
Una storia vera, davvero insolita: una donna giovane e bella abbandona i miti pagani dei quali si è nutrita negli anni giovanili man mano che si trova a compiere uno strano pellegrinaggio che la porta a decidersi per Cristo, facendo di questa ricerca la ragione della sua vita. Un miracolo di sant'Antonio avvenuto pochi anni or sono in una chiesetta ticinese, raffigurato in un quadro di Giuseppe Gasparro, che l'autrice incontra al momento della collocazione dell'opera, dà inizio ad una improvvisa e del tutto imprevedibile conversione, che induce l'autrice a modificare il suo modo di pensare e di vivere. Un mutamento, quindi, anche filosofico ed esistenziale, come sottolineato nella prefazione da Diego Fusaro, così anomalo in un'epoca come la nostra, che rende ancor più affascinante questa storia. Postfazione di Luca Brunoni.
Medico e docente universitario di fama, uomo capace di calamitare la stima e l'amicizia di tutti quanti - studenti, pazienti, colleghi - ne hanno incrociato la vita, padre disponibilissimo di una famiglia numerosa, Eduardo Ortiz de Landázuri è stato, da fedele interprete dello spirito dell'Opus Dei, amante appassionato della vita e del suo lavoro in autentico spirito di servizio a Dio e agli uomini. Il suo è un profilo di una «normalità straordinaria» intessuta di lavoro infaticabile, di decisioni generose, di esemplarità coraggiosa che affascina e coinvolge interpellando il lettore a tu per tu (pp. 184).
Marcello Marano, nato a Milano e vissuto a Cinisello, dopo il diploma di liceo classico è diventato un brillante ingegnere delle Telecomunicazioni, apprezzato ricercatore sui laser e sulla fotonica, docente di Fisica al Politecnico di Milano; è mancato all'affetto dei suoi cari e dei suoi numerosi amici a soli 28 anni, nel dicembre 2002, in maniera improvvisa. La sua storia, breve ma ricca di significato, è stata di esempio per molti che l'hanno conosciuto e, senza troppa agiografia, meritava di essere conusciuta e, speriamo, apprezzata ed emulata, anche da chi non lo ha direttamente frequentato. Quando Marcello ci ha lasciato era, da quasi sei anni, fedele "aggregato" dell'Opus Dei, una vocazione al celibato apostolico, rimanendo a pieno titolo nel mondo e nel suo ambiente sociale, che egli abbracciò e visse con convinzione e generosità.
La religiosità di Ezra Pound (1885-1972) rimane un mistero fitto e largamente inesplorato.
I pochi studiosi che si sono cimentati nella ricerca hanno sottolineato gli elementi esoterici e neopagani presenti nell’infinito cantiere dei Cantos e nella saggistica del poeta statunitense.
Il pionieristico saggio di Andrea Colombo indaga, invece, il vivissimo interesse di Pound anche per il cattolicesimo e illustra i risvolti della sua estetica e del suo pensiero economico, spesso ispirati dalla dottrina sociale della Chiesa, dalla filosofia neoplatonica di Riccardo di San Vittore, di Scoto Eriugena e di Roberto Grossatesta, come da altri pensatori di età patristica e medioevale ingiustamente trascurati. In appendice vengono pubblicati per la prima volta alcuni testi poundiani, fra cui le lettere al diplomatico vaticano monsignor Pietro Pisani e al sacerdote di «Crociata Italica» don Tullio Calcagno.
«Il presente lavoro di Andrea Colombo completa coraggiosamente il mosaico con l’approfondita lettura di testi difficilmente accessibili» (dall’Introduzione di Mary de Rachewiltz).
L'AUTORE
Andrea Colombo vive a Milano, dove lavora come giornalista di Libero. Ha tradotto e curato varie opere di Ezra Pound e di G.K. Chesterton. È autore del saggio Curare l’anima. Itinerari dello spirito (Leonardo Mondadori).
Da bambina, poi da adolescente e da giovane donna, Dawn Stefanowicz vive il trauma di una famiglia composta da un padre omosessuale, con il suo entourage di partners sessuali freneticamente rinnovato, e da una madre depressa e complice: lei reagisce con una presa di distanza da sé stessa e dalla vita che le appare l'unica via di sopravvivenza. Fino alla vera liberazione avvenuta con la riscoperta, nella fede, del proprio valore di persona, e della capacità di amare, anche suo padre. Raccontando non solo i fatti cronologici della propria esperienza, ma anche i conflitti emotivi che ha dovuto vivere e le battaglie che ha vinto per diventare la donna che è oggi, moglie e madre felice, l'autrice offre così un'indagine unica nel "mondo nuovo" della genitorialità di persone omosessuali. "Un vissuto", scrive lo psichiatra Gerard van den Aardweg nella Prefazione, "che io stesso ho, purtroppo, avuto modo di riscontrare in tanti anni di attività professionale e che mi porta a mettere in guardia da una nuova, inaudita forma di abuso sui minori, legalizzata e promossa dagli Stati che hanno abbracciato un'ideologia del tutto falsa, per la quale ogni tipo di vissuto e ogni forma di convivenza vengono considerati leciti ed equivalenti".
