
Breve raccolta di poesie.
Leggenda popolare in poesia, di quelle che si imparavano a memoria e si raccontavano a veglia mentre tutti ascoltavano col fiato sospeso come se fosse la prima volta. E' la storia di un eremita.
Le gesta e le avventure del medico Grillo cantante in ottave in rima e illustrate con riproduzioni xilografiche.
Nel novembre 1915 Rabindranath Tagore pubblica a Calcutta Kavya Granthavali (II paniere di frutta), una raccolta di 86 liriche tratte da poemi in lingua bengali da lui scritti tra il 1886 e il 1915. Un medesimo tema è il filo conduttore della raccolta: la solitudine dell'uomo di fronte alla prodigalità di Dio, e la necessità di offrirsi a lui come un frutto maturo, pronto a esser colto e a donarsi. Il richiamo di questo Dio, "suonatore di flauto", si fa udire in tutto, nei petali dei fiori come nelle pene d'amore o nel desiderio di pace. Il poeta si affida così totalmente a Dio, lo fa partecipe dei suoi sentimenti più segreti, si rimette alla sua volontà per i dolori più profondi, rivolgendosi spesso a lui con un "Tu", senza mai nominarlo, come si fa con l'amico diletto o con l'interlocutore più prezioso, o con l'amante più desiderato. Così la supplica, la preghiera, i ricordi diventano toccante poesia, trepida attesa di quando "tutti i dubbi svaniranno in silenzio", e Tagore, proprio come annuncia il componimento che apre la raccolta, può offrire tutto questo ai lettori come un paniere ricolmo di frutta matura e squisita.
Un testo poetico accompagnato da disegni: un invito a guardarsi dentro, a riesaminare le proprie energie e le proprie possibilità attraverso la conoscenza dei segni zodiacali, ponte tra conscio e inconscio per condurci dentro noi stessi.
Se c'è qualcuno che ha attraversato la scena della poesia degli inizi del Novecento con la prepotenza e la vulnerabilità di una meteora, questi è sicuramente Vladimir Majakovskij, nato nel 1893, morto suicida nel 1930. Condusse una vita breve, irrequieta e vorace. Fisicamente imponente, quasi un divo di quel cinema che cominciava a diffondersi proprio allora, Majakovskij diventa famoso come il più grande cantore del partito e della intellighentsija rivoluzionaria sovietica, celebrando l'industrializzazione, le macchine e il futuro. Nei suoi componimenti la dimensione privata si unisce all'esperienza politica. In ogni suo verso esplode una vitalità straordinaria e una capacità di sguardo sul mondo che dalla dimensione politica evolve verso la grande visionarietà.
Uno dei maggiori poeti del Novecento testimonia la crisi drammatica della prima guerra mondiale, vissuta attraverso una vigilia tumultuosa e poi un'esperienza personale tragica "tra melma e sangue" che lascia una ferita indelebile. Nelle incandescenti lettere Rebora parla di "esperienza non dicibile", di "mostruoso intontimento", di "Calvario d'Italia" e di "ammazzatoio di Barbableu" usando parole come "orrore", "tanfo", "imbestiamento". La guerra è abisso, è "inghiottitoio" e le poesie di Rebora (qui per la prima volta commentate) ne richiamano la natura vorace, la desolazione assoluta. "Però se ritorni / Tu uomo, di guerra/ A chi ignora non dire; / Non dire la cosa, ove l'uomo / e la vita si intendono ancora".
Pensiero e spiritualità convivono nelle poesie di Franca Grisoni, voce inconfondibile nel campo della poesia, nota e studiata anche a livello internazionale. Scrivendo nel suo dialetto originario, fin dalle prime liriche l’autrice di Sirmione si staglia sul panorama nazionale, in lingua e in dialetto, al maschile e al femminile. Il suo dialetto è sermo humilis, nel quale umile e sublime coincidono. Lette di seguito, le varie raccolte appaiono un moderno Canzoniere in vita e in morte dell’amato. Ed è, s’intende, la storia di una creatura e la storia di un’anima in cerca. Si propone qui la raccolta di tutte le sue opere, che riproduce fedelmente le prime edizioni (alcune delle quali erano ormai impossibili da reperire), e si pubblica per la prima volta la raccolta inedita Fiat, un poemetto stilnovista con il suo intreccio mistico e amoroso, come annota Pietro Gibellini nella Prefazione: versi ispirati e quasi sussurrati da «un alito che si fa parola, si fa verbo, sia pur con la minuscola, così come la poesia diventa la forma di una segreta preghiera».
"Mistica d'amore" riunisce cinque opere di ispirazione religiosa composte da Alda Merini fra il 2000 e il 2007, racconti poetici che hanno per protagonisti le figure fondamentali della fede cristiana. Le pagine di "Corpo d'amore" indagano l'enigma di Gesù e il potere del suo amore per gli uomini, "fiamma che sciolse tutti i ghiacciai dell'universo". Riflessioni riprese nel "Poema della croce", al centro del quale si staglia il teatro della crocifissione, il luogo terribile dove il dolore di Dio e quello dell'uomo convergono e la pietà e la speranza sembrano bandite per sempre. In "Magnificat", una Vergine Maria fragile e umanissima rivive il suo smarrimento di fronte al mistero della divinità del figlio e, in "Cantico dei Vangeli", Pietro, Giovanni, Giuda, Pilato, Maria Maddalena intessono con Gesù un dialogo intenso, ciascuno con accenti diversi - pensosi, drammatici o intimi. In "Francesco", infine, il santo di Assisi ripercorre, in un monologo che è a un tempo confessione e preghiera, le tappe fondamentali della sua vita, dalla rinuncia ai beni del padre all'attesa della morte. Ne risulta un unico canto di amore mistico, dove poesia e professione di fede si intrecciano in versi di potente suggestione e grande forza espressiva.
"Quello che forse più colpisce in questo libro limpido, musicale e profondo di Andrés Sánchez Robayna - uno dei protagonisti della poesia spagnola contemporanea - è la sua grande ricchezza, poetica e concettuale insieme. Partendo dai dati concreti della propria geografia fisica - le Canarie, le loro dune, il loro mare, il loro vulcano - e interiore - un'infanzia e un'adolescenza rivisitate o meglio ricreate nel loro 'senso' verso la poesia -, l'opera si allarga in tutte le direzioni: e a compiere questo miracolo è proprio 'il libro', non solo quello della memoria individuale del poeta, ma quello in cui sfociano tutti i libri, questo e gli altri, nostri e non nostri: la nostra storia 'verticale', se vogliamo, in cui tutto arriva a coesistere, in una sorta di presente persistente. È così che il libro si apre oltre la duna, e i suoi versi sono intrisi sì di storia letteraria, ma non nel senso esteriore che si potrebbe pensare; l'hanno assunta in se stessi, nella loro sostanza e fisionomia, e sanno ora costruire non semplici se pur eleganti reminiscenze, ma un vero e proprio ponte che permette loro di rappresentare una storia sempre nuova e originale, quella dell'uomo e della sua opera. " (Fabrizio Dall'Aglio)