
In questa raccolta James Ellroy, lo scrittore contemporaneo capace di donare al crimine quotidiano la statura dell'epica, racconta la sua America. Dal duello elettorale Gore-Bush agli eventi dell'11 settembre, dalla cronaca di un incontro di boxe al resoconto di un efferrato delitto insoluto a Hollywood, l'autore di L.A. Confidential conduce per mano il lettore in un viaggio attraverso il lato più oscuro della società americana contemporanea.
Tre donne, tre amiche e la loro storia, raccontata da Virginia. Il tema dell'eros e quello dell'addio, il tradimento e la fedeltà ai patti d'amicizia, l'ambiguità del vivere e il matrimonio, prigione piena di speranze di salvezza. E poi l'invidia e l'ipocrisia, che fanno da sfondo alle grandi amicizie nello straordinario mondo del teatro dell'opera.
Storie di passioni e di perdizione, di amori destinati a durare per sempre e di incontri fugaci, di erotismo e di pure idealità romantiche, di misantropi, scienziati, profeti e angeli. Tahar Ben Jelloun, attingendo alle mille fonti dell'immaginario favolistico e delle tradizioni magiche del mitico Oriente, tratteggia in questi racconti l'universo del sentimento amoroso, e lo declina nelle sue molteplici e spesso impreviste forme, nella consapevolezza, ora divertita ora malinconica, che l'amore e il sesso sono i più grandi incantesimi del mondo, veicolo e luogo di supremi misteri, di pulsioni incontrollabili, di fascinazioni uniche e irripetibili: come la natura umana.
In un mattino del 1924, Jacob Burckardt è seduto inquieto sulla sedia del barbiere, quando sente un improvviso vociare nel negozio. Riconosce una voce di ragazzo, quella di Rainer Maria Rilke, che tenta di giustificarsi, inutilmente, per aver lasciato il portafoglio a casa. "Non la conosciamo dicono gli inservienti - non possiamo farle credito". Al che, Jacob, riconosciuto l'amico, si alza e risolve la situazione pagando lui il conto al maldestro poeta. Così comincia il breve racconto e si avvia per le strade soleggiate di Parigi: una passeggiata che non ha nulla di bohémien. Burckhardt registra, da spettatore partecipe, un pomeriggio diverso, fatto di incontri e confronti inusuali, dove tutto, almeno in apparenza, è solare.
L'autore, rivolgendosi alle due figlie gemelle nate nel 1996, ripercorre quasi diaristicamente le tappe che hanno segnato la scoperta della sua paternità, e prosegue fino a quando le bambine abbandonano il nido e, ormai "grandi", iniziano l'avventura dell'asilo. Il libro ha un tono commosso, a tratti poetico, riflette una sensibilità diffusa e forte, ma ancora poco affrontata nei testi narrativi. L'autore, invece, riesce bene a descrivere questa esperienza come apertura verso il cambiamento del proprio stile di vita e della propria visione delle cose.
Anto ha due passioni: il sonno e il lenzuolo di sotto. Vuole imparare a dormire sulla vita che scorre, e di questo dialoga con il padre. Incontra Sonnekj, il vecchio saggio che possiede il sonno assoluto e che gli insegna a diventare un sonnambulo, a dormire un sonno compiuto, limpido e colorato. Conosce Ora, una sonnambula. Si innamorano e si uniscono per sempre. In una prosa surreale, visionaria e potente Antonio Rezza ci dà un testo unico: un inno al sonno, inteso come metafora della vita e della crudeltà del mondo; ma anche una storia d'amore perché non c'è cosa più bella che vedere una donna che dorme...
L'incontro casuale con il nome di un compagno del liceo nell'elenco del telefono suscita nel narratore l'improvviso ricordo di un amico e di un'età perduta. È la scintilla che risveglia un'incursione nei territori della memoria: il liceo, la colonia penale dell'adolescenza, la passione per la fotografia, la bella che tutto trasfigura e in cui ci si perde, il lavoro nell'orto del nonno, il rifugio dei libri, l'esperienza di una radio libera prima, di un circolo culturale poi. Sullo sfondo, la guerra del Vietnam, la contestazione, le prime avvisaglie di quella che diventerà la lotta armata. Marani lavora come traduttore principale e revisore presso il Consiglio dei Ministri dell'Unione europea a Bruxelles.