Una santa moderna, madre di famiglia, colta, attenta ai poveri e alla carità. Col motto "Unico fine la gloria di Dio" si spese per gli altri donando generosamente sé stessa e le proprie sostanze. La vita di Maria Biffi Levati, donna benestante monzese (1835-1905), è una storia di santità vissuta nell'ordinario. Rimasta vedova prematuramente, la protagonista di questo libro ha maturato la convinzione che non valga la pena preoccuparsi troppo dei beni di questa terra, che finiscono, ma che sia più utile - e umano anche - cercare il Regno di Dio, fin da ora, secondo l'invito di Gesù dell'amore al Padre dei Cieli e al prossimo. Nonostante fosse già madre di tre figli suoi, Maria, dopo la morte del marito, ha dilatato la propria maternità dedicandosi all'accoglienza e al soccorso dei poveri e dei malati della sua città. Un'azione di carità che, per l'incontro con il sacerdote, oggi beato, Luigi Talamoni (che divenne sua guida spirituale per 27 anni, fino alla morte, e fu il suo primo biografo), ha generato un'opera: la congregazione delle suore Misericordine presenti ormai su tutto il territorio nazionale e all'estero (nel Canton Ticino e in Africa). Maria Biffi Levati - sottolinea lo storico Edoardo Bressan - ha vissuto con la dolcezza e il sorriso, così come la sua vita spirituale appare serena e concreta, nella consapevolezza che la vera devozione è inseparabile dalla carità.
Un'alterità costitutiva, essere una donna, un'alterità di appartenenza, essere ebree, è la traccia unificante di queste tre donne straordinarie che hanno segnato il percorso speculativo del secolo scorso. Un incrocio di tempi le pone di fronte al nazismo e all'orrore del male: su questo sfondo drammatico si innesta il loro discorso: per Hannah Arendt è la decostruzione di una filosofia separata dalla vita, dal legame sociale; per Simone Weil è l'inquieta e lirica ricerca di una trascendenza; per Edith Stein è la luminosa testimonianza della continuità originaria fra giudaismo e cattolicesimo. La loro opera è inscindibile dalla loro vita: il loro discorso si snoda nel simbolico del linguaggio, ma vibra della loro specificità femminile. È proprio al loro tratto di essere "altra" che Giuliana Kantzà fa riferimento; seguendo l'insegnamento di Jacques Lacan, individua la loro peculiarità di appartenenza sessuale: una donna è "non tutta" nel discorso, è, per struttura, contigua al godimento, aperta alle "vie del desiderio", pronta all'amore. Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein sono le voci alte di questa alterità femminile che conserva e trasmette l'irriducibile del desiderio: nella prima con la "natalità", "Puer nobis natus est", nella seconda con l'appassionata ricerca del bello, nella terza nella via della mistica. Voci che nella solitudine e nel silenzio dell'urlo contemporaneo fanno cenno alla donna, baluardo di un desiderio estraneo all'"avere".
"Mons. Álvaro del Portillo (1914-1994) è stato per quarant'anni il più stretto collaboratore di san Josemaría Escrivá, ed è stato il suo primo successore alla guida dell'Opus Dei. Questa intervista, uscita in prima edizione alla vigilia della beatificazione del fondatore, raccoglie la testimonianza non di un biografo meramente professionale, pur scrupoloso, bensì di un figlio spirituale che ha assimilato il messaggio e lo stile di vita del Padre, collaudandoli in prima persona. Mons. del Portillo ha registrato episodi, espressioni, gesti del fondatore non semplicemente da cronista o da storico, ma con l'affetto indelebile con cui, per fare un esempio alto, san Giovanni ha memorizzato perfino l'ora del suo primo incontro con Gesù ("Erano le quattro del pomeriggio", Gv 1,39). Da queste pagine emerge non solo la santità di san Josemaría, ma anche di colui che con tanta efficacia e con tanto affetto ha conservato memorie e documenti così dettagliati perché consapevole di dover rendere un servizio non solo ai membri dell'Opus Dei attuali e futuri, ma anche a tutti coloro che dagli esempi dei santi traggono linfa per la loro vita di fede. Alla vigilia della beatificazione di mons. Alvaro del Portillo, annunciata per il 27 settembre 2014, si può ben dire che questa intervista è la biografia di un santo, scritta da un santo." (Cesare Cavalleri)
«Quando verrà scritta la sua biografia», suggeriva mons. Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei, «tra gli altri aspetti rilevanti della sua personalità soprannaturale e umana, questo dovrà avere un posto di risalto: il primo successore di san Josemaría Escrivá alla guida dell’Opus Dei è stato – prima di tutto e soprattutto – un cristiano leale».
