
Randy Boggs è innocente. Rune, ambiziosa assistente cameraman in un notiziario locale newyorkese, ne è convinta. Prove inconsistenti, indagini superficiali, testimonianze frammentarie, tutto fa pensare che dietro a una frettolosa condanna per omicidio si nasconda una grande storia che aspetta solo di essere raccontata. Ma un uomo che si professa innocente non basta a fare notizia, questo le spiega Piper Sutton, anchorwoman di Current Events, trasmissione di punta del Network in cui la ragazza lavora, quando Rune le propone il servizio. Trasmetterà la storia a patto che Rune non rincorra un assurdo ideale di giustizia, ma cerchi solo la verità: Randy Boggs ha ucciso o no Lance Hopper, ex capo del Network? Con l'aiuto di Bradford, giovane stagista, e di Lee Maisel, produttore esecutivo del programma, Rune ricostruisce tutta la vicenda partendo dal cortile in cui Hopper è stato assassinato. Proprio lì la ragazza trova un nuovo testimone, la chiave che scagionerà Boggs e consegnerà a lei il posto che tanto sogna a Current Events. Ma il giorno della trasmissione, il servizio scompare nel nulla, cancellato dal sistema e rubato dalla scrivania di Rune, e il testimone viene trovato morto. La polizia parla di un incidente, ma la ragazza comincia a sospettare che dietro ai due eventi si nasconda il vero assassino di Hopper. Dopo "Nero a Manhattan" e "Requiem per una pornostar", Jeffery Deaver ci regala l'ultima avventura della "Trilogia di Rune".
Una mattina come tante a Coldwater, sul lago Michigan. La stagione turistica è finita e la città si prepara alla tranquillità sonnolenta dell'autunno: pochi negozi aperti, parcheggi vuoti e la tavola calda di Frida di nuovo semideserta. Accade così, all'improvviso: i telefoni cominciano a squillare. Il primo è quello di Tess, che riceve una chiamata dalla madre. Poi quello di Jack Sellers, che ne riceve una dal figlio, e di Katherine Yellin, dalla sorella. Per ultimo tocca a Elias Rowe, con una telefonata che arriva da Nick, un suo ex dipendente. Tutti dicono di essere in paradiso. Impossibile contenere una simile notizia nei confini della città: il mondo deve sapere che la morte non è la fine di tutto. Coldwater è invasa dai media, ma anche da migliaia di fedeli richiamati dal miracolo più straordinario mai accaduto. Solo Sully Harding, tornato in città dopo la prigione e la perdita della moglie, sospetta che si tratti di una grande truffa. Mentre tutti sono in balia della "febbre da miracolo" - anche il suo bambino tiene sempre con sé un telefono giocattolo sperando che la mamma lo chiami - Sully va a caccia della verità. Ma quel che scopre è molto lontano da ciò che si aspettava.
Corri, Samba, corri! Gli diceva così, suo zio, quando giocavano insieme a far volare l'aquilone e vivevano ancora sotto il cielo rovente dell'Africa. Ma ormai Samba non vive più in Mali. Da più di dieci anni la sua casa è Parigi. Per arrivare in Francia, in cerca di un riscatto e di un sogno, ha visto morire altri disgraziati come lui, ha avuto in bocca la sabbia ruvida del deserto, si è lacerato le mani sui confini spinati dell'Europa. Per poterci rimanere ha stretto i denti, lavorato duro, lottato ogni minuto contro la sensazione strisciante e ostinata di inadeguatezza che gli faceva abbassare gli occhi. Manca poco al traguardo, e un mattino decide di andare in questura a chiedere notizie della sua carta di soggiorno. Quello stesso mattino la Francia decide che di lui non vuole più saperne: lo arrestano su due piedi, lo rinchiudono nel Centro di detenzione di Vincennes, e d'improvviso Samba Cissé diventa un irregolare, un clandestino. E deve ritornare a correre. Per sfuggire la polizia, la povertà, le parole insensate della burocrazia, l'amarezza che gli si pianta in gola. Per riconquistare un posto nel mondo, un'identità, un nome, e sopravvivere all'ingiustizia. Tra lungosenna inondati di luce, scantinati freddi, vetrate da pulire sfiorando il cielo, sogni infranti, amicizie speciali, e un amore proibito, Delphine Coulin ci regala una commedia sociale agrodolce, poetica e implacabile, che potrebbe essere una storia vera e senza dubbio è un canto al coraggio di rimanere liberi.
