
"Il nostro cuore volge al Sud": a ragione è stata scelta come titolo del libro questa citazione, tratta da una lettera di Freud alla moglie da Lavarone il primo settembre del 1900; infatti, benché contempli anche viaggi verso il settentrione (in Inghilterra e in Olanda), nonché un soggiorno in America, questa raccolta epistolare concerne soprattutto una serie di periodi di vacanza trascorsi da Freud in quel meridione - per lui esso comprendeva anche l'Alto Adige e la Svizzera e si estendeva fino alla Sicilia e alla Grecia che, con le sue seduzioni archeologiche, climatiche e gastronomiche, per molti anni egli adottò quale antidoto temporaneo contro la routine logorante della quotidianità nell'amata-odiata Vienna.
In queste "Altre conversazioni con Osvaldo Ferrari" Borges parla di filosofia, di religioni, di politica, ma soprattutto di letteratura, spaziando da Conrad, Melville e il mare a Henry James, a Flaubert, al femminismo di Virginia Woolf e Victoria Ocampo, alla poesia gauchesca, ai gruppi argentini e a vari poeti e narratori sudamericani. Pronto alla battuta sagace, incisiva, Borges preferisce a tratti spingere il dialogo più a fondo, e anche in questo caso il suo discorso risulta sempre affascinante, per il suo modo di distendersi con implicazioni che non mancano di incidere sul pensiero in assoluto.
Questa raccolta di scritti può essere vista come una naturale continuazione delle "Sei passeggiate nei boschi narrativi". Si tratta infatti di discorsi rivolti in genere a un pubblico abbastanza vasto e vertono tutti sulle funzioni della letteratura, su autori che Eco ha frequentato a lungo, sull'influenza di alcuni testi più o meno letterari sullo sviluppo degli eventi storici, su alcuni problemi tipici del narrare e su alcuni concetti chiave della scrittura "creativa". In alcuni di questi, e specialmente nell'ultimo ("Come scrivo"), Eco sceglie come esempio e oggetto di riflessione la sua stessa attività di narratore, ma anche i saggi in cui non parla direttamente di sé gettano una luce sul suo fare letterario.
Il volume raccoglie le seguenti opere di Achille Campanile composte tra il 1932 e il 1974: "Battista al Giro d'Italia" e "Il diario di Gino Cornabò, due testi che risalgono agli anni Trenta e Quaranta del Ventesimo secolo, "Manuale di conversazione" e "Gli asparagi e l'immortalità dell'anima" che si situano fra gli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta, e il "Trattato delle barzellette".
Il volume, curato da Geno Pampaloni, raccoglie romanzi celebri come "L'uomo è forte", "L'età breve", "Mastrangelina", "Tutto è accaduto", e due serie di racconti che sono senza alcun dubbio passati alla storia e hanno contrassegnato profondamente lo sviluppo della narrativa italiana: "Gente in Aspromonte" e "L'amata alla finestra". Completa il volume una attenta Cronologia, la Fortuna critica e la Bibliografia delle opere di Alvaro.
New York City. Un giovane autista di limousine, che sogna di diventare milionario, incontra per caso un uomo ricchissimo. Recatosi nella lussuosa villa di questi per restituire un guanto che l'uomo ha dimenticato nel suo taxi, il giovane trova sulla scrivania del magnate una specie di testamento spirituale che spiega in modo rigoroso le immutabili leggi del successo personale. Grazie a quella provvidenziale lettura l'ambizioso autista riuscirà a coronare i suoi sogni. Fiaba e apologo morale, questo nuovo romanzo di Mark Fisher prosegue la saga narrativa inaugurata da "Il Milionario".
Abbandonata dal padre Walter quando era solo una bambina, la protagonista di questo romanzo smarrisce la propria identità. Cresce in una piccola comunità rurale del Portogallo, insieme alla madre e a Custodio, fratello di suo padre, cercando di ritrovare, attraverso oggetti e vecchie storie dimenticate, il senso di quella assenza, di quella perdita che pesa come un'ombra sulla sua maturazione. Solo divenuta donna il significato di quell'abbandono diventerà evidente, quando ritroverà suo padre in Argentina, ormai vecchio e disperato, e riceverà in eredità da lui un lenzuolo, simbolo della sua identità e della sua giovinezza.
La vita di un paese sulle rive di un lago, raccontata attraverso le storie dei suoi abitanti e le loro improbabili avventure che si trasformano in epopee intorno al tavolo dell'unico bar, tra sigarette e ricordi, parole e liquori, fantasmi e visioni di terre promesse. C'è chi ha cercato fortuna in America, chi ha combattuto guerre nascosto in una cantina, chi si è improvvisato rapinatore guardando una pistola "made in China", chi è finito in manicomio circondato da angeli coi camici bianchi, chi ha aspettato inutilmente l'arrivo di un meccanico che gli riparasse gli ingranaggi di un sogno inceppato... Davide Van de Sfroos è in realtà Davide Bernasconi, nato a Monza nel 1965.
"È il mio primo libro. L'ho scritto a 27-28 anni, nel 1929-1930, al mio paese, mentre mio padre moriva di cirrosi epatica [...] Mentre lui agonizzava io scrivevo. Scrivevo a mano. Scrivevo anche di notte, a ritmo variabile: a volte ho delle prontezze prodigiose e la roba mi viene subito, altre volte continuo a scrivere e rivedere. Non so perché mi sono messo a lavorare a Parliamo tanto di me: forse era un modo per fare comunque il mio mestiere, nonostante le circostanze; forse era una rivolta di vita contro il morire di mio padre; o semplicemente c'era in me, senza che lo sapessi, una natura di scrittore." Il libro fu un successo clamoroso e segnò l'inizio della fortunata carriera letteraria di Zavattini.
Fëdor Dostoevskij (1821-1881), considerato in Italia il più grande scrittore russo, in Russia è invece ritenuto un vero e proprio filosofo. In questa ottica, "I fratelli Karamazov" viene pubblicato con testo russo a fronte nella collana "Il Pensiero Occidentale": si tratta di un grandioso affresco sulle domande fondamentali dell'esistenza umana: Dio esiste? E se esiste come è conciliabile con il male assoluto, con la sofferenza dei bambini? Le pagine del romanzo narrano le torbide vicende della famiglia Karamazov, in cui padre e figlio si contendono la stessa donna, mentre gli altri tre fratelli, un mistico, un dialettico e un bastardo epilettico, discettano su temi etici e religiosi, per piombare infine nella catastrofe.

