
Serra non è nuovo alle rime. Obbedendo al criterio per cui tacere è più vergognoso che dire una parolaccia, Serra con un paese tagliato su misura per Berlusconi, con la paranoia apocalittica di fine secolo, con i paradisi artificiali della new economy, con il professor Di Bella, con la confusione degli elettori italiani, dice nel suo postscritto: "Mi è spesso capitato, scrivendo, di sghinazzare o commuovermi nel giro di mezza frase appena. Non vedo perché il lettore, che tra l'altro è molto più rilassato di me, non possa farlo con uguale elasticità d'animo e di sguardo".
"L'amore e la passione civile, la nostalgia dei luoghi e dei tempi, la presenza ovunque di una persona e di una sofferenza o gioia umana, l'armonia del canto, la disarmatezza della poesia che nulla ambisce d'essere se non la propria disarmata semplicità, erano i temi e i valori che la lezione di Noventa mi riportò e che la sua stessa persona mi portava". (Giovanni Giudici)