Il Greco aveva un'ossessione: proteggere dalla verità le persone che amava. È per questo che nel '92, dopo l'incidente d'auto in cui morì sua moglie, portò suo figlio lontano da Genova, in un casale isolato dal mondo, e gli insegnò a vivere come un lupo solitario, senza paura né padroni. Oggi Alessandro Kostas è un gigante di trentasei anni e, da quando ha perduto anche il padre, si sente intrappolato in un'esistenza randagia. Poi arriva il giorno in cui viene aperto il testamento del Greco, un uomo che si è lasciato alle spalle punti interrogativi e qualche segreto inconfessabile: per vent'anni ha lavorato nei Servizi di intelligence e ha dovuto fare i conti con gli affari più sporchi della Repubblica. Leggere le sue ultime parole è un duro colpo per Alessandro, perché lo risucchia in un gorgo di ricordi e lo costringe a tornare nella sua città natale, dove si troverà faccia a faccia coi misteri più dolorosi della sua famiglia. Ma leggere quel testamento è anche togliersi una benda dagli occhi e capire finalmente che tutta la sua vita è stata programmata per dare la caccia a qualcuno. Anzi, la caccia è già iniziata.
Chi era Aeneas prima di diventare leggenda? Per generare quel figlio dagli occhi color del mare, la divina Afrodite non ha disdegnato le grazie di un comune mortale, lo spiantato Anchise. Ma nonostante i natali, la strada del piccolo Aeneas inizia in salita. Abbandonato dalla madre e allevato dalle ninfe, si fa uomo con il duro addestramento di un centauro: non sa che nelle sue vene scorre il sangue di una dea e del fondatore di Troia. E, prima di essere riconosciuto come nipote da re Priamo, è la ferocia selvaggia del misterioso Alessandro a insegnargli la violenza. L'amore, quello arriva dopo, a corte, e ha le lentiggini dorate della dolce Creusa. Ma sull'Olimpo qualcuno ha già scelto per lui: Aeneas non è destinato a una vita umile da pastore. È un principe guerriero, e il suo futuro sarà luminoso, così è scritto nelle stelle. E se a Sparta non riesce a evitare che Paride compia il maledetto ratto della bellissima Elena e scoppi la guerra tra le guerre, quando a Troia divampano le fiamme, Aeneas scopre sulla sua pelle che al Fato non si può che obbedire.
Luca ride mentre spegne le candeline sulla torta e all'applauso degli invitati balla scatenato per la stanza. Festeggia i diciott'anni ed è felice ogni volta che l'iPad suona le canzoni di James Taylor. Marina, la sua mamma, oggi è serena, ma ha passato anni a chiedersi come mai fosse toccato proprio a lei quel figlio "diverso", autistico e con la sindrome di Down. Quando gli altri genitori insegnavano ai loro bambini a camminare, lei stava ancora aspettando che il suo piccolo la guardasse negli occhi. E ci sono voluti mesi di terapie, di attese fuori dalle sale operatorie, di etichette affibbiate dagli estranei, di momenti bui, per farle capire che Luca è Luca e non lo cambierebbe con nessuno al mondo. Strappandoci lacrime e sorrisi. Marina Viola ci racconta la storia di una vittoria a fianco del suo bambino nel mondo dell'autismo e il percorso, di donna e di madre, che l'ha portata giorno dopo giorno a vincere la sfida di loro due insieme contro tutti. Ed è stato proprio suo figlio a insegnarle la lezione più importante sull'amore: per Luca quelli strani, quelli diversi siamo noi. mentre lui, con la sua sovrabbondanza di cromosomi e la sua risata contagiosa, è perfetto così com'è.
Quando hai toccato l'Olimpo degli organigrammi aziendali - business class, jet lag e cene nei top ristoranti del mondo - precipitare in fondo alle gerarchie, con chi arriva puntuale alle riunioni perché ha l'agenda vuota, è un incubo a occhi aperti. Soprattutto se ti chiami Andrea Gamma e di lavoro fai il direttore del personale. Taglia teste e costi in una grande multinazionale, l'ing. Gamma, regista assoluto della vita di centinaia di risorse. Cinismo e una buona dose di ferocia danno un senso alle sue giornate, che finiscono sempre con un mucchio di lettere di licenziamento da firmare. Poi, all'improvviso, Gamma si trova dal lato sbagliato della scrivania, per la prima volta vittima e non carnefice, e per mesi che gli sembrano infiniti è costretto a vestire i panni del disoccupato. Finché non arriva la sua opportunità di rimettersi in gioco: un incarico a termine come consulente per una piccola impresa di frigoriferi. Ha ancora voglia di fare, Gamma, anche se adesso lo scenario non è certo quello in cui ha mosso i primi passi: la tenaglia della crisi non accenna ad allentare la morsa sul mercato del lavoro e si perdono ore in conference call, debriefing e feedback prima delle ferie. Ora, nel suo ufficio spoglio illuminato da una lampada Ikea, senza piante grasse da innaffiare e assistenti da vessare, Andrea è un temporary manager di cinquant'anni con la data di scadenza stampata in fronte.
