
"Amore cieco" narra una storia fondata su sentimenti elementari, come l'amore e la vergogna, ma stravolti e riscoperti come nuovi per l'angolo peculiare sotto cui si presentano.
Un piccolo romanzo su Lourdes.
In una sterminata suburra, che Burroughs avrebbe poi definito "Interzona", e che qui va da Città del Messico, capitale mondiale del delitto, a Panama, Lee, alter ego dello scrittore, tesse la sua amorosa tela intorno a Allerton, un giovane ambiguo, indifferente come un animale. Per risolvere le sue ossesioni mortifere e sessuali parte col compagno renitente alla ricerca dello Yage, droga assoluta, capace di dare il controllo totale sui cervelli, e dunque concupita da Russia e Stati Uniti, e da ogni amante.
Il romanzo "L'isola del tesoro" (1883) venne inizialmente pubblicato a puntate su un giornale per ragazzi e solo successivamente fu stampato in volume. Al suo debutto l'opera fu stroncata. Stevenson scrisse queste righe in risposta alla stroncatura: "Non è mai esistito un bambino (fatta eccezione per il signor James) che non abbia cercato oro, non sia stato pirata o capitano di soldati o bandito di montagna; che non abbia mai fatto battaglie, non sia naufragato e non sia stato fatto prigioniero, e non abbia bagnato di sangue le sue piccole mani, o che bravamente non si sia ritirato da una battaglia perduta e che infine, con manifesto orgoglio, non abbia protetto l'innocenza e la bellezza".
In questo libro, concepito come una "sfida al mondo", tutto è negazione della misura, violazione del limite, talora sino al paradosso; e tuttavia tra sangue, fuoco, risa demoniache, slanci lirici e interrogativi che sconfinano nell'iperbole, si insinuano osservazioni acutissime, sintesi taglienti che fanno intuire le future folgorazioni: sotto il ribollire di un magma denso di detriti letterari, sotto le esplosioni di un lirismo sfrenato già si colgono un piglio personalissimo, una mano sicura e impietosa.
La prima parte di "Migrazioni" si chiudeva con il ritorno del nobile Vuk Isakovic dalla guerra, all'inizio dell'estate 1745. Siamo ora nell'anno 1752: il governo di Maria Teresa ha deciso la smobilitazione delle truppe serbe e quel sogno - raggiungere una nuova patria, una terra slava, la Russia - viene raccolto dal nipote di Vuk, Pavle Isakovic. Sarà lui a guidare il suo popolo attraverso le steppe, i fiumi, le foreste e i laghi dell'Est. Ma solo per scoprire che nulla è come doveva essere, e che la terra promessa non esiste: mai Pavle potrà convincersi che "un'acacia sul Don o sul Begej è sempre un'acacia".
Manifestando appieno la sua vocazione di scrittore-detective, Sciascia ci consegna con "Cronachette" una teoria di microritratti memorabili, dal primo Seicento al nostro secolo. Si tratta quasi sempre di figure misconosciute e dimenticate: così è per Don Alonso Giron, contemporaneo di Tasso che uccise "a quattro mani" un adolescente e che, scovato e giustiziato, fu protagonista di un funerale simile a un dipinto di Zurbaran; così è per Don Mariano Crescimanno, benedettino che intorno al 1735, a Modica, fu a capo di una "puzzolente e carnale eresia" e quindi costretto in segrete fra le cui mura urlava giorno e notte; o Don Giuseppe Buttà, testimone dell'impresa dei Mille, avversatore di Garibaldi, ridotto a "piccolo uomo incerto".
Quattro sorelle legatissime, un matrimonio imminente e un terribile segreto che qualcuno ha sussurrato. Che fare? Rivelarlo e mandare tutto all'aria o tacere e rendersi complici di un misfatto? Un nobile dilemma, si direbbe. Ma siamo poi sicuri? Chi non ha incontrato, ad esempio, qualcuno che volendo fare del bene ha seminato disastri? In un turbinio di pettegolezzi, sospetti, vendette e tradimenti, presto la farsa si colora della sinistra ossessività di un thriller. Dietro ogni quinta si svela un'altra quinta, e la scena si affolla di colori e perfidie.
Sembra una mattina come tutte le altre. Prosper Donge è al lavoro nella caffetteria dell'Hotel Majestic. Serio, infaticabile, un po' triste. Intorno a lui un dedalo di sotterranei, scale di servizio, porticine nascoste. Il formicaio dove si agita freneticamente il personale di un albergo di lusso. Ai piani superiori, sfarzo opulento e quiete maestosa. Mondi incomunicabili, si direbbe. Almeno sino a quando Prosper Donge non scopre nello spogliatoio del personale il corpo senza vita di una giovane donna. E' Mrs Clark, moglie di un facoltoso industriale di New York. Muovendosi con la consueta sagacia fra due mondi entrati improvvisamente e inspiegabilmente in collisione, Maigret risolverà uno dei casi più intricati della sua carriera.