
A 16 anni una malattia misteriosa la riduce alla paralisi. Può muovere soltanto le mani e per passare il tempo ricama. A partire dal 1928 è totalmente paralizzata, non può muovere neppure le mani e non può deglutire. Per più di 50 anni non si nutrirà che dell'ostia consacrata. Nel 1930 riceve le stigmate e da quel giorno rivivrà ogni venerdì la passione di Cristo.
Teresa di Lisieux (1873- 1897), carmelitana, morta ventiquattrenne, è stata definita da Pio XI la più grande santa dei tempi moderni. Ultima figlia di una famiglia benestante, subisce il trauma della perdita della madre ancora bambina. Ha inizio un periodo di incertezza e di ricerca che si conclude con l'ingresso nel Carmelo di Lisieux. E' questa la 'piccola via' che permette a Teresa di guarire da ogni ansia. I nove anni di vita claustrale di Teresa trascorrono nel nascondimento: è novizia e animatrice degli incontri comunitari. Sotto questa veste, la giovane carmelitana è la grande innamorata di Gesù. Vi è poi la malattia che la conduce alla morte precoce.
San Gabriele dell'Addolorata è uno dei santi giovani, come santa Teresina e santa Maria Goretti, particolarmente cari alla devozione popolare.
Milioni di pellegrini accorrono ogni anno al suo santuario ai piedi del Gran Sasso, affascinati dal suo messaggio e richiamati dai miracoli che Dio continua a operare per sua intercessione.
Agata è una delle prime martiri della Chiesa. Giovane e bella, ha testimoniato con forza e coraggio la fede in Cristo. Sotto la sua potente protezione la città di Catania, dove visse e dove è onorata in modo particolare, è stata salvata da terremoti, eruzioni e pestilenze. A lei ricorrono tanti fedeli, fiduciosi di ottenere, per sua intercessione, i doni della grazia divina.
La prima biografia autorizzata di Chiara Lubich e la storia del Movimento dei focolari. Attraverso numerose testimonianze della protagonista e di persone vicino a lei, Jim Gallagher ripercorre le tappe di una vita ricca di eventi straordinari: la consacrazione a Dio avvenuta all’età di 19 anni, all’avvio del primo Focolare subito dopo. Da quel momento si moltiplicano le iniziative e le proposte e il Movimento si allarga a macchia d’olio: il Focolare maschile, l’inserimento di sacerdoti, vescovi, giovani, le numerosissime piccole comunità cristiane dove si cerca semplicemente di realizzare il programma di Gesù "Che tutti siano uno". Il carisma dell’unità che coinvolge famiglie, gruppi giovanili, intere città con scuole, ospedali, editrici, centri di accoglienza. Oggi i Focolari sono presenti in tutto il mondo e uniscono uomini e donne anche di diverse religioni.
Jim Gallagher, giornalista e scrittore, vive e lavora a Londra. Visiting lecturer presso l’istituto Robert Schuman di Giornalismo e Studi sui Media Europei, è specializzato nella formazione dei giornalisti provenienti da tutta Europa.
Maria di Magdala è la donna che, il mattino di Pasqua, trovato il sepolcro vuoto, si mette alla ricerca, del corpo del Cristo (che l'aveva liberata da sette demoni). Un uomo, che ella scambia per il giardiniere, pronuncia semplicemente il suo nome - "Maria" - e lei d'improvviso lo riconosce: è il Cristo risorto. Subito egli le affida l'incarico di annunciare la notizia ai discepoli. Ma costoro stentano a crederle. Un libro che unisce il racconto dell'esperienza di Maria di Magdala e il percorso spirituale che ciascuno può fare seguendo le vicende di questo personaggio del Vangelo. Così Maria di Magdala sarebbe divenuta, al contempo, testimone e messaggera del fenomeno, umanamente inconcepibile e nondimeno reale, della risurrezione. Georges Haldas è nato nel 1917 da padre greco e madre franco-svizzera. Origini che gli faranno una volta esclamare: "La mia patria non è interamente né qui né lì a sud [la Grecia]. La mia patria è la relazione". Indissociabile dal senso dell'alterità: ne è testimonianza l'intera sua opera (composizioni liriche, cronache, libelli sullo "Stato di Poesia")
Diocesi di Bergamo, prima metà dell'Ottocento. A Somasca, un minuscolo paese arroccato sul lago di Lecco, vi è una scuola femminile la cui fama varca rapidamente i confini della Valle di San Martino. Qui le ragazze del ceto "che tiene il mezzo tra il medio e il più basso" studiano e crescono insieme, in un clima di fraternità e amore ispirato al Vangelo. Ricevono una formazione umana e cristiana completa, che le rende "idonee a se stesse, alle famiglie e alla società". Questa splendida realtà, precorritrice dei tempi, è nata dall'impegno, dalla tenacia e dalla fede profonda di due sorelle: Caterina (1801-1857) e Giuditta (1803-1840) Cittadini, fondatrici dell'Istituto delle Suore Orsoline di San Girolamo in Somasca. A distanza di quasi due secoli, e ormai alla vigilia della beatificazione della Venerabile Caterina Cittadini, una giornalista racconta, basandosi esclusivamente sui documenti originali e ricostruendo in vivace stile narrativo alcune delle "scene" principali, la vita di queste due sorelle. Sara Regina, nata a Parma nel 1966, è laureata in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed è stata allieva della Scuola di giornalismo "Gino Palumbo" della Rizzoli-Corriere della Sera. Dal 1992 svolge l'attività di giornalista a Milano, lavorando soprattutto per il Corriere della Sera con articoli di cronaca e cultura.
