
Padre Giacomo Viale (1830-1912), francescano, è ancor oggi ricordato e venerato soprattutto a Bordighera, dove fu parroco per più di 40 anni. In padre Giacomo rivive il san Francesco dei Fioretti: prima di tutto il cuore, la convinzione che soltanto con l'amore si possono risolvere i problemi. Un amore estremamente concreto, che fugge dalle chiacchiere e si realizza negli incontri quotidiani. C'è poi la gioia di vivere umilmente, tra poveri e potenti, senza discriminazioni, con la serenità che viene dalla propria vocazione, con il buon umore del profondo conoscitore del cuore umano che è capace di sorridere anche di se stesso e di affidare a Dio ciò che lo supera.
Riproporre l'esperienza mistica della beghina viennese Agnes Blannbekin, vissuta a cavallo tra XIII e XIV secolo costituisce un arricchimento anche per la storia della spiritualità di genere, che ha fatto riaffiorare il nome di molte altre donne, tacitate nel tempo sulla base di un pregiudizio culturale che non riconosceva ad esse uno spazio adeguato. Si arricchisce così il panorama della spiritualità cristiana, accogliendo un'altra voce nella sinfonia della mistica femminile medievale. A differenza di altre figure già note, il testo che proponiamo esce da un lungo silenzio, grazie all'edizione critica recentemente pubblicata in Germania. Agnes Blannbekin allarga così la schiera di quelle donne la cui esperienza ha profondamente segnato la storia della societas christiana, della Chiesa medievale e dell'universale esperienza umana di relazione con il divino.
Il 30 aprile 2022, nel Duomo di Milano, è stata beatificata Armida Barelli: la Chiesa ha riconosciuto che la sua vita, autenticamente cristiana, può essere proposta a modello per tutti.
Ma chi è questa donna che, vissuta fra Ottocento e Novecento, ha contribuito al cambiamento di un’epoca?
Il libro di Roberta Grazzani vuole dare una risposta agile a questa domanda, offrendo un profilo di Armida Barelli che colga gli elementi essenziali della sua vita, presentandoli in modo accessibile a quanti non la conoscono.
La Vita di Cristina l'Ammirabile assomiglia a un romanzo gotico di Italo Calvino. La principale differenza con Il barone rampante sta nel fatto che la Vita è stata scritta nel 1232, otto anni dopo la morte della protagonista. I prodigi di Cristina erano conosciuti pubblicamente in tutta la regione sino a Liegi; le folle erano accorse per vederla arrampicarsi sulla cima degli alberi o sulle colonne delle chiese, infilarsi nei forni in cui ardeva la legna, o rimanere per settimane intere in inverno immersa nella Mosa ghiacciata. Cristina era u/Volumes/SSD500 macmini ufficio/System/Volumes/Data/Users/macminiufficio/COPERTINE-ABSTRACT/abstracts/ultimi_abstracts/978887962418.txtna delle numerose donne della diocesi di Liegi di cui parlano i documenti poco dopo il 1200, indicate di solito con l'espressione latina "mulieres religiosae". La loro vita ruota attorno al desiderio di santità, in linea con un modello evangelico; sono anche donne libere, il cui gesto fondatore è stato quello di sciogliersi dalla tutela del clero per rivendicare l'autonomia di una via femminile di accesso al divino; sono frequentemente soggette ad esperienze estatiche. Cristina, pur molto conosciuta, solo raramente è stata posta al centro dell'attenzione: quando il racconto della sua vita non viene tacciato di affabulazione, allora è il comportamento della protagonista ad essere interpretato come frutto di disturbi mentali. Il punto di vista di questo libro è differente: l'invito è quello a mettere da parte l'incredulità di fronte al racconto di fenomeni inverosimili.
Anche in questo caso si rivela più feconda una lettura benevola delle fonti, una volta che siano state passate al vaglio della critica documentaria.
L'autobiografia di una delle figure chiave del '900 che, grazie ai suoi insegnamenti, ha influenzato la sua epoca e la nostra attualità. Un'autobiografia che segue i passi di Gandhi dall'infanzia, il matrimonio ad appena 13 anni, il soggiorno di studi in Inghilterra e, durante la sua permanenza in Sud Africa, l'elaborazione della Satyagraha, la forza d'animo alla base della resistenza passiva con cui Gandhi guiderà le proteste contro il razzismo e, una volta tornato in India, la lotta per l'indipendenza. Un racconto tra luci e ombre, in cui Gandhi non omette nulla, sottoponendosi con straordinaria umiltà alla lente di ingrandimento della Storia.
