
Quarta raccolta poetica di Sergio Zavoli pubblicata nello "Specchio", "La strategia dell'ombra" conferma l'auspicio espresso da Carlo Bo all'uscita della prima silloge: «Zavoli aveva in serbo un discorso poetico che ci auguriamo lungo». Un lavoro poetico, quello di Zavoli, che mostra una nitida coerenza tra pensiero e linguaggio, mettendo in un decisivo risalto la maturità della sua vocazione. E, rivelandoci la zona rimasta "in ombra" dell'animo del poeta, i suoi versi non tendono ad alzare i toni, ma confermano una scelta profondamente e stilisticamente rigorosa. In questo nuovo libro c'è una forza e una grazia, un'ironia e una gravità che nelle intonazioni della "narrazione" più privata sono il frutto di un prestigioso impegno comunicativo, già incline a una ferma cultura dell'immaginazione e del reale, dell'esistenza e del civismo, del laicismo e della spiritualità, tali da non interrompere, semmai ribadire, l'esplicito giudizio di Carlo Bo, secondo cui «i versi destinati all'arcano disegno di una creazione che ci obbliga di continuo a una difficile scelta restituiscono bene una sorta di sacro allarme» di fronte all'«infinito bivio». Al quale «il padrone di tante voci umane - maestro del "mestiere di chiedere", per usare una sua espressione - allega una sfida consapevole e libera, mostrandosi con il suo volto tutto rischiarato, in una luce ancor più dichiarata e pura». "La strategia dell'ombra" ricrea, citandoli come in una sorta di diario, i segni di una sempre più sorprendente continuità tra le parole rivolte al passato, affrontando la loro complessa, ardua, non dirado drammatica contemporaneità.
Con questo volume di poesie scelte, Corrado Calabrò consegna al lettore un'opera antologica importante e nuova, organizzata in sezioni che gettano luce sui temi fondamentali della sua sessantennale attività di scrittura: un autoritratto poetico da cui emerge la forte consapevolezza raggiunta con la piena maturità espressiva, capace di stabilire rapporti profondi fra testi nati in momenti diversi della vita. Il mare, l'astrofisica e l'amore risultano gli elementi cardine intorno ai quali ruota il pensiero emozionale del poeta, tenuti insieme dall'energia che dà forma alla salda pronuncia del dettato, tra classico e sperimentazione, nella variabilità di forme che spaziano dal poemetto all'epigramma. «La vera originalità del Calabrò» ha scritto Carlo Bo nel 1992, individuando uno dei motivi centrali dell'intera sua opera «sta nell'essersi staccato dai modelli comuni per inseguire una diversa sperimentazione poetica Ha cantato non il suo mare, ma piuttosto l'idea di un mare eterno e insondabile.» Accompagnano le poesie due significative riflessioni d'autore. La densa postfazione, intitolata "C'è ancora spazio, c'è ancora senso per la poesia, oggi?", costituisce un bilancio dei multiformi interessi e della passione profusa da Calabrò nel fare poesia; l'altra nota è invece dedicata al poemetto "Roaming" - apparso per la prima volta nel volume "La stella promessa" del 2009 e ora posto in apertura di questo libro - che rappresenta forse l'opera più suggestiva di Calabrò. Dopo duemila anni dal "De rerum natura" di Lucrezio, infatti, l'astrofisica è tornata ad essere, in forma onirica, materia di poesia.
"La nuova gioventù" è stato l'ultimo libro pubblicato da Pasolini prima di morire. Il segno della sua fedeltà alla poesia, e in particolare a quella in friulano. Einaudi la ripropone oggi con la convinzione che questo versante della produzione pasoliniana non vada posposto ad altri più celebrati. Accompagna il volume un saggio di Furio Brugnolo sulla metrica.
Docente universitario a Genova, poeta egli stesso, Enrico Testa ha raccolto in questo volume testi di più di quaranta tra poeti e poetesse italiani del secondo Novecento. Ne esce un panorama sfaccettato che assume non tanto le tradizionali partizioni storicistiche della materia (scuole, correnti, categorie) quanto un impegno chiaramente saggistico, che tiene conto degli aspetti linguistici, del rapporto tra il lirismo tradizionale con le altre soluzioni che lo mettono in discussione.