Si tratta di un'opera che è fondamentale per comprendere il carisma che don Giacomo Alberione ha voluto trasmettere alla Famiglia Paolina; non a caso il sottotitolo la indica come un "Manuale direttivo di formazione e di apostolato".
L'opera è divisa in due parti: la prima (L'apostolato e l'apostolo) a carattere generale e teorico, la seconda più pratica (Gli apostolati della stampa, del cinema e della radio).
Il fine dell'opera è quello di illustrare chi sia e che cosa debba fare l'apostolo, che è il titolo con cui viene qualificato ogni paolino e paolina.
Giacomo Alberione nacque a San Lorenzo di Fossano (Cuneo), il 4 aprile 1884. Il 25 ottobre 1896 entrò nel seminario di Bra, dove rimase fino alla primavera del 1900; dopo sei mesi trascorsi in famiglia tra preghiera e lavoro nei campi, si trasferì nel seminario di Alba. Nella notte fra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901, durante l'adorazione eucaristica, ebbe l'intuizione di un cammino speciale voluto da Dio per lui e per altri. Venne ordinato sacerdote il 29 giugno 1907 e, il 9 aprile 1908, conseguì la laurea in Teologia. Il 20 agosto 1914, ad Alba, pose il primo germe della futura Congregazione, aprendo la Scuola Tipografica Piccolo Operaio. Il 5 ottobre 1921 fu costituita la Pia Società San Paolo, che il 12 marzo 1927 divenne società religiosa clericale di diritto diocesano. Il giorno successivo don Giacomo Alberione emise la professione religiosa, assumendo il nome di Giuseppe. Tra il 1915 e il 1960 fondò quattro Congregazioni femminili e diversi Istituti secolari. Nel luglio del 1936 si trasferì definitivamente a Roma, dove morì il 26 novembre 1971, confortato da una visita di Paolo VI.
Poco dopo la sua morte, la beata Maria Vittoria de Fornari Strata apparve a una sua ammiratrice adorna di tre vesti: la prima era di colore scuro, ma ornata di oro e argento; la seconda era scura anch'essa, ma ornata di gemme lucenti; la terza era bianco-azzurra, di un bianco sfolgorante. Questa visione sintetizza i tre stati di vita (coniugale, vedovile e religioso) attraverso i quali la beata passò. Fu infatti figlia, sposa, mamma, vedova e religiosa (fondatrice, superiora e semplice suora). Fu insomma "compiutamente donna". La sua "esemplarità" giunse inoltre alla testimonianza delle più svariate virtù. Maria Vittoria nacque a Genova nel 1562, settima di nove figli. Cresciuta in un ambiente di amore e di pietà ma anche un po' austero, la bimba desiderò forse di entrare nella vita religiosa, ma quando i genitori le trovarono un fidanzato in Angelo Strata, si unì a lui in matrimonio a diciassette anni "con grande sua soddisfazione e gioia". In otto anni e otto mesi di matrimonio ebbero sei figli, poi Angelo morì repentinamente. Superata una tremenda crisi di sconforto, la beata Maria Vittoria s'impegnò nella vita spirituale, fino a fondare un istituto, le Annunziate Turchine, caratterizzate da un'intensa vita di pietà, una povertà genuina e una rigorosa clausura. Morta il 15 dicembre 1617, Maria Vittoria venne beatificata da Leone XII nel 1828