A Esmeralda, un piccolo avamposto della civiltà in piena foresta amazzonica, approda un giorno Amazone Steinway, un pianista di colore, con il suo pianoforte immacolato. Sconfitto ai dadi, Amazone perde il pianoforte, da cui non intende separarsi per nessun motivo, ed è costretto a fermarsi a lavorare nella taverna locale, dove fa amicizia con il barista Cerveza e incontra il cognato, l'indio Mendes. Scopriamo così che Amazone aveva disceso il Rio Negro per esaudire la richiesta di un'estrema prova d'amore chiestagli dal fantasma dell'india Carmen, la sposa che Amazone aveva perso poco dopo le nozze. E sarà proprio affrontando l'ultima tappa del viaggio verso il villaggio di Mendes, tentando di superare una ripida cataratta, che Amazone entrerà nella leggenda?
Un grande scrittore spiegava alla sua bambina di dieci anni che cos'è il razzismo, come nasce, perché è un fenomeno così tristemente diffuso, dando vita a un dialogo capace di trascendere i confini dell'occasione intima e famigliare e porsi come lezione di vita per tutti i lettori. Il suo sommesso e pacato dialogo con la figlia si arricchisce oggi di nuovi elementi: la ricostruzione della storia dell'Intifada, la spiegazione della differenza tra Islam e islamismo, l'analisi dei diversi fondamenti storico-ideologici degli usi e costumi di ebrei e palestinesi. La sua parola d'ordine è: tolleranza.
Questo terzo volume delle opere di Cesare Zavattini contiene "Una, cento, mille lettere" (1988), curato da Silvana Cirillo, e "Cinquant'anni e più. Lettere 1933-1989" (1995), curato da Valentina Fortichiari. Il primo raccoglie 300 lettere a Bertolucci, Bernari, Falqui, De Sica, Bompiani ecc. e ricostruisce gli anni dell'attività editoriale e quelli del neorealismo. Il secondo raccoglie le migliori lettere che "Za" e Valentino Bompiani si scambiarono fra il 1933 e il 1989. Biglietti privati, lettere-manifesto, piani ragionati ed entusiasti, piccoli racconti: tutto insieme, all'insegna di un pathos primigenio che resta la caratteristica essenziale del carattere di quell'uomo geniale di cinema e letteratura che fu, appunto, Cesare Zavattini.
Jul lascia il Sudtirolo diretto ad Agrigento, città natale della moglie Mara. Afflitto per la tragica morte dell'unica giovanissima figlia, vuole fare, una volta per tutte, i conti con il passato. Figlio di un seguace di Hitler, Jul, convertitosi al socialismo rivoluzionario, aveva incontrato Mara, anche lei militante nelle fila dell'estrema sinistra benché figlia di un gerarca fascista, durante l'esplosione sessantottina. Con uno stile malinconico ed elegiaco, il protagonista rievoca i loro destini simmetrici e la storia del loro amore fino al progressivo distacco e, meditando sulla cupa ombra proiettata dai loro genitori, ricostruisce il periodo più oscuro del Novecento.
Selezionate e introdotte da Claudio Magris, quattordici storie, istantanee epifanie del quotidiano, nelle quali si mescolano sapientemente realismo sanguigno, pietas, umorismo e slanci visionari. Sulla scia di Svevo, Saba e Scipio Slapater, Roveredo sviluppa l'antiletterarietà propria della narrativa triestina in cinque racconti dove l'esperienza vissuta infrange le regole del galateo narrativo. Pino Roveredo è nato nel 1954 a Trieste da una famiglia di artigiani. Dopo varie esperienze di vita disordinata, ha lavorato per anni come operaio in fabbrica. Scrittore e giornalista, fa parte di varie organizzazioni umanitarie che operano in favore delle categorie disagiate.