Con quali parole i poeti hanno espresso il sentimento umano piú dolce e intenso? Con quali versi hanno magnificato l'oggetto dei loro piú sospirati desideri? Con quale trasporto hanno descritto i piaceri dell'amore?
Da Petrarca a Leopardi, da Michelangelo a Montale, da Sibilla Aleramo ad Alda Merini le piú belle e intense poesie della nostra letteratura dedicate all'esperienza che piú di ogni altra sa illuminare o distruggere, dare la vita o portare alla morte: l'Amore.
L'amore che ci raccontano i poeti è quello dolce e appassionato dei primi incontri, ma anche quello che fa male al cuore, l'amore disperato che annienta chi ama, l'amore finito di cui resta solo il ricordo. Un caleidoscopio di situazioni, atmosfere, sensazioni in cui ogni lettore riconoscerà i misteri dell'amore, scanditi da quegli accenti di trepidazione, speranza, passione, sgomento che ognuno di noi ha vissuto, vive e vivrà ancora.
La storia della spiritualità è costellata di episodi in cui la preghiera diventa poesia e dà accesso, anche quando rifiuta ogni coinvolgimento religioso, a una dimensione spirituale propria dell'uomo. Questo libro si propone di indagare il rapporto tra spiritualità e poesia, soprattutto contemporanea, accostando la fenomenologia della parola umana alla rivelazione cristiana del Dio-Logos e descrivendo la dinamica della scrittura e della lettura, che più volte affiora anche nella Bibbia, attraverso l'immagine ricorrente di un rotolo da dissigillare, da interpretare e persino da mangiare. Il volume si concentra infine sul tema dell'ispirazione, termine comune all'esperienza sia del poeta che del mistico. Un breve «laboratorio» è dedicato anche all'opera di Giorgio Caproni, in particolare alla raccolta "Il Franco cacciatore", segnalando l'affiorare della questione di Dio dal cuore stesso dell'atto poetico.
L'ultimo viaggio di Simone Martini, da Avignone alla natia Siena, ma anche un viaggio alla riscoperta del mondo, un percorso di purificazione, iniziatico e sapienziale. Un itinerario della mente che riesce a cogliere insieme il minuscolo seme che genera la vita e l'insondabile maestà del cosmo, lo scorrere del tempo e la vertigine dell'eternità.
Il volume, ristampa della settima edizione, ospita le raccolte poetiche pubblicate da Sandro Penna. In bilico tra un'espressione panica e solare dell'io e una regressione nell'infelicità e nel mistero, Penna "trascrive direttamente dal vissuto, riducendo a pochi suoni inimitabili una tastiera letteraria fatta di combinazioni miracolose di grazia visiva, pennello impressionista, traduzione greca, stile narrativo, canzonetta sentimentale..." La prefazione è curata da Cesare Garboli.
"Ciò che Biagio Marin canta costantemente e inconsciamente è la tensione generatrice", ha scritto Pier Paolo Pasolini. La sua poesia, ha aggiunto Claudio Magris, costituisce "una risposta consapevolmente radicale alla crisi della lirica moderna". L'opera di Marin si muove tra questi due poli: un'autenticità istantaneamente comunicativa e una raffinata coscienza delle lacerazioni del nostro tempo; suo fulcro e chiave è un linguaggio che si sottrae a ogni compromesso, proteso verso quella "vita vera" di cui la lirica moderna constata e denuncia l'esilio. Il dialetto si cristallizza in una lingua poetica immediata, elementare, progressivamente assimilata a oggetti e orizzonti drasticamente semplificati.
Siamo già oltre il Novecento. Scritte negli ultimi anni di quel secolo queste poesie, di un autore già riconoscibilissimo e ancor giovane, testimoniano il brivido di metamorfosi dall'età dell'inquietudine e del dramma a una nuova, aurorale, seppur non meno tormentosa, epoca di rinascita.