Álvaro del Portillo (1914-1994) è stato il grande sostegno del Fondatore, e gli è rimasto accanto da quando era molto giovane fino alla sua morte. Ha svolto un ruolo rilevante nel Concilio Vaticano II ed è stato ordinato vescovo da san Giovanni Polo II nel 1991. Sarà proclamato beato il 27 settembre 2014.
L’autore ha compiuto un profondo lavoro di ricerca, costruendo il testo sulla base di lettere, documenti e testimonianze, mettendo a punto una biografia commovente e rigorosa.
L'autore
Javier Medina Bayo (Vizcaya 1950) si è trasferito a Roma nel 1970, e da allora è vissuto accanto a mons. álvaro del Portillo fino alla sua morte, nel 1994. È laureato in Scienze dell’educazione presso l’Università di Navarra (1975) e ha conseguito il dottorato in Filosofia presso la medesima Università (1979) e presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma (1992). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1975. Ha collaborato all’edizione del Missale Romanum, iuxta ed. typicam tertiam, pubblicato da Midwest Theological Forum (Chicago 2005) e ha diretto l’edizione popolare della Bibbia di Navarra (Midwest Theological Forum, Chicago 2008).
Nel 2011 ha pubblicato Dora del Hoyo. Una luz encendida, profilo biografico della prima numeraria ausiliaria dell’Opus Dei.
Benché sia notte è la prima biografia critica, in lingua italiana, di san Giovanni della Croce (1542-1591). Scritta sulla base di tutti i documenti della Positio, esamina tanto gli aspetti biografici quanto l’opera letteraria, un complesso unico, come lui stesso affermava. Con Teresa d’Avila e Ignazio di Loyola, Giovanni della Croce – oggi Dottore della Chiesa – è uno dei grandi santi del Rinascimento spagnolo. Figura complessa e difficile da inquadrare storicamente, sottoposta a ingiusti sospetti che ne ritardarono la canonizzazione, santo della semplicità massima, eppure dottissimo, la sua vita presenta aspetti rocamboleschi con imprigionamenti e fughe avventurose, accuse ingiuste e l’esilio. Fu soprattutto un sommo mistico, che parla all’uomo di tutti i tempi ma anche un poeta sconcertante per i suoi tempi; Giovanni visse una vita insieme contemplativa e attiva, sempre affaccendato ad aiutare i poveri del suo tempo, a guidare anime verso la perfezione cristiana, a fondare conventi, cercando l’estremo limite possibile, il luogo dove finisce il mondo e inizia, su una piana deserta e oscura, l’aurora di Dio.
"Questo libro offre un modello per i giovani, che devono avere risposte sicure, nel nome della trasparenza, per abbracciare la liceità e abbandonare le dipendenze da esempi errati". (Dalla Prefazione di Giovanni Malagò, presidente del CONI). "Lo sport praticato ha bisogno costantemente di rinnovate competenze, di sicure professionalità, di esperienze ricche di valori umani ed etici, come quelli che sono stati evidenziati nelle storie dei protagonisti di questo meraviglioso libro". (Dalla Postfazione di Felice Pulici, portiere campione d'Italia nel 1974). Non si diventa campioni nello sport se non si hanno qualità morali: se non si è grandi nella mente e nel cuore. Per gli stessi motivi, si può essere campioni nella vita anche se non si è mai vinta una sola gara. Questo libro racconta sedici storie incredibili di campioni di sport e di vita tenute insieme da un filo conduttore di grande umanità e di quell'eroismo forgiato nella pratica sportiva che si fa palestra di vita. I protagonisti: Ivan Basso, vincitore del Giro d'Italia - Alessandro Campagna, ct mondiale del Settebello di palla nuoto - i pugili Vincenzo Cantatore e Vincenzo Mangiacapre - l'arciere Ilario Di Buò - la nuotatrice Alessia Lucchini - il campione di thriatlon Daniele Masala - la vincitrice di San Remo e campionessa paraolimica Annalisa Minetti - il maestro di scherma Renzo Musumeci Greco - l'olimpionico di marcia Abdon Pamich - il direttore d'orchestra, compositore e nazionale di canottaggio Lorenzo Porzio...