sono una decina. Al centro di tutte c’è la “Casa di Preghiera per tutti i popoli” nata sulle macerie di un ex caserma dell’aeronautica.
«Il segno che lascia nel cuore di Palermo – ha affermato l’Arcivescovo Corrado Lorefice – è un dono grande ma anche un compito grande: la sua domanda continuerà a provocarci intimamente e collettivamente».
Una scrittura commovente, dolce e sofferta; testimonianza di una lotta per far arretrare il male, per aggiungere vita ai giorni, e non semplicemente giorni alla vita. Perché la morte ci trovi vivi...

