
Goethe compose "Il divano occidentale orientale" tra il 1814 e il 1827, mentre affrontava la poesia persiana, la mistica islamica e la fluida ispirazione dell'Oriente. Lo definì "Incondizionato abbandono all'insondabile volontà di Dio, contemplazione serena della mobile attività terrena, che si ripete sempre in cerchio o a spirale, amore, inclinazione che ondeggia tra due mondi, tutto il reale spiegato e risolto nel simbolo." In apparenza nessun libro è più legato a questo mondo, ma poi tutto si perde nell'infinito e la storia si moltiplica nel bazar di un continuo presente. Testo originale a fronte.
Questa raccolta di poesie della Dickinson si distingue dalle altre edizioni sinora apparse per il criterio tematico della selezione. I temi della caduta, della visione, della bellezza si combinano nell'ispirazione alla felicità celeste della Dickinson, qui ineditamente presentata nella dimensione infantile di una bambina impertinente e a un tempo angosciata. E' questa bambina che intreccia il dialogo con la divinità formulando domande imbarazzanti alle quali né Dio, né i padri terreni, gli adulti severi, sembrano voler rispondere.
La ricerca di Pasolini percorre l'intero territorio italiano: da Napoli (Di Giacomo, Galdieri, Russo, Viviani), alla Sicilia (Guglielmino, Vann'antò); dalla Sardegna (Salvatore Casu) alla Calabria (Michele Pane); da Roma (Cesare Pascarella, Trilussa, Dell'Arco) a Milano (Tessa, Gambirasio); dal Piemonte (Nino Costa, Pinin Pacot) alla Liguria (Edoardo Firpo, Acquarone); dall'Emilia Romagna (Testoni, Pezzani, Guerra) alle Venezie (Noventa, Virgilio Giotti, Biagio Marin, E. Ferdinando Palmieri) al Friuli (Argeo, Pasolini, Franco Di Gironcoli, Naldini). Si tratta insomma di una poesia portata alla luce. Non è lontano dal vero che la produzione dialettale italiana del Novecento è rimasta pressoché ignota non solo al pubblico, ma anche agli studiosi.