Questa storia comincia (male) e finisce (bene) sul Kangchendzonga, la terza vetta più alta della Terra, una delle più difficili da scalare. È una storia epica, non solo di alpinismo, ma soprattutto d'amore e di crescita interiore. Siamo nel 2009 e Nives Meroi è in corsa con altre due alpiniste per diventare la prima donna ad aver conquistato i quattordici ottomila del pianeta. Come ha sempre fatto, affronta il Kangch, la sua dodicesima cima, in cordata con il marito Romano, e senza "sconti": né portatori d'alta quota, né ossigeno. Allo stesso tempo, mentre i media spettacolarizzano l'impresa, Nives non è insensibile alla sirena della fama, che la sta trascinando in un gioco che non le appartiene... Ma, a poche centinaia di metri dalla vetta, Romano non si sente bene e si ferma. Che cosa sceglie di fare, allora, Nives? Proseguire da sola, conquistando un'altra cima utile per la vittoria, come molti le avrebbero suggerito? No, lei non esita: abbandona la gara perché non può lasciare Romano solo ad aspettare. Così si conclude il primo atto di questa vicenda. Ne seguono altri tre in cui entrano in scena la malattia, la complicità, la capacità di attendere, la voglia di reagire senza scoraggiarsi quando si prende una via sbagliata. Per giungere al lieto fine in cui il Kangch si lascia finalmente conquistare da Nives e Romano che, in un confronto leale e puro con la Natura, hanno compreso il senso profondo della vita.
Fra le grandi svolte di una vita, diventare nonni è forse quella che porta con sé l'emozione più forte: una miscela dolcissima ma esplosiva di felicità e paura, trepidazione e gioia. A raccontarci, con lucidità e irresistibile brio, questa condizione dell'animo è Gino Nebiolo, che si è lasciato ispirare dai propri ricordi personali per intessere un ironico e intelligente diario familiare. Tutto comincia quando il figlio e la nuora annunciano a lui e alla moglie Cecilia l'arrivo di un nipotino. I futuri nonni sono felicissimi, tuttavia da quel momento in poi ogni passo è motivo di batticuore, equivoci, apprensione o piccole baruffe. Dalla prima ecografia all'esame di licenza media, passando per la scelta del nome e i pomeriggi ai giardinetti, i balocchi tecnologici e lo Zecchino d'Oro, i nonni vivono l'esperienza di partecipare, più o meno a distanza, alla crescita del nipote in un costante tripudio di emozioni, ritrovandosi spesso al centro di situazioni buffe se non esilaranti. "Avete contato bene le dita?" è un libro che riesce a parlare a tutte le generazioni: permette ai nonni di identificarsi e magari commuoversi, ai genitori di sorridere e riflettere, ai nipoti di divertirsi e diventare un po' più saggi.
Ispirato ai ricordi familiari dell'autrice, il racconto della tragedia di un popolo "mite e fantasticante", gli armeni, e la struggente nostalgia per una terra e una felicità perdute. La masseria delle allodole è la casa, sulle colline dell'Anatolia, dove nel maggio 1915, all'inizio dello sterminio degli armeni da parte dei turchi, vengono trucidati i maschi della famiglia, adulti e bambini, e da dove comincia l'odissea delle donne, trascinate fino in Siria attraverso atroci marce forzate e campi di prigionia. In mezzo alla morte e alla disperazione, queste donne coraggiose, spinte da un inesauribile amore per la vita, riescono a tenere accesa la fiamma della speranza; e da Aleppo, tre bambine e un "maschietto-vestito-da-donna" salperanno per l'Italia...
Questa edizione dei due capolavori del reverendo e matematico Lewis Carroll, "Alice nel paese delle meraviglie" e "Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò", illustrata dalle incisioni di John Tenniel, il più famoso disegnatore vittoriano, che potè consultare l'autore sul modo di interpretare le sue creature fantastiche. Le note di Martin Gardner e di Masolino D'Amico, poi, ci consegnano la favola di Alice in tutta la sua complessità: satira della società, specchio dell'infanzia che giudica il mondo degli adulti, saga dell'inconscio, storia di un incubo, bibbia dell'assurdo, rivolta contro la ragione.
Un uomo e un mostruoso cetaceo si fronteggiano: è il conflitto più aspro, accanito e solitario mai immaginato, è la storia di ogni anima che si spinga a guardare oltre l'abisso. Moby Dick è un gigantesco capodoglio, candida fonte di orrore e meraviglia; Achab è un capitano che, ossessionato da follia vendicatrice, lo insegue fino all'ultimo respiro; Ismaele, un marinaio dall'oscuro passato imbarcato sulla baleniera Pequod, è il narratore e, forse, l'eroe della tragedia. Sullo sfondo, il ribollire sordo e terribile dell'oceano, il vociare cosmopolita dell'equipaggio, le descrizioni anatomiche delle balene e i puntuali resoconti di caccia. Così, pagina dopo pagina, i personaggi del dramma diventano i protagonisti di una nuova epica, con il fascino ambiguo e controverso di un destino contemporaneo. Con un saggio di Harold Bloom.