Pur fra molte incertezze, la leggenda ci narra che Akiva ben Joseph nacque attorno all'anno 50 dell'era volgare, forse nella città di Lod, nell'odierna Israele, e morì martirizzato attorno al 135 per aver continuato a insegnare pubblicamente la Torah nonostante la proibizione delle autorità romane. Si dice che fece in modo di spirare prolungando la parola echad, «uno», che conclude la prima frase della preghiera ebraica Shemà: «Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è uno». Rabbi Akiva, tuttavia, è una storia prima ancora che un uomo, e questo libro non può dunque essere una biografia nel senso comune del termine. È piuttosto un affresco, che attraverso la figura dell'uomo più saggio e ammirato del Talmud, fotografa la cultura ebraica palestinese del i secolo, nel drammatico momento della sua riconversione da antica religione centralizzata - fondata sul Tempio e sulla casta sacerdotale - a moderna religione diffusa di «maestri» (l'etimo di rabbini), fondata sullo studio e l'interpretazione della Torah. Tanto più che di Akiva abbiamo solo riferimenti interni a quel mondo e nulla di lui ci è invece pervenuto da fonti non ebraiche. Nel Talmud - un'immensa opera letteraria, giuridica, filosofica e religiosa, composta tra il I e il V secolo - Akiva viene descritto come il «capo di tutti i saggi», l'uomo di umili origini che studiò la Legge in età già adulta, il commentatore arguto e inventivo, quasi sempre vincente nelle dispute tra saggi. È l'esempio da seguire, e come tale è considerato l'iniziatore del rabbinismo. A questo Akiva «canonico», Holtz aggiunge qui mille sfaccettature, in un testo denso e godibile, che ci restituisce il senso di un vero e proprio eroe della sapienza, una figura sulla quale si è costruito per diversi secoli l'esempio per eccellenza del buon maestro ebraico. Questo libro può essere letto come un'introduzione al Talmud. Holtz, infatti, analizza la vita di Rabbi Akiva con una metodologia che riflette i procedimenti che si trovano in quell'opera. Così, leggendo queste pagine potremo apprendere due cose: chi fosse Akiva e quanto importante sia ancora oggi la tradizione che ce ne ha tramandato le idee; e in che termini e con quale logica si affrontano i problemi nel Talmud.
In una personalissima autobiografia", don Luigi Verze' intreccia qui la sua storia, la nascita e le motivazioni dell'Opera S. Raffaele, con la storia di Cristo, o piuttosto, del suo rapporto con Cristo. "
A mezzo secolo dalla scomparsa di Papa Giovanni XXIII, un testo inedito sulla vita di uno dei pontefici più amati, capace di incidere come pochi sulla vita religiosa ma anche sulla politica del ventesimo secolo. José Luis Gonzàlez-Balado, avvalendosi della collaborazione di Mons. Loris Francesco Capovilla, segretario particolare di Papa Giovanni, ripercorre la vita di Angelo Roncalli attraverso ricordi e testimonianze per larga parte mai divulgati prima d'ora: dall'infanzia a Sotto il monte (BG) agli studi in seminario a Bergamo, dalla nomina a Patriarca all'elezione al soglio di Pietro. Ne emerge il ritratto di un uomo mite e disponibile ma molto determinato, capace nei sette anni del suo pontificato (1956-1963) di dare un forte impulso di rinnovamento alla Chiesa, ispirando le riforme del Concilio Vaticano II. Un libro per riscoprire una figura entrata nell'immaginario tra i giganti del Novecento, con l'umiltà che la contraddistingueva e che gli fece guadagnare il soprannome di Papa buono.
Giovanni Huss eretico, riformista, fustigatore di costumi, schivo da ogni forma di tirannia sia morale che politica, trova in Mussolini, allora libero pensatore (1913), il suo cantore che lo innalza a mitico simbolo della difesa della libertà e contro ogni tirannia. "Consegnando questo libretto alle stampe, formulo l'augurio ch'esso susciti nell'animo dei lettori l'odio per qualunque forma di tirannia spirituale o profana: sia essa teocratica o giacobina". Queste parole chiudono la presentazione che lo stesso Benito Mussolini faceva alla prima edizione del libro nel 1913 ma, gli eventi successivi, da egli stesso provocati, lo porteranno a ricusare il testo e il contenuto ritirando l'edizione dal commercio per preparare i Patti Lateranensi.
UNA SERIE DI INCONTRI CON PERSONAGGI CHE HANNO VISSUTO IL RINNOVAMENTO CATTOLICO DEL 900: MONTINI, PIO XII, LA PIRA, GEDDA, DE GASPERI, MAZZOLARI. Questo libro e`la storia di una esperienza o, meglio, il coraggio di una coscienza che si fa adulta e libera partecipando al disagio di generazioni diverse e che sorprende il potere nelle sue paure e contraddizioni piu`proofnde. E' un conf ronto fra coscienza e potere che non avviene astrattamente ma in rapporto a personaggi che hanno segnato un tempo della storia italiana. Negli incontri con montini, pio xii, la pira, gedda, de gasperi, mazzolari, non rivive soltanto una parte del mondo cattolico, ma tutta la tensione di un popolo e di una generazione di giovani alla ricerca di un rinnovamento attraverso le delusioni. Le tentazioni di on nipotenza del potere si scontrano, allora, con gli allarmi destati da una coscienza culturale e morale diversa, che vuole un mondo meno gerarchizzato e una politica o una fede senza troppe bardature.
Il libro
«Sono stato spesso minacciato di morte. Devo dire che, come cristiano, non credo nella morte senza risurrezione: se mi uccidono, risusciterò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza alcuna vanteria, con la più grande umiltà. Come pastore, sono tenuto per mandato divino a dare la vita per coloro che amo, che sono tutti i salvadoregni, anche coloro che dovessero assassinarmi. Se le minacce giungessero a realizzarsi, offro fin d'ora a Dio il mio sangue per la redenzione e la risurrezione del Salvador. Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia seme di libertà e segno che la speranza diverrà presto realtà. La mia morte, se accettata da Dio, sia per la liberazione del mio popolo e sia testimonianza di speranza per il futuro. Se arrivassero a uccidermi, potete dire che perdono e benedico coloro che lo hanno fatto. Magari si convincessero così che stanno perdendo il loro tempo! Un vescovo morirà, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non morirà mai» (MONSIGNOR OSCAR A. ROMERO).
«Come fratello ferito
da tanta morte fraterna,
tu sapevi piangere, da solo, nell'Orto.
Sapevi aver paura, come chi combatte.
Ma alla tua parola, libera, sapevi dare il suo timbro di
campana!
...San Romero d'America, pastore e martire nostro: nessuno farà tacere la tua ultima omelia!» (PEDRO CASALDALIGA)

